ZAGROS

Enciclopedia Italiana (1937)

ZAGROS (A. T., 92)

Giuseppe Caraci

Nome classico, sotto il quale s'indica, senza precisarne i limiti, tutto quel vasto e intricato plesso di rilievi che tra Kurdistān e Fārs separa l'altipiano iranico dalle basse terre mesopotamiche, plesso che in fatto si continua, pur con lievi differenze di caratteri strutturali e morfologici, sia verso nord, dove si salda al nodo orografico armeno, sia verso sud, dove i monti del Laziristān e del Belūcistān ne rappresentano l'anello di congiunzione con il Hindu Kush.

Tipica dello Zagros è la disposizione idealmente regolare di più serie (da quattro a sei) di crinali paralleli gli uni agli altri, disposti da NO. a SE. e separati, con altrettanta regolarità, da depressioni vallive, corrispondenti i primi ad anticlinali, le seconde a sinclinali di un unico fascio di pieghe (cenozoico). I materiali più recenti (gessi, marne ed arenarie mioceniche) affiorano di regola sul rovescio occidentale, mentre sul lato opposto si alternano di preferenza masse cristalline-gneissiche con rocce granitoidi, dato che la spinta provenne tangenzialmente da NE. La varietà litologica che consegue alla stessa grande ampiezza del sistema (oltre un migliaio di km. di lunghezza per circa 200 di larghezza, in media) non toglie che la nota dominante sia data allo Zagros dalla prevalenza dei calcari giurassici e cretacei, quasi dovunque presenti. La massa è però ben lontana dal presentarsi compatta, anche se in complesso con evidenti caratteri morfologici di giovinezza. L'erosione regressiva dei fiumi che sfociano nel Golfo Persico, che vince la concorrenza delle acque volte alle zone endoreiche dell'altipiano, ha infatti largamente smembrato questo pur gigantesco bastione e intagliato le pieghe successive, portando la testata dei fiumi (Diya Su, Kärkha, Qarun) sempre piu vicina al margine desertico. Il Diya Su l'ha anzi raggiunto, isolando cosi, col Qizil Su, il bacino del Lago di Urmia dall'altipiano iranico. Naturalmente i risultati hanno avuto efficacia diversa da zona a zona, a seconda delle varie condizioni climatiche: tuttavia, carattere comune è la frequenza di gole profonde (teng), raccordanti trasversalmente i varî tronchi longitudinali spesso decapitati e correnti in direzione opposta in uno stesso solco (Saimarreh, Qara Su, Thirsan Rud).

Barriera potente nel suo complesso, lo Zagros finisce così col risultare suddiviso, per la sua complicata evoluzione morfologica, in una serie di compartimenti isolati, dove trovano posto diverse e contrastanti forme d'insediamento. Questo, comunque, si realizza quasi esclusivamente col nomadismo pastorale-agricolo. La popolazione sedentaria è limitata a piccole oasi, che non si spingono mai oltre i 1500-1700 m. ed hanno quasi sempre esistenza precaria.

Le altezze vanno diminuendo, almeno come regola, da N. a S. e da E. a O.; non poche cime oltrepassano i 3500 m. e il Kuh-i-Dena si spinge anzi fino a 5181 m. Notevole la costanza degli alti livelli, che porta di conseguenza la rilevante altitudine dei passi (Badush m. 3040, Zagha m. 2340), e questi divengono così tanto più importanti, in quanto necessariamente e regolarmente frequentati.

Grande è il valore economico dello Zagros, sia perché rappresenta un territorio dotato di risorse agricole in mezzo a plaghe aride o deserte, sia per la ricchezza del sottosuolo (petrolio). Nonostante le larghe aree inabitabili che racchiude, forma uno dei settori più densamente popolati dell'Iran. D'altronde, grossi centri abitati non mancano (Shiraz, Hamadan, Kermanshah, Dizful, Burudjird, Nihawand), e la loro vitalità è tanto più eloquente, quando si rifletta alla difficile transitabilita di tutto il massiccio.

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