BOTTI, Ulderigo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOTTI, Ulderigo

Italo Biddittu

Nacque a Montelupo Fiorentino (Firenze) il 4 giugno 1822 da Giovanni Battista, allora podestà di quel paese, e da Maria Billi. Fece i primi studi a Prato, poi passò all'università di Pisa, dove si laureò in legge, avviandosi alla carriera giudiziaria. Apprendista fin dal 1845, fu coadiutore nel 1848 e pretore nello stesso anno. Decise però ben presto di percorrere un'altra carriera, quella amministrativa delle prefetture, che gli permetteva di coltivare l'interesse in lui nascente per le scienze della natura; fu segretario consigliere nel 1859, Sottoprefetto nel 1861 e nel 1872 consigliere delegato, carica che occupò fino al ritiro dalla vita amministrativa, rifiutando la nomina di prefetto.

Nel 1868, anno in cui fu destinato alla prefettura di Lecce, il B. iniziò la sua attività scientifica: dopo aver pubblicato un primo lavoro (Sopra un ittiolito della calcarea tenera leccese, in Atti d. Soc. ital. di sc. nat., XI [1868], 3, p. 497) egli effettuò una visita nei territori di Taranto compiendovi osservazioni geologiche e mineralogiche, raccolte in un opuscoletto intitolato Una corsa nel circondario di Taranto (in Il Cittadino leccese, VIII [1869], nn. 40, 41, 42, 43).

Dalla deputazione provinciale di Lecce ebbe l'incarico di compiere ricerche nelle caverne del litorale della provincia per rintracciarvi resti preistorici che avessero potuto illustrare la Terra d'Otranto al Congresso internazionale di antropologia ed archeologia preistorica, tenutosi a Bologna nel 1871.

A questo scopo visitò nel febbraio del 1869, insieme con G. Capellini, le grotte del Capo di Leuca: dal sopralluogo gli studiosi giunsero alla conclusione che in esse potevano nascondersi resti di civiltà preistoriche. Nel 1870 iniziò quindi una lunga serie di esplorazioni in numerose località del Leccese, raccogliendovi testimonianze e compiendovi osservazioni di carattere paletnologico e geologico. Fu dunque tra i primi studiosi che intuirono l'importanza del Salento nelle future indagini di archeologia preistorica.

Dopo il 1874 il B. collaborò con C. De Giorgi alla compilazione della Carta geologica della Terra d'Otranto, pubblicata a Roma nel 1882 dal R. Comitato geologico. Nel frattempo incrementava le raccolte archeologiche e paleontologiche, attivamente interessandosi alla fondazione di un museo di preistoria e storia naturale, sorto presso l'istituto tecnico di Lecce.

Dopo il 1880 fu a Reggio Calabria dove ricoprì gli incarichi di presidente della giunta di vigilanza dell'istituto tecnico e di direttore del Museo civico. Le sue ricerche, continuate anche nella regione calabrese, contribuirono alla formazione di collezioni paleontologiche e mineralogiche da lui donate poi a istituzioni pubbliche di quella città.

Morì suicida, a Reggio Calabria, il 25 giugno 1906.

I lavori del B. si possono dividere in tre gruppi: geologici, paleontologici e archeologici. Quelli relativi alla geologia riguardano problemi di tettonica e di stratigrafia. Il suo volume Dei piani e sottopiani in geologia. Manuale alfabetico ragionato, Reggio Calabria 1898, pur dovendosi considerare un lavoro di compilazione, attirò sull'autore meritate lodi da parte dei più autorevoli geologi italiani e stranieri.

Tra i lavori di argomento paleontologico merita di essere ricordata la nota Sopra unanuova specie di Myliobates, in Atti d. Soc. tosc. di sc. nat., III (1878), 2, pp. 371-384, con la quale il B. stabiliva una nuova specie fossile della ittiofauna cenozoica dell'Italia meridionale.

Più significative le sue indagini sull'archeologia e soprattutto sulla paleontologia del Quaternario. Durante le ricerche nelle grotte costiere del Capo di Leuca, rinvenne in quella denominata Grotta del Diavolo testimonianze dell'età del bronzo; alla Grotta Zinzulusa osservò e descrisse fenomeni carsici relativi alla natura della grotta, individuandovi anche una breccia ossifera dalle caratteristiche simili a quella che segnalò nella vicina Grotta Romanelli o dei Benedetti dove rinvenne resti di elefante fossile.

Il B. tuttavia dette il suo più importante contributo allo studio della paleontologia, raccogliendo e salvaguardando ingenti materiali osteologici fossili venuti alla luce nel 1872 nella località Cardamone nei pressi di Lecce. Qui, in seguito a lavori di cava del tufo per l'edilizia, fu scoperta una cavità naturale di origine carsica che conteneva abbondanti resti di fauna pleistocenica: il B., avendo riconosciuto per primo fra quelle ossa i resti di animali pleistocenici e avendo intuito l'importanza del rinvenimento, s'interessò attivamente presso le autorità competenti, non senza qualche difficoltà, sia per ottenere il permesso di proseguire le ricerche, sia per conservate i fossili che erano stati rinvenuti nel modo più adatto.

Qui il B. eseguì uno scavo, rinvenendo una importante massa di reperti ben conservati tra i quali riconobbe, oltre a varie altre specie, l'Elephas primigenius Blum., ovvero l'elefante villoso più noto come mammouth, e resti di rinoceronte che egli stesso assegnò erroneamente al Rhinoceros megarhinus Cristol. (La Grotta ossifera di Cardamone in Terra d'Otranto, in Boll. d. Soc. geol. ital., IX [1890], pp. 689-716). L'interesse di questa scoperta fu avvalorato dalla revisione di quel materiale osteologico effettuata da R. Vaufrey nel 1926, il quale affermò che oltre all'elefante primigenio (che è pachiderma indicatore di clima freddo, segnalato allora soltanto raramente nell'Italia settentrionale, il cui habitat viene così spostato a un limite molto meridionale) a Cardamone è presente il Rhinoceros tichorhinus o rinoceronte villoso che accompagna sovente in Europa occidentale l'elefante primigenio nei complessi faunistici di epoca glaciale. Mentre molte sono oggi le segnalazioni relative alla presenza in Italia dell'elefante primigenio, questa è l'unica per quanto concerne il rinoceronte ticorrino che si abbia nei terreni quaternari italiani.

Nell'ottobre 1956, in occasione della Mostra di preistoria e protostoria della regione salentina, specialisti dell'Istituto italiano di paleontologia umana procedettero alla determinazione dei materiali osteologici più significativi del giacimento di Cardamone, al loro consolidamento e, restauro e alla loro esposizione. Dopo la mostra essi furono trasferiti nei, locali dell'istituto tecnico G. Costa di Lecce, dove ancora si trovano.

Numerosi sono gli studiosi che si sono occupati dei materiali osteologici rinvenuti dal B.: ricordiamo i palcontologi C. F. Major, che compì ricerche sui resti degli Equidi, R. Vaufrey, G. De Lorenzo e G. D'Erasmo, che hanno preso in esame i resti dei pachidermi, G. A. Blanc, che aveva iniziato lo studio, interrotto per la sua scomparsa, dei resti della avifauna. Una completa approfondita indagine scientifica su questo materiale osteologico è ancora in atto da parte degli specialisti dell'Istituto italiano di paleontologia umana.

L'interesse per questo complesso faunistico, caratterizzato da pachidermi di habitat freddo, non è quindi cessato. Un tale tipo di fauna assume infatti un suo preciso significato, sia perché riflette un particolare sistema ecologico la cui sistemazione cronologica dovrà esser fatta entro le fasi glaciali del più recente Quaternario, sia perché rappresenta un termine di confronto tra ecosistemi di significato glaciale, la cui fisionomia si va sempre più delineando nella Puglia in seguito alle recenti e attuali ricerche sugli insediamenti preistorici di quella regione.

Opere: La pietra leccese calunniata, in Il Cittadino leccese, IX (1870), nn. 28, 29; Scoperte preistoriche al Capo di Leuca in Terra d'Otranto,ibid., nn. 47, 50, 51, 52; Sulla scoperta di armi in pietra nella provincia di Terra d'Otranto,ibid., X (1871), n. 9; Le caverne del Capo di Leuca. Rel. alla Dep. prov. di Terra d'Otranto, Lecce 1871; La Grotta del Diavolo,stazione preistorica del Capo di Leuca, Bologna 1871; Sul Congresso intern. di antrop. ed archeol. preistoriche,V sess. a Bologna 1871,e sulla esposizione ital. di antrop. e di arti e industrie dei tempi preistorici, Lecce 1872; Caverna ossifera di Cardamone, in Gazzetta dell'Emilia, XIII (1872), n. 141; Il Congresso intern. di archeol. ed antropol. preist.,VI sess. a Bruxelles, Lecce 1874; Scoperta di ossa fossili nella Terra d'Otranto, in Boll. d. R. Com. geol. ital., V (1874), pp. 242-244; La Zinzolosa. Monografia geologico-archeologica, Firenze 1874; Nota intorno alle pietre in Cavallettu della Corsica, in Boll. di paletnologia ital., III (1877), pp. 201-204; Sulle brecce ossifere nella Provincia di Terra d'Otranto, Lecce 1881; Puglia e Calabria. Schizzo geologico, in Boll. d. Soc. geol. ital., IV (1885), pp. 223-231; Un monolito problematico, in Atti d. Soc. ital. di sc. nat., XXXIII (1890), pp. 63-68; Sull'Elephas primigenius Blum. in Italia, in Boll. d. Soc. geol. ital., XVII (1898), pp. XXV-XXVII.

Bibl.: C. F. Major, Beiträge zur Geschichte der fossilen Pferde,insbesondere Italiens, in Abhandl. der Schweiz. paläontol. Gesellschaft, V (1878), pp. 1-16; VII (1880), pp. 17-153; Id., Alcune osservazioni sui cavalli quaternari, in Arch. per l'antr. e l'etnol, IX (1879), 1, pp. 100-111; A. Stoppani, Da Milano a Damasco nel 1874, Milano 1888, pp. 22, 24; E. Flores, Recensioni varie di studi del B.,del De Stefano,del Portis,del Ricci, in Riv. ital. di paleontologia, VI (1900), p. 65; VII(1901), p. 75; C. De Giorgi, S. E. Mons. Giuseppe Candido e il comm. U. B., in Riv. storica salentina, III (1906), 4, pp. 273-292; G. De Stefano, U.B., in Boll. d. Soc. geol. ital., XXV (1906), pp. LXXXIII-XC; R. Vaufrey, Le Mammouth et le Rhinocéros à narines cloisonnées en Italie méridionale, in Bull. de la Soc. geol. de France, s. 4, XXVI (1927), pp. 163-171; G. De Lorenzo-G. D'Erasmo, L'Elephas antiquus nell'Italia meridionale, in Atti d. R. Acc. d. sc. fis. e mat. di Napoli, s. 2, XVII (1927), 2, pp. 65 s.; D. de Lorentiis-G. Delli Ponti-L. Cardini, Guida della Mostra di preistoria e protostoria della regione salentina, Lecce 1956, pp. 29 s.; L. Cardini-P. Cassoli, Inventario della collezione paleontologica di Cardamone (Lecce), in Quaternaria, V (1961), p. 300; G. A. Blanc, Studio comparativo delle avifaune pleistoceniche di Grotta Romanelli e di Cardamone (Lecce),ibid., p. 355.

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