Tundra

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

tundra

Laura Costanzo

La gelida regione circumpolare con forme estreme di vita vegetale

Ampie distese di piante erbacee, arbusti nani, muschi e licheni formano la tundra, nome dato alle regioni circumpolari e in particolare a quella artica. Essa si sviluppa nonostante il clima sia particolarmente rigido, le piogge scarse e i suoli ghiacciati. La tundra di altitudine è invece quella che cresce in montagna alle alte quote

Un ambiente inospitale per molti organismi

La tundra si estende nell’emisfero boreale in America, in Europa e nell’Asia settentrionali per circa 10 milioni di chilometri quadrati, mentre solo pochi lembi si sviluppano nell’emisfero australe. La Lapponia, la Siberia settentrionale e gli altopiani dell’Islanda sono alcune delle regioni geografiche in cui si trova la tundra artica (detta anche tundra di latitudine) confinante a sud con la foresta di conifere – la taiga – e a nord con i ghiacci polari.

Il clima è particolarmente rigido e del tutto inadatto per alcuni organismi viventi. I raggi del Sole sono bassi sull’orizzonte e le temperature invernali raggiungono anche i -30 o -40 °C, l’estate è breve e non dura più di due mesi. Il suolo è detto permafrost perché ghiacciato in modo permanente fino a profondità elevate. Nonostante le piogge siano scarse quanto nelle regioni desertiche, l’ambiente è ricco di laghi, paludi e acquitrini. Questo perché durante la stagione estiva il ghiaccio superficiale si scioglie, l’acqua si accumula e ristagna in superficie, non riuscendo a evaporare a causa delle basse temperature. In queste particolari condizioni, in modo analogo alla taiga, la decomposizione dei resti animali o vegetali è piuttosto lenta e i suoli sono poveri di sostanze nutrienti, soprattutto di quelle a base d’azoto.

Una distesa di arbusti nani, muschi e licheni

Le pianure più o meno ondulate su cui si sviluppa la tundra sono completamente prive di alberi. Le basse temperature, la persistenza della neve per lunghi periodi, l’estate breve e i venti freddissimi, oltre al suolo gelato, ostacolano la crescita delle piante. Mano a mano che si procede verso nord e le condizioni ambientali si fanno sempre più rigide, il paesaggio cambia. Se nelle zone più a sud crescono piccoli alberelli o arbusti – talvolta gli stessi che formano il sottobosco delle foreste di conifere, via via che si va verso il Polo, prevalgono arbusti nani, come betulle, salici e mirtilli alti al massimo una trentina di centimetri. Si tratta di piante con foglie piccole e dure che tentano di ostacolare in tutti i modi la perdita di acqua per traspirazione. In corrispondenza degli acquitrini, invece, sono frequenti giunchi, carici o ciperacee, cioè piante che vivono in ambienti più umidi. Andando verso latitudini ancora maggiori, rimangono solo piante minuscole e, a seconda del tipo di vegetazione dominante, si parla di tundra a muschio nelle zone più umide, o di tundra a licheni, se predominano questi organismi vegetali i quali, crescendo anche su suoli completamente aridi, sono gli ultimi a sparire e conferiscono al paesaggio una colorazione grigia o biancastra. Si tratta di aree che in estate sono adibite al pascolo, come in Lapponia dove mandrie di renne vi brucano per nutrirsi dei licheni.

Artica e alpina

Nelle zone meno estreme della tundra artica si trovano anche molte Graminacee e ciperacee, tra cui gli eriofori tipici degli ambienti umidi, dalle spighe che dopo la fioritura si trasformano in vistosi pennacchi bianchi. Formano ampie distese erbacee, insieme alle sassifraghe d’alta quota, alle potentille e ai camedri.

La tundra artica è analoga alla tundra di altitudine che si sviluppa in montagna, a quote elevate. Si estende a partire dalle zone dove gli alberi stentano a crescere per il clima sempre più rigido: si trova, per esempio, lungo i pendii scoscesi e le vallate delle Alpi, caratterizzata dalle piante alpine. Si tratta di piante – come alcune viole, primule, liliacee o rododendri – che devono sfruttare al massimo il breve periodo estivo favorevole alla riproduzione. La maggior parte fiorisce, fruttifica e diffonde i semi nello stesso tempo, prima che torni la neve. Altre, invece, adottano un’altra strategia: una volta emesse le gemme fiorali, fioriscono l’anno dopo e fruttificano l’anno ancora successivo.

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