Vita extraterrèstre

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vita extraterrèstre Ogni possibile forma di vita sviluppatasi fuori dalla Terra. La ricerca di v. e. è fatta tramite l'analisi dei materiali raccolti nelle missioni spaziali (→ esobiologia), l'identificazione di molecole organiche complesse nella materia celeste e segnali di comunicazione provenienti dallo spazio. Dal 1984 il progetto SETI (Search for extra terrestrial intelligence) ricerca segnali radio intelligenti.

Approfondimento di Piero Bianucci

L'idea che la vita non esista solo sulla Terra ma sia diffusa nell'intero Universo è antica. La troviamo già nei filosofi greci Anassagora ed Epicuro: quest'ultimo in una lettera a Erodoto scriveva: "I mondi poi sono infiniti, sia quelli uguali al nostro sia quelli diversi; poiché gli atomi sono infiniti […], nulla impedisce che siano infiniti i mondi". Solo di recente però è diventato possibile tradurre in scienza queste intuizioni. Fu il biologo americano J. Lederberg a coniare negli anni Sessanta del 20° sec. il termine 'esobiologia' per indicare gli studi su eventuali forme di vita extraterrestre, poi sostituito da bioastronomia. La nascita ufficiale di questa nuova scienza si può far coincidere con l'istituzione, nel 1982, di un'apposita commissione da parte dell'Unione astronomica internazionale. Le ricerche sulla vita extraterrestre coinvolgono varie discipline scientifiche e possono avere un approccio diretto, con l'esplorazione del Sistema Solare e il tentativo di raccogliere segnali di vita provenienti da altri mondi, o indiretto, con l'individuazione di pianeti extrasolari sui quali le condizioni ambientali siano simili a quelle terrestri. Finora gli scienziati non sono riusciti a raccogliere nessuna prova certa di vita aliena, ma dalla metà del 20° sec. le conoscenze su questo problema sono cresciute rapidamente. Importanti sono stati i contributi derivati da esperimenti, dalle missioni Apollo, dai robot scesi su Marte e su altri corpi del Sistema Solare e dall'osservazione di stelle e nebulose con telescopi e radiotelescopi.

L'esperimento di Miller

Forse il maggior ostacolo che i bioastronomi si trovano ad affrontare è la nostra ignoranza su come la vita abbia avuto origine. La convinzione più comune è che date condizioni adatte e un tempo sufficientemente lungo, alcune molecole casualmente abbiano assunto configurazioni tali da permettere loro di riprodursi assumendo energia dall'esterno. Nel 1953 il biochimico S.L. Miller (1930-2007), sotto la guida del premio Nobel H.C. Urey, provò a simulare l'ambiente della Terra di 3,5 miliardi di anni fa (l'epoca a cui risalgono i più antichi fossili di organismi primitivi) mettendo in un reattore metano, ammoniaca, idrogeno e vapore acqueo; facendo scoccare scintille elettriche nel contenitore, Miller ottenne vari amminoacidi, i costituenti delle proteine. L'esperimento è stato perfezionato da numerosi ricercatori, ma senza sostanziali progressi nella comprensione dei passaggi che dagli amminoacidi dovrebbero portare alla materia vivente. Anche l'ipotesi che la vita sia arrivata sulla Terra dallo spazio tramite meteoriti o comete, ripresa da F. Hoyle e dal premio Nobel F.H.C. Crick, non fa che spostare il problema dall'ambiente terrestre agli spazi siderali.

Ricerche nel Sistema Solare

È ormai certo che non esistano altre forme di vita evolute nel Sistema Solare. Mercurio è privo di atmosfera, Venere ha una temperatura vicina ai 500 °C, Giove, Saturno, Urano e Nettuno sono pianeti gassosi senza una superficie abitabile, Plutone ha una temperatura troppo bassa. Qualche speranza rimaneva per Titano, il maggiore dei satelliti di Saturno, dotato di un'atmosfera prevalentemente di azoto, ma la sonda europea Huygens, scesa su di esso il 14 genn. 2005, non ha fornito indizi in tal senso. L'attenzione si concentra ora su Europa, satellite di Giove che potrebbe avere un oceano liquido sotto la crosta di ghiaccio che lo ricopre, e su Marte. Le due sonde Viking, scese su Marte nel 1976, hanno tentato tre esperimenti alla ricerca di tracce di vita presente o fossile, con esiti controversi. Il robot Sojourner (1997) e i robot Spirit e Opportunity (2004-06) hanno individuato su Marte segni certi dell'antica esistenza di acqua, ma niente di più. Molto scalpore fece un articolo su Science (1996) di D.S. McKay (che dirige l'équipe della NASA incaricata di analizzare le meteoriti ritenute di origine marziana) e E.K. Gibson jr. del Johnson space center della NASA in cui si annunciava la scoperta di microrganismi fossili nella meteorite ALH 84001, trovata in Antartide e ritenuta di origine marziana. Anche in questo caso però mancano prove davvero convincenti. I prossimi anni saranno interessanti per la bioastronomia del Sistema Solare. Ogni 26 mesi fino al 2018 partiranno sonde americane ed europee verso Marte e le prossime missioni riporteranno campioni estratti dal suolo marziano, dove si ritiene esista ghiaccio d'acqua. C'è attesa anche per il materiale già raccolto dalla sonda americana Stardust presso la cometa Wild 2, per quello proveniente dall'asteroide Itokawa, che forse una sonda giapponese riporterà nel 2010, e per l'analisi chimica della cometa Churymov Gerasimenko, prevista dalla missione europea Rosetta per il 2014.

Al di fuori del Sistema Solare

Un nuovo capitolo della bioastronomia si è aperto nel 1995 con l'individuazione del primo pianeta extra-solare, risultato ottenuto con una tecnica ideata dagli astronomi M. Mayor (n. 1942) e D. Queloz (n. 1966) dell'Osservatorio di Ginevra. Oggi i pianeti extra-solari noti sono più di 200, ma gli strumenti non consentono ancora di individuare con certezza pianeti piccoli come la Terra e con un ambiente adatto alla vita. L'annuncio della scoperta di un oggetto abbastanza simile al nostro pianeta è giunto nei primi mesi del 2007 grazie a osservazioni fatte con il satellite Corot e con strumenti al suolo ma attende verifiche.

Segnali intelligenti

Affascinante, ma ardua, è la ricerca di segnali radio intelligenti provenienti dallo spazio. Il primo tentativo (1960) si deve all'americano F. Drake (n. 1930). Sono seguiti vari progetti simili, indicati con la sigla SETI (Search for extra terrestrial intelligence). A tutt'oggi l'esito di tali ricerche è stato negativo, tanto che hanno perso i finanziamenti pubblici e oggi procedono con fondi privati.

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