TRIPOLI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TRIPOLI (lat. Oea, neopunica Onîat)

P. Romanelli

Città della Libia di fondazione più probabilmente punica che fenicia, fu dapprima semplice emporio per il traffico dei prodotti scendenti al Mediterraneo dalla regione interna dei Garamanti; crebbe di importanza in età romana, divenendo una delle tre città (Oea, Leptis, Sabratha) della Tri-polis; non sappiamo precisamente da quale imperatore (si suppone Traiano) ricevette il diritto di colonia; dalla metà almeno del III sec. fu sede episcopale; distrutte Leptis e Sabratha, rimase dopo l'invasione araba l'unico centro urbano di tutta la costa fra le due Sirti.

Tale persistenza di vita ha determinato inevitabilmente la distruzione quasi completa della città antica, della quale peraltro è facile riconoscere le linee planimetriche nella disposizione della città araba e turca: ché alcune delle vie di questa segnano ancora il tracciato di cardines e decumani romani, e la porta Nuova verso S-O segna, se non il punto preciso, certo l'ubicazione di una delle porte antiche: qualche resto delle cortine murarie di tarda età romana o bizantina si vedono nelle adiacenze. Unico monumento classico superstite attraverso i secoli rimase l'Arco quadrifronte, eretto nel 163 in onore di M. Aurelio e L. Vero: esso sorgeva verosimilmente nella zona del Foro, come può dedursi, oltre che dalla sua posizione rispetto al complesso della città, anche dal fatto che dalle sue adiacenze sono tornati in luce numerosi elementi architettonici spettanti a varî grandi edifici, tra cui parte del frontone del tempio del Genio della colonia. L'arco, in marmo, ha pianta rettangolare (m 13 × 10), per cui l'impianto della cupola a base ottagonale richiese particolari accorgimenti per il passaggio dal rettangolo al quadrato prima, e poi dal quadrato all'ottagono: questo ultimo fu ottenuto con l'inserzione agli angoli del quadrato di grandi lastroni triangolari. Delle quattro fronti, due avevano carattere prevalentemente architettonico con colonne in avancorpo e nicchie per statue: una sola di queste, non completa, è stata trovata: quella verosimilmente di L. Vero, effigiato in "nudità eroica", e derivata da un tipo del V sec. a. C. Le altre due fronti erano invece ornate di rilievi: trofei, gruppi di prigionieri e, nei triangoli ai lati del fornice, le due divinità protettrici della città: Apollo e Minerva, su carri tratti rispettivamente da grifi e da sfingi. L'iscrizione dedicatoria, che si ripeteva su tutte le quattro fronti, fu incisa scalpellando la decorazione dell'epistilio. Si è perciò supposto che l'arco non avesse attico, ma fosse invece sormontato da un secondo piano a forma di alta lanterna ottagonale: coronamento invero alquanto singolare e, allo stato attuale delle nostre conoscenze, molto problematico. La decorazione delle lesene e delle cornici, ove più ove meno finemente lavorate, potrebbe far pensare, insieme con lo stile dei rilievi, che al monumento abbiano lavorato artisti di Afrodisiade, già presenti nelle altre città tripolitane fin da questo tempo.

Il frontone del tempio del Genio della Colonia, datato dall'iscrizione al regno di Commodo, reca nel centro le figure di Apollo e Minerva ai lati di una figura femminile, che deve evidentemente rappresentare il Genio: alcuni elementi dell'acconciatura del capo potrebbero fare identificare questo con Gaelestis. Dei lati è conservato solo quello di sinistra con uno dei Dioscuri, a piedi, recante il cavallo per la briglia. Le diverse figure si giustappongono l'una all'altra, come in altre analoghe composizioni frontonali romane, senza alcun logico rapporto fra loro. Resti di un edificio termale sono tornati in luce nell'area del castello, e avanzi di edifici privati con mosaici fuori delle mura, lungo la spiaggia. Su uno sperone di roccia verso N-O la demolizione delle mura barbaresche portò al ritrovamento di una necropoli di età romana con tombe a camera e pozzetto di accesso cavate nel masso, di un tipo punico assai frequente nell'Africa. Le tombe contenevano una ricca suppellettile di vetri, bronzi, ceramiche; le ceneri erano raccolte in olle di vetro, racchiuse talvolta in olle di piombo, o in cassettine di piombo, o in urne di terracotta a forma quasi di otre.

Il torso di una statua di Apollo, frammenti architettonici pagani e cristiani sono stati rinvenuti in varî punti della città; verso E si trovava una piccola catacomba giudaica, che andò distrutta durante l'ultima guerra.

Bibl.: S. Aurigemma, Notizie archeologiche della Tripolitania, in Notiz. Arch. Min. Col., I, 1914, p. 37 ss.; id., Tripoli e le sue opere d'arte, Milano, s. a.; P. Romanelli, Scavi e scoperte nella città di Tripoli, in Notiz. Arch. Min. Col., II, 1916, p. 303 ss.; III, 1922, p. 103 ss.; S. Aurigemma, Il coronamento architettonico dell'arco di Marco Aurelio in Tripoli, in Africa Ital., 1933, p. 135 ss.; id., L'Arco di Marco Aurelio, in Mon. Ital. pubbl. dalla R. Acc. d'Italia, fasc. XIII, Roma 1938; G. Caputo, Il tempio oeense del Genio della Colonia, in Africa Ital., VII, 1940, p. 35 ss.; R. Gooldchild, Roman roads a. milestones of Tripolitania, Dept. Antiq. Tripolit., I, Tripoli 1948; P. Romanelli, Storia delle Province Romane dell'Africa, Roma 1959.