VENERE, VEGLIA di

Enciclopedia Italiana (1937)

VENERE, VEGLIA di (Pervigilium Veneris)

Massimo Lenchantin De Gubernatis

È un carme anonimo, celebrante le gioie dell'amore e composto di un centinaio di tetrametri trocaici distinti in strofe di lunghezza disuguale dal verso intercalare Cras amet qui numquam amavit quique amavit cras amet (ami domani chi mai non ha amato e colui che ha amato ami pure domani).

Quando, in quale occasione e da chi il Pervigilium sia stato composto è difficile dire. Le varie ipotesi fatte dai critici non sono fondate su solidi argomenti. Come non vi è sufficiente motivo di ascrivere il carme al poeta Annio Florio, fiorito al tempo di Adriano (117-138), così mancano dati sicuri per attribuirlo a Nemesiano del sec. III d. C., a Tiberiano del IV o a Lussorio del V. Le caratteristiche della lingua, in cui affiora qualche elemento volgare, e della metrica, che non ha tracce di decadenza del senso prosodico, fanno pensare al secolo II o III d. C. Il luogo della celebrazione della festa di Venere, che diede occasione al Pervigilium, si cercò in Sicilia e precisamente ad Enna o Ibla, di cui è cenno nei versi 33-34.

Un argomento, che si prestava ad allusioni scabrose, fu trattato dall'anonimo autore con mano delicata e leggiera. Egli, pur procedendo dalla tecnica ellenistica, manifesta un sincero sentimento della natura e sa congiungere le impressioni esterne con il suo mondo interiore, concretandole in espressioni consone alla chiarezza delle sue intuizioni e alla fresca e limpida vena della sua ispirazione. Lo stile ricercato e ingegnoso è ricco di chiaroscuri e sembra talora intinto d'un tenue colore di preziosità che si manifesta nella composizione simmetrica e nelle ricercate antitesi che conferiscono rilievo e movimento al pensiero. Tra le numerose edizioni, ricorderemo quella di Carlo Pascal, Carmina ludicra Romanorum, Torino 1918.

Bibl.: Oltre alle maggiori storie della letteratura latina, cfr. E. Laurenti, De P. Annaeo Floro poeta atque historico Pervigilii Veneris auctore, in Riv. di filol. class., XX (1892), p. 125; C. Clementi, Bibliographical and other Studies on the Pervigilium Veneris compiled from research in the library of the British Museum, Oxford 1913; A. Monti, Pervigilium Veneris, carme d'ignoto autore tradotto e annotato, Torino 1913. Le versioni italiane, in prosa o in verso, anteriori a quella ora citata, lasciano sovente a desiderare per fedeltà di interpretazione e senso artistico: cfr. G. Piazza di Torreselle, La veglia di Venere, Torino 1895.