UMBERTO III conte di Savoia

Enciclopedia Italiana (1937)

UMBERTO III conte di Savoia

Armando TALLONE

Soprannominato il Beato, nato secondo gli uni all'incirca nel 1135, secondo altri alcuni anni prima. Cominciò a governare nel 1147 dopo la partenza del padre Amedeo III per la crociata; morto questo, l'anno seguente, chiamò a sé il vescovo di Losanna Amedeo di Hauterive che lo assistette con i suoi consigli.

La leggenda racconta che poco dopo la morte del padre i nobili della corte sollecitarono U. a sposare Matilde di Fiandra; morta questa senza figli, lo indussero a prendere in moglie una principessa chiamata Anna di Sallinguen. Mancata anche questa dopo alcuni anni, egli si ritirò a condurre vita contemplativa nell'abbazia di Altacomba, donde lo trassero nobili, clero e rappresentanti di comuni per fargli sposare Peronella figlia del duca di Borgogna, da cui nacque Tommaso I. In realtà egli sposò dapprima Faidiva di Tolosa, indi si fidanzò con Gertrude di Fiandra, ma il matrimonio, forse non consumato, fu disciolto certamente per qualche ragione canonica; il terzo matrimonio fu celebrato secondo alcuni con Clemenza di Zahringen, secondo altri con una sorella di questa o con Elisabetta di Stiria; il quarto, dal quale nacque Tommaso I, con Beatrice di Vienna.

Mentre un tempo si credeva che egli avesse trascorso tutta la vita in preghiere, e gli effetti della sua attività fossero fondazioni di monasteri e donazioni alle chiese, ora i documenti hanno posto in luce tutta l'azione da lui svolta e mostrano con quanto senno politico abbia governato i suoi popoli; con quale energia e quale abilità abbia saputo contenersi di fronte all'ostilità del Barbarossa nell'opera di riconquista che era stata iniziata da Umberto II. L'imperatore appoggiò contro di lui le pretese del vescovo di Torino che mirava ad estendere i possessi della sua chiesa ai danni del conte di Savoia, il quale durante lo scisma provocato da Federico favorì sempre Alessandro III contro l'antipapa Vittore IV. Il Barbarossa si riconciliò poi con U. quando ebbe necessità di passare attraverso i suoi stati nel 1168 per ritornare in Germania; gli fece in tale occasione larghe promesse, cui attese, se non in tutto certamente in parte, aiutandolo nelle sue rivendicazioni contro il vescovo e rimanendogli favorevole fino al 1183, quando, dopo la pace di Costanza, essendogli ormai divenuta inutile l'amicizia con U., Federico riprese l'antica politica favorevole al vescovo, il quale, forte dell'appoggio riconquistato, risollevò le proprie pretese su alcune terre possedute dal conte. Citato a comparire innanzi alla curia imperiale, questi non si curò, ripetutamente di obbedire, resistendo anche con le armi contro le decisioni dei funzionarî imperiali; tanto che il figlio di Federico, il futuro Enrico VI, operante ormai in qualità di collega del padre, gl'invase lo stato e finì con metterlo al bando dell'impero. Quando U. morì, il 4 marzo 1189, la sentenza era ancora in vigore e il conte si trovava, sia pure solo nominalmente, spogliato dei suoi dominî.

Bibl.: Oltre le opere cit., alla voce umberto ii, cfr. T. Rossi e F. Gabotto, Storia di Torino, Torino 1915.

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