WTO (World Trade Organization)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

WTO (World Trade Organization)


WTO (World Trade Organization)  Organizzazione (it. Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC), con sede a Ginevra, fondata per promuovere l’apertura del commercio internazionale tramite la creazione e l’osservanza di regole globali; dotata di personalità giuridica, fu istituita nel 1994 durante l’Uruguay Round (➔). La partecipazione degli Stati comporta la loro accettazione degli accordi GATT (➔) e degli accordi in materia di commercio di servizi (➔ GATS), di investimenti (TRIMs, Trade-Related Investment Measures), di proprietà intellettuale (➔ TRIPs) e di risoluzione delle controversie (DSU, Dispute Settlement Understanding). La WTO, con 157 Paesi aderenti (ognuno dei quali detiene un voto), nel 2012 ha gestito un budget di 196 milioni di franchi svizzeri, con 640 impiegati. La maggior parte del budget viene dai contributi dei membri, calcolati con una formula che tiene conto della loro importanza nel commercio internazionale. Tra le sue funzioni vi è l’amministrazione degli accordi commerciali concernenti prodotti industriali o agricoli e servizi. Organizza negoziazioni tra Stati, ne gestisce le dispute, controlla le politiche commerciali nazionali. Infine, fornisce assistenza tecnica e formazione su temi del commercio ai Paesi in via di sviluppo, cooperando con altre organizzazioni internazionali.

La struttura della WTO

La sua struttura decisionale è composta dai seguenti organi: la conferenza ministeriale, che si riunisce ogni due anni e ha il potere di decidere su qualsiasi questione; il consiglio generale, formato da tutti i Paesi membri, che, oltre a svolgere le funzioni dell’organizzazione tra una conferenza e l’altra, si riunisce quale organo di risoluzione delle controversie e di vigilanza sulle politiche commerciali; il consiglio per la trattazione di specifici aspetti, quali il commercio di merci e servizi o la tutela della proprietà intellettuale. A questi si affiancano altri 6 comitati, a cui partecipano tutti gli Stati aderenti alla WTO. Le decisioni in seno ai vari organi sono adottate attraverso la procedura del consensus e, solo qualora ciò sia impossibile, a maggioranza dei voti espressi.

Gli organi amministrativi sono indipendenti dagli Stati membri e coordinati dal direttore generale, capo del segretariato nominato dalla conferenza ministeriale. Le funzioni principali dell’apparato amministrativo consistono nel fornire assistenza tecnica e professionale ai consigli, ai comitati e ai Paesi in via di sviluppo, nell’analizzare e controllare l’evoluzione del commercio mondiale, diffondendo informazioni al pubblico e ai media su di essa, e nell’organizzare le conferenze ministeriali.

Organizzazione dei round della WTO

I round di negoziazione della WTO hanno subito pesanti battute di arresto (Seattle 1999, Cancún 2003), sfociate nel 2006 nella sospensione del Doha Round (➔) per il venire meno degli equilibri, che ne avevano assicurato il successo in precedenza, imperniati sull’accordo tra Stati Uniti ed Europa. Questo duopolio di fatto è entrato in crisi a Seattle a causa dell’ascesa, nel commercio internazionale, di Paesi come la Cina, l’India e il Brasile. Si è quindi innescato un gioco non cooperativo, con azioni e reazioni autonome di tutti gli attori principali, che ha portato il Round commerciale ad arenarsi per i veti incrociati tra Paesi. L’ultima conferenza, tenutasi a Ginevra nel dicembre del 2011, ha visto l’adesione di Russia, Montenegro e Samoa, ma ha lasciato la situazione negoziale invariata, tenendo aperto il rischio di crescita del bilateralismo commerciale e degli accordi preferenziali tra Stati. A ciò si è aggiunto l’aumento delle restrizioni al commercio, derivante dalla crisi del 2008, giudicato allarmante dalla WTO nel suo rapporto sul commercio del 2012.

Movimenti contro la WTO

Tra gli oppositori della WTO, il ‘Movimento del popolo di Seattle’ ha dato i natali ai no global, che contestano il processo di globalizzazione del commercio, considerato espressione dei Paesi più ricchi, chiedendo maggiore sensibilità e attenzione ai problemi sociali, ambientali e alle ricadute negative che lo sviluppo commerciale globale determina nelle nazioni meno fortunate. Essi criticano il metodo di lavoro dei partecipanti alla conferenza, che si riuniscono a porte chiuse, senza apparenti contatti e scambi con la società civile.

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