PIROVANO, Uberto da

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PIROVANO, Uberto

Maria Pia Alberzoni

da. – Nato attorno al 1160, iniziò la carriera ecclesiastica nel capitolo di S. Giovanni di Monza (ove è attestato come canonicus nel 1186, v. Mambretti, 1981, e nel 1194).

Entrò nel capitolo forse durante l’episcopato di Algisio da Pirovano (1175-85), il secondo (dopo Oberto, 1146-1166) arcivescovo di Milano appartenente alla casata originaria della omonima località del contado della Martesana (comune di Missaglia, in provincia di Lecco).

Le rendite del canonicato gli permisero di studiare per diversi anni a Parigi, ove fu condiscepolo del futuro cardinale Lotario di Segni. Secondo Ottone di St. Blasien (a. 1194/1197; Octonis de Sancto Blasio Chronica, a cura di A. Hofmeister, 1912, p. 65) e Alberico di Trois Fontaines (a. 1220; Albrici monachi Trium Fontium Chronicon, a cura di P. Scheffer-Boichorst, 1874, p. 878) negli anni Novanta insegnò a Parigi, ove pubblicò anche due importanti opere teologiche: una summa dall’incipit Colligite fragmenta ne pereant e una Concordia Veteris et Novi Testamenti, oggi perduta.

La Summa non è una semplice raccolta di quaestiones teologiche e nemmeno un commentario delle Sentenze di Pietro Lombardo, ma si sviluppa come un catalogo (in 43 articoli) il più completo possibile delle domande che potrebbero sorgere in relazione ai diversi problemi della realtà conoscibile. Supera dunque lo schema proposto da Lombardo, per collegare direttamente il trattato sulle virtù (che per Pirovano non è semplice riflessione sull’etica, ma teologia della giustificazione e solo in seconda linea teologia morale) a quello sulla grazia e sulla giustificazione. Sulla scia di Pietro di Poitiers e di Simone di Tournais, segna dunque una svolta nella riflessione scolastica e anticipa la sistematizzazione poi adottata da Tommaso d’Aquino.

Verso la fine del secolo Pirovano (che nel 1199 è indicato come magister) lasciò la Francia e si trasferì presso lo Studio di Bologna, ove compare nel dicembre 1199, quando Innocenzo III lo incaricò, assieme al magister Lanfranco e al preposito della canonica di S. Vittore di Bologna, di destituire l’abate di Pomposa.

Fu il primo di alcuni delicati incarichi, che lo mostrano come sicuro punto di riferimento per il papa circa le indagini sulla condotta di ecclesiastici e vescovi.

Nel marzo del 1200, ancora con Lanfranco e un altro canonico bolognese, giudicò a proposito di taluni beni della Chiesa di Parma; nel novembre dello stesso anno con Egidio vescovo di Modena indagò modi e tempi della doppia ordinazione (diaconale e presbiterale) conferita dal vescovo di Bologna Gerardo Ariosti ad Alberto, vescovo eletto di Imola.

Una lettera innocenziana della primavera del 1201 lo definisce «magister Hubertus theologus, subdiaconus noster, Modociensis canonicus» (Friedberg, 1922, col. 121). La carica di suddiacono della Chiesa di Roma (e in quanto tale delegato a svolgere missioni per conto del papa) era infatti compatibile con il mantenimento di dignità in una Chiesa locale.

Tra la primavera e l'autunno del 1200 Pirovano fu incaricato dal cardinale legato Guido di S. Maria in Trastevere di presentare ai bolognesi l’ordine (non accolto) di allontanare dalla città gli studenti forestieri. Indi rimase assai probabilmente a Bologna, sino al maggio del 1206 quando Innocenzo III lo creò cardinale diacono di S. Angelo. La prima sottoscrizione da cardinale è dell’8 giugno 1206; nei mesi seguenti Pirovano seguì la corte papale, come attesta la sua presenza a Ferentino il 5 settembre 1206 al rinnovo degli accordi tra la Sede apostolica e gli uomini di Frosinone.

La nomina fu certo favorita dalla conoscenza e dalla stima del papa, ma motivata anche dalle crescenti difficoltà, se non aperti contrasti, tra Innocenzo III e l’arcivescovo di Milano Filippo, del quale sin da allora si prospettava forse la rinuncia. Alla città lombarda il papa guardava infatti con rinnovato interesse nel quadro della lotta all’eresia e delle trattative per la soluzione del negotium imperii. Nella tarda estate o nell’autunno 1206 i visitatores et provisores Lombardie (sin dallo scorcio del 1205 delegati da Innocenzo III a vagliare le accuse rivolte agli ecclesiastici) deposero il presule ambrosiano – un fatto taciuto nelle cronache e nelle series episcoporum, ma non nei Gesta di Innocenzo III (PL, CCXIV, 1855, col. CLXXIII).

Ciò determinò il ritorno di Pirovano a Milano, e la sua elezione ad arcivescovo da parte del capitolo (22 dicembre 1206, quando ancora l’arcivescovo Filippo era vivo, pur se ammalato). Pirovano fu consacrato prete e vescovo, ma assunse l’ufficio di arcivescovo e metropolita solo dopo la morte di Filippo (10 aprile 1207).

Per la terza volta un cardinale sedeva sulla cattedra di Ambrogio, dopo Galdino della Sala (1166-76) e Uberto Crivelli (1185-87), una situazione che in momenti difficili per la Chiesa romana aveva garantito il controllo della metropoli ambrosiana e l’affermazione dei progetti papali. Durante tutto il periodo del suo episcopato egli si intitolò «Ubertus Dei gratia Mediolanensis archiepiscopus sancte Romane ecclesie cardinalis» e allo stesso modo lo indicò il papa nelle missive a lui indirizzate.

Il nuovo arcivescovo fu ripetutamente incaricato dal papa di 'mettere ordine' nella sua provincia ecclesiastica e nelle diocesi limitrofe, giudicando o dando esecuzione a mandati pontifici.

Pertanto, il 2 agosto 1207 con l’arcidiacono di Milano garantì le rendite a un sacerdote vercellese, che si era allontanato dalla sua chiesa per seguire il vescovo Pietro di Ivrea nell’eremo; il 7 settembre intervenne perché il Comune di Lodi non imponesse indebiti gravami al monastero cisterciense di Cerreto (diocesi di Lodi), e nelle stesse settimane con i vescovi Pietro di Ivrea e Bernardo di Pavia, indagò a Piacenza sulla condotta del vescovo Crimerio (accusato di aver ceduto alle richieste del Comune in merito al pagamento di un’ingente somma; la sospensione dalla carica decisa da Innocenzo III fu poi eseguita da Pirovano, con Pietro di Ivrea e Gerardo da Sesso, un anno più tardi, il 22 novembre 1208). Inoltre, ante 12 dicembre 1207 con il fido vescovo eporediese Pirovano si recò a Pavia per indurre i consoli del Comune a mitigare le esazioni ai monasteri cittadini, e ante 17 dicembre 1208 confermò la deposizione dell’abate del monastero di S. Stefano de Cornu (Santo Stefano Lodigiano) da parte dei visitatores et provisores. Infine, tra la primavera del 1209 e il dicembre del 1210 con Giacomo vescovo di Torino riformò il monastero torinese di S. Solutore e nel gennaio 1210, sempre per delega papale, riconobbe i diritti del monastero di La Ferté sulla chiesa pavese di Gesù Cristo, che il vescovo di Pavia rivendicava per sé.

I numerosi incarichi svolti per conto di Innocenzo III non impedirono a Uberto di essere, da subito, ben presente e attivo in diocesi con significative scelte: a differenza dei suoi predecessori non si servì più di giudici e assessori laici e introdusse l’uso di nominare vicari per lo svolgimento delle funzioni giudiziarie.

Il primo tra costoro tuttavia non fu un milanese, avendo Pirovano soggiornato troppo poco in città per disporre immediatamente di uomini di fiducia. All’inizio pertanto scelse come vicario una sua vecchia conoscenza, il canonico bolognese magister Lanfranco, che giudicò una causa tra il preposito di S. Ambrogio e un privato (13 settembre 1207). Successivamente, tra il 1209 e la fine del novembre 1210, come vicario era attivo il magister Ugo Guarino, canonico dei decumani, e successivamente (da dicembre 1210) un magister Guidotto, forse identificabile con Guidotto de Osenago, che sentenziò in una causa tra l’arciprete di Monza e magister Beltramo, chierico di Cologno Monzese.

Nella sua familia, vale a dire la cerchia dei suoi più stretti collaboratori, non si trova nessun chierico milanese: essa era composta da un camerario, da un cappellano (Giovanni, sacerdote ma anche magister, ciò che conferma il perdurante legame di Pirovano con il mondo universitario), da un chierico, Bencevenus di Nonantola, da un familiaris frate Michele, da un ostiario e da un suo congiunto Niger de Pirovano.

Pirovano pronunziò sentenze anche in quanto dominus secolare (nel palatium di Brebbia, nel Varesotto), in difesa del preposito della chiesa di S. Pietro di Brebbia dalle pretese di un privato (agosto-settembre 1208) e da quelle degli uomini di Monate (febbraio 1209). Ma ovviamente si spese soprattutto nel governo ecclesiastico. Va segnalata nell’aprile 1209 l’importante riconciliazione con Durando d’Osca e i Poveri cattolici della diocesi di Milano, che furono ricondotti all’ortodossia e si videro restituire il prato ove sorgeva l’edificio nel quale si riunivano (distrutto dall’arcivescovo Filippo da Lampugnano nel 1198). E soprattutto, in linea con le direttive innocenziane, Pirovano si concentrò sulla difesa del patrimonio di chiese e monasteri.

Nel 1208 pertanto concesse di poter utilizzare alcune decime per restaurare due chiese; nel 1209 permise al preposito di S. Ambrogio di destinare 200 libbre di terzoli per la costruzione delle nuove mura cittadine nei pressi della basilica. Nel 1210 S. Ambrogio, Chiaravalle e il Monastero Maggiore furono autorizzati in via preventiva a varie alienazioni, con obiettivi economico-finanziari svariati; in altri casi il presule si limitò a confermare investiture e permute di alcune chiese (S. Lorenzo, S. Maria Maggiore, S. Nazaro). La singolare cura di Pirovano nell’amministrazione è confermata dai quesiti rivolti al papa circa la gestione dei feudi della Chiesa (1208), nonché dalla redazione (affidata al camerario Algisio) di una sorta di liber iurium arcivescovile, contenente i diritti, le albergarie e i censi in natura, nel quale erano registrati anche tutti «gli officiali nobili e ignobili dell’arcivescovo» (Giulini, 18552, IV, p. 182).

Non stupisce che Pirovano rimanga in buona sostanza estraneo agli interessi del Comune ambrosiano. In un primo tempo, in accordo con i milanesi appoggiò Ottone IV, incoronato imperatore da Innocenzo III il 4 ottobre 1209 (anche se è del tutto infondata la notizia, data da Galvano Fiamma nel Chronicon maius, che nell’agosto del 1209 Pirovano lo avrebbe incoronato re d’Italia) e con altri ecclesiastici il 20 aprile 1210 presenziò alla concessione di un privilegio imperiale all’abbazia di Chiaravalle di Fiastra (Macerata). Non fu però assiduo al fianco di Ottone e non dovette certo approvare la scelta di Milano di appoggiarlo, scelta che lo costrinse a subire (proprio lui!) la decisione papale, volta a punire la città, di sottrarre la diocesi di Cremona alla sua giurisdizione metropolitica.

Pirovano morì certamente nel 1211, il giorno di sabato santo (e dunque il 2 aprile, non il 24 marzo come riportato nei cataloghi arcivescovili, giacché il 24 marzo era il sabato santo del 1212). Fu sepolto nella cattedrale presso il pulpito.

Fonti e Bibl.: L. Savioli, Annali bolognesi, II, t. 2, Bassano 1789, p. 217; A.F. Frisi, Memorie storiche di Monza e sua corte, II, Milano 1794, p. 77; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne’ secoli bassi, IV, Milano 18552, pp. 153-154, 162-163, 169-170, 173, 176, 181-184, 198; Innocentii III Regestorum sive epistolarum, in PL, CCXIV, Parisiis 1855, coll. CLXXIII, 915 s.; PL, CCXVI, Parisiis 1855, coll. 682-684; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, I, Rome 1861, p. 40; J.F. Böhmer, Acta imperii selecta, Innsbruck 1870, p. 632; Albrici monachi Trium Fontium Chronicon, a cura di P. Scheffer-Boichorst, in MGH, Scriptores, XXIII,  Hannover 1874, p. 878;  Octonis de Sancto Blasio Chronica, a cura di A. Hofmeister, in MGH, Scriptores rerum germanicarum, XLVII, Hannover-Leipzig 1912, p. 65;  Ae. Friedberg, Corpus iuris canonici, II, Decretalium collectiones, Lipsiae 1922, coll. 63 s.; 121 s.; 288 s.; Catalogus episcoporum Mediolanensium, in Anonymi Mediolanensis Libellus de situ civitatis Mediolani, a cura di A. Colombo - G. Colombo, Bologna [1942], p. 103; Die Register Innocenz’ III., II-XII, Rom-Wien 1979-2010, II (1199/1200), p. 477, X (1207/1208), pp. 170 s., XI (1208/1209), pp. 250 s., 274-278, 306, XII (1209/1210), pp. 34-36; Codice diplomatico della Chiesa bolognese. Documenti autentici e spuri (secoli IV-XII), a cura di M. Fanti - L. Paolini, Bologna 2004, p. 400; Gli atti dell’arcivescovo e della curia arcivescovile di Milano nel sec. XIII, a cura di M.F. Baroni, Milano 2007, pp. 49-67.

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