DE MAURO, Tullio

Dizionario Biografico degli Italiani (2018)

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DE MAURO, Tullio

Federico Albano Leoni

Nacque a Torre Annunziata (Napoli) il 31 marzo 1932, da Oscar, chimico e farmacista, originario di Foggia, e da Clementina Rispoli, napoletana, di formazione matematica, ultimogenito di cinque fratelli (Franco, ufficiale pilota caduto nel 1943; Mauro, giornalista a L’Ora di Palermo, probabilmente assassinato dalla mafia nel 1970; Rosetta, traduttrice dall’inglese; Bruno, morto in tenera età).

Nel 1963 sposò Annamaria Cassese, capoufficio stampa degli Editori Riuniti, figlia dello storico meridionalista Leopoldo e sorella dei giuristi Sabino e Antonio, dalla quale ebbe due figli, Giovanni (n. 1965, giornalista) e Sabina (n. 1966, addetta alle pubbliche relazioni), e alla quale rimase unito fino alla morte di lei (1989). Nel 1998 sposò in seconde nozze Silvana Ferreri, linguista palermitana.

Gli anni della formazione (1947-1957)

Trascorse l’infanzia a Napoli, ma nel dicembre del 1942 il padre, per sfuggire ai bombardamenti, trasferì la famiglia a Roma. Qui, terminate le scuole medie, studiò al liceo classico Giulio Cesare, guidato anche, fuori della scuola, da Mario Themelly, per le letture storiche e filosofiche, e da Giulio Gamberale, per la letteratura. Nel 1950 si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Roma e seguì i corsi di Antonino Pagliaro, glottologo e filosofo del linguaggio, e del suo assistente Mario Lucidi, alla memoria e agli insegnamenti dei quali rimase sempre legato, riconoscendo il debito contratto nei loro confronti. Gli studi glottologici furono accompagnati da letture in ambiti diversi e soprattutto filosofici, di cui è traccia la sua prima pubblicazione scientifica (Origine e sviluppo della linguistica crociana, 1954) che egli stesso definì molti anni dopo (Non di sola linguistica..., 2013) «un’analisi rispettosamente ma fermamente critica delle idee e teorie linguistiche di Benedetto Croce» (p. 143).

Nel 1956 si laureò in lettere classiche, discutendo una tesi in glottologia dal titolo L’accusativo nelle lingue indoeuropee (relatore Antonino Pagliaro, correlatore Carlo Gallavotti), e nel 1957 fu nominato assistente volontario di filosofia del linguaggio a Roma. In questi anni di apprendistato e nei successivi collaborò alla rivista di Bruno Zevi L’architettura. Cronache e storia, di cui fu redattore e poi redattore capo (1955-57), all’Enciclopedia dello spettacolo, di cui fu redattore per la sezione Antichità classica (1957-62), alla rivista Nord e Sud, diretta da Francesco Compagna (1955-58), e al settimanale Il Mondo di Mario Pannunzio (1956-64); stabilì inoltre rapporti solidi e duraturi con maestri come Guido Calogero, Lucio Lombardo Radice, Francesco Valentini, e con compagni di strada come Emilio Garroni, Gabriele Giannantoni, Stefano Rodotà, Luigi Spaventa.

La definizione della sua figura scientifica (1958-1967)

Nel 1958 fu nominato assistente di glottologia all’Istituto universitario Orientale di Napoli, dove rimase fino al 1963 (dal 1961 in congedo). L’esperienza non fu accademicamente felice a causa dell’ostilità nei suoi confronti da parte di alcuni docenti dell’Orientale (T. De Mauro, La cultura degli italiani, 2004, pp. 40-42), ma a quegli anni risalgono una serie di saggi di grande respiro: due memorie lincee sull’accusativo in greco (Accusativo, transitivo, intransitivo, 1959; Frequenza e funzione dell'accusativo..., 1960) e una sul nome del dativo (Il nome del dativo...,1965), nelle quali mostrava la radice filosofica e non referenzialista della terminologia grammaticale greca; tre saggi di semantica storica, suggeritigli da Guido Calogero, su termini chiave («democrazia», «classe», «arte») del lessico intellettuale europeo (Intorno alla storia..., 1958; Storia e analisi..., 1958; Per la storia di ars «arte», 1960); scrisse inoltre la voce Statistica linguistica per l’Enciclopedia Italiana (1961), nella quale si manifestò precocemente l’interesse per le proprietà statistiche delle lingue, tema che egli per primo introdusse in Italia e che gli fu sempre presente (Parole e numeri, 2005).

Nel 1960 conseguì la libera docenza e dal 1961 al 1967, di nuovo a Roma, fu professore incaricato di filosofia del linguaggio; dal 1961 al 1968 fu incaricato di glottologia anche nella facoltà di lettere e filosofia della Libera Università Gabriele D’Annunzio a Chieti e, a partire dal 1963 (e fino al 1976), fu redattore dell’Enciclopedia Italiana; dal 1960 al 1977 collaborò con la RAI per la quale curò diversi programmi.

I suoi studi di semantica storica lo portarono nel 1964 a essere, insieme con lo storico della filosofia Tullio Gregory, tra i promotori del Lessico intellettuale europeo (LIE, poi ILIESI, Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee) nel cui consiglio scientifico restò fino al 1974. Nel 1967 fu ispiratore e promotore, insieme con un gruppo di linguisti italiani e stranieri, della costituzione, a Roma, della Società di linguistica italiana (SLI), che svolse un ruolo importante nel rinnovamento degli studi linguistici italiani e della quale fu presidente dal 1969 al 1973, seguendone poi sempre le attività con attenzione partecipe.

Gli anni dal 1963 al 1967 furono centrali nel suo percorso scientifico. Pubblicò infatti tre libri di grande rilievo, che contengono le premesse di molti dei suoi lavori successivi: la Storia linguistica dell’Italia unita (1963), l'Introduzione alla semantica (1965) e la traduzione e il commento del Corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure (1967). Inoltre introdusse allora nel dibattito italiano due figure eminenti della cultura filosofico-linguistica europea: Ludwig Wittgenstein, al quale dedicò un saggio (Ludwig Wittgenstein, 1967) e Luis J. Prieto (argentino di nascita), di cui presentò i Principi di noologia (1968).

Questi tre volumi presentano in forma compiuta la sua figura scientifica. Essi sono al tempo stesso il punto di arrivo di una intensa stagione di studio e il punto di partenza delle linee lungo le quali si dispiegò la sua opera nei decenni successivi, e la loro originalità nasce dentro una tradizione i cui capisaldi sono Saussure, Wittgenstein, Pagliaro e nella quale sono presenti, magari in filigrana, Aristotele, Epicuro, Vico, Leibniz, Humboldt.

La novità della Storia linguistica dell’Italia unita, libro sviluppatosi a partire da schede preparate per un ciclo di sei trasmissioni andate in onda sul Terzo programma della RAI nel 1961, appare fin dal titolo: non storia della lingua italiana dal 1860, secondo una prospettiva usuale che evoca la lingua come entità oggettivata e autonoma, ma storia linguistica dell’Italia, cioè di una comunità di parlanti, che di questa storia è la protagonista e il motore, e del faticoso processo del costituirsi di una lingua comune nazionale a partire dal dato che, all’epoca dell’Unità, la quasi totalità della popolazione del giovane regno era dialettofona e analfabeta e solo una piccola percentuale (concentrata soprattutto in Toscana e a Roma) parlava italiano. Per tracciare questa storia De Mauro fece ricorso a strumenti allora inconsueti tra gli storici della lingua, come, per esempio, i dati dei censimenti sulla scolarità e sull’analfabetismo, i dati sulle migrazioni e i loro riflessi economici, le relazioni di viaggiatori e funzionari ministeriali, le dinamiche scolastiche, i movimenti di masse di giovani per il servizio di leva, l’osservazione della diffusione, a partire dagli anni Trenta, della radio, del cinema e della televisione e, più in generale, della dinamica dei rapporti tra gruppi dominanti arretrati e masse popolari, in una prospettiva, che si sarebbe poi detta sociolinguistica, per la quale egli stesso riconobbe in seguito consonanze con il pensiero di Antonio Gramsci (v. anche T. De Mauro, Alcuni appunti su Gramsci linguista, 1991). La Storia linguistica dell’Italia unita, che aveva fornito l’ossatura anche per una fortunata trasmissione televisiva, Parlare, leggere, scrivere, curata da De Mauro con Umberto Eco e Piero Nelli nel 1973, fu aggiornata mezzo secolo dopo (Storia linguistica dell'Italia repubblicana, 2014) alle vicende linguistiche dell’Italia repubblicana. Va osservato che, con la sua puntigliosa ricostruzione dei livelli di scolarità della popolazione italiana e dei suoi riflessi sul processo di costituzione di un italiano unitario, la Storia anticipa un filone di studio e di iniziativa in merito alla scuola e all’educazione linguistica che lo accompagnò per tutta la vita. Infine, è certamente qui la matrice del suo costante interesse per i dialetti e le letterature dialettali, e per il loro ruolo nella definizione della peculiare fisionomia linguistica dell’Italia, e che si manifestò esplicitamente già in De Mauro (La scuola tra lingua e dialetto,1965). I suoi scritti sull’argomento sono numerosi (v., ad esempio, L'Italia delle Italie, 1987; La lingua batte dove il dente duole, 2013) e qui sarà sufficiente ricordare quelli dedicati al romanesco (Per una storia linguistica della città di Roma, 1989; Dialetti e lingue nel Lazio, 1991). Tuttavia De Mauro non vide mai nella lingua nazionale un monumento da preservare e da difendere dagli attacchi dei dialetti o delle lingue straniere, né pensò mai ai dialetti come la manifestazione esclusiva di una genuinità altrimenti perduta, e sostenne sempre che la competenza dialettale attiva e passiva è un bene solo se affiancata dalla padronanza della lingua nazionale.

L’Introduzione alla semantica è, da un lato, una rassegna delle teorie del significato dall’antichità a Croce e, dall’altro, l’elaborazione di un modello teorico che risulta dalla integrazione di Saussure, Wittgenstein e di alcuni spunti tratti da Pagliaro. Attraverso il rifiuto del referenzialismo, l’affermazione della natura vaga e indeterminata dei significati e dei loro confini e della incalcolabilità delle loro modificazioni, e attraverso il forte richiamo alla centralità del soggetto che parlando agisce, De Mauro trasforma la semantica da scienza del significato a scienza del significare (p. 204). L’attività linguistica è una prassi attraverso la quale il soggetto parlante e ascoltante forgia e riforgia il suo strumento, il quale è dunque, sì, il risultato di un agire individuale, ma di un agire guidato da una tecnica garantita da un uso e da una conoscenza del mondo condivisi, convalidato dall’ascoltatore che capisce. Un elemento chiave di questo processo dialogico di generazione e interpretazione di sensi è costituito, secondo De Mauro, dalla capacità metalinguistica riflessiva per la quale il parlante/ascoltatore osserva, quasi distaccandosene, lo strumento del quale si serve e le sue proprietà. De Mauro tornò poi su questioni di teoria semantica, sviluppando e precisando il suo pensiero, nel saggio sul ‘noema lessicale’ (Per una teoria formalizzata..., 1968) i cui obiettivi vengono così definiti: «Queste pagine […] si propongono come fine ultimo, non solo strettamente tecnico, quello di costruire una teoria formalmente soddisfacente delle nozioni di creatività, socialità e storicità dei fenomeni linguistici» (in Senso e significato, 1971, p. 118). Il fine è dunque quello di mostrare come, ferma restando la natura indeterminata e infinitamente deformabile dei sensi e dei significati, sia possibile descriverli in termini formali e non meramente intuizionistici e soggettivi. Qualche anno dopo, in Minisemantica (1982) egli passò dalla riflessione generale sulla natura dei significati alla riflessione sul modo in cui una lingua li organizza e rappresenta, mostrando come da un lato le lingue naturali presentino alcuni tratti comuni con i linguaggi formali, per esempio della matematica (sinonimia, ricorsività, articolatezza), ma dall’altro, grazie alla loro creatività, cioè alla loro capacità di cambiare le regole e spostare i limiti, esse risultino incommensurabili con qualsiasi altro codice semiotico. Strettamente e naturalmente collegato al tema del significato è quello della (in)comprensione, che De Mauro affrontò a più riprese (per esempio in Dalla parte del ricevente, 1989; e in Capire le parole, 1994), sempre rifiutando l’idea corrente che i processi della comprensione siano passivi e speculari rispetto a quelli della produzione come è nei modelli di teoria della comunicazione e della informazione di matrice ingegneristica.

L’edizione italiana del Corso di linguistica generale (1967) riveste un’importanza che va ben oltre la semplice cura del volume: l’introduzione, le note e le appendici, una vera summa di linguistica saussuriana, divennero ben presto l’apparato standard che accompagnò da allora in poi tutte le edizioni dell'opera, sia nell’originale francese, sia nelle numerose traduzioni. Queste pagine infatti non solo offrirono ai lettori la prima biografia del maestro ginevrino, una ricostruzione della sua formazione e del suo ambiente, una ricognizione dei suoi interlocutori reali o virtuali, dei suoi strumenti teorici e terminologici, ma offrirono una penetrante lettura complessiva del pensiero di Saussure. De Mauro, senza mai negare l’importanza dell'edizione vulgata, che, a torto o a ragione, aveva fornito spunti a molte tra le scuole dello strutturalismo europeo, riuscì, anche grazie al ricorso alle fonti manoscritte del Corso di linguistica generale, a liberarlo da alcune incrostazioni esegetiche, ridimensionando la natura dicotomica di opposizioni come langue/parole e sincronia/diacronia, e fornendo una lettura originale che sfociò in una sintesi nella quale il pensiero di De Mauro e il pensiero di Saussure non sono sempre distinguibili. Peraltro, molte delle sue interpretazioni trovarono conferma in appunti manoscritti di Saussure venuti alla luce in anni successivi (Ferdinand de Saussure, 2005), e in particolare in quelli che vanno sotto il titolo di L’essenza doppia del linguaggio.

Questi tre libri contengono anche, in nuce, le ragioni per cui la voce di De Mauro fu sempre radicalmente alternativa a quella di Noam Chomsky e alle varie forme assunte dalla linguistica generativa. Profondo e costante fu infatti il suo dissenso rispetto alle tesi chomskyane, mentalistiche e pseudocartesiane, di cui criticò l’impalcatura teorica costruita su alcune idee portanti: la lingua come grammatica astratta che promana da un modulo del cervello; il ‘parlante ideale’ incorporeo, fuori della storia e della società; il primato della sintassi; la rimozione della semantica, il disinteresse, se non il disprezzo, per le manifestazioni concrete dell’agire linguistico, per la diversità delle lingue e per le loro trasformazioni nel tempo.

Questi libri segnarono anche l’inizio di una lunga e fruttuosa collaborazione, oltre che di un’amicizia, con l’editore Vito Laterza (e poi con suo figlio Giuseppe) che portò De Mauro a far parte del consiglio di amministrazione della casa editrice. La Storia linguistica dell’Italia unita e il Corso di linguistica generale furono anche un grande e forse inaspettato successo editoriale: ciò concorse a richiamare l’attenzione di Laterza e dell’editoria italiana sulla linguistica e a dare così inizio a una vivace stagione di traduzioni che tra gli anni Sessanta e Settanta fecero entrare in Italia i testi chiave della linguistica europea e statunitense.

Palermo e Salerno (1967-1974)

Nel 1967 De Mauro vinse il concorso a professore ordinario di linguistica generale bandito, primo in Italia, dalla facoltà di magistero di Palermo, dove tenne anche l’incarico di filologia germanica e la direzione della Biblioteca, e dove insegnò fino al 1970. Agli anni palermitani risale il saggio Tra Thamus e Theuth (1967) in cui vennero gettate le basi per una concezione del parlato visto non come mera realizzazione dello scritto o come sua manifestazione imperfetta, ma come modalità semiotica complessa nella quale tanto la produzione dei sensi quanto la loro interpretazione riposano in maniera determinante sulla conoscenza del mondo condivisa dagli interlocutori.

Nel 1970 la sua vita privata venne messa a durissima prova dalla morte del fratello Mauro, giornalista a L'Ora di Palermo, rapito e probabilmente assassinato dalla mafia.

Lo stesso anno fu chiamato a insegnare glottologia alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Salerno, da poco istituita, dove fondò e diresse l’Istituto di linguistica e dove rimase fino al 1974. Sono questi gli anni del suo interesse per la comunicazione non verbale e animale (Introduzione, 1974), che si allargò poi a temi come le lingue segnate e la fisicità del parlare, nei quali si sviluppò la sua antica idea strategica che le scienze del linguaggio debbano integrarsi con altri saperi, quali filosofia, biologia, neuroscienze, statistica, antropologia, matematica (v., ad esempio, Contare e raccontare, 2003): questa convinzione divenne negli ultimi anni una sorta di manifesto e di programma di lavoro futuro (Il linguaggio tra natura e storia, 2008; Non di sola linguistica..., 2013).

Infine, iniziò allora a manifestarsi in modo impetuoso il suo interesse attivo per la Scuola e per una educazione linguistica democratica. Nel 1972 pubblicò un libro di italiano per il biennio delle superiori (Parlare italiano, 1972), che proponeva la lettura, oltre che dei testi classici, di una vasta scelta di testi tratti dai generi più diversi al fine di far emergere negli studenti la consapevolezza dell’esistenza in una lingua di più registri e della loro funzionalità in rapporto a situazioni comunicative diverse. Lo stesso anno fu tra i fondatori del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti (CIDI) di Roma (poi divenuto associazione nazionale) e nel 1973 fu il promotore, l’animatore e il primo presidente del Gruppo di intervento e studio nel campo dell’educazione linguistica (GISCEL) in seno alla Società linguistica italiana. In questa iniziativa coinvolse docenti della scuola e docenti universitari (non solo di materie linguistiche, in attuazione del principio che l’educazione linguistica non è affare dei soli professori di italiano), ed essa divenne negli anni un punto di riferimento per gli operatori scolastici.

Nel suo forte interesse per il tema dell'educazione linguistica e della Scuola in generale, De Mauro fece confluire passione civile e sapere di linguista. Da quest’ultimo derivava infatti la consapevolezza che la competenza linguistica è riflesso e strumento dello sviluppo generale dell’attività simbolica umana e che il dominio della lingua nazionale è la prima condizione per la realizzazione del dettato costituzionale che vuole tutti i cittadini uguali. Questa tensione lo accompagnò per tutta la vita e divenne uno dei tratti salienti della sua figura civile e scientifica, con pochi confronti nel panorama dell’Italia repubblicana. Ne fu prova, tra l’altro, il manifesto teorico, varato nel 1975 all’interno del GISCEL, le Dieci tesi per una educazione linguistica democratica (< http://www.giscel.it/?q=content/dieci-tesi-leducazione-linguistica-democratica >), un documento collettivo del quale egli fu l’ispiratore e il principale redattore e che ebbe risonanza e impatto straordinari, e del quale si ebbero riflessi nella formulazione dei nuovi programmi ministeriali per la scuola media nel 1979 e per la scuola elementare nel 1985. In questo itinerario De Mauro, già in rapporto con pedagogisti come Aldo Visalberghi e Maria Corda Costa, incrociò e mise a frutto il pensiero di don Lorenzo Milani (in G. Arfé et al., Quattro contributi per don Milani, 1982), di Mario Lodi e del Movimento di cooperazione educativa (MCE), di Gianni Rodari, e fu in rapporti con il matematico Lucio Lombardo Radice (Profilo d'un uomo completo, 1983), figlio del filosofo e pedagogista Giuseppe. Il percorso, iniziato a partire dalla costituzione del GISCEL e dalla pubblicazione delle Dieci tesi, si è poi sviluppato, attraverso innumerevoli interventi (ad esempio, Glottodidattica..., 2005) e ha trovato una sintesi nel concetto di linguistica educativa (Linguistica educativa, 2012). Memorabili sono le sue denunce (a voce e a stampa) sulla piaga dell’analfabetismo di ritorno (Un'analisi terrorizzante..., 2008), e sui rischi sociali ed economici conseguenti al disinteresse dello Stato nei confronti della scuola, dell’educazione e della ricerca.

Università, ricerca e impegno pubblico a Roma (1974-2016)

Nel 1974 fu chiamato alla cattedra di filosofia del linguaggio presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma. Anche in questa sede ricoprì incarichi organizzativi e amministrativi e nel corso degli anni fu, tra l’altro, componente del consiglio di amministrazione (1981-85), direttore di dipartimento (a più riprese tra il 1982 e il 1998), presidente del corso di laurea in filosofia (1992-96), delegato del rettore per la didattica (1986-88).

A partire dall’inizio degli anni Settanta dedicò molte energie alla politica culturale e a iniziative extrauniversitarie, collocandosi in un’area progressista e trovandosi spesso ad affiancare iniziative e intellettuali del Partito comunista italiano (PCI), al quale tuttavia non si iscrisse mai: fu in rapporto con giornalisti e studiosi come Michele Rago e Gianfranco Corsini, collaborò assiduamente, già dagli anni Sessanta, alle pagine culturali di Paese sera (1966-79) e nel 1975 fu eletto come indipendente nelle liste del PCI al Consiglio regionale del Lazio (1975-80), ricoprendo la carica di assessore alla cultura dal 1976 al 1977. Nel 1979 fondò e diresse fino al 1989 per gli Editori riuniti una fortunata collana di alta divulgazione chiamata Libri di base, caratterizzata dal requisito, da lui esplicitamente richiesto all’editore, di una alta leggibilità dei testi. Dal 1981 al 1990 collaborò con rubriche fisse sulla scuola e sul linguaggio al settimanale L'Espresso e, dal 1983 al 1989, diresse la rivista Riforma della scuola.

L’impegno civile di De Mauro non ne rallentò la ricerca ed egli continuò a unire le iniziative scientifiche e quelle organizzative: nel 1974 fondò, presso il Mulino, la collana Studi linguistici e semiologici (che diresse fino al 1988); nel 1981 fu l’ispiratore di una cooperativa di suoi giovani allievi chiamata Spazio linguistico e nel 1993 fondò la Società di filosofia del linguaggio (SFL), di cui fu anche il primo presidente (1993-97).

In questi anni emersero altre linee di ricerca, in primis quella relativa alla storiografia della linguistica, soprattutto italiana, cui appartengono le numerose voci per il Dizionario biografico degli Italiani (alcune raccolte in Idee e ricerche linguistiche, 1980), i volumi da lui co-curati (Humboldt..., 1990; Italian studies..., 1994), la collaborazione al Lexicon Grammaticorum, di cui fu coeditore per l’antichità classica e l’Italia: la sua visione non chiusa e settoriale delle scienze del linguaggio appare dal fatto che tra le voci compaiono autori come Calvino, Foscolo, Gramsci, Leopardi, Pasolini, Vailati, Vico, inusuali nelle storie della linguistica stricto sensu, ma certamente di grande rilievo nella riflessione italiana sui fatti di lingua.

Altro importante filone fu quello lessicografico sviluppatosi a partire dal 1980. In questo anno uscì, fra i primi Libri di base, il volumetto Guida all’uso delle parole che presentava a un pubblico di non specialisti un breviario di semantica accompagnato da una riflessione sistematica sulla stratificazione del lessico in fasce d’uso basate sulla frequenza di occorrenza delle parole. De Mauro partiva dal principio, noto agli studiosi di statistica linguistica e agli psicologi del linguaggio, che tra le proprietà delle parole, oltre a quelle tradizionali (morfologiche e semantiche) esisteva quella della loro frequenza d’uso e che tale proprietà concorreva a determinare l’accesso al lessico da parte degli utenti di una lingua, più facile per le parole più frequenti: veniva così individuato, sulla base dei dati di un lessico di frequenza dell’italiano, il cosiddetto vocabolario di base (articolato in tre fasce: vocabolario fondamentale, di alta disponibilità e di alto uso) che dovrebbe costituire il patrimonio lessicale minimo di un parlante italiano con licenza media. Questo strumento ebbe ricadute sui libri scolastici, sulle pratiche didattiche e sulla compilazione di testi destinati a un pubblico vasto. Esso fornì infatti una bussola lessicologica per quanti scrivessero testi per bambini, adolescenti e adulti (ne fu poi predisposta una nuova edizione on-line: https://www.internazionale.it/opinione/tullio-de-mauro/2016/12/23/il-nuovo-vocabolario-di-base-della-lingua-italiana ). Nel 1993 uscì il Lessico di frequenza dell’italiano parlato (seguito l'anno dopo da Come parlano gli italiani), senza precedenti in Italia, basato su un corpus di 500.000 parole raccolte e registrate a Milano, Firenze, Roma e Napoli, e provenienti da diverse tipologie testuali (dal parlato spontaneo a quello più formale). Nel 1999 uscì infine, dopo un decennale lavoro preparatorio, la prima edizione del suo Grande Dizionario italiano dell’uso (poi anche in versione ridotta on-line sul sito di Internazionale, https://www.internazionale.it/), commentato in La fabbrica delle parole (2005), divenuto uno dei riferimenti standard della lessicografia italiana. Gli si affiancarono diversi lessici minori (Il Dizionario della lingua italiana, 2000; Etimologico, 2000; Dizionarietto di parole del futuro, 2006; Grande dizionario italiano dei sinonimi e contrari, 2010). A questa linea di ricerca possono essere ascritti i suoi lavori sui linguaggi della scienza e delle tecniche (ad esempio, Studi sul trattamento..., 1994).

All’intersezione tra i lavori sul vocabolario di base e la questione della leggibilità dei testi si collocano due altri interventi. Il primo riguarda la comunicazione pubblica e le iniziative per renderla più efficace e comprensibile: egli fu l’ispiratore del Codice di stile della comunicazione scritta ad uso delle amministrazioni pubbliche (1994, pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri) e co-curatore di Dante, il gendarme e la bolletta (1999). Il secondo si manifestò in una iniziativa esemplare e senza precedenti in Italia: la fondazione, nel 1989, e la direzione di Due parole. Mensile di facile lettura (Università degli studi di Roma, «La Sapienza», 1989-1997), un periodico di informazione dedicato a persone con difficoltà di lettura: la pubblicazione, di altissimo valore pedagogico e civile, analoga a pubblicazioni soprattutto scandinave, resa possibile dal concorso volontario e gratuito di giovani allievi e di insegnanti e da un piccolo sostegno finanziario dell’Università, chiuse dopo qualche anno di vita.

Nel 1996 la facoltà lo chiamò alla cattedra di linguistica generale, istituita per lui in quella occasione.

Il culmine del suo impegno pubblico fu la nomina a ministro della Pubblica Istruzione nel secondo gabinetto Amato (dal 26 aprile 2000 alla fine della legislatura, il 12 giugno 2001). Il suo programma, risultato delle sue riflessioni sul governo della scuola (v., ad esempio, Idee per il Governo, 1995; Minima scholaria, 2001) e delle sue intense collaborazioni con le associazioni degli insegnanti, misurato nella forma ma forte nella sostanza (www.edscuola.it/archivio/norme/varie/auminca.html), prevedeva numerosi interventi, sia normativi sia a favore degli insegnanti, ma l’obiettivo, istituzionalmente doveroso, era quello di dare attuazione alla cosiddetta riforma Berlinguer della scuola media superiore, varata nel gennaio 2000, complessa e controversa. De Mauro forte del suo prestigio ma debole politicamente si batté energicamente, ma al termine della legislatura le norme di attuazione non furono varate dal Parlamento.

L’interesse attivo di De Mauro per tutte le forme di organizzazione e diffusione della cultura continuò a manifestarsi in vari modi: fu, tra l’altro, presidente del consorzio Gioventù digitale, poi Mondo digitale, dal 2001 al 2010, e presidente delle biblioteche di Roma dal 1996.

Infine va ricordato che De Mauro dedicò tre succinte introduzioni alla linguistica nelle quali riprese gli elementi portanti del suo pensiero (Linguistica elementare, 1998; Prima lezione sul linguaggio, 2002; Lezioni di linguistica teorica, 2008).

Nel 2004 fu posto fuori ruolo per raggiunti limiti di età e nel 2007 fu nominato professore emerito.

L’uscita dai ruoli universitari non ne rallentò tuttavia l’attività: nel 2006 iniziò a collaborare con una rubrica fissa (prima sulla 'parola' poi sulla 'scuola') al settimanale Internazionale; nel 2007 assunse la carica di direttore della Fondazione Bellonci di cui divenne poi presidente (dal 2012), promuovendo l’istituzione del premio Strega Giovani. Mise a frutto questa esperienza anche pubblicando il Primo Tesoro della lingua letteraria italiana (2007), edizione elettronica dei 60 romanzi insigniti del premio Strega dal 1947 al 2007 e di altri 40 che avevano partecipato alle selezioni, accompagnata da un motore di ricerca che rendeva agevole l’indagine lessicografica su questi testi, fornendo così uno strumento per studiare i riflessi che la produzione letteraria ha sulla fisionomia, soprattutto lessicale, dell’italiano del secondo dopoguerra e delle sue variazioni.

Italiano e lingue straniere: la nuovissima questione della lingua

De Mauro non condivise mai né il timore, intriso di purismo, che l’ingresso di parole straniere, soprattutto inglesi potessero in qualsivoglia modo alterare l’italiano, né quello che l’affermarsi dell’inglese come lingua di scambio internazionale potesse impoverire l’italiano o relegarlo in una posizione marginale in Italia, ed espresse la sua posizione in numerosi saggi e interventi (per esempio, In Europa son già centotré, 2014; Antiquam exquirite matrem, 2016). Analogamente, non condivise mai la posizione passatista e catastrofista, pure cara al senso comune e ai mezzi di comunicazione di massa, di un italiano impoverito o ormai decadente a causa della presunta perdita di capacità espressive e comunicative dei giovani o della presunta azione negativa svolta dalla diffusione di forme di scrittura digitale. Al contrario, osservò sempre non solo che la stratificazione sociale e stilistica è presente in ogni stato di lingua, ma anche che l’ingresso nell’italofonia, sia pure imperfetta, di masse che fino ad anni recenti ne erano escluse era portatore di un inestimabile valore positivo e che erano piuttosto la scuola e le istituzioni a non dare risposte e strumenti adeguati a questi nuovi soggetti. Pari interesse egli dedicò al problema dell’italiano nel mondo (L'italiano nel mondo, 2003) e alla lingua dei nuovi italiani.

Il professore

Nel corso della vita accademica De Mauro fu professore generoso e amato: le sue lezioni sempre affollate, mai dogmatiche o definitorie, ma piuttosto maieutiche e caratterizzate da un incessante dialogo con gli ascoltatori, hanno lasciato tracce profonde nei suoi numerosi allievi, attivi nella scuola, nella società, nell’università (questi ultimi, molti dei quali hanno occupato posizioni di rilievo, sono ricordati, per esempio, in De Mauro, 2010). La sua vocazione alla didattica e alla discussione si manifestò, inoltre, nei seminari che organizzava, sia quelli privati e quasi domestici dei primi anni Sessanta, nei quali riuniva a casa sua giovani allievi e colleghi per leggere e discutere di classici della linguistica che ancora non avevano corso nelle aule universitarie, sia quelli che organizzava all’interno dei suoi corsi, sia infine quelli al di fuori dell’accademia. Da ultimo, a partire dal settembre 2015, organizzò incontri settimanali, ospitati dalla Fondazione Leussô in Roma, cui partecipavano, con relazioni sulle rispettive attività di ricerca, giovani e giovanissimi studiosi e anziani professori e che, a conferma della vitalità dell’iniziativa, non si interruppero neanche con la sua scomparsa.

Tenne inoltre innumerevoli conferenze, seminari, lezioni, relazioni in Italia e nel mondo e fu al centro di una fittissima rete di rapporti di collaborazione, e a volte anche di amicizia, oltre che con suoi allievi, con studiosi italiani e stranieri tra i quali vanno ricordati Sylvain Auroux, Carlo Bernardini, Sergio Bolasco, Eugenio Coseriu, Lia Formigari, Giulio Lepschy, Anna Morpurgo Davies, Alberto Oliverio, Luis J. Prieto, Luigi Rosiello, Harro Stammerjohann, Shigeaki Sugeta, Jürgen Trabant.

Morì a Roma il 5 gennaio 2017, ancora in piena attività, dopo brevissima malattia.

Onorificenze e riconoscimenti accademici

Fu insignito di numerose onorificenze: più volte doctor honoris causa, all’Università cattolica di Lovanio (1999), all’École normale supérieure di Lione (2005), alla Waseda University di Tokyo (2008), all’Università di Parigi Sorbonne Nouvelle (2010), all’Università Pablo de Olavide di Siviglia (2013), all’Università di Ginevra (2013); nel 2003 fu nominato socio corrispondente dell’Accademia della Crusca e nel 2009 ne divenne accademico; nel 2012 fu nominato socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei; nel 1995 fu nominato Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana e nel 2001 Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana.

Opere (citate nel testo)

Origine e sviluppo della linguistica crociana, in Giornale critico della filosofia italiana, 1954, vol. 15, pp. 376-391.

Intorno alla storia del significato di “democrazia” in Italia, in Il Ponte, XIV (1958), 1, pp. 40-47 (poi in Id., Senso e significato, 1971).

Storia e analisi semantica di “classe”, in Rassegna di filosofia, VII (1958), pp. 309-351 (poi in Id., Senso e significato, 1971, pp. 163-227).

Accusativo, transitivo, intransitivo, in Atti dell'Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 8, 1959, vol. 14, pp. 233-258.

Frequenza e funzione dell’accusativo in greco, ibid., 1960, vol. 15, pp. 1-22.

Per la storia di ars «arte», in Studi mediolatini e volgari, 1960, vol. 8, pp. 53-68 (poi, con il titolo ‘Artee il linguaggio della critica d’arte, in Id., Senso e significato, 1971, pp. 333-391).

Statistica linguistica, in Enciclopedia Italiana, Appendice III, t. 2, Roma 1961, pp. 820 s.

Storia linguistica dell’Italia unita, Bari 1963.

Introduzione alla semantica, Bari 1965.

La scuola tra lingua e dialetto, in La ricerca, II (1965), 8, pp. 1-61.

Il nome del dativo e la teoria dei casi greci, in Atti dell'Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 8, 1965, vol. 20, pp. 1-61 (poi in Id., Senso e significato, 1971, pp. 239-332).

Introduzione, Notizie biografiche e critiche su Ferdinand de Saussure, Note, in F. de Saussure, Corso di linguistica generale, introd., traduzione e commento di T. De Mauro, Bari 1967, pp. V-XXIII, 283-474.

Ludwig Wittgenstein. His place in the development of semantics, Dordrecht 1967.

Tra Thamus e Theuth. Uso scritto e parlato dei segni linguistici, comunicazione letta al convegno Lingua scritta e lingua parlata, Palermo… 1967 (poi in Id., Senso e significato, 1971, pp. 96-114).

Per una teoria formalizzata del noema lessicale e della storicità e socialità dei fenomeni linguistici, relazione letta al convegno Linguaggi nella società e nella tecnica, Milano… 1968 (poi in Id., Senso e significato, 1971, pp. 115-160).

Introduzione, in L.J. Prieto, Principi di noologia, Roma 1968, pp. 7-14.

Senso e significato. Studi di semantica teorica e storica, Bari 1971.

Parlare italiano. Antologia di letture per i bienni della scuola media superiore. Con una storia illustrata della città italiana, a cura di Bruno Zevi, Bari 1972.

Introduzione, in R.A. Hinde, La comunicazione non verbale, Bari 1974, pp. V-XXXII.

Guida all’uso delle parole, Roma 1980.

Idee e ricerche linguistiche, Bologna 1980.

Minisemantica dei linguaggi non-verbali e delle lingue, Bari 1982.

contributo senza titolo, in G. Arfé et al., Quattro contributi per don Milani, in Antologia Viesseux, 1982, n. 66, pp. 12-16.

Profilo d’un uomo completo (L. Lombardo Radice), in Riforma della scuola, XXIX (1983), 1, pp. 26-71.

L’Italia delle Italie, Roma 1987.

Dalla parte del ricevente. Percezione, comprensione, interpretazione, a cura di T. De Mauro - S. Gensini - E. Piemontese, Roma 1989.

Per una storia linguistica della città di Roma, in Il romanesco ieri e oggi, a cura di T. De Mauro, Roma 1989, pp. XIII-XXXVII.

Humboldt and the origins of comparativism, a cura di T. De Mauro - L. Formigari, Amsterdam 1990.

Alcuni appunti su Gramsci linguista, in Gramsci e la modernità. Letteratura e politica tra Ottocento e Novecento, a cura di V. Calzolaio, Napoli 1991, pp. 135-144.

Dialetti e lingue nel Lazio, in Storia d’Italia. Le Regioni dall’Unità ad oggi, a cura di A. Caracciolo, Torino 1991, pp. 308-364 (con L. Lorenzetti).

Lessico di frequenza dell’italiano parlato - LIP, Milano 1993 (con F. Mancini - M. Vedovelli - M. Voghera).

Come parlano gli italiani, a cura di T. De Mauro, Firenze 1994.

Capire le parole, Bari 1994.

Italian studies in linguistic historiography, a cura di T. De Mauro - L. Formigari, Münster 1994.

Studi sul trattamento linguistico dell’informazione scientifica, a cura di T. De Mauro, Roma 1994.

Idee per il Governo. La Scuola, Roma-Bari 1995.

La scuola linguistica romana, in Le grandi scuole della Facoltà, Roma 1996, pp. 173-187 (poi in Id., Prima persona singolare passato prossimo indicativo, Roma 1998, pp. 113-133).

Linguistica elementare, Roma-Bari 1998.

Prima persona singolare passato prossimo indicativo, Roma 1998.

Gradit - Grande Dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da T. De Mauro, I-VI+Cd-rom, Torino 1999 (2ª ed., I-VIII, Torino 2007).

Dante, il gendarme e la bolletta. Indagine sociolinguistica sulla nuova bolletta ENEL, Roma-Bari 1999 (con M. Vedovelli).

Il Dizionario della lingua italiana, Torino 2000.

Etimologico, Milano 2000 (con M. Mancini).

Minima scholaria, Roma-Bari 2001.

Prima lezione sul linguaggio, Roma-Bari 2002.

Contare e raccontare, Roma-Bari 2003 (con C. Bernardini).

L’italiano nel mondo, in Id. et al., Italiano 2000. I pubblici e le motivazioni dell’italiano diffuso fra stranieri, Roma 2003, pp. 13-22.

La cultura degli italiani, intervista a cura di F. Erbani, Roma-Bari 2004.

Ferdinand de Saussure, Scritti inediti di linguistica generale, introduzione, traduzione e commento di T. De Mauro, Roma-Bari 2005.

La fabbrica delle parole. Il lessico e problemi di lessicologia, Torino 2005.

Glottodidattica come linguistica educativa, in E.Li.C.A: educazione linguistica e conoscenze per l’accesso, a cura di Miriam Voghera et al., Perugia 2005, pp. 17-28 (con S. Ferreri).

Parole e numeri. Analisi quantitativa dei fatti di lingua, a cura di T. De Mauro - I. Chiari, Roma 2005.

Dizionarietto di parole del futuro, Roma-Bari 2006.

Parole di giorni lontani, Bologna 2006.

Primo Tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento, Torino 2007 (DVD ed edizione cartacea dell’Introduzione, pp. 1-120).

Un’analisi terrorizzante della capacità degli italiani di comprendere ciò che viene scritto e detto, in Internazionale, 7/13 marzo 2008.

Lezioni di linguistica teorica, Roma-Bari 2008.

Il linguaggio tra natura e storia, Milano 2008.

Grande dizionario italiano dei sinonimi e contrari, con un’appendice di olonimi e meronimi, progettato e diretto da T. De Mauro, I-II, Torino 2010.

De Mauro [s.i.a. ma attribuibile con certezza a TDM], in Storia della filosofia, XIII, Filosofi italiani contemporanei, a cura di S. Antiseri - S. Tagliagambe, Milano 2010 (e-book 2014), s.v.

Parole di giorni un po’ meno lontani, Bologna 2012.

Linguistica educativa: ragioni e prospettive, in Linguistica educativa, Atti del XLIV Congresso internazionale di studi della Società di linguistica Italiana, Viterbo… 2010, a cura di S. Ferreri, Roma 2012, pp. 3-20.

Non di sola linguistica vive la conoscenza del linguaggio, in Tra linguistica e filosofia del linguaggio. La lezione di Tullio De Mauro, a cura di F. Albano Leoni et al., Roma-Bari 2013, pp. 140-151.

La lingua batte dove il dente duole, Roma-Bari 2013 (con A. Camilleri).

Storia linguistica dell’Italia repubblicana. Dal 1946 ai nostri giorni, Roma-Bari 2014.

In Europa son già centotré. Troppe lingue per una democrazia?, Roma- Bari 2014.

Fogli di un diario linguistico 1965-2015, in Nuovi argomenti, gennaio-marzo 2016, vol. 73, pp. 9-30.

Antiquam exquirite matrem (Virgilio Aen.III 96), in Lingue in contatto/Contact linguistics, a cura di R. Bombi - V. Orioles, Roma 2016, pp. 19-26.

Fonti e Bibliografia

Fonte principale per la biobibliografia di De Mauro è il sito <www.tulliodemauro.com>, al quale si rinvia per un elenco completo delle opere, delle attività, degli incarichi, delle onorificenze, degli scritti in memoriam.

Una succinta biografia è nel XIII vol. della Storia della filosofia, a cura di S. Antiseri - S. Tagliagambe, 2010 (non firmata ma attribuibile con certezza). Frammenti autobiografici intrecciati con riflessioni sulla storia culturale italiana sono in Prima persona singolare..., 1998; La cultura degli italiani, 2004; Parole di giorni lontani, 2006; Parole di giorni un po' meno lontani, 2012; Non di sola linguistica..., 2013; Fogli di un diario..., 2016).

A De Mauro in vita o a sue opere sono stati dedicati diversi volumi di studi curati da allievi e colleghi: Italia linguistica: idee, storia, strutture, a cura di F. Albano Leoni et al., Bologna 1983; Ai limiti del linguaggio. Vaghezza, significato storia, a cura di F. Albano Leoni et al., Roma-Bari 1998; T. D.M. Una storia linguistica, a cura di R. Petrilli et al., Roma-Bari 2003; Gli Italiani e la lingua, a cura di F. Lo Piparo - G. Ruffino, Palermo 2006; Per T. D.M., a cura di A.M. Thornton - M. Voghera, Roma 2012; Per T. D.M., n. tematico del Bollettino di italianistica, IX (2012), 2; Tra linguistica e filosofia del linguaggio. La lezione di T. D.M., a cura di F. Albano Leoni et al., Roma-Bari 2013; Città d’Italia. Dinamiche linguistiche postunitarie, Atti del Convegno per i 50 anni della «Storia linguistica dell’Italia unita» di T. D.M.,… 2013, a cura di E. Banfi - N. Maraschio, Firenze 2014.

In Memoriam

La scomparsa di Tullio De Mauro è stata ricordata, nel corso dell’anno 2017, in numerosissime manifestazioni organizzate da università, scuole, associazioni, enti locali e in articoli sulla stampa italiana ed estera (un elenco esaustivo e continuamente aggiornato è in www.tulliodemauro.com/testimonianze-2/ ).

Numerose sono anche le commemorazioni scritte, delle quali si segnala qui una scelta: A. Asor Rosa, T. D.M., in Bollettino di italianistica, XIV (2017), 1, pp. 7-9; C. Lavinio, Ricerca linguistica e impegno civile in T. D.M.: un intreccio inestricabile, in Italiano Lingua due, 2017, 9, 1, pp. I-XVII; C. Marazzini, Editoriale. In memoria di T. D.M., in Lingua e stile, 2017, 1, pp. 3-5; V. Orioles, T. D.M.’s Contribution to the studies on Italian in the world, in Multilingualism and migration, a cura di M. Di Salvo - P. Moreno, Newcastle upon Tyne 2017, pp. 37-45; G. Solimine, Un prezioso alleato per le biblioteche, in Biblioteche oggi, XXXV (2017), gennaio-febbraio, pp. 9-12; M. Vedovelli, T. D.M. e gli studi linguistici e linguistico-educativi in Italia, in Italica, XCIV (2017), 1, pp. 5-30; Vita scolastica, LXXI (2017), 10, giugno (n. monografico); T. D.M. Un intellettuale italiano, a cura di S. Gensini - M.E. Piemontese - G. Solimine, Roma 2018.

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