Zanzara

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zanzara Nome comune degli Insetti Ditteri Nematoceri rappresentanti della famiglia Culicidi (➔), comprendenti quasi 3500 specie, diffuse in tutto il mondo, e particolarmente nelle zone tropicali e subtropicali; alcune specie sono presenti a latitudini elevate, dove compaiono in numero enorme nelle brevi estati. Le punture inflitte dalle femmine agli esseri umani e agli animali possono anche trasmettere alcune malattie.

Le z. hanno colori scuri o smorti, bruno e ocra, con fasce e macchie più chiare e bianche; squame o peli che rivestono il corpo e le nervature e i margini delle ali, grandi occhi, apparato boccale sporgente in avanti come una lunga tromba diritta. I maschi differiscono dalle femmine per le antenne piumose e per i palpi mascellari differentemente conformati. L’apparato boccale delle femmine comprende un lungo labbro inferiore a gronda, che accoglie in un solco anteriore il labbro superiore stiliforme, le due setole mandibolari, quelle mascellari e la prefaringe filiforme percorsa dal canale salivare; attraverso questa scende la saliva anticoagulante e irritante che la z. inietta nella ferita; per il canale formato dal labbro superiore sale il sangue succhiato, mentre la tromba (labbro inferiore), piegata, rimane fuori della puntura.

Le uova della z. differiscono secondo i generi: in Anopheles sono allungate e provviste sui lati di galleggianti; in Culex e Culiseta sono unite in zattere; quelle di Aedes sono isolate, galleggianti o sommerse. Lo sviluppo avviene nell’acqua. Le larve hanno capo rotondeggiante e mobile, provvisto di apparato boccale masticatore. Il torace è globoso, costituito da un unico pezzo. L’addome, cilindrico, porta all’estremità due paia di lamine tracheobranchiali, dei ciuffi di setole e, spesso, un sifone tronco-conico, al cui apice sboccano le trachee. Per respirare le larve devono venire frequentemente alla superficie. Gli Anofelini, privi di sifone respiratorio, si tengono paralleli alla superficie, mediante l’azione di speciali setole palmate del dorso. I Culicini e gli Aedini, invece, provvisti di un sifone più o meno lungo, rimangono appesi obliquamente. La pupa, a forma di virgola, con il capo e il torace fusi in una massa ovale, fornita dorsalmente di due cornetti respiratori e con l’addome stretto e allungato, si muove attivamente nell’acqua, ma non prende cibo. Le immagini, dopo essere sgusciate, si levano in volo, in cerca di cibo.

I maschi si nutrono di sostanze zuccherine, che trovano nei fiori; le femmine del sangue di Mammiferi, Rettili, Uccelli, Anfibi e alcuni Pesci. Il sangue è generalmente necessario alla maturazione delle uova. I pasti avvengono in diverse ore del giorno o della notte, secondo le specie e le condizioni atmosferiche. La durata della vita delle z. varia da un paio di mesi in estate a parecchi mesi per le forme che ibernano nascoste in un rifugio.

L’accoppiamento ha luogo generalmente in volo. Le femmine depongono le uova in acqua; alcuni Aedes depongono le uova all’asciutto, in depressioni del terreno, che saranno allagate dalle piogge al momento opportuno. Gli habitat sono vari: paludi, stagni, lagune salmastre, acqua di mare, fossi, canali dei campi, risaie, marcite, vasche dei giardini, pozzanghere o piccole raccolte d’acqua temporanee ecc. Di solito ogni specie presenta una preferenza maggiore per certi ambienti. Le forme che si trovano quasi sempre nella vicinanza delle costruzioni dell’uomo, utilizzano qualunque acqua di scolo o stagnante. Z. tigre Nome comune della specie Aedes albopictus, così chiamata per la presenza di striature bianche sul corpo e sulle zampe; originaria delle foreste del Sud-Est asiatico, si è diffusa in altri continenti. È una specie di piccole dimensioni. Utilizza piccole raccolte d’acqua per lo sviluppo larvale, può compiere l’intero ciclo di sviluppo in 10 giorni, produce uova in grado di superare l’inverno grazie a una diapausa embrionale; questa caratteristica la distingue da altre specie del genere Aedes e le ha consentito la diffusione anche in zone temperate. Nel suo habitat di origine si sviluppa all’interno di tronchi cavi, nelle ascelle fogliari di piante con grandi foglie, all’interno delle canne di bambù spezzate, in piccoli anfratti tra le rocce. La z. tigre è passata rapidamente dalle aree di foresta a quelle rurali, prima, e urbane, poi, sfruttando per deporre le uova in ambiente peridomestico piccoli contenitori adibiti alla conservazione dell’acqua, bacinelle, sottovasi, chiusini ecc.

Come altre z. del genere Aedes, la z. tigre punge durante il giorno, e concentra le punture soprattutto sugli arti inferiori. Il numero e l’intensità degli attacchi sono spesso tali da provocare reazioni cospicue, costituite da ponfi dolorosi, a volte edematosi o emorragici. Nel continente asiatico la z. tigre è un vettore del virus della dengue e probabilmente di quello dell’encefalite giapponese e di altre patologie.

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