VALVASSORI, Vincenzo Antonio Sebastiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VALVASSORI, Vincenzo Antonio Sebastiano

Fabio Bertini

VALVASSORI, Vincenzo Antonio Sebastiano. – Nacque a Faenza da Giuseppe e da Maria Leonardi, il 20 gennaio 1856.

Laureato in scienze agrarie nella R. Scuola superiore di agricoltura di Portici, fruì, nel 1879, di una delle borse di studio volute da Nicola Miraglia, direttore del ministero dell’Agricoltura, e si perfezionò presso la École nationale supérieure d’horticulture di Versailles. Uscito da lì, ebbe un incarico come insegnante di arboricoltura e orticoltura a Portici. C’era grande attenzione al potenziale economico della frutticoltura di cui Francesco Cirio aveva dimostrato le possibilità industriali. Ai fini di una scuola speciale, buone possibilità offriva, in Toscana, l’esistenza a Firenze della Società toscana di orticultura, nata, in seno all’Accademia dei Georgofili nel 1852. Già nel 1876 essa valutava la possibilità di una scuola per giovani rurali e giardinieri, in sintonia con il ministero dell’Agricoltura che, in quel periodo, avviò trattative con la Provincia di Firenze.

Il 4 maggio 1880 furono destinate a quell’uso alcune attrezzature e cinque ettari del Centro orticolo comunale che coltivava alle Cascine piante da giardino e alberi a uso urbano. Così, iniziò, nel novembre del 1882, l’attività della Scuola di pomologia e orticoltura, in un edificio abbastanza angusto, una ex casa da guardiacaccia detta delle Pavoniere. La direzione fu affidata per concorso a Valvassori, insegnante di frutticoltura, pomologia, orticoltura e agrimensura. Suddivise presto il terreno in settori specializzati, per tipi di vigneto, per specie di ortaggio, per qualità arborea, per capacità degli alberi di resistere «in pieno vento» o meno, distinguendo tra destinazione produttiva e impiego ornamentale nelle ville. Trattando oltre duecento tipi di piante, tra toscane e straniere, perseguì il progetto di una «pomona» nazionale, producendo migliaia di esemplari destinati ai comizi agrari, alle scuole agrarie e ai privati, privilegiando le specie più accreditate per la resa economica. I giovani allievi – proprietari da indirizzare all’impresa e contadini futuri fattori o giardinieri qualificati – risiedevano nel convitto, vivendo alla campagnola. Delle dodici ore giornaliere, circa la metà riguardava la pratica nei campi, la preparazione degli attrezzi e così via. Il resto era dedicato alla teoria, con varie materie, professionali, scientifiche, matematiche, linguistiche (italiano e francese), comprendendo anche geografia e storia.

Consigliere dal 1883 della Società toscana di orticultura e socio ordinario dei Georgofili dal 1884, redattore dal 1885 di Agricoltura pratica, organo del Comizio agrario di Firenze, Valvassori accolse con favore una legge del 6 giugno 1885 che, distinguendo le scuole speciali da quelle pratiche di agricoltura, permetteva programmi e orari specifici. Impegnato dal 1886 in conferenze per gli agricoltori sul contrasto alla fillossera, da segretario del Consorzio antifillosserico toscano e da membro della Commissione provinciale fiorentina per la viticoltura, fu tra i principali organizzatori in quell’anno di un concorso internazionale e di un congresso tenuto alle Cascine. L’anno dopo la Scuola, premiata dai Georgofili per l’impianto razionale di pomari e vivai, fu sede di una mostra regionale toscana sulle uve da tavola, in cui mostrò le sperimentazioni sui ceppi di vite americana. Una lettura ai Georgofili, il 4 marzo 1888, illustrò i risultati dell’istituto che, in quei giorni, si dotava di una stazione meteorologica.

Tra i fondatori del Consorzio agrario di Firenze, Valvassori era spesso giurato in concorsi nazionali e svolse missioni all’estero per conto del ministero. Il crescente prestigio l’aiutò a ottenere, nel 1890, una convenzione tra il governo e il Municipio di Firenze per la cessione alla Scuola dell’intera area agraria dell’Azienda comunale, ventidue ettari. In quello stesso anno sposò Carolina Franceschinis, nata a Udine il 9 agosto 1866 da famiglia risorgimentale, agronoma e socia dell’Associazione agraria friulana, con la quale il 27 luglio 1893 ebbe Emilia.

Vicepresidente della Società toscana d’orticultura nel 1896, portò la Scuola a essere pioniera negli studi sulla refrigerazione e sull’essiccazione, questioni fondamentali per l’esportazione e per l’uso ai fini militari, che illustrò ai Georgofili il 27 aprile 1904. Membro della redazione del Giornale di agricoltura e commercio della Toscana, organo del Comizio agrario dal 1904, fu consigliere in quell’anno di una grande mostra orto-avicola alle Cascine, in cui comparve un padiglione della produzione eritrea. Valvassori fu coinvolto, da allora, nella creazione dell’Istituto agricolo coloniale italiano, nato nell’ambiente nazionalista e colonialista che faceva capo a Ferdinando Martini. Ne fu consigliere come rappresentante del ministero dell’Agricoltura e la sua Scuola ospitò le prime strutture del nuovo Istituto.

Considerato il maggiore esperto della conservazione frigorifera, nel 1907 contribuì al sorgere accanto alla sua Scuola di un’istituzione privata, la Scuola agraria femminile Giuseppina Alfieri di Sostegno Benso di Cavour, diretta dalla moglie Carolina, aperta a ragazze di età compresa tra i sedici e i venticinque anni fornite già di licenza complementare tecnica o ginnasiale. Si costituiva un ‘polo’ agricolo, imperniato sulla Scuola di pomologia, comprendente anche corsi brevi di formazione professionale, guidato da Valvassori che, con la guerra, ebbe modo di rilanciare il tema dell’essiccazione dei prodotti.

Il quadro mutò con l’avvento del fascismo. Un decreto del 30 dicembre 1923 trasformò ventitré scuole speciali e pratiche di agricoltura in scuole medie agrarie e il passaggio a Scuola agraria media di pomologia, orticoltura e giardinaggio amareggiò Valvassori che, di lì a poco, soffrì il predominio delle colture erbacee dovuto alla battaglia del grano. Cessato da consigliere dei Georgofili nel 1926, raggiunta l’età della pensione, lasciò la sua Scuola dopo quarantaquattro anni e nel marzo del 1927 pubblicò un intervento sull’insegnamento dell’orticoltura in Italia che rendeva evidente il suo dissenso. Ribadì il suo pensiero pochi mesi dopo, quando stigmatizzò con «ragioni tecniche» l’aver fatto morire la specializzazione, per «inadeguata concezione della grande importanza e vastità dell’orticoltura» (Lettera aperta del vicepresidente prof. Vincenzo Valvassori allo spettabile consiglio dirigente della R. Società toscana di orticoltura - Considerazioni sull’insegnamento dell’Orticoltura in Italia, in Bullettino della R. Società Toscana di Orticoltura, LII (1927), 9-12, pp. 30-33).

Si trasferì allora con la famiglia a Udine, dove Carolina assunse un incarico di insegnamento. Per la Scuola di Firenze, inizialmente commissariata, iniziava un periodo critico, per cui l’Associazione tra i suoi diplomati, mentre creava la Fondazione Vincenzo Valvassori per un posto gratuito nella scuola stessa, si attivava con altri soggetti contro il progetto di trasformazione della Scuola in Istituto sperimentale pomologico-orticolo che le sottraeva quattro ettari da adibire a colture agricole gestite dall’Istituto superiore agrario. Valvassori scrisse ancora per dimostrare come fosse più lungimirante la Francia e intervenne nel 1931, quando il governo intendeva trasformare le scuole agrarie medie in istituti tecnici agrari.

Morì a Udine il 2 giugno 1932.

Sul Bullettino della R. Società toscana di orticultura Giovanni Pelli Fabbroni ne esaltò l’opera.

Opere. Scritti tecnico-scientifici: Pesca Moscadella di Rosano, in Bullettino della R. Società toscana di orticoltura, XI (1886), pp. 40-42; La cultura delle uve da tavola a Houlaert nel Belgio, in L’Italia agricola giornale dedicato al miglioramento morale ed economico delle popolazioni rurali, XXI (1889), pp. 503-505; Laelio-Cattleya (hybrida) Ridolfiana, in Bullettino della R. Società toscana di orticoltura, XVIII (1893), p. 72-74; La ricostituzione dei vigneti fillosserati (impressioni di viaggio): considerazioni sui porta-innesti usati per le viti, Memoria letta alla R. Accademia dei Georgofili, Firenze 1901; La conservazione dei prodotti dell’orticultura e in particolare della frutta e degli ortaggi con l’applicazione dei sistemi di raffreddamento e di riscaldamento. Nota letta alla R. Accademia dei Georgofili nell’adunanza del 17 aprile 1904, Firenze 1904; Le applicazioni dei sistemi frigoriferi alla conservazione e al trasporto delle sostanze alimentari e in particolare dei prodotti dell’orticoltura. Relazione, Roma 1905; La fabbricazione della julienne italiana, Firenze 1912; Alcune esperienze intorno alla trasformazione delle frutta e degli ortaggi in prodotti essiccati, Firenze 1916; Conservazione della frutta senza zucchero, in Bullettino della R. Società toscana di orticoltura, XLIII (1918), p. 93, XLIV (1919), pp. 36 s. Scritti intorno all’istruzione agricola: Sulla Scuola di pomologia e di orticultura alle Cascine. Memoria letta dal socio ordinario prof. Vincenzo Valvassori nell’adunanza del dì 4 marzo 1888, Firenze 1888; R. Scuola di pomologia, orticultura e giardinaggio: Firenze (Cascine), in Bullettino della R. Società toscana di orticoltura, XVII (1912), 7, pp. 196-199 (con C. Ridolfi); L’insegnamento dell’orticoltura in Italia, ibid., LII (1927), 1-4, pp. 2-7; La specializzazione in agricoltura, ibid., LIII (1928), 5-8, pp. 24-26; L’insegnamento dell’orticoltura in Francia, ibid., 9-12, pp. 36-39; Istituti di coltura orticola, Piacenza 1931.

Fonti e Bibl.: L’atto di battesimo è conservato a Faenza presso l’Archivio vescovile, curato da Marco Mazzocchi. Per la data del matrimonio, cfr. Fra libri e giornali, in Pagine friulane, 24 agosto 1890.

E. Audisio, Le applicazioni del freddo artificiale e la conservazione dei prodotti orticoli, in Il coltivatore. Giornale di agricoltura pratica, L (1904), 23, pp. 715-718; Atti dell’Istituto agricolo coloniale italiano, in Agricoltura coloniale, II (1907-1908), 3, pp. 134-136; Atti dell’Istituto agricolo coloniale italiano, ibid., 5, pp. 377-380; G. Pelli Fabbroni, Vincenzo Valvassori, in Bullettino della R. Società toscana di orticoltura, LVII (1932), pp. 65 s.; G. Gianfrate, L’educazione agraria a Firenze. Storia dell’Istituto tecnico agrario di Firenze, Firenze 1994, p. 107; P.L. Pisani - P. Nanni, Gli orti agrari di Firenze, in Rivista di storia dell’agricoltura, XXXVI (1996), 1, pp. 69-107; Fonti per la storia della scuola, VI, L’istruzione agraria (1861-1928), a cura di A.P. Bidolli - S. Soldani, Roma 2001, p. 47; S. Costa, Il giardino utile: giardini, orti e pomari della Scuola di agraria alla fattoria delle Cascine all’Isola di Firenze, Firenze 2003, p. 125; F. Cardini - I. Gagliardi, Il circolo dei fondatori dell’Istituto agricolo coloniale: Bartolommei Gioli e Martini nel quadro della cultura e della politica italiana del primo Novecento, in L’Istituto agronomico per l’Oltremare. La sua storia, Firenze 2007, pp. 33-57; C. Bernardi, V. V., in Atlante del giardino italiano 1750-1940. Dizionario biografico di architetti, giardinieri, botanici, committenti, letterati e altri protagonisti, 2, Italia centrale e meridionale, Roma 2009, pp. 622 s.

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