VINASSA de REGNY, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VINASSA de REGNY, Paolo

Simone Fabbi

VINASSA de REGNY, Paolo. – Nacque a Firenze l’11 luglio 1871 da Alfonso Vinassa e da Maria de Regny.

Sebbene sia talvolta indicato come Paolo Eugenio o, erroneamente, Paolo Emilio (Boni, 1957-1958; Torchiani, 2010), nei documenti ufficiali del Senato della Repubblica viene riportato il solo primo nome Paolo.

Compiuti i primi studi nella natìa Firenze, si iscrisse all’Università di Pisa e si laureò in scienze naturali. Inizialmente dedicò i suoi studi alla botanica, ma ben presto si interessò alla geologia e alla paleontologia, spinto dal carisma di Mario Canavari, del quale fu allievo a Pisa. Nel 1896 fu nominato assistente presso il gabinetto di storia naturale dell’Università di Parma e nel 1897 si trasferì a Bologna con lo stesso incarico, che mantenne fino al 1902, quando venne nominato professore straordinario di geologia e mineralogia presso l’istituto agrario di Perugia. Sempre nel 1897 assunse la direzione della Rivista italiana di paleontologia, carica che conservò fino al 1941; dal 1924 al 1942, quando la vendette ad Ardito Desio, fu anche proprietario della rivista (Gaetani, 2002).

Nel 1898 sposò Rita Lostia dei conti di Santa Sofia, dalla quale ebbe quattro figli.

Durante i primi anni Vinassa de Regny si dedicò principalmente alla paleontologia e allo studio delle successioni sedimentarie dell’Italia settentrionale (Un’escursione nelle Alpi venete, estratto da Atti della Società toscana di scienze naturali residente in Pisa. Processi verbali, Pisa 1894; Synopsis dei molluschi terziari delle Alpi Venete, in Palaeontographica Italica, I (1896), pp. 211-275; Alcune osservazioni sul Terziario delle Alpi venete, estratto da Atti della Società toscana di scienze naturali residente in Pisa. Processi verbali, Pisa 1897; Studi geologici sulle rocce dell’Appennino bolognese, in Bollettino della Società geologica italiana, XVIII (1899), pp. 15-32), senza tralasciare osservazioni e studi di carattere più pratico-applicativo (Brevi appunti sul terremoto fiorentino del 18 maggio 1895, Pisa 1896; I pozzi artesiani del Comune di Cascina, in Bollettino della Società geologica italiana, XVII (1899), pp. 233-244; La sorgente acidulo-alcalino-litiosa di Uliveto, in Atti della Società toscana di scienze naturali residente in Pisa. Memorie, XVII (1900), pp. 186-202).

Ben presto emerse la propensione di Vinassa de Regny per l’esplorazione e lo studio dei caratteri geologici e naturalistici di terre poco note. Nel 1901 trascorse cinque settimane in Montenegro, pubblicando i resoconti delle sue osservazioni: Tracce glaciali nel Montenegro (in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, X (1901), pp. 270 s.); Osservazioni geologiche sul Montenegro orientale e meridionale (in Bollettino della Società geologica italiana, XXI (1902), pp. 465-543). Si interessò però soprattutto all’Africa, esplorando in più riprese la Libia tra il 1901 e il 1911. Dopo la Guerra italo-turca e la conquista della nuova colonia da parte dell’Italia, pubblicò una Carta geologica della Libia italiana in scala 1:6.000.000 (Milano 1913) e altri resoconti sui suoi studi: Cenni geologici sulla Libia italiana (in Bollettino della Società africana d’Italia, XXXI (1912), pp. 6-38); Terreni e colture della nuova terra d’Italia (in Rivista d’Italia, XV (1912), pp. 823-850); Libya italica: terreni ed acque, vita e colture della nuova colonia (Milano 1913).

Nel 1903 fondò insieme a Gaetano Rovereto il Giornale di geologia pratica, che diresse fino al 1912. Nel 1908 venne nominato professore straordinario di geologia presso l’Università di Catania e direttore del gabinetto di geologia dell’ateneo siciliano. Durante gli anni trascorsi a Catania si occupò di vulcanologia (L’eruzione etnea del 1910, Catania 1912, volume curato in collaborazione con Annibale Riccò) e di geologia applicata delle colonie italiane (Ricerche geoidrologiche in Eritrea, in L’Agricoltura coloniale, V (1911), pp. 421-429), ma fu anche impegnato, in stretta collaborazione con Michele Gortani, in un’intensa attività di rilevamento geologico nelle Alpi Carniche per la Carta geologica d’Italia in scala 1:100.000 (Nuove osservazioni sul nucleo centrale carnico, in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XVII (1908), pp. 603-612, in collaborazione con Gortani; Il motivo tettonico del nucleo centrale carnico, in Bollettino della Società geologica italiana, XXX (1911), pp. 647-654, in collaborazione con Gortani; Rilevamento nelle tavolette di Paluzza e Prato Carnico, in Bollettino del Reale Comitato geologico d’Italia, XLII (1912), pp. 213-232) fornendo contributi fondamentali in particolare per la stratigrafia del Paleozoico. A testimonianza di questa intensa attività di rilevamento resta una collezione di cartografia inedita manoscritta (Roma, Biblioteca dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Archivio cartografico, foglio 13, tav. Prato Carnico; foglio 14, tav. Paluzza; foglio 14 bis, Tarvisio; foglio 85, tavv. Langhirano e Berceto).

Nel 1911 Vinassa de Regny fu trasferito all’Università di Parma e nel 1912 fu promosso professore ordinario di geologia. All’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 si arruolò volontario nel corpo degli Alpini con il grado di capitano, venendo decorato con la Croce al merito di guerra.

Fatta eccezione per la parentesi bellica, durante la sua permanenza a Parma Vinassa de Regny continuò a occuparsi di geologia alpina (Studi sulle Alpi venete, in Bollettino del Reale Comitato geologico d’Italia, XLIII (1912), pp. 85-87; La trasgressione neocarbonifera nelle Alpi carniche e nelle Caravanche, in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXVIII (1919), pp. 143-146; Sull’età e la posizione di alcuni scisti nelle Alpi, ibid., XXX (1921), pp. 140-142, questi ultimi scritti in collaborazione con Gortani), di geologia applicata (L’acqua potabile per Salsomaggiore, Borgo S. Donnino e Busseto, in Giornale di geologia pratica, XIII (1915), pp. 65-100) e di risorse minerarie (Sui petroli siciliani, in Bollettino del Commissariato generale combustibili nazionali, II (1918), 3, pp. 99-111; Gli scisti bituminosi della Basilicata e della Sicilia e loro utilizzazione industriale, ibid., 6, pp. 96-104; Le miniere e i minerali utili del Trentino e dell’Alto Adige, in Atti della X Riunione della Società italiana per il progresso delle scienze..., Pisa... 1919, Roma 1920, pp. 97-126).

Tra la fine del 1919 e l’inizio del 1920 fu a capo di una spedizione in Dancalia per conto della Società mineraria dell’Africa Orientale Italiana (Lupi, 2009). La spedizione percorse in circa settanta giorni oltre 2000 km nel territorio dancalo appartenente all’Eritrea e all’Etiopia, fino quasi al lago Afrera, osservando l’attività dei vulcani e la grande depressione occupata dal deserto salato, nonché effettuando un primo sommario rilevamento geologico e geografico che portò alla pubblicazione del volume Dancalia (Roma 1923), corredato da una carta geologica della Dancalia centrale e meridionale in scala 1:500.000. Sullo stesso argomento pubblicò: Il Mesozoico della Dancalia centrale (in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXXIII (1924), pp. 22-25); La geologia delle Alpi dancale (in Bollettino della Società geologica italiana, L (1931), pp. 1-24); Come fu scoperto il lago Afrera (in Le vie d’Italia, XLII (1936), 11, pp. 692-697).

Dal 1922 al 1924 fu preside della facoltà di scienze dell’Università di Parma. Nel 1922 partecipò alla marcia su Roma. Nel 1924 fu trasferito nell’Università di Pavia con il ruolo di professore di geologia, e dal 1929 al 1934 fu preside della facoltà di scienze del medesimo ateneo. Nel 1932 fu eletto presidente della Società geologica italiana. A Pavia, per via dei crescenti impegni e dell’avanzare dell’età, diminuì la sua attività da geologo di terreno, ma mantenne vivo l’interesse verso le più svariate tematiche delle scienze della Terra e in particolare per la geologia delle colonie.

Sull’argomento produsse numerosi scritti: Contribuzioni alla conoscenza della geologia della Libia (in Bollettino della Società geologica italiana, LI (1932), pp. 277-288); L’Eritrea geologica e mineraria (in L’agricoltura coloniale, XXVII (1933), 4, pp. 1-18). Fu molto impegnato anche in studi di geochimica (I costituenti degli involucri terrestri ed il “numero molecolare”, in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 6, V (1927), pp. 229-234; Su talune leggi geochimiche, in Bollettino della Società geologica italiana, XLVII (1928), pp. 149-158; Geochimica, Roma 1931), di geografia (Dancalia, in Guida d’Italia. Possedimenti e colonie, a cura di L.V. Bertarelli, Milano 1929, pp. 670-686; Una via marittima per l’Etiopia, in Atti del I Congresso di studi coloniali..., III, Geografia naturalistica, Firenze 1931, pp. 129-135; Un’isola, in Corsica antica e moderna, II (1935), pp. 183-185) e di geologia militare (Il terreno nell’offesa e nella difesa, in Annuario della Reale Università di Pavia, Pavia 1927-1928, pp. 53-75).

Il 27 aprile 1934 Vinassa de Regny fu nominato senatore del Regno. Durante il suo mandato si occupò principalmente di tematiche inerenti all’università e all’istruzione, alla valorizzazione dei beni ambientali e alla loro promozione turistica. Nel quadriennio 1935-39 fu rettore dell’Università di Pavia. Collocato a riposo nel 1941 per raggiunti limiti di età, nel 1942 fu proclamato professore emerito della facoltà di scienze dell’Università di Pavia. Tale carica fu revocata nel 1945 dalla Commissione per l’epurazione presieduta dal nuovo rettore Plinio Fraccaro (Torchiani, 2010).

Il 12 febbraio 1946 fu dichiarato decaduto dalla carica di senatore «per avere aderito nel 1943 al governo di tradimento nazionale e di guerra civile» (Roma, Archivio storico del Senato della Repubblica, fascicolo del Senatore Vinassa de Regny, f. 44); il 17 febbraio 1949 fu tuttavia prosciolto dalle accuse a suo carico (ibid., f. 47).

La vasta gamma di temi trattati da Vinassa de Regny delinea la figura di un intellettuale completo, autore di oltre trecento pubblicazioni (Boni, 1958). Egli fu prima di tutto un paleontologo di fama mondiale, studiò fossili provenienti da diverse parti del mondo (Eritrea, Etiopia, Grecia, Libia, Montenegro, Russia, Somalia, Timor, Ungheria), sia raccolti da sé sia inviatigli da ricercatori italiani e stranieri, ma fu capace di spaziare dalla botanica alle più svariate branche delle scienze della Terra, fino agli studi letterari.

Fu affascinato dalla figura di Dante Alighieri e dalla Divina Commedia (La rima segreta di Dante, in Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, LXI (1928), pp. 531-550; La rima sacra e il numero dell’ultimo canto della Commedia, ibid., LXII (1929), pp. 201-206; Issa vegg’io, in Studi su Dante, Milano 1938, pp. 157-180); si interessò della figura di Lazzaro Spallanzani (Spallanzani umorista, estratto da Ticinum, marzo 1939, pp. 1-10; Lazzaro Spallanzani ed alcune sue osservazioni geologiche e biologiche generali, in Commemorazioni spallanzaniane, II, Scritti geologici e bibliografici, Pavia 1939, pp. 1-5) e addirittura di rabdomanzia (La virgula divinatoria, in L’elettricità, IX (1890), 33, p. 4; Fasti e nefasti della rabdomanzia, in Radio scienza e vita, rassegna georabdica, luglio 1931, pp. 5 s.). Curò inoltre alcune voci dell’Enciclopedia italiana di Scienze, Lettere ed Arti (Algonchico, II, Roma 1929, s.v.; Arcaico, IV, Roma 1929, s.v.; Cambrico, VIII, Roma 1930, s.v.; Dancalia, XII, Roma 1931, ad vocem; Silurico, XXXI, Roma 1936, s.v.).

Fu infine un divulgatore scientifico, autore di libri rivolti al grande pubblico o alle scuole: Nozioni di mineralogia e di geologia: ad uso delle scuole medie di secondo grado (Palermo 1911), La terra. La sua forma, la sua vita, la sua storia (Torino 1933), Geologia, paleontologia, mineralogia (curato in collaborazione con P. Aloisi e F. Millosevich, Milano 1939), Quanti anni ha la terra? (Milano 1935), Monti e valli d’Italia (Torino 1943). La sua ultima opera fu il saggio umanistico Dante e Pitagora: la rima segreta in Dante (Milano 1956).

Durante la sua vita Vinassa de Regny ottenne numerose onorificenze, tra le quali spiccano quella di grand’ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e di commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia. Fu inoltre socio corrispondente della Reale Accademia dei Lincei, membro della giunta geologica del Consiglio nazionale delle ricerche, aggregato della Reale Accademia d’Italia e affiliato a numerose altre accademie scientifiche e culturali.

Vinassa de Regny morì il 18 marzo 1957 a Cavi di Lavagna.

Fonti e Bibl.: La provincia di Pisa. Giornale politico-amministrativo, XXXIV (1898), 8, p. 3; Ministero delle Finanze, Provveditorato generale dello Stato, Spoglio dei periodici e delle opere collettive 1901-1925, II, Ripartizione per materie, Roma 1928, coll. 644-686; A. Boni, P.E. V. de R., in Annuario dell’Università di Pavia, Pavia 1957-1958, pp. 385-387; Id., Ricordo di P. V. de R., in Bollettino della Società geologica italiana, LXXVII (1958), pp. 237-252; M. Gaetani, In memoria Ardito Desio, in Rivista italiana di paleontologia e stratigrafia, CVIII (2002), pp. 1-3; L. Lupi, L’esplorazione della Dancalia, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 13, II (2009), pp. 827-875; F. Torchiani, Uno storico rettore magnifico. Plinio Fraccaro e l’Università di Pavia, Pavia 2010; si veda inoltre la scheda su Vinassa de Regny in I professori dell’Università di Pavia (1859-1961), http://prosopografia.unipv.it/docenti/docente/3365/ (13 maggio 2020).

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