WHITMAN, Walt

Enciclopedia Italiana (1937)

WHITMAN, Walt

Mario Praz

Poeta nato a West Hills, Long Island (o Paumanok, secondo il nome da lui preferito), nello stato di New York, il 31 maggio 1819, e morto a Camden il 26 marzo 1892. La fattoria in cui il W. nacque aveva appartenuto alla famiglia per più di centocinquant'anni; il padre discendeva da coloni inglesi del Seicento, usi a vita gagliarda e indipendente, la madre, Louisa Van Velsor, era figlia d'un olandese e d'una inglese o gallese nella cui famiglia perduravano le tradizioni quacchere di semplicità, dignità, e purezza spirituale: una delle impressioni più forti della fanciullezza del W. fu appunto l'aver ascoltato la predicazione mistica e profetica del quacchero Elias Hicks. Alla "tenacia e alla salda colonna vertebrale dei suoi antenati inglesi" il W. soleva attribuire le proprie virtù, e ancor più alla linea materna, ché "il meglio di ogni uomo" - diceva - "è sua madre", e Leaves of Grass descriveva come "il fiore del temperamento materno attivo" in lui. Il W. fanciullo, di fatto, presenta un tipico caso di fissazione alla madre, con corrispondente avversione al padre: atteggiamento che può render conto dell'orientamento centrale del W. maturo, verso il cameratismo sessuale. Il W. passò la fanciullezza all'aria aperta, sulla costa atlantica, formandosi quell'atletica costituzione che doveva far esclamare ad Abraham Lincoln, quando lo vide negli anni maturi: "Ecco chi ha l'aspetto d'un uomo!"; e familiarizzandosi con la gente minuta, contadini, pescatori, vagabondi, verso la quale si doveva poi sentir sempre attratto. Il ritmo dei suoi versi liberi egli soleva paragonare a quello delle rotolanti onde dell'oceano presso cui era cresciuto, le onde "che non dànno mai il senso di qualcosa di finito e di fisso, che suggeriscono sempre qualcosa al di là". All'investimento di poeta della libertà datogli dalla natura stessa, si aggiunse quello simbolico conferitogli da Lafayette, considerato il profeta dell'indipendenza americana, che, visitando Brooklyn nel 1824, sollevò il piccolo W. tra le braccia e lo baciò. A tal fanciullezza, degna d'un semidio, seguì un'adolescenza mediocre. Il W., che aveva varî fratelli, a undici anni fu impiegato come fattorino presso un avvocato, a tredici come apprendista presso un tipografo che stampava una gazzetta locale, e così venne anche avviato a scrivere per i giornali; nel 1836 lo troviamo giornalista a New York, collaboratore, tra l'altro, del Mirror; poco dopo, tornato a Long Island, si dedica all'insegnamento ambulante, e nel 1838 fonda e pubblica un settimanale, il Long Islander. Polemista, imbevuto d'idee puritane, il W., tornato nel 1841 a New York come compositore del New World, pubblica mediocrissimi versi, scritti edificanti come il racconto Franklin Evans, or the Inebriate (novembre 1842), storiella proibizionistica che termina predicendo imminente completa vittoria contro "gli eserciti dell'ubriachezza", e che, per il suo successo di vendita, finì di orientare il W. verso l'attività di scrittore. In versi antischiavisti, penetrati di spirito biblico, firmati "Paumanok" (nella Tribune del 1843), fanno per la prima volta la loro comparsa i metri irregolari che trionferanno poi nei Leaves of Grass. Ma né le concezioni puritane, né le campagne politiche cui prese parte in questi anni, militando nel partito democratico, avevano a che vedere con la più profonda personalità del W., che si veniva intanto rafforzando al contatto del popolo, nel diuturno commercio con marinai, piloti, barcaiuoli di traghetto, e soprattutto conduttori di omnibus. Nominato direttore del democratico Brooklyn Daily Eagle nel 1846, il W. rassegnò le sue dimissioni nel 1848, quando i proprietarî del giornale, in seguito a nuove direttive della loro tendenza, disapprovarono gli articoli antischiavisti del W. Nel gennaio 1848 egli accettò un posto di giornalista a New Orleans, e il nuovo impiego fu occasione indiretta dell'ampliamento dell'orizzonte del W., che poté conoscere lontane parti della patria da lui adorata, e occasione anche, a quel che pare, di un'esperienza intima che avrebbe avuto un significato centrale nella sua vita: la relazione con una donna d'alto rango sociale da cui avrebbe avuto prole. A ciò il W. accennò tardi in una lettera a J. A. Symonds; la circostanza, assai avvolta nel mistero, non sarebbe del resto incompatibile con la diversa nota dominante della vita sessuale del W. D'altronde nessuno mai sostenne di esser suo figlio o suo nipote, anche dopo che egli fu morto e famoso. Lasciata New Orleans dopo quattro mesi, attraverso l'Illinois, Chicago e i Grandi Laghi, il W. tornò a New York. Nel Wisconsin egli vide i pionieri che dovevano suggerirgli una delle più famose poesie. Dopo un breve tentativo, senza successo, di pubblicare un proprio giornale, il W. si dedicò all'azienda paterna, di carpentiere e costruttore. L'occupazione, che gli consentiva una maggiore elasticità d'orario che non il giornalismo, gli permise non solo di trovarsi nel suo elemento, l'aria aperta, ma anche di far copiose letture (soprattutto Omero, Ossian, Scott, versioni di Dante e di Rousseau, restando Shakespeare e la Bibbia i suoi libri favoriti), e di meditare sul suo proprio messaggio poetico: l'ideale aristocratico della vita aveva già ispirato parecchi poeti, ma lo sviluppo d'un grande paese come l'America e gl'ideali del futuro non avevano ancora formato oggetto di canto. Egli avrebbe scritto questa nuova poesia destinata a fare appello alle masse; mentre i suoi connazionali si lasciavano trascinare dalla febbre dell'oro (nel 1848-49 la scoperta dei giacimenti auriferi in California attirava folle d'avventurieri), il W. si lanciava in quell'avventura spirituale che doveva culminare nel luglio 1855 con la pubblicazione dei Leaves of Grass, appassionato appello alla sua gente e al mondo tutto di arruolarsi in amore di camerati nella lotta per la liberazione da tutto ciò che ostacola lo sviluppo dello spirito umano. La sua educazione in mezzo agli elementi naturali e a contatto con il popolo l'aveva convinto che la società presente era basata su falsi ideali, con la sua venerazione per la ricchezza e il rango. A questi ideali egli voleva sostituire i suoi: la gioia e un universale cameratismo dovevano ricreare il mondo basato su principî di assoluta eguaglianza, per gli uomini come per le donne: tutti dovevano esser consci della propria dignità e della divinità dell'umana natura e in questo culto del dio presente in ognuno di noi sarebbe consistita la religione nuova, ben diversa dalla mortificazione predicata dalla concezione feudale della vita.

Nulla v'era di volgare e di osceno in noi; tutte le funzioni del corpo andavano esaltate ché anima e corpo erano una sola cosa, il corpo non essendo altro che espressione dell'anima. Una tal dottrina, che già si trova completa nella prima edizione dei Leaves, e che successive revisioni amplieranno, ma non modificheranno, suonava diretta sfida alle opinioni ortodosse; tuttavia per il momento il libro passò quasi inosservato, salvo un'importante eccezione. Ché l'Emerson lo trovò "il più eccezionale documento di spirito e di saggezza che l'America abbia finora prodotto", come scrisse al W. in una memorabile lettera; ed era naturale che il volume non dovesse sfuggire all'Emerson, autore egli stesso di tentativi di versi liberi. Per l'Emerson il W. era il messia della poesia americana da lui precorso (l'Emerson stesso una volta doveva umoristicamente descrivere i Leaves come una mescolanza del Bhagavatgita col New York Herald). All'Emerson il W. dovette lo spaccio dell'edizione del 1855, e ancor più di quella del 1856, in cui la lettera dell'Emerson fu stampata senza il suo consenso: ché contro la personalità dell'Emerson reso così sponsore del libro si sollevò l'opinione ortodossa che altrimenti avrebbe ignorato i Leaves. Per mezzo dell'Emerson il W. divenne noto, se non alle masse cui aveva destinato il suo appello, ai circoli letterarî: il magnetismo della sua presenza fece impressione su quanti l'avvicinarono; l'Alcott vide in lui "il dio Pan in persona". Ma più che tra i letterati, il W. trovava il suo ambiente in una popolare birreria tedesca di Broadway, nel teatro affollato per l'opera (adorava Verdi), e tra l'umile gente che lo conosceva col nome col quale gli piacque sempre chiamarsi, Walt (vezzeggiativo di Walter). Per quest'umile gente egli aveva voluto che il suo libro fosse come un simbolo eucaristico: "Alzatemi accosto alla vostra faccia finché io sussurri: Quel che voi tenete non è in realtà un libro, né parte di un libro, è un uomo, palpitante e sanguigno - son io - Arrivederci! Ci dobbiam separare - Ecco, prendete dalle mie labbra questo bacio, chiunque voi siate, io lo do specialmente a voi; arrivederci - e spero che c'incontreremo di nuovo". In questo saluto è come compendiato il misticismo carnale dei Leaves of Grass: il caldo amore sodale può solo stringere indissolubilmente insieme l'America, nel nome di Walt: la Città di Dio è una Città di Amici-amanti.

I sei anni tra la prima stampa dei Leaves e lo scoppio della guerra di Secessione furono impiegati dal W. a preparare la seconda e la terza edizione delle poesie, e una pratica predicazione del suo messaggio in conferenze pubbliche: quest'ultimo progetto fallì; l'esperienza successiva (allorché il W. vecchio e ben noto intraprese di commemorare con un annuo discorso la morte di Lincoln) doveva mostrare che il W. non era destinato ai trionfi oratorî. La terza edizione dei Leaves (Boston 1860) rese il W. famoso e discusso in Inghilterra: già una copia della prima edizione era venuta nelle mani di W. M. Rossetti, che tanto doveva adoperarsi, specialmente con il volume di Selections del 1868, a diffondere la fama del W. oltre Atlantico. Come è stato notato, W. era una così perfetta epitome dei suoi connazionali, che non poteva far impressione su di loro: era superfluo esser così americano in America. Ma in Europa i Leaves parvero recare il respiro stesso del Nuovo Mondo; la loro freschezza recò refrigerio a gente avvezza alle serre calde della poesia del tardo romanticismo. Lo scoppio della guerra di Secessione trovò W. partigiano entusiasta del Nord, non tanto per la questione, passata in sottordine, della schiavitù, quanto per quella dell'unione nazionale rotta dagli stati del Sud; tuttavia il W. non si arruolò, forse per un residuo d'influsso quacchero; ma trovò un compito assai più confacente alla sua natura prevalentemente femminile (pur sotto sembianze di prepotente e ostentata virilità): una visita al fratello George ricoverato, per ferite riportate in battaglia, all'ospedale di Falmouth, fece sì che W. si dedicasse all'assistenza dei feriti e dei moribondi. In quest'opera egli diede prova d'una squisità carità, d'inesauribile energia nell'incuorare e assistere migliaia di soldati, cui recava doni e il conforto della sua parola: di questi anni tragici sono documenti le sue lettere alla madre (pubblicate poi in Specimen Days, 1882), e le poesie che formarono la nuova sezione Drum Taps dei Leaves. Stabilitosi a Washington dove era stato trasferito il centro ospitaliero, il W. diede per parecchi anni tutte le sue migliori energie all'assistenza dei feriti, guadagnandosi la vita con l'opera di giornalista e poi con un impiego pubblico (dapprima all'Indian Office nel Ministero dell'interno, poi nell'ufficio del procuratore generale). Ma il continuo eroico dono di sé logorò la sua forte costituzione; già nell'estate del 1864 era caduto seriamente malato; poi, qualche tempo dopo che l'ultimo ospedale impiantato per la guerra era stato chiuso, nel gennaio del 1873 fu colpito da paralisi, che, seguita poco dopo dal dolore per la morte della madre, quasi lo ridusse in fin di vita. Nel 1871 aveva pubblicato la più importante delle sue opere in prosa, Democratic Vistas, dove, pur sostenendo il punto di vista democratico egualitario nella politica e nella vita, sottolineava la necessità di filosofi, oratori e bardi cui la nazione potesse guardare in tempi di pericolo, concezione assai vicina a quella degli eroi del Carlyle: il progresso dipendeva per lui dal gioco dei due fattori che egli chiamava i due sessi della Democrazia: Solidaried e Personalità. Nello stesso anno era apparsa la quinta edizione dei Leaves, e il volumetto Passage to India, dove la scoperta geografica era eretta a simbolo del viaggio dell'anima che scopre che tutti i mari e le terre sono parti d'un tutto, e che questo è divino. Ma queste pubblicazioni erano insufficienti a mantenere il W., ritiratosi presso il fratello George a Camden, nell'infermità e nella solitudine, consolata dalla visita di qualche amico: tra questi vanno ricordati il giovane tramviere irlandese Pete Doyle con cui il W. aveva stretto intimi rapporti nell'inverno 1864-5, e Anne Gilchrist, vedova dell'autore d'una vita di Blake, donna non avvenente ma di fervido cuore e di progredite vedute. Aiuti finanziarî di ammiratori inglesi (sollecitati da W. M. Rossetti) permisero un soggiorno in campagna al W., che poté in parte ristabilirsi; le poesie di questi anni, Prayer of Columbus, Song of the Redwood Tree, Song of the Universal, sono tutte pervase dal pensiero, tuttavia sereno, della morte. Nel 1876, al tempo stesso della Centennial Edition dei Leaves, apparve una nuova miscellanea di prose e versi, Two Rivulets; l'edizione definitiva dei Leaves fu pubblicata nel 1882. Rimessosi in salute, il W., che per il candore della capigliatura e la gamba paralizzata sembrava piuttosto un gagliardo ottantenne che un uomo di sessant'anni, poté intraprendere un viaggio a St Louis (1879-80) a visitare il fratello Jefferson W., e un altro nel Canada (giugno 1880). L'aver la Society for the Suppression of Vice denunziato i Leaves, ne aumentò la vendita, e il W. poté nel marzo 1884 metter su casa per conto suo a Camden; nel 1888 ebbe un altro colpo apoplettico, da cui riuscì a risollevarsi, curando poi la pubblicazione di altri due volumi, November Boughs (1888), e Good-bye, my Fancy (1891), poi incorporati nei Leaves. L'ammirazione di amici (tra cui si segnalano J. A. Symonds, "il primo dei suoi amici inglesi" - com'egli lo chiamava - ed E. Carpenter, entrambi contrassegnati dalle stesse tendenze sessuali del W.) circondò il vegliardo che lentamente si spense, dopo aver personalmente sorvegliato la costruzione della propria tomba, ispirata a un disegno di W. Blake, d'una possente semplicità.

Quando il W. cominciò la sua carriera letteraria, la poesia americana ripeteva meccanicamente e fiaccamente certi schemi metrici di cui il romanticismo europeo aveva già esaurito tutte le possibilità: in codesti si provò il W. nelle sue prime composizioni, ma presto li scartò come "feudali" e, con ardimento che solo il Nuovo Mondo e un'anima nuova e incolta poteva concepire, la ruppe con ogni tradizione (sia pure modellandosi a un dipresso sui versetti biblici), e deliberò che da lui datava la moderna poesia. Possedendo a un grado esasperato la fiducia in sé caratteristica dei suoi connazionali, bandì un nuovo vangelo democratico, letteralmente denudò la propria anima e la poesia, sostenendo che il nudo pensiero non aveva bisogno d'orpelli. L'esibizionistica sincerità del W., soprattutto in Children of Adam e Calamus, può stupire, ma non conquidere; al poeta manca l'arte di conferire alle allusioni più intime quella naturalezza che sola potrebbe farne esulare ogni oscenità; d'altronde il suo misticismo democratico è spesso retorica giornalistica di bassa lega, quando addirittura non assume un linguaggio misteriosofico grottesco (come in Square Deific, ove una delle ipostasi è chiamata "Santa Spirita"), sforzandosi di conferire dignità metafisica a goffe espressioni ("En masse"). Queste ingenuità e trivialità sono forse il prezzo inevitabile della genuina novità del W., che su ben più larga scala del Wordsworth estende il crisma della poesia alle cose più umili, e ai prati smaltati di fiori della tradizione poetica sostituisce le sue nude e vergini foglie d'erba: Leaves of Grass, titolo felicissimo, che dà in nuce lo spirito whitmaniano. Le liste anfananti e superficiali di cose, le volgarità di un genio non selettivo, diventano difetti veniali accanto alla prodigiosa e primigenia freschezza, alla gioia sovrabbondante della parte migliore del volume del W., scopritore di nuovi mondi poetici: il suo principio, di far arte dicendo le cose con le più nude e semplici parole, era molto più radicale del principio wordsworthiano, enunciato in termini simili; il W. fu realmente in poesia autore di quella rivoluzione romantica che il Wordsworth aveva timidamente annunciato nella prefazione delle Lyrical Ballads. Con lui un nuovo spirito penetra nella letteratura del Nuovo Mondo e del Vecchio; il verso libero (v.) fa scuola in Francia, e penetra anche in Italia, in forme che guadagnano in destrezza verbale e musicale ciò che perdono d'immediatezza (Laus Vitae di D'Annunzio non sarebbe stata possibile senza il Song of Myself del W.). Ma oltre alle poesie di gioia panica, esuberanti, spesso verbose e monotone, il W. scrisse, dopo l'esperienza della guerra, versi meditativi di struggente solennità, in Drumtaps, in Memories of President Lincoln, in cui domina il pensiero della morte. Nella più bella di queste poesie, Come lovely and soothing death, il poeta americano si esprime con accenti assai vicini a quelli dell'autore del Cantico delle creature. Tra le poesie che celebrano l'allegro ardimento del Nuovo Mondo, ricordiamo soprattutto Pioneers, O pionieers.

Bibl.: Complete Writings, voll. 10, con bibliogr. di O. L. Triggs, New York 1902; Uncollected Poetry and Prose, a cura di E. Holloway, New York 1932, voll. 2. Tra le scelte ricordiamo quella dei Leaves of Grass, a cura di E. de Selincourt, Oxford Univ. Press ("The World's Classics") 1920, e Representative Selections, con bibliogr. e note, a cura di S. Floyd, New York 1934. L'epistolario con Pete Doyle fu pubblicato da R. M. Bucke, col titolo Calamus, nel 1897; quello con A. Gilchrist a cura di T. B. Harner, New York 1918. Variorum Edition dei Leaves, Filadelfia 1928. Versioni italiane: Canti scelti, versione e prefaz. di L. Gamberale, Milano 1887 ("Bibl. univers.", ristampa 1932); Foglie d'erba, con le due aggiunte e gli "Echi della vecchiaia" dell'ediz. del 1900, versione di L. Gamberale, Palermo 1907; ristampa, ivi 1923 ("Bibl. dei popoli").

Biogr. e crit.: Tra i moltissimi volumi sull'argomento, spesso superficialmente divulgativi, citiamo: H. B. Binns, A life of W. W., New York 1905; B. Perry, W. W., his Life and Work, Boston 1906; W. C. Rivers, W. W.'s Anomaly, Londra 1913 (importante per lo studio dell'anomalia sessuale del W.); H. S. Morris, W. W., a brief Biography with Reminiscences, Cambridge Mass. 1929 (un precedente lavoro del Morris figura trad. in ital. come: W. W. poeta della democrazia, con prefaz. di C. Formichi, Firenze 1920 ["Americani illustri"]); B. de Selincourt, W. W., a Critical Study, Londra 1914; J. Bailey, W. W., New York 1926 ("English Men of Letters"); E. Holloway, W., An Interpretation in Narrative, New York 1926; J. Catel, W. W., la naissance du poète, Parigi 1929 (tra gli altri studî del Catel in prop., notevole Rythme et langage dans l'édition des "Leaves of Grass" 1855, Montepellier 1930 [tesi]); L. Balzagette, W. W., l'homme et l'œuvre, Parigi 1920, e Le Poème Évangile de W. W., ivi 1922; W. S. Kennedy, The Fight of a Book for the World, A Companion Volume to Leaves of Grass, West Yarmouth 1926 (con bibliogr.). Tra gli studî speciali: Louise Pound, W. W. and Italian Music, in American Mercury, VI (1925); G. W. Allen, Biblical Analogies for W. W.'s Prosody, in Revue anglo-américaine, 1933; H. Blodgett, W. W. in England, "Cornell Studies on English", XXIV, New York 1934. Curiosa per la personalità dell'autore la stroncatura di D. H. Lawrence, in Studies in Classic American Literature, Londra 1924 (ediz. economica 1933). Studî italiani: C. Pavese, Interpretazione di W. W., in La Cultura 1933; L. Rho Servi, Intorno a W. W., Torino 1933.