TŪRĀN e Turanismo

Enciclopedia Italiana (1937)

TŪRĀN e Turanismo

Ettore Rossi

Tūrān è vocabolo iranico usato dai Persiani per indicare il paese a nord dell'Amū-daryā (Amu-Darja; Oxus); corrisponde all'incirca al nome Turkestan con la differenza che questo nome è posteriore e significa "paese dei Turchi", mentre il primo in origine indicava solo il territorio a nord dell'Iran e nemico ad esso senza alcun riferimento ai Turchi, che vi giunsero nel sec. VII d. C. e meglio vi si stabilirono nel sec. XI d. C. L'identificazione del Tūrān leggendario iranico con il Tūrān "paese dei Turchi", e di Afrāsiyāb (eroe dei Tūrāni) con Alp Tonga (antico eroe turco) avvenne appunto intorno al sec. XI. Il nome di Tūrān, che appare nei geografi arabi del Medioevo, è entrato negli ultimi tre secoli anche nell'uso europeo per indicare il territorio del Turkestan e dell'Asia centrale. Quest'uso non si è però generalizzato. Nel sec. XIX "turanico" diventò sinonimo di uralo-altaico e si applicò come termine etnico e linguistico, per designare soprattutto i popoli turchi e mongoli e le loro lingue, con tendenza a riferirsi anche ad altri popoli: gli Sciti, gli Unni, gli Avari, i Finni, gli Ungheresi o Magiari e i Bulgari. Quest'accezione del vocabolo è ora in disuso.

Tūrān fu ed è ancor oggi, in misura ridotta, anche un concetto o un'aspirazione d'ordine politico, ch'ebbe seguaci in Ungheria nel secolo XIX e tendèva a esagerare il valore delle tradizioni di affinità e comunanza d'origine e di vicende con i popoli cosiddetti "turanici". Túrán è il titolo di una rivista turcologica, che cominciò a pubblicarsi al principio del 1918 a Budapest; i suoi fondatori osservano però che Túrán per essi era il nome del territorio che destava il loro interesse scientifico, soprattutto quello compreso tra il Pamīr, l'Iran, il Mar Caspio e le steppe nordiche; essi respingevano il significato politico del nome. Si chiama ancora oggi Túrán un'associazione politico-culturale di Budapest, che promuove l'amicizia fra la Turchia e l'Ungheria. Questo concetto politico-culturale del turanismo ha qualche scarsa influenza anche tra i Bulgari, che sono Turchi slavizzati.

Da Tūrān prese il nome di turanismo un movimento essenzialmente panturchista sorto in Turchia verso il 1908, mentre decadeva l'ideale dell'ottomanesimo sotto il quale gli uomini e i letterati politici turchi avrebbero voluto raccogliere gli elementi discordanti dell'impero.

Le origini del panturchismo si potrebbero cercare anche più lontano, nelle pubblicazioni del polacco Costantino Bosenski, emigrato a Costantinopoli nel 1848, e diventato musulmano, autore dell'opera Les Turcs anciens et modernes (Costantinopoli 1869), negli scritti turcologici di A. Vámbéry, nell'Introduction à l'histoire de l'Asie di L. Cahun, nelle prime poesie nazionaliste di Meḥmed Emīn (1896-1897). Tutto ciò servì a far sorgere una coscienza nazionale dei Turchi, che fino allora si sentivano più ottomani o musulmani che turchi; questo nazionalismo diventò fin da principio panturchismo e ciò si spiega per ragioni politiche; i Turchi evoluti della Russia infatti si volsero a Costantinopoli come a faro della rinascita turca e furono anzi i migliori propagandisti dell'idea nazionale comune; così si stabilirono a Costantinopoli Aqciūra Oghlu Yūsuf (1879-1935), originario del Volga e Agha Oghlu Aḥmed, del Caucaso. A Costantinopoli guardava pure Ismā‛īl Bey Gasprinski, turco della Crimea, che fondò nel 1883 il giornale Tergiümān, organo del nazionalismo dei Turchi musulmani d'Asia e d'Europa. Anche il principale teorico dell'ideologia nazionalista turca, Ẓiyā Gök Alp, fu dapprima fervente panturchista o panturanista, come si diceva; egli affermò in una sua poesia: "la patria per i Turchi non è la Turchia né il Turkestan, la patria è un paese grande ed eterno, il Tūrān". Altre sue opere, specialmente il poemetto Qïzïl Elma (La mela rossa) sono ispirate da questa ideologia, che fu sviluppata in libri di altri scrittori turchi del tempo, come l'ebreo Moisè Cohen (Tekin Alp), la scrittrice Khālideh Edīb (romanzo Yeñi Tūrān, 1913, tradotto in tedesco da F. Schrader), ‛Ömer Seif ud-Dīn (novelliere, morto nel 1920).

Il nazionalismo intransigente dei Turchi (da loro detto türkčülük o, con vocaboli europei, pantürkizm o panturanizm) fu una delle cause che eccitarono il malcontento dei sudditi delle provincie arabe, le quali andavano destandosi con proprî ideali nazionalisti. L'egoismo e il separatismo nazionalista incontravano anche l'opposizione dell'elemento fedele alla comunione dei musulmani senza dissocianti pretese di superiorità di razza; con riferimento appunto al panturanismo dei Turchi si chiama talora ancor oggi in arabo tūrānī (femm. tūrāniyyah o anche, in senso astratto, at-tūrāniyyah) ogni movimento nazionalista tendente a stabilire differenze tra i veri paesi arabi e ad elevare a lingua la parlata locale (nazionalismo tunisino, nazionalismo egiziano, ecc.).

L'esito della guerra mondiale diede una lezione di prudenza ai nazionalisti turchi; il panturchismo, come aspirazione poetico-letteraria e come attività politica, è stato sostituito da un più egoistico nazionalismo turco. La tendenza panturchista rimase retaggio dell'associazione Türk Ogiāghï (Il Focolare turco) fondata nel 1912 da un gruppo di nazionalisti, che già dal 1911 pubblicavano la rivista Türk Yurdu. L'associazione aveva scopi politici e culturali; dopo l'esito della guerra di indipendenza in Anatolia (1919-1922) essa agì utilmente a tenere desto il sentimento patriottico tra la gioventù sotto la presidenza di Ḥamdullāh Ṣubḥī Bey (ora chiamato Suphi Tanrïöver, ambasciatore di Turchia a Bucarest); il suo indirizzo panturchista fu a mano a mano smorzato, forse anche per non dispiacere alla Russia. Nel 1927 fu modificato l'articolo 2 del suo statuto nel senso di limitare ai Turchi della Turchia la sua attività, la quale prima si estendeva a tutti i Turchi; nel 1932 essa si fuse con il partito repubblicano del popolo e quindi fu sostituita con l'associazione Türk Evi, il cui titolo ha significato analogo "La Casa turca", mentre gli scopi sono strettamente circoscritti ai Turchi della repubblica. Nella repubblica di Turchia attualmente (1936) il vocabolo Turan e le idee che vi si connettono non hanno perduto totalmente il loro prestigio; certi prodotti nazionali, ditte, locali ostentano il titolo Turan; un'associazione fondata verso il 1930 per sovvenire ai bisogni dei Turchi, specialmente studenti, profughi in Turchia si chiama (nel nuovo alfabeto turco-latino) Turan nesri maarif ne yardïm cemiyeti. Non va confuso con il panturchismo, ma non ne è del tutto immune, l'attuale infervoramento dei Turchi della repubblica di Turchia per la storia e la lingua dei Turchi, che sono ricercate nelle origini ed esaltate come fonti della civiltà umana.

I profughi turchi della Russia, che nel 1922-25 poterono svolgere in Turchia un'agitazione irredentista, hanno dovuto emigrare o tacere; la propaganda panturchista si fa ora all'estero dove l'ambiente è più favorevole, fino a pochi anni or sono a Parigi e a Varsavia, ora a Berlino, in Giappone e in Manciuria; ma anche questi irridentisti sono divisi in varî gruppi: del Caucaso, del Turkestan, del Volga (associazione Idel-Ural) e la loro opera accenna ad affievolirsi.

Bibl.: X, Doctrines et programmes des partis politiques ottomans, in Revue du Monde Musulman, XX (1913), pp. 151-164; id., Le panislamisme et le panturquisme, ibid., XXIII (1913), pp. 179-220; N. Muhittin, Die Kulturbewegungen im modernen Türkentum, Lipsia 1921; Turk Yïlï, Costantinopoli 1928; Aršarun, Krizis tjur. ideologij, in Novyj Vostok, n. 22 (1928), pp. 249-253; Zarevand, Turcija i Panturanizm, Parigi 1930; M. G. Rasūl-Zādeh, O panturanizme, ivi 1930; Husein Nāmiq, Turk Dunyasi, Costantinopoli 1932; Reshīd Safvet, Turklük ve Türkcülük izleri, Angora 1930; Sadrī Maosudī, Türk dili icin, Costantinopoli 1930; ai lavori letterarî turchi citati nel testo si può aggiungere una recente raccolta di poesie di Fu'ād Shukrī (Fuat Sukru) intitolata Turan ve Türkler, Costantinopoli 1931.

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