Arbìtrio

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arbitrio


arbìtrio s. m. [dal lat. arbitrium, der. di arbĭter «arbitro»]. – 1. Capacità di scelta nell’operare e nel giudicare: fare, agire, comportarsi, regolarsi secondo il proprio a.; rimisero tutto all’a. del direttore; in filosofia, libero a., la facoltà attribuita all’uomo di autodeterminarsi con la sola volontà, senza essere necessitato da sollecitazioni esteriori di qualsiasi genere o da inclinazioni interne. Locuzioni: ad a. di qualcuno, a sua volontà, a suo piacere: puoi andare o restare a tuo a.; vivere a proprio a., ad a. di altri; dare in a., lasciare all’a. di uno, rimettere alla sua volontà; essere in a., essere in potere, dipendere: è in mio a. accettare o no; ormai eravamo in suo a., in sua balìa. 2. Abuso della libera volontà: fare di proprio a.; siamo esposti al suo a.; con senso più concr., atto o comportamento capriccioso o anche illegale: quell’ordine è stato un vero a.; spec. al plur.: si prende troppi a.; i soldati commisero arbitrî e violenze d’ogni sorta. 3. ant. Potere discrezionale di pubblici ufficiali. Quindi: a. Imposta straordinaria fiorentina, ordinata in occasione della guerra di Pisa (1508), e abolita nel 1561, così chiamata perché distribuita ad arbitrio dei funzionarî. b. Pena arbitraria, oppure aggravamento di pena parimenti rimesso all’arbitrio del giudice. c. I cinque o i dieci dell’a., suprema magistratura (soppressa da papa Giulio II) del comune di Perugia.