UDALRICO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

UDALRICO

Giovanni Araldi

(Oldericus, Oudalricus, Uldaricus, Gualdaricus, Waldaricus ecc.). – Nacque in Baviera (s’ignora il luogo esatto) presumibilmente entro i primi due decenni dell’XI secolo. Nulla si sa della famiglia d’origine.

Sulla sua vita prima dell’assunzione della dignità metropolitica si possono avanzare solo alcune plausibili ipotesi. Un accenno nell’epitaffio funebre dedicatogli da Alfano di Salerno, che lo conobbe in almeno tre occasioni, autorizza a supporre che si sia formato nella terra natale. Qui probabilmente ebbe luogo anche l’incontro, decisivo per la sua carriera, con Leone IX, colà recatosi (fu il suo terzo viaggio a Nord delle Alpi: agosto 1052-inizio febbraio 1053) principalmente per ottenere dall’imperatore Enrico III aiuti politico-militari contro i Normanni del Sud d’Italia e il formale riconoscimento della sovranità della Chiesa di Roma su Benevento.

Per scongiurare il rischio di sottomissione da parte normanna, nell’agosto del 1050 i beneventani avevano cacciato il principe longobardo Pandolfo III, incapace di difenderli, ponendosi sotto la tutela di Leone IX, con il quale avevano avuto un primo contatto subito dopo la sua consacrazione a Roma, nel febbraio del 1049. Il pontefice, reputando verosimilmente tale atto un titolo inadeguato a fondare la liceità del suo dominio su Benevento, nel 1052 siglò a Worms un accordo con l’imperatore, che gli cedette la città campana vicariationis gratia, ovvero in permuta, ottenendo in cambio taluni diritti papali di usufrutto in Bamberga.

Entrato nelle file dei collaboratori del pontefice, è verosimile che Udalrico ne abbia condiviso l’itinerario nei mesi successivi, fino a Roma e poi a Benevento, dove entrambi si trovavano sicuramente ai primi di giugno del 1053, quando avvenne la sua elezione ad arcivescovo (il Chronicon Vulturnense..., a cura di V. Federici, 1925, p. 86, lo dice «noviter electus»): atto certamente voluto dallo stesso Leone IX, che mirava in tal modo a rafforzare il proprio controllo sulla città, insediando al vertice della Chiesa locale un personaggio di sua fiducia.

Del predecessore di Udalrico, Madelfredo, all’infuori del nome e dell’anno di elezione, il 1045, s’ignora tutto, compreso se sia mai stato consacrato. È molto probabile comunque che in seguito la sede beneventana sia rimasta (e a lungo) vacante, in conseguenza dell’interdetto fulminato contro la città da Clemente II nel 1047 e revocato da Leone IX solo nel 1051.

Pochi giorni dopo l’elezione, Udalrico seguì il papa e il suo esercito diretti a Civitate, presso San Paolo di Civitate (Foggia), dove affrontarono i Normanni. Fu infatti con lui in località Sala (sul fiume Biferno) quando questi il 10 giugno, in presenza anche di altri prelati e nobili laici, rese giustizia a Liutfredo, abate di S. Vincenzo al Volturno, contro il monaco Alberto illegalmente autoproclamatosi abate della cella di S. Maria in Castagneto (sita in Molise tra Castropignano e Casalciprano), riconosciuta dipendenza del cenobio vulturnense. Nulla si sa di preciso invece sul comportamento dell’arcivescovo in occasione della celebre battaglia svoltasi otto giorni dopo, ma è possibile immaginarlo alla vigilia di essa tra i vescovi che al fianco di Leone IX impartirono una generale assoluzione da tutti i peccati commessi dalle truppe pontificie.

Dopo la sconfitta subìta da queste ultime, Udalrico rientrò a Benevento verosimilmente il 23 giugno, insieme al papa, che vi restò fino al 12 marzo 1054 (nel gennaio del 1055 rientrò invece in città il principe Pandolfo III). Da lui fu quindi ordinato e ricevette un privilegio, emanato il 12 luglio, che rafforzò il prestigio e l’importanza della sua arcidiocesi, forse anche in funzione antinormanna, dato che essa comprendeva vaste aree politicamente soggette ai nuovi signori del Mezzogiorno. Oltre alla conferma di diritti pregressi, come, tra gli altri, quelli sugli episcopati suffraganei (Lucera, Ascoli Satriano, Bovino, Larino, Trivento, Sant’Agata de’ Goti, Avellino, Quintodecimo, Ariano, Volturara, Telese, Alife, Suessola, Lesina, Termoli) e sulle abbazie beneventane di S. Pietro de Duddi e S. Giovanni a Port’Aurea, ottenne infatti (ma solo per poco più di un decennio) la giurisdizione sulle chiese di S. Michele Arcangelo del Monte Gargano, con l’omonimo castello, e di Siponto in Capitanata, privata così del rango arcivescovile precedentemente acquisito.

A lungo (dal VII secolo, per l’espansione longobarda) inglobata nella beneventana, la diocesi di Siponto (a seguito della riconquista bizantina) era stata separata ed eretta in arcidiocesi da Benedetto IX negli anni Trenta dell’XI secolo.

Cinque anni più tardi, durante i quali il silenzio delle fonti è impenetrabile, Stefano IX confermò le suddette concessioni il 24 gennaio 1058, omettendo nella lista degli episcopati dipendenti dalla sede beneventana quelli di Suessola e Lesina (dei quali non si conoscono presuli in carica in questo periodo), ma con l’aggiunta di altri undici (Troia, Dragonara, Civitate, Montecorvino, Tertiveri, Biccari, Castel Fiorentino, Bojano, Tocco, Montemarano e Trevico).

Meglio documentato è il successivo triennio della vita di Udalrico. Nei mesi di aprile e maggio del 1059 lo si ritrova infatti a Roma, dove partecipò, sottoscrivendone gli atti, insieme, tra gli altri, ad Alfano di Salerno, ai due sinodi lateranensi indetti da Niccolò II che promulgarono il decreto sulla procedura di elezione del papa e discussero la controversia tra i vescovi di Siena e Arezzo. Non è noto se poi seguì il papa nei successivi spostamenti fino a Melfi, né se fu presente al noto concilio (agosto 1059).

Un indizio a favore della sua presenza è dato però dal fatto che, nel riconoscere ai capi normanni le loro conquiste nel Sud d’Italia, Niccolò II ebbe cura di salvaguardare la dipendenza di Benevento dalla S. Sede; e nel fatto che depose l’arcivescovo di Trani, Giovanni, che aveva assunto anche l’amministrazione delle Chiese di Siponto e del Gargano, sottomesse invece al presule beneventano (v. supra).

Alla fine dell’agosto del 1059 Udalrico era di nuovo a Benevento: nel sinodo convocato dal papa nella chiesa di S. Pietro presso il fiume Sabato (tra i presenti vi era Alfano di Salerno) per dirimere la lite tra S. Vincenzo al Volturno e il monaco Alberto (che con il sostegno di Roffredo, figlio del fu conte Roffredo, aveva di nuovo usurpato la cella di S. Maria in Castagneto), figura infatti tra i prelati ascoltati come testimoni.

Nel giugno del 1061 presiedé invece nella sua cattedrale – alla presenza del vicario papale Dodone, vescovo di Roselle (presso Grosseto), del cancelliere papale Bernardo (nativo di Benevento), vescovo di Palestrina, e di dieci vescovi suffraganei (i presuli di Civitate, Fiorentino, Larino, Montecorvino, Bojano, Trivento, Telese, Alife, Bovino e Frigento) – un sinodo provinciale, che inaugurò, secondo le attuali conoscenze, la tradizione conciliare beneventana a partire dal tardo Medioevo. Tra le altre cose – che si ignorano – discusse in quella sede, impose a Leone, suo suffraganeo e vescovo di Dragonara, la restituzione delle chiese di S. Maria in Nolicino (presso Dragonara) e S. Benedetto in Dragonara ad Amico, abate di S. Sofia di Benevento, emettendo all’uopo un memoratorium iudicii (cui si ispira un successivo falso datato 13 giugno 1061).

Giuntoci in copia all’interno del Chronicon S. Sophiae, è l’unico diploma udalriciano sopravvissuto, ed è anche il primo uscito dalla cancelleria dei presuli beneventani in cui sia abolita l’indicazione dell’anno di principato e utilizzato l’anno dell’era cristiana secondo lo stile dell’incarnazione.

Nei due anni seguenti Udalrico difese ancora i diritti della sua metropolia su Siponto, il cui vescovo, Guisardo, intendeva rendersi autonomo, e su S. Michele del Gargano. La politica papale fu oscillante: dapprima Alessandro II ratificò (aprile 1063) gli esiti, favorevoli a Benevento, di un’inchiesta svolta l’anno precedente dall’arcidiacono Ildebrando (il futuro Gregorio VII), ma successivamente restituì a Geraldo (eletto a Siponto ante maggio 1064) la dignità arcivescovile. Più tardi emancipò la diocesi di Troia dalla soggezione a Benevento, sottoponendola direttamente alla S. Sede (1067) e assegnandole il territorio della diocesi di Biccari (derubricata a parrocchia).

Non è noto se Udalrico reagì in qualche modo a questi provvedimenti, benché un’annosa lite per il possesso della parrocchia di Biccari abbia contrapposto i suoi successori agli ordinari troiani, concludendosi in favore di questi solo nel 1113. Parimenti non si hanno notizie sull’eventuale coinvolgimento di Udalrico in altre vicende che attestano in quello stesso giro di anni il decisionismo e l’interventismo papale nella deposizione dei presuli di tre diocesi suffraganee di Benevento, Lucera, Tertiveri e Ascoli Satriano; i primi due, Lando e Landolfo, accusati di simonia, e il terzo, di cui si ignora il nome, in quanto consacrato da un solo vescovo e privo di una sede stabile.

L’ultima testimonianza datata dell’attività di Udalrico risale alla partecipazione, tra il marzo e l’aprile del 1068, al sinodo, di cui sottoscrisse gli atti, tenuto in Laterano da Alessandro II, circa la consacrazione del vescovo di Ferrara Graziano e la scomunica dell’intruso Samuele.

Il forte legame con Leone IX, il papa all’ombra del quale aveva mosso i passi più importanti nella carriera ecclesiastica e che aveva avuto un rapporto speciale con Benevento, avendone salvaguardato l’indipendenza dai Normanni, spiega bene la scelta di Udalrico di promuoverne il culto. Come attesta un’epigrafe tuttora esistente, egli fece infatti costruire in città, in data imprecisata (Leone IX era morto il 19 aprile 1054), una chiesa in onore del papa, presto additata come sede di miracoli dalla tradizione agiografica beneventana.

Morì il 26 ottobre 1069.

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