zoroastrismo La religione dell’
Le fonti iraniche sono di natura, importanza ed epoche molto ineguali: l’Avesta, le iscrizioni antico-persiane degli Achemenidi (5°-4° sec. a.C.), le iscrizioni medio-persiane e partiche dei Sasanidi (3°-7° sec. d.C.), i testi pahlavici appartengono infatti a epoche diversissime. Quanto alla loro natura, l’Avesta, a sua volta molto composito e differenziato al suo interno e scritto in varie epoche, è una raccolta di testi messi insieme a fini rituali e liturgici, mentre le iscrizioni achemenidi e sasanidi sono iscrizioni regie dirette a scopi di propaganda politica e i testi pahlavici, redatti in lingua medio-persiana dopo l’islamizzazione della Persia, costituiscono una letteratura tutta particolare, con forti caratteristiche arcaizzanti, in cui si riflettono tradizioni più antiche oltre che opere tramandate per lungo tempo a memoria.
Le fonti non iraniche sullo z. appartengono a epoche diversissime e sono di varia provenienza. Fra queste, le più importanti sono senza dubbio quelle greche:
2.1 Cenni storico-biografici. Zaratustra è considerato l’autore di un piccolo gruppo di testi,
Zaratustra si oppone con forza all’egemonia delle ‘società di uomini’, dedite alla guerra e alla razzia, praticanti culti e sacrifici cruenti, veneranti divinità bellicose e terrifiche, ai loro riti feroci e orgiastici, alle loro devastazioni, e predica la fede in un essere supremo, Ahura Mazdā, di cui Zaratustra è il profeta, mentre le Gāthā sono il documento del profondo legame fra il dio supremo e il portatore del suo verbo. In esse Zaratustra rivolge domande al suo dio sui misteri del creato per farlo conoscere quale creatore di tutte le cose (Yasna 44, 3-7). Caratteristica della concezione zoroastriana è la dottrina dei 6
2.2 Interpretazioni della figura di ZaratustraPur essendo innegabile un valore simbolico e metaforico del linguaggio naturistico delle Gāthā e dell’Avesta più antico, non si può negare neppure il valore sociale del messaggio zoroastriano che, anche per quanto riguarda il culto e il rito sacrificale, sembra ergersi a difesa delle comunità di allevatori continuamente minacciate dalla furia dell’aristocrazia guerriera. Non senza fondamento si è visto nella dottrina di Zaratustra la religione di uomini dediti all’agricoltura e alla pastorizia in un mondo ancora tutto dominato da capi militari che vivono di conquista e di guerra, un movimento di poveri sorto presso strati sociali diversi da quelli dominanti nella religione indiana dei Veda. La figura di Zaratustra nella tradizione religiosa iranica e parsi è pressoché totalmente inserita in un contesto di motivi leggendari che traggono in parte la loro origine da uno sfondo rituale. La sua leggenda è tramandata nei testi medio-persiani o pahlavici, specie nel VII libro del Dēnkard, un’antologia religiosa zoroastriana del 10° sec. d.C.
Lo z. è una religione per molti versi legata a quella indiana dei Veda, ma con profonde e nette differenziazioni. Tratti caratteristici dello z. sono: il marcato dualismo, etico oltre che cosmologico, fra aša, o arta (vedico ṛta), l’Ordine-Verità, e drug (vedico druh), la Menzogna, fra Spanta Mainyu, lo Spirito Benefico, e
Per tutto ciò che attiene alla pratica rituale e liturgica, i rapporti fra z. e religiosità aria o indo-iranica primitiva sono evidentemente strettissimi, come dimostra in primo luogo il rito di haoma (vedico soma). Tali stretti rapporti sono ravvisabili pure nella mitologia più arcaica e nell’uso di un linguaggio religioso ricco di valori metaforici e simbolici, particolarmente riferiti a un mondo pastorale al cui centro spicca il bestiame bovino (gav) concepito come una sacra epifania cosmologica e antropologica.
4. Sviluppo storico dello zoroastrismo
Verso la metà del 1° millennio a.C. fu piegato agli interessi della grande monarchia persiana e il suo dio supremo fu identificato con le divinità dei popoli conquistati: Bēl-Marduk, Yahweh, Ba’al Šamīn. Si andò affermando una concezione della regalità in gran parte estranea alle tradizioni iraniche, e
La conquista araba spazzò via lo z. con relativa facilità: la conversione all’Islam fu un fenomeno di massa, a causa delle scarse radici popolari che lo z. aveva: una certa tendenza egualitaria insita nell’Islam dava una risposta a vecchie e deluse aspirazioni di vaste masse di sudditi legati al lavoro della terra o a professioni umili in una posizione fortemente subalterna. Lo z. restò confinato a cerchie molto circoscritte che continuarono a tramandarsi le dottrine dei padri e a conservare i testi sacri. Tra il 9° e 10° sec., anzi, vi fu in Iran un nuovo fiorire, in realtà molto arcaizzante e abbastanza sconnesso dal contesto culturale e spirituale dell’epoca, dello z., almeno a giudicare dalla produzione di vaste opere di carattere religioso, specie antologiche, in lingua medio-persiana o pahlavica. Nel 10° sec. iniziò l’esodo delle comunità zoroastriane verso l’India, dove finirono con il costituire una piccola e fiorente comunità, i parsi, che si è perpetuata fin ai nostri giorni. Piccoli gruppi zoroastriani, i Ghebri («infedeli»), sono sopravvissuti anche in Iran soprattutto intorno ai centri di Yazd e di Kirmān. I parsi d’India, tradizionalmente dediti al commercio e in buoni rapporti coi governi britannici, sono entrati presto a contatto con