Verbano-Cusio-Ossola

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Verbano-Cusio-Ossola Provincia del Piemonte nord-orientale (2261 km2 con 156.320 ab. nel 2020, ripartiti in 74 Comuni), istituita nel 1992 attraverso l’unione di comuni montani e pedemontani in precedenza appartenenti alla prov. di Novara. Il territorio provinciale occupa l’estremità nord della regione e assume una configurazione romboidale, i cui lati settentrionali si incuneano profondamente nella Svizzera tra il Ticino e il Vallese, mentre quelli meridionali la separano, a O, dalla Valsesia (prov. di Vercelli) e, a E, dalla prov. lombarda di Varese. L’intero territorio costituisce il principale bacino idrografico del Lago Maggiore e alimenta anche quello d’Orta (o Cusio). La presenza di questi due grandi invasi e di un terzo, quello di Mergozzo, di dimensioni più limitate, qualificano quest’area anche come la ‘provincia dei laghi’. L’unità amministrativa è imperniata sui centri urbani di Verbania, Omegna e Domodossola, capoluoghi storici delle tre subaree provinciali. Fuori da questi tre ambiti ‘centrali’ e dalle loro corone periferiche, la struttura produttiva e insediativa si distribuisce prevalentemente lungo l’asse vallivo ossolano e lungo le sponde dei laghi.

L’impoverimento demografico e un relativo isolamento geografico sono ascrivibili soprattutto agli anni del boom economico (1950-60), quando i poli urbani e metropolitani della Pianura Padana, e le relative economie, iniziarono le loro fasi espansive, indirizzando verso altre direzioni i flussi economici e del traffico. Fino alla prima metà del 20° sec., la presenza di numerosi corsi d’acqua idonei alla produzione di energia, la rinnovata rete delle comunicazioni, la posizione di confine e l’abbondante disponibilità di manodopera locale avevano infatti costituito efficaci fattori di localizzazione per l’industria siderurgica, per le attività di filatura e di tessitura e, più tardi, anche per lo sviluppo di impianti chimici. Soprattutto il Verbano e l’Ossola, in quel periodo, potevano essere annoverati tra le aree più industrializzate del territorio nazionale. Nel secondo dopoguerra, parallelamente al declino di questi settori, si è registrata una perdita progressiva dei vantaggi competitivi, tanto da far dichiarare l’intera area ‘bacino di crisi industriale’. I processi, soprattutto spontanei, di ristrutturazione e di riconversione dell’economia provinciale hanno costituito la reazione locale a questi avvenimenti. Nell’area del Verbano l’attività prevalente è divenuta quella turistica, imperniata sulle attrattive lacustri e sulle evolute funzioni alberghiere ed extra-alberghiere dei centri prospicienti il lago; vi si sono affiancate la floricoltura e l’industria agroalimentare. Nell’Ossola l’attività produttiva risulta maggiormente composita: nelle valli altimetricamente più elevate, come la Valle Anzasca (o di Macugnaga), la Valle Antrona e la Valle di Vigezzo, prevale l’attività turistica, sia invernale sia estiva; nella Val Formazza è attiva la produzione di acque minerali (Crodo); da Domodossola al Lago di Mergozzo trovano sede le principali attività commerciali a supporto dell’intera zona, quelle legate ai transiti internazionali, nonché talune attività industriali e agricole che sfruttano il fondovalle pianeggiante. Il Cusio rappresenta l’area più industrializzata della provincia: qui, negli anni 1950, l’immigrazione di ritorno dai paesi dell’Europa centrale ha favorito la nascita di numerose attività orientate alla produzione di rubinetteria, posateria e piccoli elettrodomestici da cucina. Nei decenni successivi lo sviluppo dei consumi di massa, accentuando la domanda di questi prodotti, ha consentito la proliferazione di una fitta rete di piccole imprese, impegnate nelle varie fasi dei cicli produttivi: i centri del Lago d’Orta hanno così assunto la configurazione di un distretto specializzato equiparabile a quelli più noti dell’Italia nord-orientale.

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