Vudu

Dizionario di Storia (2011)

vudu


(anche vodun, vudun, vodon, vodoun, voudou, voodoo) Termine impiegato per indicare la tradizione religiosa autoctona specifica delle regioni dell’Africa occidentale affacciate sul Golfo di Guinea, in particolare l’area compresa fra Costa d’Avorio e Nigeria meridionali, travasatasi in parte nelle Americhe in seguito alla . Il v. non è un sistema religioso coerente, bensì un insieme variegato di credenze e pratiche le quali tuttavia condividono una serie di concezioni ed elementi di fondo. Il termine v., che ha corrispondenze diverse nell’area (obosom fra i gruppi akan di Ghana e Costa d’Avorio; orisha fra gli yoruba ecc.), è impiegato dai gruppi di lingua fon ed ewe (Benin, Togo, Ghana) per designare generalmente le entità spirituali al centro delle pratiche cultuali. I v. sono collocati al grado intermedio della gerarchia sovrannaturale – fra gli dei, gli spiriti inferiori e gli uomini – e assolvono a un ruolo mediatorio per eccellenza, dando luogo a una serie di epifanie mondane attraverso l’invasione di elementi o luoghi naturali (pietre, alberi, corsi d’acqua) o artificiali. Questi ultimi sono spesso composizioni variegate di materiali inorganici od organici di vario tipo, raffigurazioni, recipienti, pozioni – detti feticci dagli europei (➔ ) – realizzate dai ministranti del culto i quali, scelti dall’entità spirituale stessa ovvero per incarico istituzionale o per propria iniziativa, gestiscono, contengono e intermediano la potenza emanata dallo spirito indirizzandola a finalità di tipo diverso: taumaturgiche, oracolari, o anche stregonesche. Il v. ha dato luogo storicamente a elaborate istituzioni religiose incentrate su santuari e collegi sacerdotali, maschili e femminili, ovvero su una presenza diffusa nella società di gerarchie più o meno formalizzate di praticanti del culto. La contiguità fra l’espressione religiosa e quella politica è stata più o meno generale in epoca precoloniale, tuttavia il v. ha sempre esibito aspetti di sostanziale fluidità e dinamiche trasformative e recettive talmente rapide da resistere ai tentativi di controllo e regolamentazione messi in atto a più riprese ad esempio nei grandi regni del Dahomey, dell’Asante, nelle città-Stato yoruba. La grande emigrazione coatta causata dalla tratta negriera ha determinato la diffusione delle credenze e delle pratiche del v. (insieme a quelle delle regioni congolesi e angolane) specialmente in America centrale e meridionale, con processi variegati di sincretismo e interazione con altre tradizioni religiose (➔ ). Fenomeni analoghi si sono verificati anche in Africa occidentale, attraverso l’assunzione di elementi cosmogonici, dottrinali e rituali cristiani e musulmani da parte del v. e, di contro, una sensibile influenza del v. sulla religiosità cristiana e musulmana. Oggetto di concorrenza serrata da parte delle religioni universali, perso il ruolo predominante come contesto di espressione del sentimento religioso delle società dell’area goduto fino agli inizi del Novecento, messo ai margini della dimensione politica e culturale egemonica dello Stato coloniale e di quello postcoloniale, il v. conserva tuttavia un notevole seguito specialmente in Benin (dove è riconosciuto come religione nazionale) e Togo, mentre nettamente minoritarie – anche se non trascurabili – sono la sua presenza e la sua influenza in Ghana, Nigeria e Costa d’Avorio.

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