HASTINGS, Warren

Enciclopedia Italiana (1933)

HASTINGS, Warren

Piero Rebora

Primo governatore generale dell'India Britannica. Nacque il 6 dicembre 1732 in Churchill presso Daylesford (Oxfordshire), da famiglia antica ma decaduta. Perdette i genitori in tenera età e fu educato al collegio di Westminster, sotto la tutela di uno zio prima e di un lontano parente poi. Nel 1750, diciottenne, venne inviato in India a cercar fortuna. Era il tempo in cui la East India Company estendeva i suoi traffici nel continente indiano e creava le basi del futuro impero, mentre il governo inglese non interveniva ancora ufficialmente (vedi india). Quando H. arrivò a Calcutta, infierivano le lotte tra Francesi e Inglesi per la supremazia in India: ed egli, arruolatosi nelle truppe dell'allora colonnello R. Clive, prese parte alla campagna nel Bengala per la ripresa di Calcutta, ch'era stata poco prima perduta. Nel 1758 Clive lo nominò residente della Compagnia alla corte del raja di Murshibadad; e nel 1761 H. era nominato membro del consiglio del governatore N. Vansittart. L'amministrazione del paese era allora nelle mani di rapaci mercanti, i famosi nahob o nababbi, e dei militari. H. pose la sua capacità amministrativa e la sua energia di grande organizzatore a profitto della penetrazione economica e politica inglese, senza badare affatto alle forme di legalità e talora di umanità che non erano probabilmente osservate allora da alcuno. Tornò in Inghilterra nel 1764, con una vasta esperienza delle cose indiane, ma non ricco. Nel 1768 venne nominato governatore in seconda a Madras, dove ebbe a fronteggiare le terribili difficoltà della carestia del 1770, che si crede abbia fatto perire un terzo della popolazione, delle epidemie di colera e della guerra. Nel 1772 divenne presidente del consiglio del Bengala: e in tale carica esplicò mirabile abilità politica. Riformò il sistema di tassazione, organizzò la polizia e la giustizia, incoraggiò l'educazione, diresse le campagne militari con estrema abilità. In mezzo a difficoltà enormi riuscì a domare, con le truppe della Compagnia, le tribù ribelli dei Rohillas e consolidò in modo mirabile l'influenza inglese nella zona di sua giurisdizione. Nel 1773 il ministero North, sotto la pressione degli avvenimenti, aveva istituito una certa misura di controllo delle cose indiane mediante il Regulating Act, che segna il primo passo per l'intervento definitivo dello stato inglese negli affari della Compagnia. Venne nominato un consiglio di quattro membri, due militari e due rappresentanti del Parlamento: H. fu nominato governatore generale dell'India con tale consiglio a lato. Immediatamente sorsero difficoltà fra lui e i consiglieri. Tre di essi, capitanati dal deputato Philip Francis, gli si schierarono contro e lo accusarono di malversazione, di barbarie e d'irregolarità nel disbrigo degli affari pubblici. Francis riuscì a sollevare uno scandalo sulle pretese malefatte di H.: ma questi si difese coi fatti, ottenendo successi continui militari e commerciali. Con abile strategia riuscì a dividere i nemici dell'Inghilterra. Batté prima, valendosi del genio militare del generale Clive, le popolazioni maratte, occupando i centri strategici dell'India centrale e la stessa fortezza di Gwalior, ritenuta imprendibile. Quindi, fatta pace coi Maratti, batté il capo musulmano Hyder Ali nel Dekkan. In tali campagne H. seppe utilizzare abilmente le truppe di colore (sepoys). Coi monopolî sul sale e sull'oppio riuscì a pagare le spese della guerra: inoltre accumulò forti ricchezze, vessando e multando con grande accorgimento politico i ricchissimi raja. Malgrado tali sue pratiche fiscali, H. era rispettato e temuto dagl'Indiani, ch'egli conosceva e sapeva trattare come nessun altro. Nel 1784 il ministro Pitt introdusse una nuova costituzione per l'India che segnò il diretto intervento del governo inglese nell'amministrazione dell'immenso paese. H. si ritirò l'anno dopo definitivamente dal governatorato, e lasciò l'India a bandiere spiegate, come grande e amato amministratore. Ma appena tornato in patria lo attendeva la tempesta. Il deputato Francis era riuscito a suscitare contro H. le ire del partito whig o liberale, e aveva acceso il grande oratore politico Edmund Burke contro di lui. H. venne messo sotto processo nel 1788, tutta la sua amministrazione in India venne discussa: ma la Camera dei lord, malgrado la superba arte oratoria di Burke, assolse H. da qualsiasi imputazione nel 1795. H. fu assolto, ma perdette la sua sostanza nel processo. La Compagnia delle Indie, per la quale tanto egli aveva fatto, gli decretò un ricco vitalizio, col quale H. si ritirò nella nativa Daylesford, dove morì nel 1818, dopo essere stato fatto consigliere privato ed aver ricevuto la laurea d'onore dall'università di Oxford.

H. fu uomo d'eccezionale robustezza ed energia, di costumi semplici e temperante, di grande talento politico, di severa onestà nella sua vita privata. La sua vita pubblica fu quella di un tipico proconsole britannico in tempi di intenso espansionismo militare e commerciale, e di un amministratore sagace ed abilissimo anche se talora spietato ed aggressivo. Diede fortissimo impulso allo sviluppo economico e sociale dell'India, e si può oggi considerare, insieme col generale Clive, uno dei fondatori dell'Impero Indiano.

Bibl.: Il famoso saggio di Macaulay su H. è ingiusto e tendenzioso. Cfr. la vita di lui di L. J. Trotter nella coll. Rulers of India, Londra 1890. Cfr. anche: I. R. Seely, Expansion of England, Londra 1883 e R. Muir, The Making of British India, Londra 1915. Del resto la bibliografia su W. H. è vastissima: v. V. Ward, Hastings Bi-Centenary. Select list of printed publications relating to W. H., Londra 1932.

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