Vegetazione

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vegetazione botanica In prima approssimazione, il rivestimento vegetale della superficie terrestre. Lo studio della v. è soggetto fondante di discipline quali la geobotanica e l’ecologia del paesaggio. Mentre la flora è l’insieme delle piante (entità tassonomiche) che vivono in un territorio, la v. è costituita dall’insieme delle comunità vegetali che vivono in esso, distribuite in modo da sfruttare al meglio le risorse offerte da un dato contesto ecologico: le specie vegetali che compongono la flora di un dato territorio si distribuiscono nello spazio raggruppandosi in funzione delle diverse esigenze ecologiche e instaurando rapporti di antagonismo e mutualismo con altre specie, così da determinare le caratteristiche strutturali e qualitative della vegetazione.

A seconda degli ambienti è possibile individuare diversi tipi di v., che si identificano in base alla loro ‘struttura’ (per es., bosco, prato ecc.) e alla loro ‘composizione floristica’, data dal numero, frequenza e tipologia di specie ivi presenti. La v. utilizza l’energia solare per auto-organizzarsi, in un processo dinamico che conduce da bassi ad alti livelli di organizzazione, strutturazione e specializzazione ecologica, in contrasto con la tendenza all’aumento dell’entropia che caratterizza la materia non vivente. Come regola generale, contesti ecologici simili selezionano v. simili per biomassa, complessità strutturale e produttività, determinando pertanto paesaggi e fisionomie simili (savana, steppa, tundra, taiga ecc.) anche se la composizione floristica può variare, anche radicalmente, dal un luogo all’altro.

La v. è il prodotto delle caratteristiche geomorfologiche edafiche e climatiche di un territorio, e a sua volta influenza l’organizzazione dell’utilizzo territoriale e delle strutture insediative degli organismi eterotrofi, uomo incluso. Le interazioni che si instaurano tra v. e organismi eterotrofi definiscono un ecosistema (➔), di cui la v. costituisce la matrice, ovvero la componente fondamentale e primaria.

Nelle aree densamente popolate del pianeta, l’azione dell’uomo ha a sua volta modificato in modo sostanziale l’assetto originario della v., determinando in tal modo il cosiddetto ‘paesaggio antropico’ o ‘paesaggio culturale’, che è il risultato di un compromesso tra l’energia impiegata dall’uomo per controllare e modificare l’ecosistema e l’energia solare utilizzata dalla v. per organizzare sé stessa. religione Non necessariamente tutte le culture che integrano anche la v. nella sfera religiosa comportano la percezione di un precostituito fatto ‘v.’ come partizione o ‘regno’ del mondo naturale. Tuttavia, considerando il panorama estremamente multiforme di valenze simboliche originate dal contatto tra le religioni e i fatti che si categorizzano tutti come ‘vegetali’, si nota come in esse ricorra costantemente una caratteristica propria del mondo vegetale, il ciclo nascita-morte-rinascita. E appunto come simbolo elementare della rinascita, la v., e in primo luogo l’albero che ne è l’espressione più vistosa, si presenta su tutti i piani (cosmogonia e cosmologia, mito, storia sacra), in qualsiasi modo espressivo (tradizioni orali e scritte, iconografia) e operativo (culti e riti collettivi e cerimoniali individuali che si raccolgono sotto l’ambigua categoria di superstizioni) e a qualsiasi livello storico (mondo etnologico, civiltà antiche, folclore) in una vastissima gamma di utilizzazioni e valorizzazioni. Nella sua potenzialità di rinascita perpetua l’albero può essere assunto a simbolo dell’eternità del mondo, come suo sostegno e fondamento strutturale (albero cosmico come Axis mundi). Come simbolo della perennità del mondo l’albero possiede il segreto della giovinezza perpetua, manifestandosi come ‘albero della vita’ e datore d’immortalità. Al di là delle singole immagini a portata cosmologica e della possibilità di conferire immortalità a individui eccezionali sotto la forma dell’albero, la v. proprio per la coincidenza con l’uomo nel morire ha potuto fornire un modello per il rinascere: adeguandosi al ritmo della pianta con la quale condivide il destino della morte, l’uomo può portarsi sulla strada della rinascita. Questa seconda valorizzazione è quella che sta al fondo della preistoria delle religioni misteriche e in genere del mondo ideologico delle civiltà di interesse etnologico che praticano l’agricoltura.

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