ORSINI, Virginio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ORSINI, Virginio

Silvano Giordano

ORSINI, Virginio. – Ottavo figlio di Virginio, duca di Bracciano e di Flavia di Fabio Damasceni Peretti, nipote di Sisto V, nacque a Firenze nel 1600.

Fu educato con i suoi fratelli alla corte medicea, insieme ai figli del granduca Ferdinando I. Il 19 marzo 1603 fu ascritto tra i cavalieri di Malta, con l’obbligo di emettere la professione al compimento del sedicesimo anno di età. Il 10 novembre dello stesso anno Clemente VIII gli concesse la dispensa dall’insufficienza di età, cui aggiunse la sanazione di ogni eventuale difetto con breve del 23 giugno 1604.

Emise la professione solo nel 1623, come appare dal riconoscimento effettuato con bolla di Gregorio XV del 7 agosto di quell’anno. Contestualmente, gli fu affidata la commenda di S. Giovanni di Pré, a Genova, della quale il 21 aprile 1627 sarebbe entrato in possesso il suo omonimo nipote Virginio Orsini, poi cardinale.

Dopo la morte del padre, iniziò la carriera militare, insieme al fratello Cosimo. Nella primavera del 1619 partì alla volta della Germania per combattere nell’esercito imperiale, portando con sé due brevi di Paolo V, datati 4 aprile 1619, diretti a Ferdinando re di Ungheria e di Boemia e al duca Massimiliano di Baviera, e una lettera del fratello Paolo Giordano, che intendeva rinnovare le relazioni intercorse tra il padre Virginio, che aveva combattuto in Ungheria contro i turchi, e la casa d’Austria.

L’istruzione data a Orsini è un compendioso codice di comportamento che riguarda non tanto l’arte bellica, quanto piuttosto la capacità di osservazione dell’ambiente (geografia, politica, economia, ordinamenti sociali, installazioni militari) e i rapporti con le persone (rispetto per i comandanti, contegno adeguato, dissimulazione).

Qualche mese dopo, grazie ai buoni rapporti che intercorrevano tra la sua famiglia e la Serenissima, passò al servizio di Venezia. Risale al 17 agosto 1619 l’assolutoria concessagli da Paolo V per il fatto che, contro le costituzioni dell’Ordine gerosolimitano cui apparteneva, si era messo a servizio di un principe straniero. Il 3 febbraio 1620 il doge Antonio Priuli gli conferì la carica di sovrintendente della fanteria, con facoltà di scegliere un colonnello che lo rappresentasse; il 22 settembre gli affidò 1500 fanti, da impiegare nella guerra in Germania. Nel settembre 1624 il cardinale Francesco Barberini, sovrintendente generale dello Stato della Chiesa, emanò un bando che proibiva ai sudditi pontifici di servire principi stranieri, per cui Orsini in ottobre lasciò i territori del dominio veneto; tuttavia a metà novembre suo fratello Ferdinando ottenne licenza affinché potesse continuare il suo servizio.

È da collocare in questo periodo la decisione di abbandonare la carriera delle armi per abbracciare lo stato religioso. Il suo biografo, Alessio Maria della Passione, indica come movente uno screzio con Venezia; tuttavia il travaglio dovette essere più complesso: da una parte l’inizio della decadenza economica della famiglia, dall’altra una serie di vicende personali, quali il decesso del fratello Cosimo, avvenuto a Vienna per malattia nel 1619, come pure le morti a distanza ravvicinata del fratello cardinale Alessandro (22 agosto 1626) e del suo familiare Ottavio Maffei, cavaliere di Malta. Contemporaneamente il fratello Francesco entrò nella Compagnia di Gesù (1627).

Tra i diversi ordini religiosi presi in considerazione, dopo essersi consigliato con il gesuita Niccolò Zucchi, Orsini scelse i carmelitani scalzi di S. Maria della Scala in Roma, con i quali il cardinale Alessandro Orsini era stato in contatto e che, grazie alla presenza di religiosi quali Domenico di Gesù Maria, resosi celebre per la sua partecipazione alla battaglia della Montagna Bianca presso Praga (8 novembre 1620), e Alessandro di s. Francesco Ubaldini, nipote di Leone XI, costituivano un punto di riferimento nell’Urbe. La decisione colse di sorpresa il doge Giovanni Corner, informato dall’ambasciatore Pietro Contarini: attendeva infatti il ritorno di Orsini a Venezia per affidargli importanti incarichi militari.

La sera del 22 febbraio 1627 ricevette l’abito carmelitano da Domenico di Gesù Maria e assunse il nome di Giovanni Battista di Gesù Maria. Trascorso l’anno di noviziato sotto la guida di Alessandro di s. Francesco, nel pomeriggio del 25 febbraio 1628 emise i voti religiosi alla presenza del fratello Paolo Giordano duca di Bracciano e dei cardinali Roberto Ubaldini, Lorenzo Magalotti e Antonio Barberini jr. Il giorno precedente, davanti al notaio Domenico Petruccioli aveva fatto rinuncia dei suoi beni in favore di Paolo Giordano, obbligandolo però a versare al provinciale di Roma dei carmelitani scalzi 300 scudi annui destinati alla costruzione di un nuovo eremo in onore della Madonna nel territorio di Bracciano o in altro luogo soggetto alla provincia romana dell’Ordine, fino al completamento della fabbrica. In alternativa, il duca avrebbe potuto versare 6000 scudi in unica soluzione. Immediatamente dopo, fu inviato a studiare filosofia nel convento di S. Silvestro in Tuscolano e quindi in quello di Caprarola, infine completò gli studi teologici a Roma, nel convento di S. Maria della Vittoria, al termine dei quali fu ordinato sacerdote.

Per ordine di Urbano VIII si recò in Francia ad assistere sua sorella Maria Felice, rimasta vedova in seguito alla decapitazione del marito Henri II de Montmorency, avvenuta a Tolosa il 30 ottobre 1632. Nella primavera del 1633, eletto priore del convento di Viterbo dal capitolo provinciale celebrato a Caprarola, tornò in Italia. Nel 1637 e 1640 fu eletto per due trienni consecutivi definitore provinciale della provincia romana e nel 1643 divenne priore del convento di Perugia.

Nel corso degli anni sua costante preoccupazione fu promuovere la costruzione di un eremo, per il quale ottenne un finanziamento di 5000 scudi anche da Maria Felice.

Nel maggio 1646, di ritorno da Orvieto, dove aveva ispezionato un terreno, rimase vittima di una grave caduta nei pressi della Storta. Trasportato a Roma, morì nel convento di S. Maria della Scala l’8 maggio 1646. Fu sepolto nella cripta della chiesa.

Lasciò manoscritti un Trattato sull’orazione e un Trattato sulla vita solitaria. L’eremo da lui preparato venne costruito nei pressi di Bracciano, su un terreno donato nel 1615 da Paolo Giordano Orsini ai servi di Maria di Bernardino Ricciolino, i quali vi rinunciarono nel 1623. Il duca di Bracciano ne fece dono ai carmelitani scalzi il 16 maggio 1648; essi ne presero possesso il 3 giugno e vi intrapresero la costruzione del convento, che prese il nome di Monte Virginio.

Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Bolo-gnetti, 61, cc. 66r-86r (Instruttione all’Illus.mo fra Virginio Orsino Cavalier di Malta quando andò in Germania venturiero nell’esercito, copia s. d.); Arch. dell’eremo di Montevirginio, cart. 5 (Libro delle cose più notabili di questo nostro Santo Deserto di Monte Virginio della Provincia Romana, pp. 2-11 e copie di atti notarili relative alle donazioni e rinunce dei servi di Maria e dei carmelitani scalzi); 10 (Vita del v. p. f. Gio. Battista di Gesù Maria carmelitano scalzo scritta dal p. Alessio Maria della Passione del medesimo Ordine, Roma 1663, copia); Roma, Arch. storico Capitolino, Arch. Orsini, II.A.28,058; II.A.28,060; II.A.29,041; II.A.29,042; II.A.29,044/A; II.A.29,044/B; II.A.29,049; II.A.29,051; II.A.29,052; II.A.29,068; II.A.30,008; Bibl. apostolica Vati-cana, Urb. latino, 1094, cc. 523v-524r, 593v, 652r; P. Litta, Famiglie celebri di Italia, Milano 1848, Orsini di Roma, tav. XXIX; Cenni storici sui conventi dei PP. carmelitani scalzi della provincia Romana, Roma 1929, pp. 261-265; Marcellino di santa Teresa, Series illustrata professionum emissarum a carmelitis discalceatis in coenobio S. Mariae de Scala, Urbis ab initio Congregationis Italicae S. Eliae usque ad annum 1873, Roma 1934, pp. 258-261; V. Celletti, Gli Orsini di Bracciano. Glorie, tragedie e fastosità della casa patrizia più interessante della Roma dei secoli XV, XVI e XVII, Roma 1963, pp. 135-138; P. Recchia, L’eremo di Montevirginio. Due secoli di esperienza di Dio, Montevirginio 1976, pp. 5-7, 19-22; O. Di Ruzza, Quattro secoli di cultura. Profili bio-bibliografici degli scrittori e artisti della Provincia Romana dei carmelitani scalzi (1597-1997), Roma 1996, pp. 125-127; S. Sturm, L’Eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto. L’architettura dei carmelitani scalzi in età barocca, Roma 2002, ad ind., s.v.Giovan Battista di Gesù; Ch. Weber, Genealogien zur Papstgeschichte, VI, Stuttgart 2002, p. 706; G. Brunelli, Soldati del papa. Politica militare e nobiltà nello Stato della Chiesa (1560-1644), Roma 2003, pp. 200, 228 s.

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