VENAFRO

Enciclopedia Italiana (1937)

VENAFRO (A. T., 24-25-26 bis)

Domenico MUSTILLI
Vincenzo Epifanio *

Cittadina della provincia di Campobasso, distante da questo capoluogo circa 82 km. Sorge a 222 m. s. m., alle falde del M. Santa Croce e all'estremità sudorientale del rilievo delle Mainarde, in una conca che separa le Mainarde stesse dal sollevamento dell Matese: per la gola che prende nome da questa cittadina passa l'alto corso del Volturno. Della rinomanza che ebbe in antico sono testimoni i resti delle mura poligonali e gli avanzi di un teatro romano, di un anfiteatro e di una grandiosa msiruzione, forse un ninfeo. Conserva ancora il maestoso palazzo dei Caracciolo; pure notevoli sono la Chiesa dell'Annunziata e il Castello medievale. Il suo territorio (kmq. 130,53), che si considerava nella Terra di Lavoro, offrì in ogni tempo il passaggio più facile dal Sannio nella Campania, onde l'importanza del luogo. Era noto nell'antichità per gli oliveti che vi prosperavano, e ha anche oggi l'olivo come pianta tipica del suo paesaggio e un olio pregiato come prodotto più importante. La popolazione fu nel 1931 di 9476 ab., dei quali 4734 nel centro principale.

Storia. - Gli oggetti litici rinvenuti con frequenza nel territorio provano che il posto fu abitato fin da tempi molto remoti. La tradizione mitica faceva risalire a Diomede la fondazione della città (Serv., ad Aen., XI, 246). Abitata da popolazioni osco-sannitiche, come provano alcune iscrizioni e monete, la cui attribuzione a V. non è peraltro sicura, fu dopo la guerra latina occupata dai Romani. Divenuta poi prefettura, nell'88 a. C. durante la guerra sociale venne espugnata dagl'Italici e subì notevoli danni. Augusto vi mandò una colonia di veterani e da allora prese il nome di Colonia Iulia Augusta Venafrum. Gli abitanti erano ascritti alla tribù Tromentina. La città, che era dapprima sull'altura, in epoca romana si spostò più a valle, verso la pianura. Nell'antichità Venafro era famosa per la produzione dell'olio e per la fabbricazione di strumenti agricoli (Catone, De agricult., 135).

Nel sec. V divenne sede vescovile. Sotto i Longobardi fu sede di un gastaldo dipendente dal duca di Benevento. Nel sec. X divenne capoluogo di contea; fu per lungo tempo feudo dei Pandona. Nel 1588, elevata a principato, fu infeudata ai Peretti; passò successivamente ai Savelli e infine ai Caracciolo di Miranda che la tennero fino all'abolizione della feudalità.

Bibl.: Corp. Inscr. Lat., X, pp. 477 e 1012; Not. scavi, 1913, p. 405; 1924, p. 85; Ephem. Epigr., VIII (1899), n. 886, p. 217; Assmann, De coloniis oppidisque Rom. quibus imper. nom. vel cogn. impos. s., Jena 1905, p. 12 seg.; G. Cimorelli, L'età della pietra nel territorio di Venafro, Pescara 1910; Boll. d'arte, n. s., II (1922-23), p. 58 segg. Per le monete: A. Sambon, Les monnaies ant. de l'Italie, Parigi 1903, p. 420.