UNCASTILLO

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

UNCASTILLO

D. Ocón Alonso

Piccola località della Spagna nordorientale, una delle cinco villas di Aragona, situata nel N-O della provincia di Saragozza.

In prossimità di un villaggio di epoca romana (Clavinia o Aquae Atilanae) e della strada romana Osca-Iruña (Galiay, 1944; Abbad, 1957), la città medievale prese il nome dal castello di origine musulmana che corona la Peña Ayllón, conquistato da Sancio Garcés II, re di Pamplona, nel 940 circa. Subito dopo la separazione dei regni di Navarra e di Aragona nel 1135, U. rimase in mano agli Aragonesi e, in cambio, le sue chiese mantennero la dipendenza da Pamplona con i conseguenti conflitti di giurisdizione.

La città attuale presenta l'organizzazione del comune medievale con i suoi quartieri disposti intorno alle parrocchie: tre intra muros - Santa María la Mayor, San Martín de Tours e San Miguel - e tre extra muros: San Juan Bautista, San Lorenzo o San Esteban e San Félix. Del castello si conservano alcuni resti, prevalentemente dei secc. 13° e 14° (Abbad, 1957, p. 724).La chiesa di Santa María fu costruita a partire dal 1135 - secondo quanto si evince da una donazione di Ramiro II "ad illa opera beate Mariae" (Pamplona, Arch. de la Catedral, Libro Redondo, c. 60v; Abbad, 1957; Martín Duque, 1962, p. 648; Canellas López, San Vicente, 1971, p. 359) - in sostituzione di un'altra più antica che nel 1099 riceveva beni dal re Pietro I (Martín Duque, 1962, p. 648). Fu consacrata dal vescovo di Pamplona nel 1155 (Martín Duque, 1962, p. 677) e di nuovo nel 1246 (Canellas López, San Vicente, 1971, p. 359). Presenta una sola navata con sette campate con volta a botte ogivale, archi trasversi a doppia ghiera che scaricano su pilastri rettangolari con colonne addossate e abside semicircolare. La settima campata, che rappresenta il passaggio tra l'abside e la navata, che funge da transetto, è stata paragonata a quella di alcune chiese del Nord della Castiglia: Cornezuelo o San Lorenzo del Vallejo (Canellas López, San Vicente, 1971, p. 357). L'interno dell'abside si articola in una serie di archi in cui si alternano finestre ad arco a tutto sesto e archi ciechi oltrepassati di minor ampiezza, schema che prosegue nella navata come negli esempi di Burgos. La parte alta della torre, situata nell'angolo sud-ovest, il portico e il coro con volte a stella sono aggiunte di epoca gotica.La chiesa possiede una ricca decorazione scultorea. Nell'interno sono da notare i quattro capitelli del transetto - Morte e castigo del peccatore rappresentato dall'avaro con la borsa al collo; scena di lotta; leone e grifo; Sansone che sloga le mascelle al leone e cavaliere - e uno della navata con soggetto giullaresco. Il portale meridionale è uno dei più belli del Romanico aragonese, con il triplo archivolto popolato di personaggi e scene, e i fusti riccamente decorati. Negli archivolti personaggi grotteschi si alternano ad animali reali o fantastici - arpia e nereide - rappresentati in modo ironico. Il centrale è il più straordinario, con vari personaggi che aggettano dalla modanatura che costituisce l'archivolto. La sua disposizione e il suo stile rivelano l'influenza dei portali di Oloron e Morlaàs in Aquitania (Canellas López, San Vicente, 1971, p. 353; Lacoste, 1973; Yarza Luaces, 1979, p. 218), fatto questo facilmente spiegabile dato che la signoria di U. nel 1150 era ancora vantata dai visconti del Béarn. In contrasto con questo mondo secolarizzato, nei capitelli si sviluppa una serie di scene legate al mondo spirituale ed escatologico: Cacciata di Adamo ed Eva, Fuga in Egitto, Tormenti infernali, Morte e giudizio, due cavalieri. Il portale era forse completato da una galleria i cui unici resti potrebbero essere i due rilievi oggi inseriti al di sopra di esso - Cristo in maestà tra alfa e omega e un apostolo - e i resti di un'aquila e di un leone che si trovano nei contrafforti. Sul portale moderno del lato occidentale è stato incassato un timpano con l'Adorazione dei Magi che deve provenire da un altro portale scomparso; esso presenta parallelismi con un'Adorazione in osso di balena (Londra, Vict. and Alb. Mus.), di probabile origine spagnola, che può essere servita da modello (Hunt, 1954; Bernis, 1960; Ocón Alonso, Rodríguez-Escudero, 1989). All'esterno dell'abside una ricca collezione di modiglioni ripete il repertorio del portale meridionale.La chiesa di San Martín, che fu cappella reale fino al 1250 (Abbad, 1957, p. 714), venne consacrata dal vescovo Pietro di Pamplona nel 1179 (Abbad, 1957; Canellas López, San Vicente, 1971, p. 334), data che coincide con un'iscrizione dell'abside (Abbad, 1957; De Egry, 1963). La sua struttura, oggi molto trasformata, presentava una sola navata coperta da una volta a botte ogivale su archi a doppia ghiera, abside semicircolare con volta e torre al piedicroce con coronamento gotico simile a quello di Santa María. Il restauro realizzato alla fine degli anni Sessanta ha rivelato resti di una ricca serie di archi con statue-colonna (De Egry, 1963), di cui rimane la finestra centrale con quattro figure di apostoli con tracce di policromia; esse sono state messe in relazione con le statue-colonna del portale di Santa María la Real di Sangüesa (v.) realizzate dal maestro Leodegarius (De Egry, 1963; Durliat, 1990). I capitelli corrispondenti sviluppano temi evangelici - Annunciazione, Visitazione, Natività, Epifania, Marie al sepolcro -, animalistici e vegetali. Il loro stile è stato associato a quello del maestro del sarcofago di Donna Sancia nella chiesa del monastero di Santa María a Nájera (Canellas López, San Vicente, 1971, p. 360). Nella navata si conservano tre capitelli, uno con S. Martino che divide il mantello, un altro con uccelli allacciati e un terzo con temi vegetali. Sotto il campanile è stato collocato, nel corso dei lavori di restauro, un portale di cui non si conosce l'ubicazione originaria (Simon, 1980; Durliat, 1990). Nel suo timpano, che sembra una versione popolare di quello di Jaca (v.), come i capitelli che gli stanno a fianco (Ocón Alonso, 1987, I, pp. 423-426; II, p. 134) e i due di un altro portale della parete sud (Simon, 1980), appare un chrismon trinitario tra due leoni.La chiesa di San Félix fu alle dipendenze dei chierici di Santa María fino a quando Raimondo Berengario IV (1137-1162) la donò agli abitanti del quartiere di Metina, nel quale si trova (Martín Duque, 1962, pp. 687-688). La costruzione, della fine del sec. 12°, consta di chiesa inferiore con ingresso indipendente e chiesa superiore; le due ripetono uno stesso schema con navata coperta da una volta a botte ogivale. Nel portale sud appare una delle prime rappresentazioni del martirio di s. Felice di Gerona o Felice Africano (Ocón Alonso, 1987, I, pp. 427-428; II, pp. 284-285). Nelle mensole che sorreggono il timpano si trovano teste di fiere, una delle quali divora un cavaliere. Il portale nord presenta un chrismon trinitario sorretto da due angeli inginocchiati in chiaro rapporto con il portale ovest del San Salvador di Ejea de los Caballeros, benché di rozza fattura (Ocón Alonso, 1987, I, pp. 429-430). Anche se in cattivo stato di conservazione, ambedue presentano gli stilemi caratteristici della c.d. bottega di San Juan de la Peña e possono essere datati alla fine del sec. 12° o, più probabilmente, agli inizi del 13° (Abbad, 1954; 1957; Crozet, 1968; Ocón Alonso, 1987).La chiesa di San Miguel, costruita alla fine del sec. 12°, ripete lo schema di Santa María, anche se dotata già di volte a ogiva. Il suo interessante portale si trova a Boston (Mus. of Fine Arts) dal 1915. Della sua primitiva ubicazione restano tracce nel lato sud dell'edificio. La sua ricchezza decorativa ricorda quella di Santa María (Porter, 1928; Gudiol Ricart, Gaya Nuño, 1948; Cahn, 1970; Lacoste, 1971) benché presenti anche echi di San Martín de Unx e di Sangüesa (Yarza Luaces, 1979, p. 218). Possiede un interessante timpano della fine del sec. 12° o degli inizi del 13° in cui, vicino a un chrismon trinitario, s. Michele e il diavolo lottano per il possesso di un'anima (Sené, 1966, p. 379; Ocón Alonso, 1987, II, p. 280).La chiesa di San Juan si trova su un'altura extra muros, ed è citata nei documenti fin dalla metà del sec. 12° (Canellas López, San Vicente, 1971). La sua struttura, simile a quella di Santa María, benché con navata più corta, offre l'originalità di possedere due cappelle laterali - una sorta di bracci - dotate di una piccola abside. Quella del lato sud conserva la decorazione pittorica dedicata all'apostolo s. Giacomo, che nella zona centrale appare in atteggiamento benedicente e in compagnia di personaggi vestiti da pellegrini, due dei quali gli baciano i piedi; in una zona laterale l'apostolo battezza un personaggio; sul fronte della piccola abside si intuisce il Pantocratore adorato da quattro apostoli. Il loro stile risente del tardo influsso bizantineggiante della pittura aragonese del sec. 13°, al cui ultimo terzo appartengono, influsso derivato dalla tradizione instaurata a Sigena (Gudiol Ricart, 1971; Borrás Gualis, García Guatas, 1978; Sureda, 1985).La chiesa di San Lorenzo è citata nel 1125 come chiesa del nuovo borgo nella documentazione di Alfonso I il Battagliero (Bordeaux, Arch. du Dép. de la Gironde, H 9, n° 21; Lacarra, 1949, pp. 20-21); l'attuale edificio fu probabilmente eretto a partire dalla metà del 12° secolo. Oggi rimangono in piedi soltanto il muro sud e l'imposta dell'abside, così come un portale sotto una gronda con modiglioni; nel timpano è rappresentato il Martirio di s. Lorenzo - secondo la tradizione originario di Huesca e venerato in Spagna fin dal sec. 5° -, sormontato da un chrismon trinitario (Ocón Alonso, 1987). Nei capitelli dell'interno appaiono la Tentazione di Adamo ed Eva e due figure che sono state interpretate come monaci (Abbad, 1954, p. 58; 1957, p. 721) benché sembrino piuttosto corrispondere a una Maiestas Domini.

Bibl.:

Fonti. - J.M. Lacarra, Documentos para el estudio de la reconquista y repoblación del Valle del Ebro, Zaragoza 1949; A. Martín Duque, Cartulario de Santa María de Uncastillo (siglo XII), Estudios de la Edad Media en la Corona de Aragón 15, 1962, pp. 647-740.

Letteratura critica. - R. Huesca, Teatro histórico de las iglesias del reyno de Aragón, Pamplona 1802-1808: III, p. 212; R. del Arco, La pintura mural en Aragón, Boletín de la Sociedad española de excursiones 32, 1924, pp. 221-237; L. Torres Balbás, La escultura románica aragonesa y el crismón de los tímpanos de las iglesias de la región pirenaica, AEA 2, 1926, pp. 287-291; G. Gaillard, Notes sur les tympans aragonais, Bulletin hispanique 30, 1928, pp. 193-203 (rist. in id., Etudes d'art roman, Paris 1972, pp. 231-239); A.K. Porter, La escultura románica en España, Firenze-Barcelona 1928, I, p. 88; W.W.S. Cook, Romanesque Spanish Mural Painting. I., ArtB 11, 1929, pp. 327-356: 333; C.R. Post, A History of Spanish Painting, I, Cambridge (MA) 1930, pp. 171-175; Una portada románica española en Bostón, AEA 9, 1933, p. 68; A. Galiay, Las excavaciones del Plan Nacional en los Bañares de Sádaba (Zaragoza), Madrid 1944; J. Gudiol Ricart, J.A. Gaya Nuño, Arquitectura y escultura románicas (Ars Hispaniae, 5), Madrid 1948; F. Abbad, El maestro románico de Agüero, Anales del Instituto de arte américano e investigaciones estéticas 3, 1950, pp. 15-25; id., El románico en Cinco Villas, Zaragoza 1954; J. Hunt, The Adoration of the Magi, The Connoisseur, 1954, 133, pp. 156-161; F. Abbad, Las iglesias románicas de Santa María y San Miguel de Uncastillo, Zaragoza 1955; id., Catálogo monumental de España, Zaragoza, Madrid 1957, pp. 707-724; C. Bernis, La ''Adoración de los Reyes'' del siglo XII, del Museo Victoria y Alberto, es de escuela española, AEA 33, 1960, pp. 82-84; J. Ainaud de Lasarte, Pinturas españolas románicas, Barcelona 1962, p. 21; M. Durliat, L'art roman en Espagne, Paris 1962 (trad. spagnola El arte románico en España, Barcelona 1964, pp. 69-70); G. Fatas, Uncastillo, monumento entre monumentos, Zaragoza 16, 1962, pp. 65-67; A. De Egry, Esculturas románicas inéditas de San Martín de Uncastillo, AEA 36, 1963, pp. 181-187; A. Sené, Quelques remarques sur les tympans romans à chrisme en Aragon et Navarre, in Mélanges offerts à René Crozet, Poitiers 1966, I, pp. 365-381; R. Crozet, Recherches sur la sculpture romane en Navarre et en Aragon. VII. Sur le traces d'un sculpteur, CahCM 11, 1968, pp. 41-57; W. Cahn, Romanesque Sculpture in American Collections. VI. The Boston Museum of Fine Arts, Gesta 9, 1970, 1, pp. 67-76; A. Surchamp, Sur quatre chapiteaux de Santa Maria de Uncastillo, Zodiaque 83, 1970, pp. 2-14; A. Canellas López, A. San Vicente, Aragon roman (La nuit des temps, 35), La-Pierre-qui-Vire 1971; J. Gudiol Ricart, Pintura medieval en Aragón, Zaragoza 1971, pp. 12, 107-108; J. Lacoste, La décoration sculptée de l'église romane de Santa María de Uncastillo (Aragón), Annales du Midi 83, 1971, pp. 149-172; id., Le portail roman de Sainte Marie d'Oloron, Revue de Pau et du Béarn, 1973, pp. 49-74; M. Durliat, L'art roman en Navarre et en Aragon, Paris 1973; F. Moreno, Historia y arte de Uncastillo, Madrid 1977; G.M. Borrás Gualis, M. García Guatas, La pintura románica en Aragón, Zaragoza 1978, pp. 287-307; J. Yarza Luaces, Arte y arcquitectura en España (500-1250), Madrid 1979 (19872); J. Lacoste, Le maître de San Juan de la Peña, XIIe siècle, Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa 10, 1979, pp. 175-189; D. Simon, L'art roman source de l'art roman, ivi, 11, 1980, pp. 247-249; W.W.S. Cook, J. Gudiol Ricart, Pintura e imaginería románicas (Ars Hispaniae, 6), Madrid 19802 (1950), p. 84; J. Sureda, La pintura románica en España, Madrid 1985, pp. 371-374; D. Ocón Alonso, Tímpanos románicos españoles: reinos de Navarra y Aragón, 2 voll., Madrid 1987; D. Ocón Alonso, P. Rodríguez-Escudero, Los magos de Oriente, santos patronos y peregrinos a través de una portada de Santa María de Uncastillo (Zaragoza), "Actas del VI Congreso del Comité español de historia del arte, Santiago de Compostela 1989", Santiago de Compostela 1989, pp. 95-105; M. Durliat, La sculpture romane de la route de Saint Jacques. De Conques à Compostelle, Mont-de-Marsan 1990, pp. 247-248, 281, 466; M. Melero, El llamado ''taller de San Juan de la Peña''. Problemas planteados y nuevas teorias, Locus Amoenus 1, 1995, pp. 47-60.D. Ocón Alonso

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