Amóre

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amore


amóre s. m. [lat. amor -ōris, affine ad amare]. – 1. Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia: amore ... non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata (Dante); a. materno, filiale, fraterno; a. alla famiglia, agli amici; l’a. del padre, che questi ha per i figli o che essi hanno per lui. Può indicare l’affetto reciproco: a. coniugale; Era tra questi due solo un a. Ed un volere (Caro); e per estens., la concordia dei sentimenti: vivere, procedere d’a. e d’accordo. Può anche essere rivolto a sé stesso, come manifestazione di egoismo e di egocentrismo: l’a. di sé, avere un esagerato a. di sé; in partic., amor proprio, onesta ambizione di non rimanere indietro agli altri in una competizione, in un lavoro comune e sim.; desiderio di rivelare e far apprezzare le proprie capacità e buone doti, impegnando la propria volontà nello sforzo di accrescerle e potenziarle: avere, non avere, essere privo di amor proprio; non hai un briciolo di amor proprio; nella teologia e nella morale cattolica, l’amor proprio, che per sé stesso non è condannato e riprovato, è considerato riprovevole quando è privo di carità, quando cioè chi ne è affetto preferisce il bene proprio a Dio e non tiene conto del prossimo. Locuzioni: sentire, provare a. per qualcuno; avere, portare a. a uno; porre il proprio a. in qualcuno; levare l’a. a uno; conciliarsi, meritarsi l’a. di una persona; per a. di ..., in grazia dell’affetto che ci lega a quella persona, per fare ad essa un piacere: ci andrò per amor tuo (perché ti voglio bene); accettalo per amore mio (per l’amore che mi porti); talora iron.: è per a. di lei che mi tocca fare questa bella sfaticata; riferito a cosa, per riguardo a, a causa di: per a. di verità; per amor di giustizia, di brevità, ecc.; fam., per a. o per forza, di buona o di mala voglia. 2. a. Sentimento che attrae e unisce due persone (ordinariamente ma non necessariamente di sesso diverso), e che può assumere forme di pura spiritualità, forme in cui il trasporto affettivo coesiste, in misura diversa, con l’attrazione sessuale, e forme in cui il desiderio del rapporto sessuale è dominante, con carattere di passione, talora morbosa e ossessiva; comune a tutte queste forme è, di norma, la tendenza più o meno accentuata al rapporto reciproco ed esclusivo: Per lei assai di lieve si comprende Quanto in femmina foco d’amor dura, Se l’occhio o ’l tatto spesso non l’accende (Dante); assolutizzato e slegato, come mai prima, da ogni referente sociale, giuridico, religioso, l’a. si annuncia come assoluta promessa di felicità o come guerra senza frontiere (Umberto Galimberti); a. ardente, appassionato, sviscerato, morboso, disperato; a. corrisposto, non corrisposto; pene, turbamenti, sofferenze, tormenti, febbre d’a.; giurare eterno a.; cedere, abbandonarsi, resistere all’a.; dare la prova dell’a., o una prova d’a., si diceva, nel passato, quando una donna cedeva alle richieste sessuali da parte dell’uomo (e analogam., pretendere, esigere una prova d’a.); a. puro, sensuale (o dei sensi); a. romantico, che si esprime in forme di tenerezza sognante; a. platonico, casto, che si appaga dell’unione spirituale con la persona amata, secondo la dottrina platonica per cui l’amore è contemplazione della bellezza e impulso di elevazione morale (nel linguaggio com. è però talvolta inteso come amore unilaterale, non rivelato e non corrisposto); a. libero, libertà di unione sessuale fuori del matrimonio; a. eterosessuale, fra persone di sesso diverso; a. omosessuale, fra persone dello stesso sesso (v. omosessualità). Come materia di scritti, opere letterarie e sim.: versi, prose, romanzi, canzoni d’a.; le lettere d’a. del Foscolo. Locuzioni: accendersi, ardere, bruciare d’a.; languir d’a.; filare il perfetto a. (v. filare3, n. 2 e); patire di mal d’a., essere fortemente innamorato, soffrire per un amore ostacolato o non corrisposto; figlio dell’a., eufem., figlio naturale. Fare all’a. (region. fare l’a.), avere una relazione amorosa, amoreggiare, o, anche, unirsi nel rapporto sessuale (con quest’ultima accezione, oggi quasi esclusivam. fare l’amore); fig.: fare all’a. con una cosa, desiderarla, aver l’occhio su quella: è tanto tempo che faccio all’a. con quell’appartamento; qualche furbo, che forse sarà già un pezzo che fa all’a. a quelle quattro braccia di terra (Manzoni). Proverbî: chi ha fortuna in amor non giochi a carte (e in altra forma: chi è sfortunato al gioco è fortunato in a.); a. e tosse non si possono celare. b. Con senso più esplicitamente erotico: igiene, fisiologia dell’a.; a. ancillari; unirsi, congiungersi, letter. mescolarsi, confondersi in a., riferito a uomini o ad animali: egli nacque da un antico dio della patria mescolatosi in a. con una fata del settentrione (Carducci); andare, entrare, essere in a., di animali (e volg. dell’uomo), sentire l’istinto dell’accoppiamento: Van le tigri in a., Ama il leon superbo (T. Tasso); per estens., anche delle piante, quando sono nel periodo della fecondazione. c. Amoreggiamento, vicenda o passione amorosa: il primo a. non si scorda mai; nel plur., vicende amorose o le vicende di una passione: ha avuto molti a. nella sua vita; gli a. di G. Casanova; gli a. di Enea e Didone. d. Amore, il dio dell’amore nella mitologia pagana, venerato col nome di Eros dai Greci e di Cupido dai Romani e raffigurato in varie forme nella letteratura e nell’arte (a questa rappresentazione artistica si riferiscono espressioni fam. quali: è bello come un a., e sim.); una personificazione allegorica dell’amore si ha anche nelle letterature romanze, dove appare come un’arcana potenza che domina sui cuori, ora benefica ora tirannica: Allegro mi sembrava Amor tenendo Meo core in mano (Dante); oppure anche come riassunzione del mito classico: Volan scherzando i pargoletti Amori (Ariosto). 3. a. In senso più spirituale, lo slancio dell’uomo verso Dio e le cose celesti, e reciprocamente la benevolenza che Dio accorda alle creature; quindi, l’eterno, il sommo, il supremo, il divino a., Dio, in quanto soggetto o oggetto di amore; il primo a., lo Spirito Santo: Fecemi la divina podestate, La somma sapïenza e ’l primo a. (Dante). Locuz.: per amor di Dio (o per l’amor di Dio), per carità, di grazia, oppure gratis, disinteressatamente: mi dia un pezzo di pane per amor di Dio; non s’è fatto pagare, l’ha fatto per amor di Dio; come esclam., può esprimere impazienza, rafforzare una raccomandazione, o essere negazione recisa: taci una buona volta, per l’amor di Dio!; per l’amor di Dio, non ti esporre a questi rischi!; per l’amor di Dio, non ne parliamo neppure! b. Carità verso il prossimo: l’a. che dobbiamo ai nostri simili; l’a. per gli umili. 4. a. Desiderio, brama di avere, di ottenere, di possedere una cosa: a. del denaro, dell’oro, del guadagno, del lusso, del potere, della conquista; a. di gloria, di sapienza. b. Vivo attaccamento o inclinazione per qualche cosa: prendere, avere a. allo studio, al lavoro, all’arte, al gioco, alla caccia; in partic. (e con sign. più complesso), amor patrio o di patria. Locuz.: con a., volentieri, con quella premura o diligenza che nasce dall’attaccamento per la cosa a cui si attende: lavorare, studiare, coltivare la terra con a.; Quando con tanto a. L’uomo a’ suoi studi intende? (Leopardi). 5. a. concr. Persona o cosa che è oggetto dell’amore: ha ricevuto una lettera dal suo a.; la musica è stata il suo unico e più vero a.; Amor di Febo e de’ Celesti è Delo (Foscolo); come espressione di tenerezza, amor mio! In qualche caso, il soggetto che sente amore: rispuose quello amor paterno (Dante), Cacciaguida, l’antenato del poeta. b. Di persona che abbia doti di grazia, bontà, gentilezza, e anche di cosa assai graziosa: che a. di ragazza!; un a. di cagnolino; un villino che è un vero amore. 6. In botanica, perfetto a., o amor perfetto, o amor nascosto, nomi comuni della pianta Aquilegia vulgaris (v. aquilegia). ◆ Dim. amorétto, intrigo amoroso leggero e di breve durata (con i dim. amorettino, amorettùccio, e il pegg. amorettàccio); amorùccio, anche come vocativo rivolto a persona amata, spec. a un bambino; pegg. e spreg. amoràccio e più com. amorazzo, intrigo amoroso passeggero, clandestino, o senza impegno sentimentale: questi amorazzi sporchi e infami (Berni); Con novelli amorazzi ognor s’impegola (Redi). Per il dim. amorino, con varie accezioni partic., v. la voce.