MONTAND, Yves

Enciclopedia del Cinema (2004)

Montand, Yves

Massimo Causo

Nome d'arte di Ivo Livi, cantante e attore cinematografico, naturalizzato francese, nato a Monsummano Alto (Pistoia) il 13 ottobre 1921 e morto a Senlis (Oise) il 9 novembre 1991. Oltre a una lunga e felice carriera di chansonnier, amato e apprezzato dal pubblico come interprete intenso ed espressivo delle più note e belle canzoni francesi, a partire dal dopoguerra M. dimostrò notevole talento anche come attore. Lavorando sia in Francia sia negli Stati Uniti, nel corso di una carriera cinematografica lunga e non sempre facile, seppe affinare uno stile fatto insieme di ruvidezza ed eleganza in ruoli sia drammatici, le cui scelte furono dettate anche dalla sua militanza politica, sia brillanti, dove conservò una sobria incisività unita a una dose di disincantata ironia.

Cresciuto a Marsiglia, dove era giunto bambino con la famiglia in fuga dal regime fascista, dopo vari e incerti mestieri fu portato al successo sui palcoscenici parigini da Édith Piaf, che strinse con lui una breve ma intensa relazione e lo aiutò a definire il personaggio elegante e disincantato che lo avrebbe caratterizzato per il resto della carriera. M. esordì sul grande schermo nel 1946 con Les portes de la nuit (Mentre Parigi dorme) di Marcel Carné, ma il successo arrivò solo nel 1953 con Le salaire de la peur (Vite vendute o Il salario della paura) di Henri-Georges Clouzot, dramma essenziale e di disperata umanità, in cui l'attore è uno dei camionisti che si gioca la vita accettando di trasportare un carico di nitroglicerina lungo un impervio percorso.Parallelamente alla sua carriera musicale, che proseguì con enorme successo, M. continuò a lavorare nel cinema diretto da Claude Autant-Lara in Marguerite de la nuit (1956; Margherita della notte) e da Raymond Rouleau in Les sorcières de Salem (1957; Le vergini di Salem), dramma storico-religioso di A. Miller riadattato per lo schermo da Jean-Paul Sartre, in cui recitava accanto a Simone Signoret (sua moglie e importante compagna di lavoro con cui condivise anche l'attivismo politico). Fece poi parte del nutrito cast internazionale di Paris brûle-t-il? (1966; Parigi brucia?) di René Clément, ambientato nella Parigi occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

La sua sentita militanza comunista, divenuta critica dopo l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, si rifletté nella scelta di ruoli e opere dal netto taglio politico. Ne sono testimonianza film come La guerre est finie (1966; La guerra è finita) di Alain Resnais, scritto da Jorge Semprún, in cui M. è un disilluso militante comunista esiliato a Parigi, e suo ideale seguito Les routes du Sud (1978; Le strade del Sud) di Joseph Losey, sempre con M. come protagonista; ma soprattutto il sodalizio con il regista Constantin Costa-Gavras, per il quale l'attore interpretò opere ideologicamente forti e artisticamente centrali nella sua filmografia, come Z (1969; Z ‒ L'orgia del potere), L'aveu (1970; La confessione), ancora su sceneggiatura di Semprún, ed état de siège (1973; L'amerikano), i primi due incentrati sulla minaccia dei regimi totalitari e l'ultimo sulle ingerenze della CIA e le ambiguità dell'imperialismo statunitense. Le sue posizioni politiche non gli chiusero tuttavia le porte di Hollywood, che individuò in M. il tipo adatto a ricoprire il ruolo dell'uomo affascinante che sa conquistare una tenera ballerina (Marilyn Monroe) con ironia e dolcezza in Let's make love (1960; Facciamo l'amore) di George Cukor, una raffinata arredatrice (Ingrid Bergman) che continua ad amarlo nonostante le infedeltà in Goodbye again (1961; Le piace Brahms?) di Anatole Litvak, e una nevrotica paziente (Barbra Streisand) nel musical On a clear day you can see forever (1970; L'amica delle 51/2) di Vincent Minnelli, in cui M. è un sensibile psichiatra.Coraggioso nel ribaltare l'immagine elegante dello chansonnier da palcoscenico in quella, più genuina, dell'uomo maturo, M. non mancò di alimentare il suo talento di attore con ruoli umanamente autentici. Dopo aver lavorato con André Delvaux (Un soir, un train, 1968, Una sera… un treno), trovò in Claude Sautet il regista adatto a valorizzarne questo più complesso registro. Fu per lui che interpretò i riusciti César et Rosalie (1972; è simpatico ma gli romperei il muso) e Vincent, François, Paul et les autres… (1974; Tre amici, le mogli e ‒ affettuosamente ‒ le altre), ai quali nello stesso periodo si affiancarono opere di registi importanti come Jean-Pierre Melville (Le cercle rouge, 1970, I senza nome), Jean-Luc Godard (al fianco di Jane Fonda nella variazione politico-sentimentale Tout va bien, 1972, Crepa padrone, tutto va bene), Chris Marker (è una delle voci narranti del documentario militante Le fond de l'air est rouge, 1977). Negli anni Ottanta i suoi impegni cinematografici si diradarono, anche se nel 1988 Jacques Demy lo chiamò a interpretare sé stesso nel musical biografico Trois places pour le 26, mentre nel 1986 aveva già conferito al personaggio di Cesar 'Le Papet' una sanguigna protervia nei due film che Claude Berri aveva tratto dai romanzi di M. Pagnol: Jean de Florette e Manon des sources (Manon delle sorgenti). Il suo impegno politico divenne sempre più intenso indirizzandolo decisamente verso posizioni libertarie e antiautoritarie. Nel 1991 interpretò il thriller Netchaïev est de retour diretto da Jacques Deray e scritto ancora da Semprún, e in quello stesso anno morì sul set del film IP5: l'île aux pachydermes (1992; IP5 ‒ L'isola dei pachidermi) di Jean-Jacques Beineix.

Bibliografia

A. Rémond, Yves Montand, Paris 1981; J. Monserrat, Yves Montand, Paris 1983.

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