McLAGLEN, Victor

Enciclopedia del Cinema (2003)

McLaglen, Victor

Anton Giulio Mancino

Attore cinematografico inglese, naturalizzato statunitense, nato a Tunbridge Wells (Kent) l'11 dicembre 1883 e morto a Newport Beach (California) il 7 novembre 1959. Grazie all'aspetto massiccio e apparentemente burbero, ma in realtà gioviale, McL. incarnò sullo schermo (prima e dopo l'avvento del sonoro) il prototipo dell'eroe impavido, dell'attaccabrighe ubriacone, ma anche del dongiovanni timido. Nell'ambito di una folta galleria umana sviluppatasi attraverso oltre cento film, la forza fisica, unita a una fondamentale innocenza, acquista un'esplicita connotazione umoristica, sapido contrappunto alla virilità e al patriottismo. Né sono mancati personaggi dai risvolti tragici, come lo sventurato protagonista di The informer (1935; Il traditore) di John Ford, che nel 1936 gli valse l'Oscar come miglior attore protagonista. Nel 1953 ebbe anche una nomination come miglior attore non protagonista per The quiet man (1952; Un uomo tranquillo), altro capolavoro di Ford, della cui filmografia McL., con il suo naso rotto e il largo sorriso, diventò una sorta di vigorosa icona.

Primo degli otto figli di un pastore protestante ‒ altri cinque dei quali divennero attori cinematografici (il più noto è Cyril, 1899-1987, che interpretò tra l'altro due film accanto al fratello maggiore) ‒ crebbe in Sudafrica, dove il padre era stato inviato come vescovo, e partecipò giovanissimo alla guerra contro i Boeri. Nel 1904 emigrò in Canada, dove si guadagnò da vivere come cercatore d'oro, facchino, guardiano e pugile professionista. Lavorò poi nel campo dello spettacolo in Australia e negli Stati Uniti, facendo esperienza nel circo, nel vaudeville e prendendo parte ai Wild West Shows. Tornato in Inghilterra, combatté durante la Prima guerra mondiale e quindi iniziò la carriera di attore cinematografico, recitando tra il 1920 e il 1923 in una quindicina di film, il primo dei quali fu The call of the road di A.E. Coleby. Nel 1924 si trasferì negli Stati Uniti, dove debuttò da protagonista nel film The beloved brute (1924; L'anima di un bruto) di James Stuart Blackton. Prese poi parte, in ruoli secondari, a film importanti come The unholy three (1925; I tre) di Tod Browning e alla prima versione di Beau Geste (1926) di Herbert Brenon, ma conquistò la popolarità solo con What price glory? (1926; Gloria) di Raoul Walsh, regista per cui interpretò altri sei film, dando vita al burbero sergente Flagg che, tra una battaglia e l'altra, sostiene l'impari concorrenza del più giovane e fortunato sergente Quirt (Edmund Lowe) per la conquista della stessa donna (Dolores Del Rio). I due personaggi tornarono in altri due film di Walsh, The cock-eyed world (1929; I due rivali) e Women of all nations (1931; Sempre rivali). La misoginia baldanzosa, il cameratismo maschile ai limiti dell'omosessualità latente, lo sprezzo del pericolo e l'imperativo eroico rappresentano per Flagg, come per il marinaio Spike Madden di A girl in every port (1928; Capitan Barbablù) di Howard Hawks o per il sergente MacChesney di Gunga Din (1939) di George Stevens, la demistificazione in puro stile screwball comedy della disciplina bellica o della retorica imperialista kiplinghiana, quasi una consolazione della scarsa avvenenza fisica e dell'impossibilità di coronare un sogno romantico. Così in Gunga Din il protagonista se la cava meglio con gli spietati Thugs o con un elefante ammalato che con le donne. All'attore era però già toccata in sorte l'infida e sfrontata ammaliatrice Marlene Dietrich nell'irriverente melodramma Dishonored (1931; Disonorata) di Joseph von Sternberg. Ebbe una parte drammatica anche in While Paris sleeps (1932) di Allan Dwan, dov'è un padre negletto e altruista, impossibilitato a rivelare la propria identità.Ford diresse McL. in ben dodici film, valorizzandone le qualità di uomo irascibile ma simpatico, che lo confinarono spesso, benché inglese, in ruoli di irlandese. Il primo fu The fighting heart (1925; Il campione del ring), dove ricopriva non casualmente la parte di un pugile. Seguirono Mother Machree (1928; La canzone della mamma), Hangman's house (1928; La casa del boia), Strong boy (1929; Voglio un marito elegante), The black watch (1929; La guardia nera), The lost patrol (1934; La pattuglia sperduta), The informer, Wee Willie Winkie (1937; Alle frontiere dell'India). In The informer rese estremamente complessa e sfaccettata la figura del delatore Gypo Nolan, che compie un gesto estremo e spregevole per togliere dalla strada la donna amata, comportandosi così da insospettabile gentiluomo (come molti altri screanzati ma fragili 'eroi' interpretati dall'attore), ma resta pur sempre un fanfarone, incapace psicologicamente e moralmente di reggere il rimorso della morte dell'amico da lui denunciato, e dunque anche di mantenere il silenzio con gli implacabili emissari dell'IRA. Al fianco di John Wayne, prima di The quiet man partecipò, con gli inevitabili gradi di sergente (come in What price glory?, The lost patrol, Wee Willie Winkie, Gunga Din), alla celeberrima 'trilogia della cavalleria' costituita da Fort Apache (1948; Il massacro di Fort Apache), She wore a yellow ribbon (1949; I cavalieri del Nord-Ovest) e Rio Grande (1950; Rio Bravo). In questi film McL. è un subalterno leale, ma poco disposto a vedere leso il proprio orgoglio maschile, e perciò sempre incline ad alzare il gomito e a prender parte a risse da caserma. Smessa la divisa per gli abiti civili, nella bucolica Irlanda di The quiet man conserva la grinta di cialtrone pittoresco, borioso e manesco, sfidando l'ex pugile (John Wayne) in un combattimento pubblico, chiave di volta dell'intero film, che ristabilisce un codice di intesa maschile nell'ambito del quale i pugni rappresentano l'unico strumento di comunicazione, per conservare intatto l'onore e la presunta supremazia sul sesso 'debole'.

Nel 1957 venne diretto in The abductors dal figlio Andrew V. (nato nel 1920), specialista dapprima in western e successivamente in film d'avventura e d'azione, vicino a Ford (di cui fu assistente, anche se non accreditato, in The quiet man) e a John Wayne.

Bibliografia

Ph. Leibfred, Victor McLaglen, in "Films in review", April 1990.

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