VETULONIA

Enciclopedia Italiana (1937)

VETULONIA (Οὐετουλώνιον, Vetulonion o Vetulonia, etrusco Vatluna, Vetluna o Vetalu)

Doro Levi

Antica città etrusca, e una delle 12 principali città della confederazione, in cui, secondo la tradizione, avrebbero trovato origine le insegne delle magistrature etrusche, poi adottate dai Romani, quali i littori, i fasci, la sella curule, la toga pretesta, come pure la tromba (Silio Italico, Punica, VIII, v. 483 segg.). Dionisio di Alicarnasso (III, 51), narra che i Vetuloniesi, insieme con altri popoli dell'Etruria, apportarono aiuto ai Latini contro Tarquinio Prisco; in alcune monete etrusche insieme con il nome di Vetulonia appaiono quelli di Populonia e di Chiusi, donde risulta che in un certo momento storico queste città fecero lega insieme: del resto nulla ci è tramandato della sua storia, né della sua fine. Può solo congetturarsi che sia stata assoggettata a Roma come città federata nei primi decennî del sec. III a. C., e ritenersi che abbia ricevuto la cittadinanza divenendo municipio nel 90 per effetto della lex Iulia. Per questa scarsità di notizie l'ubicazione stessa dell'antica Vetulonia ha dato luogo alle più svariate ipotesi e alle più appassionate discussioni. Le fonti antiche poco servono a risolvere la vessata questione: Tolomeo, nella VI tavola di Europa, fissa la sua longitudine tra quella di Populonia e quella di Siena, ciò che corrisponderebbe alla posizione di Massa Marittima; Plinio (Nat. Hist., II, 106; III, 8) una volta nomina i Vetuloniesi come abitanti una località non lontana dal mare, dove erano acque calde in cui vivevano i pesci, e un'altra volta li ricorda tra i popoli situati entro terra; per ultimo sul famoso trono frammentario di Claudio, proveniente da Cere, ora nel Museo Lateranense, sul quale verosimilmente erano personificati i 12 o 15 popoli dell'Etruria, i Vetulonenses appaiono accanto ai Volcentani e ai Tarquinienses, con l'effigie del loro dio Portunus, genio del porto impugnante un timone, simboleggiante dunque la gloria marinara dell'antica città. Il nome di Vetulonia quindi riappare solamente in documenti medievali, dal sec. XII in poi; in un documento del sec. XVIII l'antica Vetulonia è identificata con il colle di Castiglione presso Massa. La questione è stata troncata solamente per le fortunate scoperte, compiute da Isidoro Falchì a cominciare dal 1880, sul Poggio Colonna (alto m. 345), alla destra del torrente Bruna tra Giuncarico e Grosseto, in seguito alle quali è stato riconferito ufficialmente a tale località il nome di Vetulonia.

In vetta al colle, entro al paese moderno, si sono rinvenuti resti delle mura arcaiche della città, e più sotto avanzi di una città di periodo ellenistico. Tutto attorno sulle chine sotto alla vetta, ma soprattutto nelle località di Colle Baroncio, Poggio alla Guardia e Poggio alle Birbe, si estendevano vaste necropoli villanoviane a incinerazione. Alcuni dei pozzetti villanoviani, sulle ultime pendici del Poggio alla Guardia, sono contornati a gruppi da circoli interrotti di pietre, conficcate verticalmente nel terreno: segnano questi il trapasso tra le tombe villanoviane e quelle di carattere paleoetrusco; le tombe successive infatti sono tombe a fossa, di inumati, limitate da un anello continuo di pietre ritte, con ricchissime suppellettili, contenenti oggetti d'oro, d'argento e di bronzo, di arte "orientalizzante": sono divenute famose, per le loro preziose suppellettili, alcune di tali tombe, quali ad es. il Circolo del Duce, il Circolo del Tridente, il Circolo del Littore (quest'ultimo così chiamato dal più antico esemplare in esso rinvenuto di un fascio littorio, a verghe di ferro), ecc. Altre tombe a fossa sono invece limitate da murelli circolari di pietre a secco, murelli che in seguito circondano le tombe a cassone, e per ultimo le tombe a cameretta, o il grande tumulo a stanza centrale; benché questi seppellimenti arrivino fino a età assai avanzata, estendendosi in basso fin quasi alla pianura, le più antiche tombe a camera risalgono tuttavia fino agl'inizî dell'età orientalizzante, alla quale appartiene la più grandiosa di esse, il noto Tumulo della Pietrera.

Bibl.: Sulla questione topografica v. F. Inghirami, Sulle ricerche di Vetulonia, Fiesole 1837; G. Sordini, Vetulonia. Studi e ricerche, Spoleto 1894; Dotto de' Dauli, Vetulonia falsamente giudicata a Colonna, ecc., Pitigliano 1896. Sui trovamenti di Poggio Colonna, I. Falchi, Vetulonia e la sua necropoli antichissima, Firenze 1891; e le sue relazioni di scavo in Not. scavi, 1884 segg.; O. Montelius, La Civilisation Primitive en Italie, II, Stoccolma 1904, tavv. 175-203; D. Mac Iver, Villanovans and early Etruscans, Oxford 1924, p. 103 segg.; D. Levi, Carta archeologica di Vetulonia, in Studi etruschi, V (1931), p. 13 segg. (v. ivi tutta la rimanente bibl.). Per le oreficerie v. G. Karo, in Studi e materiali, I (1899-1901), p. 235 segg.; II (1902), p. 97 segg.; Studi etruschi, VIII (1934), p. 49 segg. Sulla ceramica v. D. Levi, Corpus Vas. Antiq., Italia, VIII (Firenze).