Veneti

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(lat. Venĕti, gr. Οὐένετοι o Βένετοι) Popolo italico, detto anche Paleoveneto, stanziato in età preromana nella pianura veneta e nelle zone collinari prospicienti. Per la maggior parte degli autori classici, i V., originari dell’Asia Minore (Paflagonia o Troia), sarebbero arrivati in Italia al seguito del troiano Antenore (alcuni associavano all’immigrazione dei V. l’eroe greco Diomede, cui offrivano in sacrificio i loro bianchi cavalli); secondo altri sarebbero giunti da settentrione, dall’area celtica transalpina; sulla base di un passo di Erodoto autori moderni hanno formulato la teoria di un’origine illirica, mentre studi più recenti hanno consentito di identificare stringenti analogie con i Latini, derivate dall'appartenenza alla medesima ondata migratoria indoeuropea dei Protolatini. La cultura dei V., di cui la civiltà atestina costituisce l’espressione più nota, trae origine da una facies locale di tipo protovillanoviano e si sviluppa a partire dagli inizi dell’età del Ferro sino all’epoca della conquista romana. Elemento peculiare è la predominanza del rituale funerario dell’incinerazione. La cultura materiale si rivela aperta ad apporti e contatti, da un lato, con culture dell’area subalpina e padana (da quella di Golasecca a quella villanoviana e poi etrusca); dall’altro, con l’ambiente adriatico (Piceno, Greci) e centro-europeo (civiltà di Hallstatt). Dai dati archeologici emerge l’immagine di una società evoluta e articolata, con un’economia fondata sull’agricoltura, sull’allevamento (celebre quello dei cavalli), sui commerci (per es., quello dell’ambra). I sepolcreti dei sec. 9° e 8° a.C. (Este e Padova) restituiscono corredi sobri che, oltre al cinerario (in genere un’olla o un vaso biconico), comprendono pochi oggetti metallici. I corredi del 7° sec., più ricchi, mostrano una più diffusa distribuzione della ricchezza e una notevole capacità acquisitiva di beni di lusso da parte delle aristocrazie locali. Nella seconda metà del 7° sec. prende avvio, per influsso di maestranze etrusche, la più caratteristica manifestazione artistica della civiltà dei V., la cosiddetta arte delle situle: una produzione di vasi e coperchi in lamina di bronzo con decorazione figurata eseguita a sbalzo, che raggiunge i suoi migliori risultati attorno al 600 a.C. Nella prima metà del 6° sec. ha inizio un’altra tipica produzione artigianale: quella della ceramica dipinta decorata a fasce rosse e nere. Nel 6° sec. il processo di evoluzione sociale giunge a esiti significativi: l’affermazione di fenomeni di protourbanizzazione (Este, Padova); l’emergere dei luoghi di culto (tra i principali, quello dedicato a Reitia a Este e quello di Lagole, attivi sino al 3°-4° sec. d.C.); la comparsa della scrittura, che ha nel santuario di Reitia un centro di insegnamento e diffusione; l’instaurarsi, attraverso Adria (➔), di stabili rapporti commerciali con il mondo greco. Tra il 5° e il 1° sec. a.C. a Padova sono attive botteghe dedite alla produzione di stele funerarie in pietra con decorazione scolpita a bassorilievo. Nel 4° e 3° sec. i V. strinsero rapporti più solidi con i Celti che avevano già iniziato a infiltrarsi nel loro territorio e a influenzarli con la loro cultura. L’arrivo dei Romani nel 2° sec. (data al 181 a.C. la fondazione della colonia di Aquileia), con i quali i V. in passato avevano avuto relazioni e alleanze proficue, portò a un progressivo e pacifico adeguamento ai nuovi costumi, fino all’inserimento amministrativo dei centri veneti nella struttura romana che culminò nel riconoscimento del diritto latino (89 a.C.) e nella piena cittadinanza (49 a.C.). Il territorio dei V. fece parte della Gallia Cisalpina e, nell’ordinamento augusteo, della decima regione (Venetia et Histria). La lingua venetica (o paleoveneto) apparteneva al gruppo indoeuropeo e aveva particolari affinità con l’italico e il germanico.

Popolo abitante sulle coste atlantiche della Gallia tra la Loira e la Senna, che aveva per capitale Darioritum (od. Vannes). Sottomessi da Cesare, poi ribellatisi nel 56 a.C., i V. furono alla testa di una coalizione di popolazioni costiere contro i Romani: Cesare li vinse per terra, mentre Decimo Bruto ne distruggeva la flotta.

Denominazione, presso gli autori classici, di popolazioni stanziate in varie zone del mondo antico, dall’Asia Minore alla Penisola Balcanica, all’Europa centro-orientale.

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