ZARA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi ZARA dell'anno: 1966 - 1973 - 1997

ZARA (v. vol. vii, p. 1247)

S. Rinaldi Tufi

Iader era il centro più importante della Dalmazia del N, del territorio cioè abitato in epoca preromana dai Liburni; la sua importanza era data soprattutto dal porto, che già in età antichissima fu centro di notevoli traffici, favorito com'era dalla sua ottima posizione, riparato da isole costiere. In riconoscimento di questa situazione privilegiata, Iader ebbe, sotto il dominio romano, il titolo di colonia (Aenona, odierna Nin, e Scardona, odierna Skradin, ebbero quello di municipio): Parens Coloniae fu Augusto il quale fece anche costruire le mura (C.I.L., iii, 2907); gli abitanti furono iscritti nella tribù Sergia. Anche in età imperiale Iader continuò ad essere un centro economicamente ragguardevole, ben collegato, grazie ad una soddisfacente rete viaria, con altre città della costa e dell'interno.

La città era (e, almeno per quanto riguarda il centro storico, è tuttora) disposta su una penisola di forma approssimativamente rettangolare, orientata in senso NO-SE. Dell'insediamento preistorico, rimangono poche testimonianze. Per quanto riguarda la città romana, l'impianto urbanistico era del tipo ad assi centrali con divisioni per scamna: la pianta romana è largamente riconoscibile nel centro storico della città attuale: le vie ancora in uso ripetono in gran parte (come si è provato in numerosi saggi di scavo) il percorso delle strade antiche. Nel territorio circostante, sono state rinvenute ampie tracce di centuriazione, la quale si estendeva anche all'isola di Ugljan che fronteggia la città; ma l'asse dello schema a reticolo del centro urbano e l'asse corrispondente della centuriazione non sono esattamente paralleli.

I resti di antichi edifici non sono, per la verità, né troppo numerosi né particolarmente rilevanti. Della cinta di mura di età romana, più piccola di quella medievale, sono stati identificati alcuni tratti inglobati nelle mura medievali stesse, altri al centro della città attuale. Si sono anche rinvenuti i resti di due porte onorarie (una, quella presso la cinquecentesca Porta di Terraferma, presentava tre fornici fra due alte torri); in una terza porta, i cui avanzi si sono scoperti più recentemente, si è identificata la Porta Media ricordata in un'iscrizione (Vjesnik Arheol. Hist. Dalm., liii, 1952, p. 239).

Nei pressi del luogo successivamente occupato dalla chiesa di S. Crisogono (sec. XII), sorgeva il mercato (emporium), ricordato anche da un iscrizione (C.I.L., iii, 2922): vi si accedeva dalla riva mediante un arco, cui apparteneva l'iscrizione citata; sono stati rinvenuti ampî tratti della sua pavimentazione. Le chiese di S. Donato (probabilmente del sec. IX) e di S. Anastasia (consacrata nel XIII, ma iniziata nell'XI sec. è il Duomo della città) occupano invece una parte del Foro: larghi tratti di questo sono venuti alla luce durante i bombardamenti dell'ultima guerra mondiale, e ampie porzioni ne sono state scavate in anni più recenti.

Il Foro, di forma allungata, pavimentato con lastre di calcare bianco, era circondato su tre lati da un porticato (e sul lato S-S-E era fiancheggiato da una basilica); sul quarto lato, quello di O-N-O, si affacciava il Capitolium, separato dal Foro da una strada e posto su un livello alquanto superiore, circondato anch'esso su tre lati da un porticato che in un certo senso proseguiva e completava quello del Foro: sul lato N-N-E, dove il terreno presenta un forte abbassamento di livello, il porticato poggia su una sostruzione costituita da un criptoportico. Vicino al Capitolium in un piccolo complesso comprendente un largo bacino, è stato proposto di riconoscere un luogo di culto riservato al sacrificio di tori. Quasi tutti gli altri edifici sono praticamente scomparsi; ne restano però varî avanzi, soprattutto nelle fondazioni di S. Donato, in cui furono disordinatamente reimpiegati rocchi di colonne, frammenti di fregi, di iscrizioni, ecc.; altri frammenti architettonici sono stati rinvenuti in varî punti della piazza. Nella stessa chiesa, sono state riutilizzate, come decorazione delle absidi e - segate longitudinalmente - come stipiti, colonne scanalate. Ma le colonne più celebri della città, indubbiamente avanzi di antichi edifici (forse del Capitolium) e reimpiegate invece come monumenti isolati, sono quella - scanalata, con capitello di tipo corinzio - presso il giardino pubblico, e quella - liscia, con capitello, pure corinzio - presso il Palazzo Vescovile.

Fra gli altri resti sono da ricordare quelli di un impianto termale, scavato al centro della città attuale; quelli di alcune case, fra le quali una con peristilio è venuta alla luce in epoca piuttosto recente; e infine quelli di due acquedotti: di uno di essi, che attingeva acqua nel Vranjsko Jezero (Lago di Vrana), è conservato un lungo tratto, che dalla città si segue, verso S, fino a oltre Biograd (Zara Vecchia). Di un teatro e di un anfiteatro, ora totalmente scomparsi, si ha notizia attraverso documenti del 6oo.

Museo. - Le Collezioni del Museo Archeologico si cominciarono a formare nel 1830; durante gli anni dal 1877 al 1893, furono trasferite nella chiesa di S. Donato, dove restarono fino al 1960; dal 1960, sono state sistemate presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università. Gli oggetti conservati nel museo provengono da tutta la Dalmazia del N e in massima parte dagli scavi di Z., di Nin, di Benkovac (Asseria), di Kistanje (Burnum): si tratta di reperti del Neolitico e del periodo di Hallstatt: ornamenti di bronzo e di giada, utensili, armi, ceramiche; e di oggetti di età romana: statue (particolarmente notevole una di Augusto proveniente da Aenona), ritratti di privati, rilievi (rilievi votivi; alcune importanti stele funerarie con ritratti, come quella di Vadica Titua; i cosiddetti "cippi liburnici", costituiti da un corpo cilindrico sormontato da una cuspide conica squamata); altari; numerose e interessanti statuette fittili e, soprattutto, di bronzo; iscrizioni; vasi e lucerne; utensili di vario genere, ferri chirurgici, oggetti per la toletta femminile; monete; una notevole quantità di vetri; frammenti di pittura a fresco: interessanti quelli che dovevano appartenere alla raffigurazione di un culto misterico. Nel museo si conservano inoltre sculture e frammenti di decorazione architettonica dei secoli IX-XI.

Bibl.: G. Sabalich, Guida archeologica di Zara, Zara 1892; V. Brunelli, Storia della città di Zara dai tempi più remoti fino al MDCCCXV, I, Venezia 1913; G. De Bersa, Guida storico-artistica di Zara, Trieste 1926; C. Cecchelli, Zara, catalogo delle cose d'arte e di antichità, Roma 1932; R. Valenti, Il Museo Nazionale di Zara, Roma 1933; A. Benvenuti, Zara nella cinta delle sue fortificazioni, Milano 1940; O. Randi, I monumenti romani e veneti di Zara, in Romana Gens, XLVI, 1949, p. i s.; M. Suić-G. Oštrić, Izvještai o arheološkim iskopanjima u Zadru, in Jugoslavenske Akademjie Znanosti i Umjetnosti za Godine 1946-48, LV, 1949, pp. 199 ss.; M. Suić, Muzeji i zbirke Zadra, Zagabria 1954; id., Limitacij agera rimskih kolonija na istoćnoj jadranskoj obali (Limitation of Roman Colonies on the Eastern Adriatic Coast), in Zbornik Instituta za Historijske Nauke u Zadru, I, 1955, pp. i ss.; Novija Arheološko-topografksa istraživanja antičkgo Jadera (Nuove scoperte archeologico-topografiche dell'antica Iader), ibid., II, 1956-7 (1958), pp. 13 ss.; B. Ilakovac, Prethistorijski nalazi u Zadru, ibid., II, 1956-57 (1958), pp. i ss.; J. Bradford, Ancient Landscapes, Londra 1957, pp. 178 ss.; R. Chevallier, La centuriazione romana dell'Istria e della Dalmazia, in Bullett. di geodesia e scienze affini, XVI, 2, 1957; B. Ilakovac, Ostaci antičke zgrade u Zadru (Reste eines römischen Gebäudes in Zadar), in Vjesnik Arheol. Hist. Dalm., LX, 1958 (1963), pp. 43 ss.; id., Novi nalaz ostataka rimskih zgrada u Zadru 1960 god (Neue Funde der römischen Gebäuten in Zadar in Jahr 1960), in Diadora, II, 1960-61, pp. 271 ss.; A. R. Filippi, Arheološko-topografske crtice iz Ugljana (Notes sur la topographie archéologique de l'île d'Ugljan), ibid., pp. 303 ss.; M. Suić, Peintures romaines récemment trouvées à Zadar, in VIII Congr. Int. Arch. Class., Parigi 1963, pp. 353 ss.; id., Oriejentalni kultovi u antičkom Zadru (Orientalische Kulte im antiken Zadar), in Diadora, III, 1965, pp. 91 ss.; J. Medini, Rimska bronćana plastika u Arheološkom Muzeju u Zadru (La plastica romana in bronzo del Museo Archeologico di Zara), ibid., IV, 1968, pp. 143 ss.; R. Duthoy, Traces archéologiques de tauroboles à Zadar?, in Latomus, XXVII, 1968, 3, pp. 622 ss.; J. B. Ward-Perkins, From Republic to Empire: Reflections on the Early Provincial Architecture of the Roman West, in Journ. Roman Studies, LX, 1970, p. 11, fig. 10.