Golding, William

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Romanziere inglese (Newquay, Cornovaglia, 1911 - Falmouth, Cornovaglia, 1993). Dominato da un senso quasi shakespeariano della tragedia umana, G. presenta una vasta gamma di caratterizzazioni con immediatezza e vigore, in un crescendo, talora ossessivo, di toni alti e vibranti. Costanti della sua narrativa sono la denuncia e la critica dei valori umanistici tradizionali che vengono vivisezionati fino a mostrare l'essenza velleitaria di ogni sogno umano. Il romanzo Lord of the flies (1955), che descrive il progressivo ritorno allo stato selvaggio di un gruppo di ragazzi inglesi naufragati in un'isola deserta, è stato visto come una trasposizione negativa del vittoriano e ottimistico Coral island (1858) di R. M. Ballantyne. Allo stesso modo The inheritors (1955), dove è descritta la distruzione dell'innocente uomo primitivo a opera di Homo Sapiens, è un rovesciamento delle teorie di H. G. Wells in The outline of history. Tra le altre sue opere: i romanzi Pincher Martin (1956), Free fall (1959), The spire (1965), The pyr amid (1967), Darkness visible (1978), Rites of passage (1980), The paper men (1984); la raccolta di racconti The scorpion god (1971); il volume di saggi A moving target (1982); il libro di viaggi An Egypthian journal (1985). Nel 1983 gli è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura.

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