Belinskij, Vissarion Grigor´evič

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Critico (Sveaborg 1811 - Pietroburgo 1848). Il primo e fra i maggiori rappresentanti del pensiero democratico russo dell'Ottocento. Nutrito di filosofia tedesca e di aspirazioni socialiste nelle forme utopistiche prevalenti nella prima metà del sec. 19º, sentì viva l'esigenza di liberare l'estetica dalle formulazioni idealistiche dell'hegelismo e si mosse verso formulazioni materialistiche. Ma la sua importanza, più ancora che nelle sue proposizioni teoriche, sta nella intuitiva sicurezza del suo giudizio e nella appassionata difesa della bellezza e della verità. Queste qualità fecero di lui il migliore interprete e la guida più autorevole della letteratura a lui contemporanea e, poiché questa era il fulcro della vita intellettuale, anche il più grande educatore dell'intelligencija. I suoi saggi su Puškin, Gogol´, Lermontov, Sollogub, Grigorovič, ecc., non hanno ancora perduto il loro valore; Dostoevskij deve a lui la sua prima affermazione. Tra i suoi scritti vanno ancora ricordati, oltre ai saggi soprannominati, l'articolo sull'Amleto di Shakespeare (1838) e la famosa lettera aperta a Gogol´, dopo che questi ebbe pubblicato i Brani scelti della corrispondenza con gli amici.

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