Weigel, Valentin

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Filosofo (Naundorf, presso Grossenhain, 1533 - Zschopau, nell'Erzgebirge, 1588). Pastore protestante a Zschopau, condusse vita ritirata, sottoscrivendo le varie formule confessionali nonostante la sua avversione alla concezione luterana della salvezza per fede. La sua "teosofia" fu nota solo a pochi iniziati, giacché le sue opere furono pubblicate postume, a partire dal 1609. W. appartiene a quella corrente della mistica tedesca che risale a Eckhart e J. Tauler e che non si esplica soltanto in riflessioni speculative, ma anima anche iniziative di carattere più concreto, promovendo la costituzione di associazioni per adorare Dio in semplicità di cuore senza bisogno della mediazione teologica e sacramentale della Chiesa. Le sue dottrine, improntate a un panteismo pregno di motivi cabalistici, trovarono un certo numero di seguaci, ma la setta formatasi intorno a lui, alla quale fu molto vicino J. Böhme, fu dispersa nel giro di venti anni. Delle opere di sicura attribuzione si ricordano: Von vahrer Gelassenheit; Bericht und Anleitung zur deutschen Theologie; Gnòthi seautòn; Vom Ort der Welt; Scholasterium christianum; Libellus de vita beata; Der Güldene Griff.

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