ZAMBESI

Enciclopedia Italiana (1937)

ZAMBESI (A. T., 118-119)

Attilio Mori

Fiume dell'Africa australe, del versante dell'Oceano Indiano, il quarto per lunghezza di corso (oltre 2500 km.) e ampiezza di bacino (1.330.000 kmq.) di tutto il continente. Il fiume ha origine nel territorio britannico della Rhodesia Settentrionale, a circa 11° 20′ lat. S. e 24° 20′ long. E., presso il punto d'incontro delle frontiere dell'Angola portoghese, nel territorio della quale presto entra, e del Congo Belga. Dopo un primo tratto di una cinquantina di km. in cui è distinto col nome di Liba, il fiume, ricevuto da destra il tributo del Luema, cambia direzione e volge direttamente verso sud per rientrare nuovamente in territorio britannico, scorrendo attraverso il territorio dei Barotse, dove riceve numerosi altri affluenti tanto da destra quanto da sinistra, i principali dei quali sono, fra i primi, il Lungue Bungo, il Luanginga e specialmente il Cuando o Linyanti che per un tratto di circa 250 km. del suo corso medio forma il confine tra l'Angola Portoghese e la Rhodesia Settentrionale. Nei periodi di forti piogge lo Zambesi si alimenta anche dell'eccesso delle acque del Cubango, che in tempi normali si perdono nelle depressioni della regione dello Ngami. Dopo la confluenza del Linyanti a est del 25° meridiano, lo Zambesi, navigabile in qualche tratto del suo corso a monte, dove non lo interrompono le frequenti rapide, forma la poderosa e celebrata cascata, scoperta da D. Livingstone nel 1855, cui il grande esploratore diede il nome della regina Vittoria (Victoria Falls). La cascata, più grandiosa di quella del Niagara per volume d'acqua e per altezza di salto (circa 100 m.), è determinata da una profonda spaccatura marginale dell'orlo del tavolato basaltico su cui il fiume scorre, ed è stata oggetto di numerose descrizioni da parte dei viaggiatori che la visitarono e ne magnificarono lo spettacolo. A circa 120 km. a valle della cascata, il fiume, che aveva mantenuto la direzione del parallelo, devia verso nord-est descrivendo un'ampia curva seguendo sino a Zumbo, dove entra in territorio portoghese, il confine tra le due Rhodesie. In questo tratto lo Zambesi, divenuto ormai un grande fiume, si arricchisce ancora di cospicui affluenti, dei quali i principali sono il Kafue e il Luangwa che gli apportano le acque del versante meridionale dei monti del Katanga e di quello orientale dei Muchinga. Raggiunto, circa a 33° di long. E., il sommo della convessità dell'arco quasi a 15° 30′ di lat. S., il fiume si apre un passaggio mediante una serie di cascate dette di Kebrabasa, scorrendo in un terreno collinoso e pianeggiante dove la corrente si divide spesso in varî rami, ovvero si restringe in gole anguste, larghe non più di 200 m., finché a 150 km. dalla costa riceve da sinistra il cospicuo tributo dello Chire emissario del Lago Niassa. Lo Zambesi si scarica nell'Oceano Indiano a quasi 19° di lat. sud mediante un ampio delta formato da più rami, tutti ostruiti dalle sabbie, meno uno, che rimane aperto alla navigazione. Per l'irregolarità del suo corso e la frequente interruzione delle sue rapide e delle vere e proprie cascate che rappresentano un ostacolo insuperabile, non offre estesi tratti navigabili che possano contribuire ad agevolare le comunicazioni, limitate solo a tratti di poche centinaia di chilometri. Tuttavia, a differenza di altri grandi fiumi africani, esso è accessibile anche alle navi marittime di piccolo pescaggio per gli ultimi 400 km. del suo corso sino a Tete, e con qualche difficoltà poté esserne anche risalita la corrente per altri 400 km. e più, sino a Zumbo, al confine cioè dell'Africa Orientale Portoghese. Entro i limiti di questa lo Zambesi svolge circa il terzo del suo corso totale, costituendovi insieme con il tratto inferiore dello Chire, una buona rete navigabile. Lo Zambesi, il cui bacino imbrifero si estende per oltre 10° in latitudine nell'emisfero australe (tra 10° e 20° lat. sud), oltre che essere alimentato costantemente dalle piogge equatoriali è soggetto a piene nell'estate australe e a periodi di magra nel corrispondente inverno. Allo sbocco di uno dei rami centrali del delta si trova il porto di Chinde e a 80 km. più a nord, dove pure sbocca un ramo secondario, l'altro più considerevole scalo di Quelimane.

La foce dello Zambesi fu riconosciuta nel memorabile viaggio di Vasco da Gama (1498) e da allora i Portoghesi vi presero stanza e ne risalirono a più riprese il corso nel suo tratto inferiore senza tuttavia spingersi oltre Zumbo. L'esplorazione della media e superiore sezione del fiume si compie solo nel secolo XIX e ad essa è particolarmente legato il nome del grande missionario ed esploratore David Livingstone. Questi nel 1851 raggiunse per la prima volta il corso medio del fiume presso Sesheke, provenendo da sud attraverso il Kalahari dopo avere scoperto il Lago Ngami. Nel suo nuovo grande viaggio, intrapreso nel novembre 1852, raggiunge nuovamente lo Zambesi a Sekosi, a circa 100 km. a monte di Sesheke, e ne risale il corso sino alla confluenza del ramo sorgentifero detto Liba. Rimane quindi nella regione, perlustrandola per il tratto compreso tra Linyanti e il Lago Dilolo e ridiscendendone il corso perviene alla fine di novembre 1855 alle cascate Vittoria. Lasciato quindi lo Zambesi prende la via delle montagne che ne limitano a nord la valle riguadagnandone il corso a Zumbo, da dove si restituisce alla costa. In un successivo viaggio rimonta dalla foce il corso del fiume, sino a Tete, e dopo avere risalito il corso dello Chire e scoperto il Lago Niassa rileva il corso dello Zambesi da Tete a Linyanti. Queste memorabili esplorazioni del Livingstone trovano il loro complemento in quelle che nello stesso periodo di tempo vengono compiute dal naturalista svedese Karl Anderson, cui si deve l'esplorazione della regione dello Ngami e dell'Okavago e più tardi in quelli di Serpa Pinto (1877-79) che nella sua memorabile traversata del continente estese le conoscenze dell'idrografia dell'alto Zambesi, e in quelle dei due ufficiali portoghesi E. Capello e R. Ivens, ai quali pure si debbono sistematiche esplorazioni dell'alto bacino dello Zambesi (1885). Numerosi altri viaggiatori, in tempi più recenti, percorsero e riconobbero la regione.