Zingari

Dizionario di Storia (2011)

zingari


Insieme di gruppi prevalentemente nomadi diffusi in tutto il continente europeo e nelle Americhe (il termine deriva dal gr. medievale athinganos «intoccabile», che indicava una setta di manichei provenienti dalla Frigia). V’è dubbio se tale insieme possa essere ricondotto a una unità etnolinguistica (come si riteneva in passato), anche se molti gruppi z. parlano una variante di romani o sinte (appartenente al gruppo indoiranico della famiglia indoeuropea). Pure il problema della definizione «etnica» degli z. è estremamente complesso, essendo legato da un lato all’ambiguità del concetto stesso di etnia e dall’altro al carattere particolarmente fluido, in termini sia sociali sia culturali, dei diversi gruppi caratterizzati come zingari. L’idea che gli z. costituissero un gruppo etnico omogeneo, parlante una lingua neoindiana, il romani (o romanes), nasce da studi della fine del sec. 18°, che colsero appunto somiglianze tra questa lingua e alcune lingue dell’India. Da un punto di vista antropologico, però, la teoria «indianista» crea notevoli problemi, come la ricerca delle origini di sedi indiane, di volta in volta diverse, e lo studio delle migrazioni, attraverso la Persia e l’Asia mediterranea, fino al mondo bizantino forse già dal sec. 9°, nell’Europa danubiana tra il sec. 10° e il 14° e infine nell’Europa occidentale. Al di là della scoperta di attestazioni storiografiche sicure della presenza di gruppi identificabili come z. in diverse aree ed epoche, non sono molti gli studi storici precisi e aggiornati, resi difficili proprio dal carattere fluido e spesso nomade dei gruppi. In realtà, la difficoltà è costituita dalla stessa teoria di una origine e una identità uniche, che si trasmetterebbero integre nel tempo e nello spazio. Appare arbitrario ridurre a unità gruppi tra loro diversi per storia, cultura e società e di contro ritenere diversi, sulla base di alcuni parametri, gruppi tra loro simili. Per quanto, per es., molti dei gruppi ritenuti z. parlino una qualche variante del romani (come i Rom Kalderash, presenti nell’Italia centro-merid., o i Xoraxane Roma, dell’Italia del N-E, per i quali, come per gli altri rom, è possibile pensare a un legame linguistico e culturale con l’India), altri, pure considerati z. (come i Minceir, o Travellers, irlandesi, o i Rudari rumeni), parlano lingue diverse. Nemmeno la mobilità sembra poter costituire un tratto di definizione comune: i Rom Kalderash e i Rudari sono sedentari, mentre i Travellers e gli Xoraxane Roma vivono da nomadi. Inoltre, gli stessi tratti appena considerati non possono intendersi come qualità essenziali, intrinsecamente ascritte all’identità dei numerosi gruppi che compongono l’universo zingaro. Infatti gli uomini e le comunità possono mutare lingua o forma di insediamento nel corso del tempo: gruppi che sicuramente in passato parlavano dialetti del romani, in seguito sembrano aver abbandonato tale lingua, mentre gli Xoraxane Roma, nomadi in Italia, erano invece sedentari nella ex Iugoslavia. Gli studi antropologici sugli z. hanno fatto emergere la presenza di altri tratti che, pur non caratterizzando l’intero universo z., denotano comunque alcuni aspetti della vita di tali gruppi. Tra questi tratti vanno ricordate le precise regole rituali volte a definire, in termini simbolici di purità e impurità, i rapporti tra interno ed esterno, tra comunità zingare e mondo dei gage (i non z.); i complessi rituali e le credenze legati alla morte; la presenza di particolari forme di amministrazione della giustizia e di regolamentazione del conflitto; l’organizzazione sociale fondata su un parentado bilaterale e non, come ritenuto erroneamente, su una mai dimostrata matrilinearità; la tendenza a svolgere attività economiche che sfruttino sia la sovrapproduzione delle società con le quali i gruppi z. interagiscono sia alcuni disservizi e disfunzionalità dei sistemi economici delle società stesse. Dal punto di vista delle società sedentarie e statalizzate, proprio il carattere «interstiziale» dei gruppi z., la loro fluidità, la capacità di sfruttare ricchezze e disfunzioni del mondo «civile» hanno conferito agli z. quello status ambiguo che per lunghi secoli li ha caratterizzati. La storia degli z. coincide con le persecuzioni da essi ovunque subite, culminate nel progetto di sterminio attuato dai nazisti.

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