MILANI, Umberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MILANI, Umberto

Rossella Canuti

– Nacque il 1° dic. 1912 a Milano da Giovanni Eugenio, funzionario doganale, e da Ester Garrone. Ultimo di sei figli, il M., seguendo l’esempio del fratello Franco, pittore e restauratore di dieci anni più grande, a soli otto anni cominciò a disegnare e sei anni dopo a dipingere.

Dal 1926, dopo due anni di scuola di avviamento professionale, il M. frequentò l’atelier di G.B. Tedeschi. Nel 1927 seguì il corso di scultura decorativa della Scuola superiore d’arte applicata all’industria al Castello Sforzesco e, l’anno successivo, quello di pittura decorativa. Il M. apprese la medaglistica nell’atelier di E. Monti e al contempo seguì fino al 1931, pur senza alcuna iscrizione, le lezioni serali della scuola del marmo tenute da A. Wildt all’Accademia di Brera.

Dal 1928 cominciò a esporre regolarmente alle mostre sindacali milanesi, vincendo la medaglia d’oro del Comune di Milano e il primo premio al Concorso nazionale del presepe con una composizione in gesso dal titolo Sacra notte (Fontana, 2000, p. 128). Sempre in gesso realizzò un busto di Luigi Amedeo di Savoia-Aosta duca degli Abruzzi presentato nel 1930 al concorso organizzato al palazzo del Quirinale a Roma (ibid., p. 15). L’anno successivo partecipò alla Mostra internazionale d’arte sacra a Padova. Presente alla VI e alla VII Mostra del sindacato interprovinciale fascista delle belle arti di Milano (1935 e 1936) e alle contemporanee mostre primaverili e autunnali della Società per le belle arti ed Esposizione Permanente, il suo nome cominciò ad affermarsi nell’ambiente artistico. Nel 1937 partecipò alla Permanente milanese e all’Exposition universelle et internationale di Parigi e, tra il 1937 e il 1938, alla Mostra celebrativa della scuola superiore d’arte applicata dove alcune sue medaglie e una targa furono acquistate dalle Civiche raccolte d’arte di Milano: Allegoria, Adamo ed Eva, Le quattro stagioni, Angelo con tromba e Adunata a Roma dei Fasci giovanili di combattimento (Milano, Civica Galleria d’arte moderna). In quegli anni fondò il Gruppo dei dieci insieme con gli scultori G. Scalvini e F. Sebastiani e con i pittori G.R. D’Accardi, O. Mezzoli, G. Motti, E. Parrini, W. Pozzi e U. Ravazzi. Con quest’ultimo si unì al Gruppo italiano dell’ex-libris e bianco-nero. Nel 1939 partecipò alla World Exhibition di New York e l’anno successivo alla XXII Biennale di Venezia. Le prime due personali si tennero nel 1943 alla galleria Cairola (Milano) e alla galleria Como (Como).

Quest’ultima esposizione, organizzata insieme con l’amico Ravazzi, si chiuse con una conferenza sulla Trasfigurazione dell’arte tenuta da F. Ciliberti, filosofo e gallerista cultore dell’astratto che, l’anno successivo, per il finissage della personale del M. alla galleria Borromini di Como, tenne un discorso sulla religiosità dell’arte (Fontana, 2000, p. 58). Il M. frequentò assiduamente Ciliberti e la sua galleria in via A. Saffi a Milano (dove conobbe anche F.T. Marinetti) restando profondamente influenzato dalle idee scaturite in quell’ambito e diffuse, a partire dal 1938, dalla rivista Valori primordiali alla quale collaborarono poeti, architetti e artisti delle più varie discipline e tendenze. Insieme con gli artisti A. Chighine, F. Francese e A. Del Bon, il M. partecipò alle escursioni a Como sui luoghi dell’arte romanica e alle vive discussioni che seguivano nella galleria di Ciliberti sulla sperimentazione artistica, sull’astrattismo, sulla musica dodecafonica e sull’idea della sintesi di tutte le arti nell’ar-

chitettura sostenuta da M. Bontempelli. Questi artisti, denominati da D. Campini gli «iniziati del Romanico», si dispersero alla morte di Ciliberti (1946), ma il M. continuò a condurre ricerche sistematiche sulla concezione universale, sacra e primordiale dell’arte, aspirando alla fusione delle diverse arti compresa la musica (Campini, pp. 38 s.). Il M. praticò l’astrazione senza escludere a priori il figurativo, considerando la scultura un organismo vivo e intersecando elementi dell’arte del passato con la scultura africana. Frequentando locali notturni e i luoghi d’incontro di artisti, letterati, giornalisti milanesi e committenti, aumentarono per lui le esposizioni e le commissioni.

Nel 1940 l’Amministrazione comunale di Milano lo incaricò di eseguire un modello in gesso per le gallerie perimetrali del cimitero Maggiore (dei due bozzetti presentati dal M. restano quello con il Sacrificio della figlia di Jefte, in collezione privata, e la Morte di Datan, Koran e Abiron, tradotto in marmo e collocato nella nicchia della cappella Valeri: Fontana, 2000, pp. 24-27). A. Pica, nel 1945, curò la prima monografia del M. per le edizioni del Milione e, nel 1946, fu organizzata la sua prima personale alla galleria Il Milione.

L’artista indagò tutte le possibilità offerte dalla figura scolpendo e modellando numerose donne nell’atto di lavarsi e asciugarsi, passando rapidamente da codici figurativi sintetici, dai quali traspare l’interesse verso l’opera di A. Martini (Mattino, 1940: Milano, Museo della Permanente; Abbozzo di figura, 1948: Milano, Civica Galleria d’arte moderna) a quelli solido-costruttivisti e cubo-futuristi attraverso un processo di semplificazione formale (Lavandaia, Donna che si sveste, 1948-49: entrambe in collezione privata), o ancora filiformi-espressionisti con accenti «giacomettiani» (Amanti, 1949: Milano, collezione Maina), o esplicitamente astratti (Composizione, 1949: Milano, Civica Galleria d’arte moderna). La disponibilità del M. ad aprirsi alle nuove esperienze internazionali lo portò precocemente, anche in campo pittorico, verso soluzioni inaspettate; già nel 1947 esplorò la tecnica del dripping (Composizione, Frammento, Blu e rosso: tutte in collezione privata) e gli effetti di queste esperienze si riflettono anche nel suo multiforme percorso scultoreo. Partecipò alla Biennale del 1950 dove accolse la grande quantità di stimoli proveniente dalla vague informale; le forme organiche di H. Arp, ma anche le opere di A. Viani, e O. Zadkine presenti in mostra, costituirono per lui ulteriori motivi di indagine e studio. Le sue Forme arcane, serie di sagome organiche, primigenie e pure, realizzate tra il 1950 e il 1951,

di cui fanno parte Avorio, Montante, Forma plurima e Dialettica volumetrica (tutte in collezione privata) hanno una valenza esclusivamente informale (Porzio, 1979 e 1988, p. 8).

La ricerca del M. in senso ambientale si approfondì nel 1951, quando fu invitato da L. Baldessari, che aveva coinvolto diversi altri artisti tra cui L. Fontana, a collaborare alla IX Triennale di Milano. Il M. realizzò diverse forme ovoidali in gesso (nella stessa linea di ricerca delle Forme arcane) sospese al soffitto del vestibolo d’ingresso del palazzo dell’Arte, per le quali vinse una medaglia d’argento; intervenne ancora alle Triennali del 1954, in cui vinse la medaglia d’oro per un enorme pannello di gesso e sabbia dal titolo Plastica parietale posto nell’atrio, e del 1957 (Fontana, 2000, pp. 70, 85). La collaborazione con gli architetti divenne intensa; oltre che da Baldessari fu coinvolto da M. Grisotti, V. Viganò, C. De Carli, M. Zanuso e molti altri nella progettazione di ambienti d’ingresso di edifici, mostre, fiere, arredi d’interni e di edifici sacri.

Molte di queste opere, con carattere effimero, furono smantellate, ma alcune erano destinate a permanere: del 1954-55 è il rilievo per l’edificio realizzato nel parco Sempione, oggi Biblioteca Giardino, mentre del 1956 è il Cristo senza croce per la chiesa di S. Idelfonso, progettata da C. De Carli. La scultura del M. diventò allora quasi bidimensionale, il volume si ridusse a una sorta di scrittura a rilievo (si vedano, per esempio, le Plastiche parietali nn. 2, 4 e 7 in collezione privata, o Valori ascensionali, 1953-54: Milano, Civica Galleria d’arte moderna) e i grandi collage realizzati nel 1954 riflettono gli stessi ritmi e forme (collezione privata: Fontana, 2000, pp. 80, 81).

Nel 1955 il M. prese parte alla mostra del Movimento nucleare e alle sperimentazioni sulla sintesi delle arti con il gruppo Mac/Espace alla galleria del Fiore a Milano. Nel 1958 espose otto sculture alla XXIX Biennale di Venezia (in una sala personale organizzata da C. Scarpa) che si distinsero dalle precedenti per il doppio sviluppo in senso lamellare, quasi piatto (Modo 4 - plastica parietale n. 4, 1957: collezione privata), e filiforme verticale (Barilli). Si tratta alternativamente di strutture che evocano fossili e impronte primitive, ascrivibili all’ambito dell’espressionismo astratto, e di composizioni verticali (Lesena n. 4, 1958: Milano, Civica Galleria d’arte moderna) in cui riappare la tridimensionalità. La sala personale alla XXXI Biennale veneziana del 1962 fu un successo; vinse la medaglia d’oro per la scultura e alcune sue opere furono acquisite da istituzioni pubbliche: Scultura (1958) dalla Civica Galleria d’arte moderna di Milano, Piani orizzontali (1959) dal Civico Museo Revoltella di Trieste e Lesena n. 2 (1953) dalla Civica Galleria d’arte moderna di Bologna. Avvolgimento fu invece donata alla Galleria d’arte moderna Ca’ Pesaro di Venezia (Fontana, 2000, p. 104).

L’attività pittorica si intensificò negli anni Sessanta e, anche in quest’ambito, molteplici suggestioni da Y. Kline a Chighine sono presenti, compenetrati in fondi sfumati e toni di memoria lombarda, aggrediti da segni nervosi e, talvolta, costruttivi. Diverse opere scultoree e pittoriche di questi anni, seppure «informali», hanno titoli evocativi (Colloquio, 1961-62: Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea; Paesaggio remoto, 1963: collezione privata; Composizione ricordi, 1963: Milano, Civica Galleria d’arte moderna). Con alcune fusioni in bronzo il M. indagò le potenzialità dei materiali poveri come il cartone ondulato; la flessibilità della materia gli offriva nuove possibilità compositive e preziosi effetti materici e di rifrazione luminosa. Le parti centrali sono lasciate vuote e creano «spazi» dalle forti suggestioni romantiche (Ascesa, 1962: collezione privata; Valsecchi, p. 20). Nel 1964 i bronzi intitolati Battaglie furono esposti singolarmente a Padova, a Winterthur e a Carrara e presentati nel loro insieme solo l’anno successivo alla galleria milanese Il Milione (in totale sei variazioni; la Battaglia n. 5 è nella Biblioteca civica di Seregno) unitamente a 12 dipinti a olio (nove dei quali dal titolo Composizione). L’approccio scultoreo è pervaso da un afflato lirico ed esistenziale. Il momento distruttivo, la «condensazione di energia, a cui fa seguito il silenzio, la sorda desolazione delle spoglie mortali» (Porzio, 1979) è ciò che l’artista cerca di fissare nella forma. Tale linea di ricerca prosegue in altre opere come Dopo la rovina, (1966: Milano, Civica Galleria d’arte moderna) o nella serie di tre sculture dal titolo Orientamento nella cosa interna (collezione privata), esposte nel 1967 alla V Biennale internazionale di scultura di Carrara.

Nel 1968 fu organizzata un’antologica alla galleria Cortina di Milano e una personale alla galleria Pagani di Legnano. Tra il 1967 e il 1968 con gli architetti A. Bazzani e F. Bontempi, con i quali divideva uno studio a Salò, progettò di ingrandire una delle sculture Orientamento in modo da poterla realmente trasformare in «spazio percorribile». I due architetti concepirono inoltre un parco di scultura a lui dedicato a Gardone Riviera, che non fu mai realizzato per la morte del Milani.

Il M. morì a Milano il 5 genn. 1969.

Fonti e Bibl.: A. Pica, U. M., Milano 1945; D. Campini, Scultura di M., Milano 1952; M. De Micheli, Scultura italiana del dopoguerra, Milano 1958, pp. 241 s.; M. Valsecchi, U. M. Sculture dal 1944 al 1962, Milano 1962; L. Borghese, Dipinti e sculture recenti di U. M. (catal., galleria Il Milione), Milano 1965; G. Bruno, 20 disegni di U. M., Milano 1965; R. Barilli, Le due anime di U. M., in U. M. mostra antologica (catal.), Milano 1979, pp. n.n.; F. Porzio, Itinerario di M., ibid.; U. M. (catal., Sartirana Lomellina), a cura di F. Porzio, Milano 1988; E. Pontiggia, U. M. (catal., galleria Vinciana), Milano 1989; S. Fontana, in La pittura in Italia. Il Novecento/2: 1945-1990, II, Milano 1993, pp. 784 s.; U. M. (catal., Matera), a cura di G. Appella, Roma 1996; M. Raponi, Due antologiche: U. M. e Alfio Castelli, in Terzoocchio, XXII (1996), 80, pp. 31-33; U. M.: opere 1933-1967 (catal.), a cura di S. Fontana, Milano 2000; R. Broggini, Per U. M., in Verbanus, XXIV (2003), pp. 349-356; C. Cerritelli, U. M., Milano 2007; ’50-’60: la scultura in Italia. Opere dalle collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna (catal., Tivoli), a cura di M. Margozzi, Roma 2007, pp. 98, 151.

R. Canuti