Vocare

Enciclopedia Dantesca (1970)

vocare

Alessandro Niccoli

Nel primo sonetto della tenzone del Duol d'amore, Dante da Maiano dichiara di rivolgersi all'Alighieri per ottenerne la risposta su un quesito cortese proposto, perché ha grande stima di lui: " l'adduco a voi, cui paragone voco / di ciascun c'have in canoscenza loco " (Rime XLI 6-7), perché vi " chiamo " pietra di paragone per ogni altro saggio.

Nella risposta D. si schermisce dal complimento con un'espressione di difficile interpretazione: Sacciate ben... / che di saver ver voi ho men d'un moco, / né per via saggia come voi non voco (XLII 7). Che voco valga " chiamo ", " invito " come nel sonetto di proposta è difficile, perché le altre due parole in rima del Maianese (" tanto " e " canto ", XLI 4 e 5) ripetute in XLII 4 e 8 sono usate dall'Alighieri equivocamente, in altro senso. Non convince neppure l'ipotesi, riportata dal Contini per respingerla, che si tratti di una forma dialettale per " vado ", dovuta a un incrocio fra ‛ vago ' o ‛ vaco ' e ‛ vo ' (cfr. Rohlfs, Grammatica §§ 535, 536 e 544). Al Crescini e al Santangelo parve un crudo provenzalismo per vauc, " vado ", ma questo è anche meno convincente. Sarà forse " io vogo ", come proponeva il Pellegrini, con uno scambio fra le due gutturali, attestato per altri vocaboli anche nella Commedia (cfr. Petrocchi, Introduzione 443) e, per ‛ vogare ', in Novellino XXXI " il villano cominciò a passare con una berbice e cominciò a vogare: lo fiume era largo. Voca, e passa "; Intelligenza CXLVIII 1 " Gittârsi in mare e vocar vistamente ", ecc. (cfr. Barbi-Maggini, ad l.).

In Rime LXXIII 2 Nella Donati è indicata con la perifrasi la mal fatata / moglie di Bicci vocato Forese. La determinazione del significato del vocabolo (" chiamato ") non presenta alcuna difficoltà; è sembrato invece problematico il giro della frase, visto che il nome proprio del Donati era Forese e Bicci il suo soprannome. Per superare questa difficoltà, il Del Lungo interpretò " Forese vocato Bicci, di soprannome Bicci ", con trasposizione scherzosa di nome e soprannome. A sua volta A. Zenatti (Intorno a D., Palermo 1916, 104 n. 1) suppose che ‛ Bicci ' non fosse già il nome usuale di Forese, ma quello di un altro fiorentino noto per i suoi vizi, attribuito da D. al Donati come nome a lui conveniente. Tutte queste ipotesi sono cadute da quando il Barbi (Problemi II 90 n. 2) ha dimostrato che ‛ vocato ' in italiano e ‛ vocatus ' in documenti latini sono spesso usati per esprimere il nome vero o il nome intero dopo il soprannome o il diminutivo. È perciò da ritenere che il verso vada interpretato " Bicci, il cui vero nome è Forese ". V. BICCI.

Bibl. - F. Pellegrini, La tenzone del " Duol d'amore ", in " Bull. " XXIV (1917) 10 ss.; V. Crescini, I sonetti del Duol d'amore, ibid. XXV (1918) 78 ss.; S. Santangelo, D. Alighieri e Dante da Maiano, ibid. XXVII (1920) 61-75.