VALSUGANA

Enciclopedia Italiana (1937)

VALSUGANA (A. T., 17-18-19 e 24-25-26)

Arrigo LORENZI
Amedeo TOSTI

Si chiama Valsugana la regione storica del Trentino che corrisponde abbastanza bene all'unità morfologica della valle longitudinale della Brenta e idrograficamente al corso superiore di questo fiume. Il suo nome deriva da quello di Ausugum, poi Burgum Ausugi, centro abitato dell'Itinerario di Antonino e che corrisponde all'attuale Borgo di Valsugana. In più documenti, sino dal 1184, appare il nome nella forma di Vallis Ausugi, Vallis Ausugana, Vallis Sugana.

I limiti del territorio compreso nella Valsugana variano secondo gli autori e la tradizione locale. Alcuni vi comprendono tutto il bacino della Brenta, dallo spartiacque di Pergine (440 m.) alla confluenza del Cismon sotto Primolano, e perciò il Monte della Marzola (m. 1737) a ponente del lago di Caldonazzo, la Tellina a E. nel territorio di Castel Tesino, il lago dello Stellone a N., il passo della Forcellona a S. presso Frizzone, si considerano come punti estremi del territorio compreso nella Valsugana. Parecchie valli laterali importanti, particolarmente quelle di sinistra, affluiscono alla principale e tuttavia sono riconosciute quali unità distinte, come attesta il fatto che portano nomi particolari: Cinquevalli sopra Roncegno, val di Cave che è la valle del Ceggio, Val di Colamento, Val Sorda e Val Campella unentisi in quella del torrente Maso, la Val Tolva e la Val Tesino. I più escludono dalla Valsugana il territorio di Pergine e di Levico e la fanno principiare ai Masi di Novaledo: ciò che corrisponde al fatto storico che dai Masi in giù essa appartenne al vescovo di Feltre come sovrano temporale. Primolano è per tutti il punto più a valle dell'intera regione. Si deve anche osservare che se da una parte non tutto il bacino superiore della Brenta si suole comprendere nella Valsugana, dall'altra a questa regione storica appartengono territorî che mandano le loro acque in altri bacini idrografici, come il corso superiore del torrente Assa affluente dell'Astico.

Nella parte più alta, la valle decorre da O. a NE. e a E., poi volge lentamente verso SO. Descrive così un arco, concavo verso l'altipiano calcareo dei Sette Comuni, convesso verso il gruppo granitico-scistoso di Cima d'Asta. Perciò la valle, come le altre valli longitudinali delle Alpi Orientali, segna un limite litologico importante. Essa lo segue da Caldonazzo a Strigno; invece da Strigno in giù, i calcari appariscono anche sul fianco sinistro della valle. Le pareti e il suo fondo subirono l'azione del poderoso ghiacciaio che l'occupava nell'era quaternaria.

Data la sua posizione fra 45° 57′ e 46° 11′ di latitudine, in mezzo ad alti monti, la Valsugana ha comuni con altre valli alpine alcune caratteristiche climatiche, tra le quali la più notevole è il raccogliersi durante l'inverno di masse d'aria densa e fredda sul fondo della valle, per modo che questo ha temperature più basse dei fianchi della medesima. Anche la limitazione della durata del soleggiamento è notevole in alcuni punti del fondo valle: a Tezze, Grigno, Ospedaletto e altri centri, per un periodo di uno-due mesi, non si vede il sole o esso si fa vedere soltanto per pochi minuti. Le precipitazioni atmosferiche sono considerevoli, causa la posizione della valle immediatamente retrostante agli altipiani prealpini, essi pure assai piovosi. La media precipitazione annua per tutta la valle si può ritenere di circa 1400 mm.

Per Levico, su 26 anni di osservazioni, si ha una media di 1025 mm.; per Castel Tesino (14 anni di osservazioni) 1513 mm.; per Pergine (30 anni) . 1039 mm. Le minime precipitazioni si hanno in febbraio, le massime in ottobre. È abbastanza elevata anche la quantità di piogge primaverili-estive.

La media precipitazione nevosa annua è di mm. 93.

In relazione con la situazione geografica, le condizioni altimetriche e il clima, l'economia della Valsugana consta di queste principali forme: agricoltura, silvicoltura, allevamento del bestiame. I prodotti del suolo non bastano a mantenere la popolazione, la quale completa i mezzi di sussistenza con le industrie, assai decadute però nel dopoguerra (lanifici e setifici), ricorrendo all'emigrazione e ai mestieri girovaghi (merciai, arrotini).

Predomina la piccola proprietà agraria. Il mais (circa 2500 ettari), la patata (1200 ettari) e il fagiolo 2100 ettari) sono le piante alimentari maggiormente coltivate, anche per la ragione che dànno prodotto sino a notevoli altezze: il mais sino a 800 m., la patata e il fagiolo sino alle dimore temporanee inferiori. Assai meno coltivati sono il frumento (circa 300 ettari), la segala (65 ettari), l'orzo (37 ettari). La vite prospera in tutta la valle principale, che ha modeste altezze sul mare (Calceranica a 465 m., Tezze a 225 m. si possono considerare come punti estremi della valle). Questa coltura non oltrepassa i 700-750 m. di altezza, seguendo così il limite inferiore dei boschi cedui.

Un'altra pianta di grande importanza economica è il gelso, fondamento della bachicoltura (circa 70 mila kg. di bozzoli). La frutticoltura si distingue per alcune qualità pregiate (mele a Strigno, marroni a Spera, castagne a S. del lago di Caldonazzo). La superficie occupata dai boschi è di 34 mila ettari, dei quali 26.500 comunali, con una produzione di 2,33 m. c. per ettaro. I boschi incominciano verso i 500-700 m. e sono tenuti a ceduo (quercia, faggio); più in alto, dai 1000 m. in su, si stendono i boschi d'alto fusto (abeti, larici, pini) che nei luoghi protetti dai venti settentrionali raggiungono i 2000 metri (Valle Calamento).

L'estensione dei pascoli nella zona delle dimore temporanee superiori è di 15.414 ettari. In questi pascoli vanno all'alpeggio estivo non soltanto gli animali della Valsugana, ma anche parecchie centinaia di quelli delle provincie di Vicenza e di Belluno: sono circa 12.900 bovini, di cui oltre 8000 vacche da latte. Oltre a questa produzione estiva d'alta montagna, il caseificio si esercita in 40 latterie sociali cooperative, ove si portano 35 mila quintali di latte all'anno (33 mila si lavorano, il resto si vende per il consumo diretto). Il siero serve all'allevamento dei maiali che è notevolmente sviluppato. Il numero delle pecore e delle capre è oggidi di gran lunga minore che per il passato: si contano oltre 6 mila pecore e 5 mila capre, che d'estate si portano nei pascoli meno accessibili e più poveri.

La fertilità della valle e la sua importanza come via naturale fanno sì che la popolazione sia abbastanza numerosa: dal censimento del 1931 risulta una popolazione presente di 41.103 abitanti. Di questi, 35.607 sono censiti come accentrati, 5496 come popolazione sparsa, la quale perciò rappresenta un ottavo del totale.

La popolazione sparsa vive nei masi, dimore rurali isolate, e in aggruppamenti di abitazioni che traggono origine per lo più dai masi e che non raggiungono il valore di un villaggio. Questi piccoli aggregati portano spesso il nome della famiglia proprietaria. l masi sono abitazioni permanenti, isolate sul fondo che coltivano e il loro limite altimetrico corrisponde, di regola, a quello della coltura dei cereali. Il più elevato di tutti è il maso Boccon a 1616 m. a NE. dell'Agaro, sul principio della Valle Sanaiga; il maso Pizzocher nella Valle Calamento e alcuni altri pochi arrivano a 1160 m. Prima della guerra mondiale, tra le abitazioni permanenti più elevate vi erano le segherie (oggi quasi tutte scomparse), specie nelle valli dei torrenti Grigno, Chieppina, Maso e Ceggio.

I villaggi più elevati sul mare sono Magri nellaValle Sanaiga a 1161 m. e Campostrin nella Valle del Grigno a 1100 m.; il meno elevato della valle è Tezze a 225 m. I centri in generale constano di più cortivi riuniti. Si chiama cortio, o cortivo, nei documenti anche platea communis, uno spazio libero qualche volta chiuso da un muro, con un'entrata (o più) sormontata da un arco, intorno al quale è raccolto un gruppo di case.

Molti centri hanno popolazione di poche centinaia di abitanti, alcuni altri, come Strigno, Pieve-Tesino, Vigolo, Grigno, Telve, Castel Tesino, Caldonazzo, contano da 1000 a 2000 abitanti. Altri pochi hanno l'aspetto di cittaduzze, come Borgo (4000 abitanti) e Levico (4400 abitanti); oltre a Levico anche Roncegno (1200 abitanti) è celebre per le acque minerali. Riguardo alla situazione topografica, è notevole anzitutto l'azione essenzialmente repulsiva sugl'insediamenti esercitata per lungo tempo dal corso non regolato del fiume e dalla ripidezza della parete destra della valle. Pochi sono i centri di fondo valle: Tezze, Castelnuovo e Borgo di Valsugana. Borgo si formò anche come centro di ponte. Notevole invece è il numero dei centri di margine, cioè al piede delle alture che formano l'orlatura del fondo valle e agli sbocchi delle valli secondarie. Ma essendo ripide le falde settentrionali dell'altipiano dei Sette Comuni e, attraverso l'aspro suo orlo rialzato, non facili e di non grande utilità le comunicazioni tra la valle e le parti centrali dell'altipiano medesimo, tutto il lato destro della valle è poco abitato. Anche il fatto che questo ha esposizione generale a N. e perciò vi è minore la durata del soleggiamento, fece preferire le situazioni del versante sinistro che ha esposizione generale verso mezzodì, è più esteso, assai meno inclinato e solcato da valli trasversali ricche d'acqua. I loro torrenti sboccano nella valle principale formando ampî conoidi, sui quali sorsero la maggior parte degli abitati. Alcuni conoidi sono di frana o di detriti e hanno la stessa importanza antropica. Anche agli sbocchi delle valli laterali nella principale vi sono centri importanti, per modo che le due condizioni topografiche talvolta si combinano. Anche ragioni storiche agirono insieme con le naturali sulla formazione degli agglomeramenti umani: così le borgate di Primolano e Grigno sorsero o si mantennero accanto al castello medievale. Altri castelli, e numerosi, furono edificati nel Medioevo sulle cime dei colli e diedero origine a villaggi: entro al recinto fortificato del castello era la chiesa e fuori dell'unico portone d'ingresso il gruppo di case che nei documenti è frequentemente chiamato borgo.

Bibl.: G. Bertondello, Distretto della Valsugana, Padova 1665; G. A. Montebello, Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana, Rovereto 1793; F. Ambrosi, La Valsugana descritta al viaggiatore, Borgo 1880; J. Damian, Die Caldonazzo und Levico Seen, in Peterm. Mitteil., 1892; C. Battisti, Il Trentino. Saggio di geografia fisica e di antropogeografia, Trento 1898; C. Oberosler, Guide illustrate del Trentino: La Valsugana, Trento 1903; A. Prati, I Valsuganotti, Torino 1923.

Operazioni nella Valsugana durante la guerra mondiale. - Nei primi giorni della guerra italo-austriaca, le truppe del V corpo d'armata italiano risalirono, senza essere contrastate dal nemico, la vallata del Brenta fino all'altezza di Ospedaletto; il 16 agosto del 1915 la brigata Venezia occupava la linea M. Civaron-M. Maso-M. Cima, e poco più tardi, il giorno 24, le truppe italiane si stabilivano, senza opposizione da parte austriaca sulla barriera M. Armentera-M. Salubio, che chiude a occidente la conca di Borgo. Ai primi di aprile del 1916, la 11a divisione tentò di ampliare l'occupazione al margine settentrionale della conca di Borgo, riuscendo a impadronirsi delle alture di S. Osvaldo e del monte Carbonile; ma questo si dovette sgomberare il 13 aprile, in seguito a un contrattacco avversario, e il 16, una violenta controffensiva di ingenti forze austro-ungariche, costringeva gl'Italiani a ripiegare fino alla linea Matter-Roncegno-Sant'Anna. Un mese dopo, la grande offensiva di Conrad nel Trentino obbligava ad arretrare ancora le linee italiane fino al Maso; con un forte attacco, nei giorni 25 e 26 maggio, il nemico poté ancora impadronirsi del monte Civaron, ma tra monte Cima e monte Ravetta toccò un sanguinoso insuccesso, che lo indusse a desistere da ulteriori tentativi di forzare il passo in Val Brenta. La situazione in Valsugana rimase, così, pressoché immutata fino al termine della guerra, invano avendo tentato più volte gli Austriaci di scendere dagli Altipiani in Val Brenta, alle spalle del nostro schieramento; furono le truppe italiane, invece, che il 31 ottobre 1918, travolte le ultime resistenze nemiche e scalato l'orlo montano dell'altipiano, dilagarono in Valsugana, marciando vittoriosamente su Trento.