Vedovato

Enciclopedia Dantesca (1970)

vedovato

Emilio Pasquini

Participio passato con valore attributivo (latino viduatus, viduare, da Virgilio a Columella, Svetonio, Tertulliano); occorre in un luogo del Convivio (II II 2): passionata di tanta misericordia si dimostrava sopra la mia vedovata vita, che li spiriti de li occhi miei a lei si fero massimamente amici.

Esplicito il richiamo alla chiusa della Vita Nuova, dove al poeta " privato " del suo unico amore, e quasi " vedovo " di Beatrice, appare l'immagine consolatrice della donna pietosa, ora però (a distanza di anni) disvelata come simbolo della Filosofia, che si riverbera a ritroso su quell'antica presenza reale senza poterla dissolvere, nonostante ogni sforzo. Non a caso la vulgata recava l'aggettivo faciliore ‛ vedova ' al posto del participio, che pertanto risulta assente nei vocabolari.

Tuttavia, di contro al valore mutuato dal latino (" orbato ", " spoglio ", o simili), il riferimento alla ‛ esistenza ' del personaggio che dice ‛ io ' piuttosto che all'uomo D., non meno che la rinuncia a qualsiasi determinazione di complemento, fa sì che - come in parte accade per ‛ vedovo ' - il termine venga qui suggestivamente a orientarsi verso il piano metaforico, quasi " priva di gioia " o " deserta ".

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