VADO LIGURE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

VADO LIGURE (Vada Sabatia)

F. Pallarés

Centro di fondazione romana posto allo sbocco della Via Aurelia Scauri. Per la sua felice posizione all'estremità di un ampio golfo sul quale si affaccia la vallata del fiume Segno, costituisce il nucleo della strada che da Piacenza, per Tortona e Acqui, giungeva al mare. Il portus Vadorum Sabatium era l'unico porto ricordato nella descriptio Italiae augustea, segno evidente dell'importanza che esso venne ad acquistare quale nodo delle principali comunicazioni e degli scambi commerciali tra l'Italia settentrionale e l'Occidente.

A epoca augustea risale il ripristino della strada che da Piacenza portava al Varo e che consentì, nonostante la natura impervia del terreno, un più facile spostamento delle legioni. Sempre sotto Augusto diventa città di diritto romano con giurisdizione propria e con un territorio che si estendeva da Finale ad Arenzano e all'interno fino alla linea dello spartiacque con la pianura padana. Fu patria della famiglia dell'imperatore Pertinace, che vi esercitava il commercio del legname. La città sembra essere nata senza un piano urbanistico preciso crescendo via via lungo la fascia costiera che si estende tra il fiume Segno e la collina sovrastante. Forse per questo motivo era priva di mura, contrariamente ai vicini municipi romani di Albenga e Ventimiglia, fondati pressoché nello stesso momento. Le insulae e le case seguono l'andamento del terreno.

La persistenza dell'importanza itineraria di V. L. si riflette soprattutto nella Tabula Peutingeriana, dove viene segnata con tre torri. Sembra che soltanto a seguito delle invasioni del 410 d.C. la popolazione si sia trasferita sulle alture e sulla vicina collina del Priamàr a Savona, sede dell'antico oppidum ligure.

V. L. non figura tra le città distrutte da Rotari alla metà del VII sec. d.C., ma è certo che essa continuò a vivere dall'VIII al X sec. d.C. e a conservare la Diocesi e il Comitato, che vengono ereditati un secolo dopo dalla vicina Savona.

Gli scavi degli anni '50 hanno portato alla luce tre grandi case romane di pianta tradizionale con le tabernae, l'atrio, i cubicula, le stanze interne e l'orto, ma mancano per ora tracce di una rete viaria urbana che consenta di ricostruire l'antica topografia dell'abitato. Le case presentano rifacimenti di epoca repubblicana e augustea; una sola è tuttora conservata e visibile sotto l'attuale municipio.

A Ν della città e lungo l'itinerario della Via Iulia Augusta è situata la necropoli di età imperiale, ricca di ritrovamenti in parte conservati nel museo.

L'insieme dei materiali, rinvenuti a partire dal 1891, e quelli provenienti dagli scavi sistematici eseguiti da Nino Lamboglia, è conservato nel museo locale e presenta oggetti e ceramiche di provenienze diverse. Notevole è la raccolta numismatica, così come quella di epigrafia funeraria e di sculture. Tra queste ultime merita una particolare attenzione una statuina di pantera, in marmo, finemente lavorata, attribuibile al I o al II sec. d.C.

Bibl.: N. Lamboglia, Inizio dell'esplorazione di Vada Sabatia, in Rlng- Intem, n.s., IX, 1954, 2, pp. 42-46; G. Grosso, Nuove esplorazioni a Vado Ligure, ibid., pp. 83-85; N. Lamboglia, Prime conclusioni sugli scavi di Vada Sabatia, ibid., X, 1955, 2, pp. 33-41; id., Nuovi scavi a Vada Sabatia, ibid., XVII, 1962, pp. 78-80; id., La distruzione del rudere romano di Porto Vado, ibid., XVIII, 1963, pp. 122-123; F. Pallares, Una tomba del I secolo d.C. scoperta a Vado, ibid., XXVI, 1971, pp. 44-47; F. Ciciliot, Due nuove aree archeologiche di Vada Sabatia, ibid., XXXVI-XXXVII, 1981-1982, pp. 82-83; Supplementa italica, n.s., II, Roma 1983; A. Bettini, I marmi di Vada Sabatia, Vado Ligure 1990.

(R. Pallarés)