DI GIOVANNI, Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DI GIOVANNI, Vincenzo

Luca Lo Bianco

Nato a Salaparuta (Trapani) il 19 ott. 1832 da Calogero e da Caterina Bruscia, in seno a una famiglia agiata, fu educato nei primi anni dallo zio paterno, il canonico Donato Di Giovanni, che lo avviò alla vita ecclesiastica, facendolo entrare nel 1847 nel seminario di Morireale. Qui il D. subi l'influenza degli avvenimenti e del clima culturale del 1848: lesse avidamente le poesie del Berchet, del Giusti e del Prati, componendo egli stesso - tra il 1847 e il 1851 - delle rime ispirate a ideali patriottici e cominciò a distinguersi fin d'allora nelle discipline umanistiche storico-filosofiche.

Nel 1853 si trasferì a Palermo per proseguire gli studi filosofici e teologici presso quella università, ove frequentò le lezioni di B. D'Acquisto, titolare della cattedra di filosofia morale e diritto naturale. Da allievo ne divenne prima amico e in seguito erede di studi, proseguendo nella diffusione delle teorie filosofiche legate alla figura di Vincenzo Miceli.

Prima ancora della laurea ottenne l'incarico di insegnamento di letteratura italiana nell'istituto "Vittorino" e nel 1854 pubblicò a Palermo il suo primo saggio, Sullo stato attuale e sui bisogni degli studi filosofici in Sicilia, ove sono già presenti i due motivi che caratterizzeranno l'attività di studio del D.: l'adesione alle idee del Gioberti e lo spiccato regionalismo.

Ordinato sacerdote il 20 settembre 1856 a Mazara del Vallo, dopo una breve permanenza in questa città rientrò a Palermo per riprendere l'insegnamento presso l'istituto "Vittorino", continuando un'intensa attività pubblicistica: di questi anni ricordiamo il saggio Vita e opere di Vincenzo Miceli (Palermo 1858). Nel 1858 fondò il periodico L'Idea, pubblicato sotto la sua direzione tra il 1858 e il 1859, in cui sostenne la possibilità di conciliare i principi del cattolicesimo con una vasta riforma politica su base nazionale.

Nel 1859 ottenne la cattedra di filosofia nel seminario arcivescovile e, dopo la caduta del regime borbonico in Sicilia, anche quella di filosofia e diritto naturale presso il liceo nazionale di Palermo, poi intitolato a Vittorio Emanuele II. Nel settembre 1860 fondò, insieme con M. Galeotti e G. Ugdulena, la rivista Religione e morale, che uscì fino al 30 ag. 1861 e fu l'espressione più significativa della componente illuminata e liberaleggiante del clero siciliano.

Dal 1863 al 1873 tenne corsi liberi di logica e di metafisica presso la regia università di Palermo, dove entrò stabilmente nel 1873 come incaricato di antropologia e pedagogia. Si applicò in modo particolare in quegli anni allo studio del pensiero filosofico francese e tedesco, opponendosi con scritti apologetici alla diffusione in Italia delle dottrine materialistiche e positivistiche.

Fu un periodo di intensa produzione saggistica. Nei Principî di filosofia prima (Palermo 1863) affrontò i principali problemi filosofici, come quello del metodo o del principio logico, con l'intento, esplicitato nell'introduzione, di "serbare incontaminata l'indole nazionale della nostra speculazione". La sua ricerca, in questa come nelle altre opere, tese principalmente alla riscoperta e sistematizzazione della "sapienza nazionale", siciliana soprattutto, rintracciabile nell'opera di quelli che considerava i suoi maestri, Gioberti, D'Acquisto, ma soprattutto il Miceli. Al pensiero di questo dedicò tra il 1864 e il 1865 due scritti, Il Miceli o dell'Ente uno e reale (Palermo 1864) e Il Miceli ovvero l'apologia del sistema (ibid. 1865).

Nel Miceli il D. vide il precursore delle idee del panteismo tedesco, ma anche il filosofo in grado di evitarne gli eccessi antireligiosi, il creatore dell'"ontologia reale". Egli cercò di conciliare il pensiero del Miceli (volto a superare il dualismo tra fisica e metafisica nell'unità del reale) con il cattolicesimo, sostenendo - anche sulla scorta delle idee del D'Acquisto - l'esistenza di un nesso indissolubile tra la coscienza dell'individuo e l'intuito dell'azione creatrice dell'Essere assoluto, per cui ogni atto sensitivo anche elementare avrebbe in sé la presenza della creazione divina. In questo senso concepì il Miceli (e la scuola metafisica di Monreale più in generale) quale precursore di alcuni principi rosminiani e giobertiani.

Non trascurava frattanto l'attività giornalistica. Nel 1865 diresse il periodico La Sicilia, che uscì a fascicoli bimestrali fino al 1869: su questa rivista, di tendenza cattolico-autonomista, il D. pubblicò soprattutto scritti e documenti sulla filosofia siciliana contemporanea. Nel 1869, insieme con G. Pitrè e S. Marino, fondò le Nuove Effemeridi, vissute fino al 1881.

In questi anni curò l'edizione delle proprie Opere filosofiche (Palermo 1865-1880, in 13 voll.) e dei suoi studi di storia della filosofia siciliana: Storia della filosofia moderna in Sicilia (ibid. 1868) e Storia della filosofia in Sicilia dai tempi antichi al secolo XIX (ibid. 1873), che raccoglievano anche scritti apparsi su vari periodici.

L'analisi del D. va dai presocrafici alla filosofia dell'Ottocento, soffermandosi con particolare attenzione sulla scolastica e sull'età moderna e dando ampio spazio alla scuola metafisica di Monreale e al Miceli. Il carattere specifico della filosofia siciliana, alla quale egli attribuisce un ruolo spesso precorritore delle tendenze del pensiero europeo, è secondo il D. la "temperanza di mente" che avrebbe consentito di "correggere gli eccessi dei sistemi mantenendo l'armonia degli estremi". Pur giudicata successivamente dal Gentile "di scarsissimo valore filosofico, come tutti i libri di Di Giovanni", quest'opera fu accolta benevolmente dai contemporanei e mantiene ancora una sua utilità sul piano dell'erudizione per la ricchissima messe di informazioni e di indicazioni bibliografiche.

La notorietà che derivò al D. dal complesso delle pubblicazioni, oltre che l'ascrizione a varie accademie e la cittadinanza onoraria di Monreale, gli valse un avanzamento nelle cariche ecclesiastiche. Divenne canonico onorario della collegiata di Morireale e fu nominato dall'arcivescovo di Palermo esaminatore prosinodale del clero.

Egli non si impegnò direttamente nel movimento politico dei cattolici, ma nel corso dell'ultimo decennio del secolo entrò in contatto con esponenti di spicco di esso, in particolare con G. Toniolo. Questi, tra il 1889 e il 1899, lo interpellò frequentemente per ottenerne consigli e informazioni sulla situazione siciliana e ne sollecitò con successo l'adesione all'Unione cattolica per gli studi sociali.

Insieme con I. Torregrossa, V. Mangano e Luigi Di Giovanni, il D. divenne uno dei principali diffusori delle idee del Toniolo nell'isola. Su invito del Toniolo egli partecipò anche alla battaglia contro l'ipotesi dell'introduzione dell'istituto del divorzio nel nostro ordinamento giuridico; nel 1894 segnalò all'attenzione del teorico del corporativismo cristiano il giovane Luigi Sturzo, appena ordinato sacerdote. Nel 1895 il D., sostenuto dagli ambienti cattolici, venne eletto membro del Consiglio comunale di Palenno.

Nel 1896 la S. Sede lo nominò prelato ordinario di Santa Lucia del Mela e il 9 aprile 1897 vescovo di Teodosiopoli. La sua carriera ecclesiastica culminò con la promozione ad arcivescovo di Pessinonte, avvenuta il 22 marzo 1901. In quest'ultima occasione fu ricevuto a Roma da Leone XIII.

Morì a Salaparuta il 20 luglio 1903.

Oltre agli scritti già citati si segnalano: Sulla riforma cattolica della Chiesa e sulla filosofia della rivelazione di V. Gioberti, Palermo 1858; Dell'ontologismo e della scienza ideale: prolusione, ibid. 1862; Della filosofia straniera in Italia: prolusione, Firenze 1863; Del primo logico, ibid. 1863; Cronache siciliane dei secoli XIII, XIV e XV, Bologna 1865; D. Deschamps e V. Miceli precursori del moderno panteismo alemanno, Palermo 1866; Delle attinenze tra il panteismo e il materialismo nella storia contemporanea della filosofia, Napoli 1866; D'Acquisto e la filosofia della creazione in Sicilia, Firenze 1867; La filosofia positiva e l'induzione, Palermo 1869; Filologia e letteratura siciliana: studi, ibid. 1871; Rosario Gregorio e le sue opere, ibid. 1871; Scritti apologetici, ibid. 1875; Hartmann e Miceli, ibid. 1877; Principi di filosofia prima, 3 voll., 2 ediz., ibid. 1878; Filologia e letteratura siciliana: nuovi studi, ibid. 1879; Severino Boezio e i suoi imitatori: studi, ibid. 1880; La topografia antica di Palermo dal secolo X al XV, ibid. 1884; Ciullo d'Alcamo e le costituzioni del Regno del 1231, ibid. 1888; La topografia antica di Palermo, 2 coll., ibid. 1890; Critica religiosa efilosofica: lettere e saggi, 2 voll., ibid. 1897-98; Ilfiglio: racconto, ibid. 1899.

Fonti e Bibl.: E. Guccione, Il cristianesimo sociale in G. Toniolo, Palermo 1972, pp. 85-130 (lettere del Toniolo al D.); G. Gentile, Il tramonto della cultura siciliana, Bologna 1919, pp. 80 s., 97, 139 s.; V. Inglese D'Arnico, V. D. filosofo e umanista, Palermo 1949; S. A. Sciortino, Contributo ad una storia del movimento cattolico in Sicilia, in La Sicilia e l'Unità d'Italia, Milano 1962, pp. 562-592 passim; S. Caramella, Per una valutazione della filosofia contemporanea in Sicilia (1861-1966), in Nuovi Quaderni del Meridione, IV (1966), pp. 304-312; B. Graffagnino, Salaparuta ieri e oggi, Palermo 1968, pp. 146-149; A. Sindoni, Le Scuole pie in Sicilia. Note sulla storia dell'Ordine scolopico dalle origini al sec. XIX, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XXV (1971), pp. 375-421 passim; E. Guccione, Ideologia e politica dei cattolici siciliani, Palermo 1974, pp. 14, 31, 39-44, 52; E. Garin, La filosofia in Italia, Torino 1978, ad Indicem; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VIII, Patavii 1979, ad Indicem; Enc. catt., IV, ad vocem; Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, III, Le figure rappresentative, I, Casale Monferrato 1984, p. 321.

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