HAV, virus

Dizionario di Medicina (2010)

HAV, virus

Maria Cristina Morelli

Enterovirus a RNA che causa epatite acuta auto-limitante.

Epidemiologia

Il virus è diffuso in tutto il mondo ed è causa di circa 1,5 milioni di casi di epatite acuta ogni anno. La trasmissione avviene bevendo acqua o mangiando cibo contaminato con materia fecale contenente il virus; meno frequente, ma possibile, la trasmissione per contatto diretto con un soggetto infetto. L’Italia è considerata un’area a bassa/intermedia endemicità, con una incidenza di epatite A sintomatica di 2÷3 casi per 100.000 abitanti all’anno. I molluschi contaminati sono la più frequente sorgente di infezione, rendendo conto di circa il 40% di tutti i casi di epatite A, mentre i viaggi in aree ad alta endemia sono responsabili di circa il 17% dei casi. In Italia, con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, la circolazione del virus è progressivamente diminuita; oggi buona parte dei soggetti di età inferiore ai 40 anni è sprovvista di immunità anti-HAV, ossia non ha mai avuto un contatto con il virus, mentre in passato molti bambini e giovani presentavano segni di pregressa infezione.

Clinica

Il periodo di incubazione del virus A è di 25÷30 giorni. Nella maggioranza dei casi la malattia decorre in forma subclinica, e la quasi totalità dei soggetti che possiede l’anticorpo IgG (marker sierologico di immunità a seguito di pregressa infezione) non ricorda di aver sofferto di epatite. Altri pazienti invece in fase acuta sviluppano sintomi quali astenia, malessere, vomito, urine ipercromiche e feci ipocoliche; raramente, nell’1÷4% dei casi, la malattia può avere un decorso particolarmente severo con insufficienza epatica (forme fulminanti). L’infezione va incontro a guarigione entro 6 mesi (l’infezione da HAV non cronicizza mai). Il soggetto infetto elimina il virus con le feci (ed è quindi infettante) sin dai 7÷10 giorni precedenti l’inizio dei sintomi, e continua fino a quando non iniziano a ridursi le transaminasi. Dal punto di vista sierologico, nelle fasi precoci di infezione si osserva la comparsa di anticorpi di classe IgM anti-HAV, indice della risposta immunitaria dell’organismo; essi scompaiono poi nel giro di poche settimane, sostituiti da anticorpi di classe IgG anti-HAV che persistono tutta la vita e conferiscono immunità alla malattia. La presenza di anti-HAV IgM indica invece un’infezione ancora in atto.

Profilassi

La profilassi si effettua attraverso l’applicazione delle comuni norme igienico-sanitarie, tuttavia la vaccinazione (riservata ai soggetti IgG anti-HAV negativi, suscettibili di infezione) rappresenta la misura di prevenzione maggiormente efficace. È disponibile un vaccino costituito da virus inattivato; esso determina protezione già dopo 14÷21 giorni dalla somministrazione di una singola dose, mentre una dose di richiamo somministrata dopo 6÷12 mesi conferisce una protezione per oltre 10 anni.

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