ZANNETTI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZANNETTI

Saverio Franchi
Orietta Sartori

(Zanetti). – Dinastia di stampatori-editori, di origine bresciana, attivi in Roma tra il 1576 e il 1638-39 (albero genealogico in Franchi, 1994, p. 781).

Francesco, secondogenito di Bartolomeo Zanetti (alla cui voce si rimanda per gli Zanetti veneziani), fu il capostipite del ramo romano della famiglia. Nato a Venezia nel 1530 circa, si trasferì a Roma verso il 1565. Dalla moglie Fiorenza, veneziana, ebbe i figli Antonio, Luigi, Bartolomeo, Alessandro, Lucrezia e Maria, che proseguirono l’attività paterna. Fin dal 1578, dapprima saltuariamente indi stabilmente, il cognome compare con la ‘n’geminata, Zannetti.

Dopo aver lavorato con il proto di Paolo Manuzio, Bartolomeo Tosi, dal 1578 iniziò a stampare a proprio nome, affermandosi per la cura delle edizioni. Numerosi libri uscirono dalla tipografia che Domenico Basa gli aveva affidato presso la chiesa nazionale spagnola di S. Giacomo, tra di essi tre edizioni musicali con il nome di Basa sul frontespizio e quello di Zannetti al colophon: i Cantica B. Virginis vulgo Magnificat e gli Hymni totius anni di Tomás Luis de Victoria (1581) e il Missarum liber secundus di Francisco Guerrero (1582); in folio maximo, con la musica disposta ‘a libro di coro’, sono da annoverare tra le più splendide edizioni musicali del secolo.

Pubblicate le Institutiones linguae Hebraicae di Roberto Bellarmino, dal 1584 instaurò un saldo rapporto con i gesuiti; stampò una Bibbia in greco (1586), confermando la tradizione familiare del padre e del fratello Cristoforo, apprezzati per la perizia in quella lingua. Almeno dal 1586 cominciò ad adottare la marca ‘parlante’: tre zagaglie (armi indigene in avorio tratte da zanne di elefante) con la punta rivolta in alto, unite al centro da un nastro. Nella tipografia, sita nell’attuale via del Plebiscito, stampò, tra l’altro, il breviario per l’Ordine dei carmelitani (1584) e gli uffici per la cattedrale di Lisbona (Officia propria Ulysiponensis ecclesiae, 1590). Francesco morì nel 1591.

Nella bottega paterna rimase il primogenito Antonio (nato prima del 1560). Di lui si conoscono poche edizioni (1592-1598); il 22 aprile 1596 sposò Domitilla di Scipione Mancini: ebbero un figlio, Lorenzo, morto a un anno d’età; meno di tre mesi dopo, il 26 febbraio 1598, morì anch’egli.

Luigi, secondo figlio di Francesco, nato verso il 1560 a Venezia, continuò la fiorente attività della casa. Acquisì grande perizia lavorando con il padre e producendo gran numero di edizioni, in buona parte per i gesuiti; i continui rapporti lo spinsero ad aprire una propria stamperia con casa nell’attuale via del Collegio romano e bottega di vendita probabilmente dall’altro lato dell’isolato, ossia sul Corso; ebbe per ‘proto’ Andrea Fei. Nel 1592 Basa gli affidò la nuova Tipografia della congregazione dell’Oratorio appena impiantata nei pressi di S. Maria in Vallicella per stampare gli Annales ecclesiastici del cardinale Cesare Baronio. La nomina di Bellarmino a cardinale fu un dato positivo per l’attività di Luigi, che nel 1603 stampò una delle sue opere principali, la Dichiaratione più copiosa della Dottrina Christiana (1598), per la diffusione del catechismo fra il popolo.

Il 3 luglio 1585 aveva sposato Francesca Orlandi, anch’ella di famiglia bresciana, da cui ebbe Faustina (battezzata nel 1586), Lucrezia (morta di due anni il 17 dicembre 1598), Cecilia (nata il 17 ottobre 1599) e Sabina (nata il 25 agosto 1604). Gli importanti rapporti di Luigi sono confermati dai battesimi di Cecilia (24 ottobre), padrino il cardinale Bellarmino con procura a un nobile di Montepulciano, e di Sabina (29 agosto), padrino Ludovico de Torres, arcivescovo di Monreale.

Stampò centinaia di libri di diritto, astronomia, filosofia e scienze naturali, medicina, orazioni latine, morale, opere mistiche e di devozione, classici greci e latini, letteratura e saggi umanistici, grammatiche (tra cui una in croato, Institutionum linguae Illyricae, 1604, di Bartolomeo Kašić) e altri testi scolastici per il Collegio romano, avvisi di eventi europei o inviati dalle missioni, biografie, storia ecclesiastica, commentari sulla Sacra Scrittura, molte opere di teologia, in larga maggioranza in latino, stampò anche alcune odi latine per laurea eseguite in musica al Collegio romano.

Stimolato dalla crescita dell’attività musicale, Luigi rilevò libri e officina dalla vedova dello stampatore Nicolò Muzi, specializzato in edizioni di musica, con sede vicina a piazza Capranica, e dal 1602 produsse edizioni musicali a proprio nome. Forse lasciò in quella sede l’officina per la musica stampando le altre edizioni presso il Collegio romano, con vendita al Corso: essendo l’unica tipografia a Roma dotata di caratteri musicali, Zannetti offriva di fatto la sola alternativa in città alle incisioni calcografiche di Simone Verovio.

In veste economica ma decorosa e ben curata, con caratteri musicali nuovi disposti con chiarezza e senza risparmio d’inchiostro, Luigi pubblicò una quindicina di edizioni di musica pratica, alcune oggi perdute. Stampò soprattutto opere di Felice Anerio e di Agostino Agazzari, «che come maestro di cappella di istituti gesuitici (Collegio germanico, Seminario romano) svolse un ruolo decisivo per l’affermazione in Roma del nuovo stile basato sul basso continuo» (Franchi, 2019, p. 695). Di Agazzari pubblicò quattro libri di Sacrae cantiones (1602, 1603, 1606): il libro I fu pubblicato ancora senza basso continuo, che però venne aggiunto in un nuovo fascicolo stampato nel 1605; la prima edizione romana con continuo fu dunque il libro II, che include la parte per «Bassus ad organum et musica instrumenta»; il libro IV ottenne un grande successo editoriale (nei trent’anni successivi fu ristampato a Roma, Venezia, Milano), inaugurando in Roma la voga dei mottetti per organici ridotti.

Di Anerio restano il libro II dei Sacri hymni et cantica a 5-8 voci e il secondo dei Madrigali a sei voci (entrambi 1602), i Responsoria a 4 voci per la settimana santa (1606), mentre risultano perdute le Canzonette e madrigali spirituali a 3-4 voci e il libro III di madrigali a cinque; pure perduto è un libro di Villanelle alla napolitana a 3 voci (1604) del genovese Giulio Santo Pietro De’ Negri, nato e attivo in Lecce. Nel 1605 pubblicò i madrigali a cinque del giovane Antonio Cifra, primo libro di un altro autore destinato a notevoli fortune editoriali.

Luigi morì il 2 novembre 1611 e fu sepolto nella chiesa dei monaci camaldolesi di S. Gregorio al Celio, dove gli Zannetti ebbero tomba di famiglia già nel Cinquecento, forse perché il nonno Bartolomeo aveva introdotto la stampa nell’eremo di Camaldoli. Morto senza figli maschi, l’attività continuò con la sottoscrizione «heredi di Luigi Zannetti».

Bartolomeo, terzo figlio di Francesco, aveva un’attività tipografica in proprio già ben avviata quando, poco dopo la morte di Luigi, gli subentrò nella gestione dell’azienda, nella quale finì per alimentare una produzione ancor più ampia e importante di quella del padre e del fratello. Nato a Roma verso il 1565, nel 1590 aveva sposato Maddalena Micinelli; rimasto vedovo, l’11 aprile 1606 si risposò con Dianora Villani, donna assai bella nativa di Pontremoli con un figlio illegittimo avuto dal nobile Girolamo Mellini, Benedetto: educato da Bartolomeo, divenne poi un uomo di cultura tra i maggiori del Seicento romano. Nell’intensa attività di Bartolomeo – pubblicò più di 300 edizioni d’ogni genere tra il 1607 e il 1621, in gran parte di autori gesuiti del Collegio o del Seminario romano – non mancano libri scientifici degli accademici Lincei, opere latine, greche, un paio di edizioni liturgiche d’interesse musicale (un Collectarium per i domenicani nel 1607, su istanza del libraio Alfonso Ciacconio, e gli Officia propria dei serviti nel 1609), una grammatica ebraica (1608), numerosi testi di odi latine per laurea e libretti teatrali (dal 1609); nel 1611 un’opera teorica del sacerdote bolognese Agostino Pisa (Breve dichiaratione della battuta musicale, subito riedita con molte aggiunte con il titolo Battuta della musica dichiarata); l’importante convenzione con lo stampatore camerale Geremia Guelfi per la stampa del Breviario (1612) e quella con Andrea Brogiotti per la Summa di s. Tommaso d’Aquino (1618).

Nel settore musicale, mercato in forte espansione, produsse ben cinquanta edizioni, che testimoniano la generale adozione del nuovo stile con basso continuo in ambito romano. Alcuni autori ricorrono con tre o quattro edizioni: Girolamo Bartei, Domenico Massenzio, Abbondio Antonelli, Fabio Costantini; le prime edizioni furono nel 1607 i Motecta a 4 voci dell’oratoriano fiammingo Francesco Martini e una raccolta di messe, mottetti e altre composizioni sacre a 8 voci di Salvatore Sacchi da Cerignola, maestro di cappella a Toscanella (l’odierna Tuscania), che vi aggiunse brani di altri musicisti romani. In ordine cronologico seguono: Curzio Mancini (Motectorum liber primus a 4-8 voci, 1608), Flaminio Oddi (Madrigali spirituali a 4 voci senza basso continuo, 1608), Bartei (Missae a 8 voci, 1608), Pietro Paolo da Cavi (Ricercari a 2 voci, 1608; Sacrae cantiones a 2-3 voci, 1609), Cifra (Vesperae et motecta op. 9 a 8 voci, 1610), Giovanni Francesco Anerio (Litaniae e Motectorum liber secundus a 1-6 voci, 1611), Stefano Bernardi (Madrigali op. 3, 1611), Alessandro Capece (un perduto libro di mottetti nel 1611); Massenzio (3 libri di mottetti a 1-5 voci: 1612, 1614, 1618; e uno di salmi a 4-5 voci: 1618); Giovanni Bernardino Nanino (Madrigali libro III e Motecta libro III, 1612); Flaminio Piccioni (Salmi op. 18, 1612). Curatore dei Madrigali op. 3 di Bernardi fu un allievo di Cifra, Luca Antonio Soldi, probabilmente alle dipendenze di Bartolomeo come esperto di musica.

Nel 1614 Bartolomeo fu carcerato fino al 7 giugno, quando la querelante Pulcheria Angelini si dichiarò soddisfatta; il problema, di probabile natura finanziaria (Franchi, 1994, pp. 787 s.), fu risolto impegnando la dote di Dianora. Superate le difficoltà, l’attività riprese a gran ritmo soprattutto nella produzione musicale con le collettanee di mottetti di Fabio Costantini a 8 voci (1614), a 2-4 voci (1616), a 2-5 voci (1618) e i Motecta a 1-3 voci di suo fratello Alessandro (1616); di Antonelli le Sacrae cantiones e i Madrigali a 5 (1614), i tre libri di Diversarum modulationum a 2-5 voci (1615, 1616); di Vincenzo Ugolini le Sacrae cantiones (1614); di Girolamo Frescobaldi i Ricercari a quattro (1615, ristampa 1618); i Magnificat op. 4 di Capece (1616); il Sacrarum cantionum ... liber primus a 2-8 voci di Ottavio Catalano (1616), le Sacrae cantiones libro I a 1-4 voci di Antonio Ferraro (1617); il Sacrorum concentuum ... liber tertius op. 3 (1617) e i Magnificat op. 4 (1618) di Vincenzo Paci; i Mottetti a 2-5 voci di Lorenzo Ratti (1617), la ristampa del libro IV di mottetti di Agazzari (1618), Musiche varie a voce sola e basso continuo di Giovan Domenico Puliaschi (1618); i Concerti op. 11 a 2 voci o strumenti, i Ricercari a 2 voci op. 12 e Litaniarum liber primus a 4 op. 13 di Bartei (tutti del 1618).

Morto nel 1619 a Orvieto lo stampatore comunale Antonio Colaldi, Bartolomeo pensò d’impiantarvi una nuova stamperia, probabilmente su sollecitazione di Fabio Costantini maestro di cappella nel duomo di quella città. Il comune impose a Bartolomeo di portare altri caratteri «per benefitio & ampliatione di essa stampa», di «tenere caratteri per musica» (che Colaldi non aveva avuto), di «mantenere in questa Città una buona libraria di libri volgari e latini d’ogni sorta e servire le necessità del Comune» (Franchi, 1994, p. 788). Bartolomeo iniziò a stampare nel 1620: la prima edizione orvietana fu ovviamente una Scelta de Salmi a 8 voci di vari au;tori, a cura di Fabio Costantini. Seguì una riedizione della tragedia Crispus del gesuita Bernardino Stefonio; Il primo libro de’ motetti di Giovanni Battista Rocchigiani; le Sacrae cantiones libro I di Tullio Cima (1621); e, dopo la sua morte, un’altra collettanea a cura di Fabio Costantini, Salmi, Magnificat et motetti a 6 voci e continuo. Bartolomeo dimorò in Orvieto solo per sistemare l’officina e avviare i lavori, tornando poi in Roma (dove le edizioni nel 1620 furono pochissime). Della gestione della stamperia orvietana si occupò sua sorella Lucrezia, più giovane del fratello (era nata il 16 febbraio 1578), insieme a Michelangelo Fei e Rinaldo Ruuli, che in seguito rilevarono la stamperia dagli eredi.

Bartolomeo morì il 27 febbraio 1621; pochi giorni prima aveva fatto testamento nominando erede universale la Compagnia di Gesù, chiedendo di essere sepolto nella loro chiesa con la condizione dell’usufrutto e dell’amministrazione «di tutto il corpo della mia eredità [...] et con la continuat[ion]e della stamperia» a favore di Dianora vita natural durante (Franchi, 1994, p. 790); e qualora non avessero accettato, erede universale sarebbe diventata la Compagnia dell’Angelo custode (sin dal 1614 Bartolomeo Zannetti si era occupato di attività musicali anche come camerlengo di tale confraternita). Il testamento fu aperto in presenza della vedova; furono testimoni tre tipografi che lavoravano nella stamperia: Manelfo Manelfi, Domenico Lazzari e Giorgio Porzi. Fu fatto l’inventario dell’imponente dotazione tipografica; una parte dei caratteri per la musica era stata inviata a Orvieto, dove rimase. I gesuiti accettarono, talché Dianora proseguì l’attività, sempre importante per quantità e qualità grazie alle committenze dei gesuiti e alla perizia del ‘proto’ Manelfi; nel 1625 stampò non meno di venti libri e continuò con numerose edizioni non musicali fino al 1631: fra di esse l’edizione finalmente autorizzata dell’Atheismus triumphatus di Tommaso Campanella, da poco scarcerato dal S. Offizio.

Dianora potrebbe aver ceduto l’attività allo stampatore camerale Andrea Brogiotti (Brugiotti), favorito da papa Urbano VIII, il quale nell’ottobre 1631 impiantò una nuova tipografia presso la Chiesa Nuova (S. Maria in Vallicella) affidandola proprio a Manelfi, o a Giacomo Mascardi, che nello stesso anno si trasferì nei locali già degli Zannetti sul Corso (Franchi, 1994, pp. 791 s.).

Alessandro, il quarto fratello, nacque in Roma nel 1568 circa, e dopo aver lavorato con il padre Francesco proseguì come libraio. Tenne bottega nell’attuale via del Piè di Marmo, zona tipica del commercio librario; si sposò prima con una Plautilla e poi nel 1613 con Tarquinia Passeri, che gli portò in dote 300 scudi; ebbero cinque figli. I rapporti con il fratello si rovinarono nel periodo di difficoltà che Bartolomeo passò nel 1614; alla sua morte ottenne dalla vedova Dianora una parte dei torchi e degli attrezzi; con essi avviò una propria tipografia, designandosi da quell’anno (1621) «bibliopola et typographus» e rivendicando alla propria stamperia il prestigio della tradizione familiare, anche nell’uso della marca tipografica. Dal vicino Seminario romano ebbe committenze gesuitiche di edificazione spirituale (fra tutte l’Essercitio della presenza di Dio di Virgilio Cepari nel 1621), studio e cultura (le opere di Tarquinio Galluzzi), d’occasione (orazioni, odi latine per lauree, scenari e argomenti degli spettacoli al Collegio romano); pubblicò un Epinikion di Virginio Cesarini (1623) e qualche edizione che ricorda il buon rapporto con i Borghese.

Alessandro morì il 16 dicembre 1624 e fu sepolto nella stessa tomba che aveva predisposto in S. Stefano del Cacco per la prima moglie Plautilla. Nel testamento nominò usufruttuaria la moglie Tarquinia ed eredi universali i due figli maschi Francesco e Zannetto, ancora minorenni, più altri lasciti alla numerosa famiglia; esecutore testamentario fu designato il libraio Fabrizio David, marito della figlia Maddalena.

L’ultimo Zannetti stampatore ed editore, Francesco iuniore, nacque nel 1614, primogenito di secondo letto di Alessandro. Dopo un apprendistato presso il libraio Domenico Foradilli e la zia Maria Zannetti vedova di Guglielmo Facciotti, ebbe un’attività autonoma: allestì una nuova tipografia ricomprando nel 1637 le dotazioni musicali della tipografia paterna passate alla sorella Plautilla, rimasta vedova dell’ex lavorante Paolo Masotti, e quelle ereditate dal figlio della zia Maria, Giacomo Facciotti. Nel 1638 mise fuori tre libri musicali di Domenico Mazzocchi in edizioni di squisita fattura: i Dialoghi e sonetti dedicati al cardinale Ippolito Aldobrandini, protettore sia del musicista sia dello stampatore; i Madrigali a 5 voci, stampati sia in parti staccate sia in partitura, dedicati al cardinale Francesco Barberini; e i Poemata di Urbano VIII «modis musicis concinnata» a 1-6 voci, dedicati al pontefice latinista (i primi due libri contengono analitici avvisi al lettore circa la prassi esecutiva da adottare). In quell’anno e nel successivo, oltre a una ristampa della Corona ... d’intavolatura di chitarra spagnola di Pietro Milioni, già uscita da Facciotti nel 1631, pubblicò una manciata di classici (un Virgilio, una nuova edizione del Dictionarium Ciceronianum di Francesco Priscianese) e di libri ecclesiastici. Dopo di che di lui non si sa più nulla; a meno ch’egli non vada identificato con l’omonimo stampatore presente a Bari almeno tra il 1655 al 1672 (Franchi, 2019, p. 699).

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, S. Eustachio, Battesimi, c. 29 (16 febbr. 1578); c. 57 (1586?); S. Nicola degli Incoronati, Matrimoni, c. 109 (22 apr. 1596); S. Maria in Grottapinta, Matrimoni (7 genn. 1613).

Per altri dati biografici si rimanda a S. Franchi, Le impressioni sceniche. Dizionario bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, I, Roma 1994, pp. 780-805 (con molti altri dati d’archivio e riferimenti alla bibliografia anteriore); P. Barbieri, Musica, tipografi e librai a Roma: tecnologie di stampa e integrazioni biografiche (1583-1833), in Recercare, VII (1995), pp. 67, 82; P. Formica, La tipografia dell’Oratorio, in Messer Filippo Neri, santo. L’apostolo di Roma, Roma 1995, pp. 229 s.; M. Menato, Le edizioni della tipografia, ibid., pp. 231-234; S. Franchi, Stampatori ed editori musicali a Roma dal 1550 al 1608: vicende e osservazioni, in Recercare, XI (1999), pp. 8, 18, 22, 32, 37-39, 45 s., 48; P. Barbieri, Music printers and booksellers in Rome (1583-1600), ibid., XVI (2004), p. 89; S. Franchi, Le attività musicali di un sodalizio silvestrino a Roma: l’Arciconfraternita degli Angeli Custodi dalla fondazione (1614) alla metà del Settecento, in Laeta dies. Musiche per san Benedetto e attività musicali nei centri benedettini in età moderna, a cura di S. Franchi - B. Brumana, Roma 2004, pp. 268, 273, 275; Id., Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, 1, Roma 2006, I, 2, 2012, ad ind.; Id., Allegorie musicali gesuitiche: le odi latine per laurea al Collegio romano, in Ars magna musices – Athanasius Kircher und die Universalität der Musik, a cura di M. Engelhardt - M. Heinemann, Laaber 2007, pp. 325-333, 335-343; Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in Italia tra Quattrocento e Seicento, coordinato da M. Santoro, III, Pisa-Roma 2013, pp. 1074-1080; S. Franchi, Z., in Dizionario degli editori musicali italiani dalle origini alla metà del Settecento, a cura di B.M. Antolini, Pisa-Roma 2019, pp. 693-700.

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