TRENTINO-ALTO ADIGE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

TRENTINO-ALTO ADIGE

Olga Donati
Gioia Conta
Francesco Monicelli
Piero Spagnesi

(v. ALTO ADIGE, II, p. 711; App. II, I, p. 147; III, I, p. 76; IV, I, p. 108; TRENTINO, XXXIV, p. 266; App. II, II, p. 1018; III, II, p. 977; TRENTINO-ALTO ADIGE, App. III, II, p. 978; IV, III, p. 683)

Popolazione. - Al censimento del 1991 il T.-A.A. aveva una popolazione residente di 890.360 ab. (era di 785.967 ab. al censimento del 1961, e di 873.413 ab. al censimento del 1981). Nell'intervallo 1981-91 si è verificato un incremento demografico di quasi 17.000 unità (corrispondenti all'1,94%), e il saldo del movimento naturale della popolazione residente ha superato di poco le 11.000 unità; quello del movimento migratorio è leggermente positivo essendo i rientri appena superiori ai flussi demografici in uscita. Nello stesso periodo l'andamento del movimento naturale si presenta molto differenziato per le due province autonome: è sempre positivo per quella di Bolzano e sempre negativo per la provincia di Trento.

Nel corso dell'ultimo ventennio i tassi d'incremento naturale sono progressivamente diminuiti: mentre al censimento del 1971 la popolazione residente di età inferiore ai 6 anni ammontava a quasi 90.000 unità (10,7%), nel 1991 era scesa a meno di 56.000 unità (corrispondenti al 6,3%). Parallelamente, la popolazione residente con più di 65 anni di età è passata dal 10,7% nel 1971 a quasi il 15% nel 1991 (rispettivamente 90.500 e 131.500 ab.). Al pari di quanto avviene in quasi tutte le regioni d'Italia, il tasso d'invecchiamento delle popolazioni trentine e atesine è aumentato, e se nel 1971 si contava un anziano per ogni bambino, un ventennio più tardi si registravano 2,4 anziani per ogni bambino residente nella regione. Il numero di componenti per famiglia si è notevolmente ridotto (erano 3,5 nel 1971 per divenire 2,8 nel 1991), mentre si sono incrementate le famiglie con un solo componente: sono passate da poco più di 35.000 nel 1971 a oltre 76.000 nel 1991. Per quanto riguarda l'istruzione, il numero di laureati è variato da poco meno di 10.000 al censimento del 1971 a quasi 27.000 a quello del 1991 (dall'1,3% al 3,2% della popolazione residente con più di 6 anni di età); nello stesso periodo la percentuale di diplomati è aumentata dal 5,7% (43.200) a quasi il 19% (157.400). Il tasso di analfabetismo è nullo. La consistenza demografica dei due comuni capoluogo della regione è grosso modo equivalente: al censimento del 1991 la popolazione di Trento era di 101.545 ab. e quella di Bolzano di 98.158; in entrambi i capoluoghi la popolazione presente superava di poco quella residente.

Fra i principali comuni compresi nella provincia di Bolzano si ricordano Merano (33.504 ab. al censimento 1991) e Bressanone (16.992 ab.), mentre Rovereto (32.923 ab.), Pergine Valsugana (15.009 ab.) e Riva del Garda (13.559 ab.) rappresentano i comuni più importanti della provincia di Trento. La popolazione attiva sfiorava il 52% di quella complessiva (residente e con più di 14 anni), di cui circa l'8,2% era occupato in agricoltura (era il 17,2% nel 1971 e il 10,8% nel 1981). Il 29,4% (corrispondenti a 113.100 ab.) era occupato nel settore secondario (era il 36,5% nel 1971 e il 32% nel 1981), mentre il settore dei servizi incideva per il 62,4% (era il 46,3% nel 1971 e il 57,2% nel 1981). Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nel 1994 il tasso di disoccupazione complessivo ammontava al 4,3% (era di poco superiore al 5% nella provincia di Trento e su livelli fisiologici in quella di Bolzano); quello di disoccupazione giovanile, rilevato al censimento del 1991, superava il 10% ed era sensibilmente più elevato nella provincia di Trento (quasi il 13%) che in quella di Bolzano (8,4%).

Condizioni economiche. - Le strutture economiche e sociali della regione sono piuttosto evolute; il tenore di vita delle popolazioni atesine e trentine è fra i migliori d'Italia e la qualità della vita è elevata. L'organizzazione del territorio, in particolare nelle valli comprese nella provincia di Bolzano, è moderna, la struttura del terziario è efficiente e l'accesso ai servizi, in particolare a quelli pubblici, è buono. Sebbene siano presenti alcuni squilibri fra il complesso delle valli, la popolazione delle due province autonome gode nell'insieme di un diffuso benessere. Secondo le stime effettuate dall'Istituto G. Tagliacarne, nel 1993 il valore aggiunto pro capite si aggirava su 30 milioni di lire, superiore di circa un 20% rispetto alla media nazionale. Secondo queste stime gli abitanti della provincia di Trento percepiscono un reddito leggermente superiore a quello degli abitanti della provincia di Bolzano, anche se il divario è di lieve entità. I tradizionali settori produttivi contribuiscono con modalità e con pesi diversi alla formazione del reddito regionale: nel 1992 l'agricoltura contribuiva con il 5% circa, l'industria con il 25% e il complesso del terziario con il 70% circa. Un ruolo del tutto particolare spetta al turismo che concorre alla formazione del reddito regionale con un apporto di quasi l'11% (il settore turistico, nella media italiana, incide sul PIL per poco più del 3%). Nella provincia di Bolzano questo valore supera il 13% e, in termini percentuali, è il più elevato fra le province italiane. Una moderna attrezzatura alberghiera, uno spiccato senso dell'ospitalità, grandi impianti di risalita per gli sport invernali, uniti alla maestosa bellezza dei paesaggi alpini e dolomitici, sono alla base dell'affermazione del turismo: nel 1991 hanno visitato la regione 5,4 milioni di turisti (di cui 2,65 milioni di stranieri) per un complesso di 33 milioni di presenze (di cui quasi 16 milioni straniere).

Per quanto riguarda la situazione dei singoli settori produttivi, l'agricoltura continua a mantenere un peso rilevante. Indipendentemente dalle informazioni concernenti l'entità dell'occupazione del settore primario, va ricordato come questo comparto si giovi anche dell'apporto di manodopera impiegata in altri settori produttivi, e seppure il fenomeno del part time si presenta in forma attenuata rispetto al passato, il suo contributo alla formazione del prodotto complessivo è comunque elevato. Secondo i dati del quarto censimento generale dell'agricoltura (1990), nella regione operavano 63.504 aziende agricole (27.435 nella provincia di Bolzano e 36.069 in quella di Trento), e la superficie agricola utilizzata era di 422.373 ha (272.466 nella provincia di Bolzano e 149.907 in quella di Trento): mediamente, ogni azienda, nel 1990, disponeva di 6,6 ha (9,9 ha per quella di Bolzano e 4,2 ha per quella di Trento). Essendo alla stessa data la media italiana attestata a 5 ha per azienda, le aziende del T.-A.A. avevano dimensioni piuttosto contenute, se raffrontate con la media di quelle europee, ma erano decisamente più estese se confrontate con la superficie media delle imprese agricole italiane. In particolare, nel T.-A.A., l'elevata specializzazione colturale, l'efficienza delle strutture agrarie e la modernizzazione raggiunta dalle forme di commercializzazione dei prodotti agricoli assicurano agli operatori del settore primario livelli produttivi e reddituali soddisfacenti.

La superficie della regione ammonta a 1.361.831 ha; di questa l'84% costituisce la superficie agraria e forestale, mentre la superficie improduttiva copre circa 216.000 ha. I seminativi si estendono su 12.000 ha e le colture legnose su circa 45.000 ha; quasi 1 milione di ha è occupato dai prati e pascoli permanenti e dalla superficie boscata. Per quanto riguarda le produzioni, il T.-A.A. detiene un primato nazionale (quasi la metà della produzione complessiva) nella coltivazione delle mele: nel 1992 ne sono state prodotte oltre 11 milioni di t. Buona parte della produzione viene venduta nei mercati esteri o comunque esportata nelle altre regioni italiane; una buona quantità alimenta le confetture prodotte dalle industrie alimentari locali. Tra le colture legnose un posto di rilievo è occupato dalla viticoltura. Sempre nel 1992 la produzione di uva si aggirava su 1,8 milioni di q, che hanno consentito la produzione di 1,34 milioni di hl di vino. Nella regione vengono poi coltivati svariati altri tipi di frutta, modeste quantità di cereali e alcuni prodotti orticoli. Il patrimonio zootecnico del T.-A.A. si basa su circa 200.000 bovini e 55.000 tra ovini e caprini, oltre a minori quantità di suini, cavalli, ecc.

In campo industriale nel corso del passato quindicennio si è avuta una progressiva erosione economica del settore: l'occupazione ha manifestato tendenze al decremento, come pure è risultato inferiore al passato, sia pure di poco, il contributo che il settore secondario fornisce al prodotto regionale. Nella prima metà degli anni Novanta la situazione industriale della regione ha registrato alcuni sintomi di ripresa, che in massima parte sono da ricondurre alla domanda estera e al consistente deprezzamento della lira; solo marginalmente i progressi sono da attribuire al risveglio della domanda interna. Un problema particolarmente avvertito nel T. è quello legato alla carenza di manodopera qualificata.

La principale concentrazione industriale della regione è localizzata, come per il passato, nella conca di Bolzano (con poco meno di 30.000 addetti). Rispetto a un quindicennio fa si è però avuta una sensibile modificazione della composizione dei settori produttivi in quanto, secondo un fenomeno comune al resto d'Italia e ai paesi economicamente più evoluti, le tradizionali attività siderurgiche e della lavorazione delle materie prime non metallifere si sono ridimensionate. La metallurgia dell'alluminio e il settore meccanico (veicoli industriali) mantengono elevati livelli produttivi, ma il fatto nuovo è rappresentato dalla marcata affermazione di un tessuto di piccole e medio-piccole imprese operanti in ambito manifatturiero e che hanno nell'industria della ceramica e in quella editoriale delle attività fortemente trainanti. Nel complesso della provincia altri poli industriali di rilievo sono ubicati a Brunico (metalmeccanica), Merano (alimentare, chimica, strumenti di precisione), Bressanone (alimentare), Vipiteno (metalmeccanica e chimica) e in vari centri della Val Venosta. Una seconda area industriale di rilievo è ubicata nel comune di Trento ove, lungo la valle dell'Adige, operano numerose industrie nei settori della meccanica, in quello alimentare, dell'impiantistica, del mobilio, ecc. Nel 1993, nel comprensorio industriale di Trento operavano 116 unità locali per un complesso di quasi 7000 dipendenti. Nella provincia di Trento, un'altra area industriale di rilievo è localizzata nel comune di Rovereto che, sempre nel 1993, ospitava un'ottantina di unità locali con poco più di 500 dipendenti. Si ricordano poi il settore cartario (ubicato in alcune località sul lago di Garda), l'estrazione del porfido nella val Cembrana, la lavorazione del legno, ecc. Nel complesso della regione il settore più dinamico appare quello alimentare (da segnalare gli elevati livelli qualitativi dell'industria enologica, i birrifici, ecc.) mentre un settore emergente è rappresentato dalla lavorazione delle materie plastiche, in massima parte esportate nei fiorenti mercati tedeschi.

Per quanto riguarda i trasporti, la valle dell'Adige e dell'Isarco sono percorse da una moderna infrastruttura autostradale (Verona-Trento-Bolzano-Innsbruck) e da un'importante linea ferroviaria (Verona-Monaco). Il più vicino aeroporto internazionale è a Verona-Villafranca. Nel 1992 il parco macchine della regione contava circa 600.000 tra autoveicoli e motoveicoli, di cui 430.000 autovetture.

Bibl.: B. Colombo, W. Mappenini, F. Rossi, Dinamica demografica differenziale per gruppo linguistico in Alto Adige, Trento 1981; H. Penz, Das Trentino, Innsbruck 1984; C. Borzaga, Turismo e occupazione in provincia di Trento, in Atti del convegno Turismo, Economia, Occupazione nel Trentino, Trento 1986; I comuni del triveneto, secondo alcuni indicatori socio-economici, a cura di G. Battistella e D. Olivieri, Milano 1987; Serv. Stat. Prov. Aut. di Trento, Il Trentino in schede, Trento 1987; M.R. Arnoldi Cristofolini, Sviluppo del terziario avanzato e dinamica spaziale nel Trentino, in Soggetti economici, soggetti politici, gerarchie territoriali, a cura di P. Coppola, Bologna 1988, pp. 57-67; L. Freschi, Haute Adige-Tyrol du Sud: autonomie et développement, Grenoble 1988; Prov. Aut. di Trento, Progetto per la valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale, turistico del Trentino, Trento 1988; Serv. Stat. Prov. Aut. di Trento, Annuario statistico, ivi, annate varie.

Archeologia. - Le ricerche e i rinvenimenti degli ultimi due decenni (seconda metà degli anni Settanta-primi anni Novanta), promossi dall'Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Trento e dalla Soprintendenza archeologica della Provincia di Bolzano, che hanno assunto le competenze in materia di tutela del patrimonio storico e archeologico in seguito all'entrata in vigore dello Statuto speciale di autonomia (1972), insieme a un'ampia produzione di studi, hanno contribuito all'ampliamento delle nostre conoscenze nell'ambito dell'archeologia della regione.

Numerose sono le stazioni estive note di cacciatori mesolitici, che avevano le loro sedi nei fondi vallivi, come al passo Occlini (5600 a.C.), a 1990 m, in alta val Senales, al passo della Mendola (14 bivacchi), lungo la catena del Lagorai che si affaccia sulla val di Fiemme. Ancora irrisolti sono i numerosi quesiti che ha posto lo straordinario rinvenimento del cosiddetto ''uomo del Similaun'', il cui corpo mummificato, conservatosi disidratato nel ghiaccio, e databile al 3300-3200 a.C., è venuto alla luce nel settembre 1991 in alta val Senales sullo Hauslabjoch a oltre 2700 m di quota: attualmente conservato presso l'università di Innsbruck, si prevede che esso troverà nel 1995 la definiva sistemazione nel Museo archeologico di Bolzano di nuova costituzione.

Il rinvenimento, tra il 1989 e il 1990, di 6 statue stele ad Arco è valso ad articolare la diffusione di tali monumenti, che nella regione alpina inizia alla fine del 4° millennio e perdura per tutto il 3°, in concomitanza con il diffondersi delle prime attività metallurgiche, oltre che nell'Alto Adige (10 esemplari) anche nell'area gardesana e nella valle di Non. La rappresentazione di armi e l'abbigliamento denunciano la presenza di una società caratterizzata da una stratificazione culturale emergente, in cui tali stele erano espressione di un mondo religioso incentrato su miti di antenati-eroi.

Se si è arricchito il quadro degli insediamenti, dei modi di vita e dell'economia delle genti che abitavano la regione nel corso del 2° e del 1° millennio a.C., le nuove testimonianze (insediamento di Vadena − scavi 1977-90 −, accanto alla ben nota necropoli, villaggio di Stufles, ecc.) sono valse a precisare i rapporti e gli stretti scambi con le culture protovillanoviana, di Golasecca, halstattiana, celtica, etrusca, paleoveneta, e le espressioni autonome che contraddistinguono l'età del Ferro nella regione con le culture di Luco Meluno (11°-6° secolo a.C.) e Fritzens Sanzeno (6° secolo a.C.-penetrazione romana) con una maggiore conoscenza dell'orizzonte ''retico'', oggetto di recentissimi studi. Sappiamo così che gli abitati e i luoghi di culto retici si svilupparono in luoghi caratterizzati da una forte tradizione insediativa e culturale, che non sempre coincidono con le situazioni geomorfologiche di particolare asperità corrispondenti alle arces Alpibus impositas tremendis descritte da Orazio (Carmina IV, xiv, 11-12). Se infatti particolari momenti storici come le guerre alpine portarono a un possibile arroccamento, è certo che numerosi erano gli insediamenti retici anche in luoghi di facile accesso. È indubbio inoltre che molti dei castella ritenuti abitati fossero adibiti a luoghi di culto (testimonianze di ''roghi votivi'' − Brandopferplätze- per es. sul Rungger Egg presso Siusi allo Sciliar, sul Tartscher Bichl in val Venosta, sul Col de Flam presso Ortisei).

Se ormai sembra certo di poter escludere che le valli del bacino dell'Adige centro-meridionale, definite retiche dalle fonti scritte, corrispondenti all'attuale Trentino, siano state oggetto di una conquista militare da parte dei Romani, eccetto forse qualche zona più periferica, appare più probabile che le genti ivi insediate siano entrate gradualmente nella sfera romana durante il 3°-2° secolo a.C. attraverso relazioni di tipo commerciale, forse anche partecipi di trattati di alleanza quali legarono sin dal 225 a.C. a Roma i Veneti e i Galli Cenomani. Nel corso dell'organizzazione politico-amministrativa che seguì nel 1° secolo a.C. fu creato il centro urbano di Tridentum, mentre a un ventennio prima dell'intervento militare romano risale, secondo recentissime ipotesi, la prima stesura del tratto stradale tra Verona e Trento. Le guerre alpine (16-15 a.C.) promosse da Augusto contro i Reti e i Vindelici, dettate dall'esigenza di creare collegamenti diretti e sicuri con l'area centroeuropea, interessarono la regione corrispondente all'attuale Alto Adige, ma certamente in maniera più parziale di quanto la tradizione e la ricerca storica abbia riportato, limitandosi alla conquista delle valli più collegate ai passi alpini, come anche sembra in parte confermato dalle testimonianze archeologiche. Nel Tropaeum Alpium sono menzionati, tra le popolazioni vinte con le armi, i Venostes e gli Isarci, abitanti rispettivamente la val Venosta e l'alta val d'Isarco; non vi appaiono le genti della val Pusteria, incorporata nel Regnum Norici e annessa pacificamente. Nella riorganizzazione territoriale e amministrativa augustea, ispirata a criteri di vario tipo, a cui non furono estranei anche i modi dell'annessione e della conquista, il T. fu inserito nella X Regio Venetia et Histria, diviso in quattro municipi: a Feltre andò il comprensorio del Primiero, del Tesino e della Valsugana, a Verona la valle inferiore dell'Adige, a Brescia il T. sud-occidentale con le valli del Chiese e del Sarca, le Giudicarie e l'area benacense, a Trento la media valle dell'Adige tra Rovereto e Merano, le valli di Non e di Sole, la val d'Isarco sino all'imbocco della val Gardena, le valli dell'Avisio (Cembra e Fiemme). La parte restante dell'Alto Adige con la valle superiore dell'Isarco e la Venosta fu inserita nella provincia della Rezia, mentre la val Pusteria (e presumibilmente la valle di Fassa) fece parte del Norico. Sappiamo che con il tempo in qualche caso dovettero essere anche presi provvedimenti giuridici per sanare alcune situazioni anomale, qual è da intendersi l'usurpazione del diritto di cittadinanza romana da parte degli Anauni, Sinduni e Tulliasses, tre tribù alpine adtributae a Tridentum, ratificata con l'editto dell'imperatore Claudio del 46 d.C. contenuto nella cosiddetta Tavola clesiana, rinvenuta a Cles. L'elemento più significativo della politica ''alpina'' dell'età giulio-claudia è certamente la realizzazione dei collegamenti viari tra i due versanti con l'impostazione della Via Claudia Augusta con i due rami padano (Ostiglia-val d'Adige-passo di Resia-Augusta Vindelicorum) e altinate (Altino-Tesino-Valsugana-Trento e inserimento in quello padano). Al 1° secolo d.C. risale anche il collegamento tra Aguntum, la Pusteria e il passo del Brennero, e presumibilmente anche già quello lungo la valle dell'Isarco, che diventa il più percorso a partire dalla fine del secolo, testimoniato dagli itinerari (Itinerarium Antonini, 3° secolo d.C.; Tabula Peutingeriana, 4° secolo d.C.). Importanti per i traffici commerciali con la Padana erano anche le vie d'acqua dell'Adige (navigabile sin da Bronzolo) e del Garda. Lungo le vie principali sorgono le mansiones e le mutationes, i luoghi di sosta testimoniati dagli itinerari, la cui localizzazione è ancora in qualche caso problematica (Sarnis e ad Palatium in Vallagarina; varie sono anche le ipotesi sull'ubicazione di Pons Drusi nella conca di Bolzano), mentre maggior chiarezza è giunta per altri con gli scavi recenti, come a S. Lorenzo (Sebatum) il complesso più vasto sinora esplorato, a S. Candido, ove è quasi certamente da situare la stazione di Littamum, e a Egna (Endidae). La realizzazione urbanisticamente più importante dell'intera regione è la città di Tridentum, fondata certamente prima del 23 a.C., centro amministrativo e doganale, poi sede dell'ufficio di sussistenza delle legioni stabilite lungo il limes del Danubio.

La continuità dell'insediamento dall'epoca romana a oggi, oltre che le frequenti inondazioni e le distruzioni subite nel corso delle invasioni barbariche, hanno in parte pregiudicato la leggibilità della città antica e la conservazione delle testimonianze archeologiche. Situata su un pianoro digradante tra il margine esterno di un'ansa dell'Adige (il cui corso fu rettificato nel 1857-1858) e il corso del torrente Fersina a sud, essa era delimitata da una cinta muraria sviluppata su tre lati che racchiudeva una superficie di circa 10 ha. Sulla base dei resti di basolato rinvenuti la maglia stradale sembra presentare un impianto con modulo costante, con isolati di 202 × 202 pedes. Il cardo maximus, della larghezza di 9 m circa, attraversava la città a partire dalla Porta Veronensis che si apriva lungo il lato sud, a cui giungeva la Via Claudia Augusta, e s'innestava nell'asse ad esso normale che correva parallelo al fiume. Nella porta, gemina, con due fornici di 9 pedes e mezzo poggianti su pilastri, decorati frontalmente da lesene a base attica, la trabeazione era sormontata da una galleria simile a quella della Porta dei Leoni di Verona. Se l'ubicazione del foro è da supporre nell'area della basilica di S. Maria Maggiore, gli scavi di palazzo Tabarelli in via Oss Mazzurana testimoniano l'esistenza di domus a pseudo-schiera con corte interna, e uno sviluppo edilizio particolarmente fiorente nel 2° secolo d.C. A quest'epoca risale anche la villa suburbana di via Rosmini (con un mosaico policromo raffigurante il mito di Orfeo), situata fuori delle mura come l'anfiteatro, riconoscibile nella planimetria dell'antico borgo di S. Maria Maddalena, e le necropoli, che sorgevano presso quest'ultimo e all'esterno della Porta Veronensis, dove fu poi costruito il Duomo. L'andamento delle formazioni edilizie extra moenia lascia altresì supporre l'esistenza di una divisione agraria. La romanizzazione costituì nelle strutture insediative delle valli principali ma anche di quelle più interne, pur se con tempi e modi diversi, legati al perdurare di una lunga e ben radicata tradizione, una rottura sul piano culturale e tecnologico. Se da un lato infatti si diffondono le innovazioni tecnologiche con nuovi materiali e sistemi di costruzione (uso della calce e del cotto, impianti idrici e di riscaldamento, decorazioni a fresco e musive) accanto agli edifici tradizionali monofamiliari spesso seminterrati con muri a secco e tronchi d'albero sigillati con argilla (le cosiddette ''case retiche''), dall'altro, a fianco dei modi d'insediamento locali, che perdurano nel tempo, come a Vadena, Sanzeno o sul Doss Zelòr a Castello di Fiemme, si assiste a un fitto insediamento nelle aree pianeggianti, adatte ad attività legate all'agricoltura e ai commerci, e sui pendii delle colline più soleggiate, idonee soprattutto alla viticoltura per la quale la regione era ben nota (vinum reticum; in un'epigrafe di Passau è menzionato un commerciante di vini di Trento).

Le aree più ricche di insediamenti sono nel Trentino intorno al lago di Garda la pianura di Riva e di Arco, le valli Giudicarie, l'altopiano anaune, i conoidi alluvionali dell'Adige. Proprio nella piana tra Riva e Arco è stata rilevata una microcenturiazione del territorio, dove è da supporre una coltura intensiva di olivi e cereali, e vi sono diffuse numerose ville rustiche (villae) ovvero aziende agricole; altre sorgevano a Castel Toblino, a Isera/Rovereto, nella conca di Mezzocorona. In Alto Adige si assiste a un maggior popolamento lungo le valli dell'Adige e della Rienza (val Pusteria), anche se non mancano nelle situazioni più favorevoli ville rustiche come intorno al lago di Caldaro e sul versante soleggiato della val d'Isarco; l'esistenza di un insediamento con necropoli ad Aica e a Tires induce altresì a ritenere che, anche nelle valli più laterali, vitali furono gli apporti della romanizzazione, alla quale oltre a quella diffusa dalla società dominante costituì apporto determinante anche la romanizzazione ''di ritorno'' dalle province danubiane, attraverso scambi e legami di tipo militare e commerciale. Fu grazie a essa che furono introdotti nella regione i culti orientali, Mitra soprattutto, accanto alle divinità indigene e a quelle dell'olimpo romano, tra cui il dio più venerato fu senz'altro Saturno, al quale era dedicato il santuario ai Campi Neri di Cles.

Nel 3° secolo si assiste al devastante passaggio degli Alemanni, testimoniato archeologicamente dalla presenza di tracce d'incendio a Trento, Bressanone, Sebatum, S. Candido. Esso coincide con un periodo di recessione, documentato dall'abbandono temporaneo o impoverimento degli edifici, se non dal trasferimento in luoghi più difendibili, dall'occultamento di numerosi ripostigli monetali, ma anche con un rifacimento della rete viaria, soprattutto in val Pusteria, collegamento di prim'ordine per lo spostamento degli eserciti nell'area alpina centro-orientale. Una relativa tranquillità caratterizza i primi decenni del 4° secolo, quando vengono ricostruiti edifici già distrutti, e risistemata la viabilità, mentre aumenta la circolazione monetaria. La presenza di edifici ecclesiali a Trento e di un vescovo è documentata a partire dalla seconda metà del 4° secolo, anche se le testimonianze archeologiche risalgono a non prima del 5°-6° secolo. Il cristianesimo si diffuse con difficoltà anche dopo l'editto di Teodosio (380 d.C.), quando furono martirizzati i santi propagatori d'Anaunia Sisinio, Martirio e Alessandro (397 d.C.) e nel 405 lo stesso vescovo di Trento, Vigilio. In Alto Adige risalgono al 5° secolo gli edifici cultuali della sede vescovile di Sabiona, messi in luce nel corso degli scavi 1978-82. Agli inizi del 5° secolo le gravi difficoltà economiche determinano una crisi generale, la quale culmina con le invasioni degli Unni di Alarico e degli Ostrogoti di Radagaiso. I castra citati da Paolo Diacono, distrutti nel 590 dai Franchi (sei per il Trentino: Fagitana, Cimbra, Vitianum, Brentonicum, Volaenes, Anagnis, sei per l'Alto Adige: Tesana, Maletum, Sermiana, Appianum, Enemase, Bauzanum) sono da considerare, alla luce della ricerca toponomastica e archeologica più recente, insediamenti difensivi romani, sorti nel 5° secolo (nei quali poterono stanziarsi anche Longobardi), che insieme ad altri insediamenti d'altura (come a Settequerce e a Predonico) sono da collegare all'accresciuta pressione germanica. Vedi tav. f.t.

Bibl.: R. Lunz, Ur- und frühgeschichte Südtirols, Bolzano 1973; Romanità del Trentino e di zone limitrofe, in Atti della Accademia Roveretana degli Agiati, s. 6, 18 (1978); Beni Culturali nel Trentino, 4, Contributi all'archeologia, a cura di G. Ciurletti, Trento 1983; R. Lunz, Archäologie Südtirols, Calliano (Trento) 1981 ("Archäologisch-Historische Forschungen in Tirol", 7); Immagine e struttura della città. Materiali per la storia urbana di Trento, a cura di R. Bocchi e C. Oradini, Roma-Bari 1983, pp. 16-20; Scavi nella conca di Bolzano - Ausgrabungen im Raum Bozen und im Unterland 1976-1985, Bolzano 1985; G. Ciurletti, Il Trentino Alto Adige in età romana. Aspetti e problemi alla luce delle ricerche e degli studi più recenti, Udine 1985, pp. 375-406 ("Antichità Altoadriatiche", 27: Aquileia nella Venetia et Histria); Tires e Aica. Necropoli di epoca romana, a cura di G. Rosada e L. Dal Ri, Verona 1985; U. Laffi, L'organizzazione dei distretti alpini dopo la conquista, in La Valle d'Aosta e l'arco alpino nella politica del mondo antico, a cura di M. Vacchina, Aosta 1988, pp. 62-78; Archeologia dell'Alto Garda, Museo Civico Riva del Garda 1988; Die Römer in den Alpen-I Romani nelle Alpi, Bolzano 1989 ("Collana ArgeAlp"); G. Conta, Romanizzazione e viabilità nella regione altoatesina, in La Venetia nell'area padano-danubiana. Le vie di comunicazione, Convegno internazionale (Venezia, 6-10 aprile 1988), Padova 1990, pp. 223-51; V. Bierbrauer, L'insediamento del periodo tardoantico e altomedievale in Trentino-Alto Adige (V-VII secolo), in Italia longobarda, a cura di G.C. Menis, Venezia 1991, pp. 121-225; L. Bosio, Le strade romane della Venetia e dell'Histria, Padova 1991; Bolzano. Dalle origini alla distruzione delle mura-Bozen. Von den Anfängen bis zur Schleifung der Stadtmauern, Convegno internazionale (Bolzano, aprile 1989), Bolzano 1991; La val di Fiemme nel Trentino dalla preistoria all'alto medioevo, a cura di P. Leonardi, Calliano (Trento) 1991; Die Räter- I Reti, a cura di I. Metzger-P. Gleirscher, Bolzano 1992 ("Collana ArgeAlp", 4); Archeologia nelle Dolomiti. Ricerche e ritrovamenti nelle valli del Sella dall'età della Pietra alla Romanità, Vigo di Fassa (Trento) 1993; Archeologia a Mezzocorona. Documenti per la storia del popolamento rustico di età romana nell'area atesina, a cura di E. Cavada, Mezzocorona 1994.

Arte. - Il restauro, iniziato nel 1985 e protrattosi per un anno, degli affreschi eseguiti dal Romanino nella Loggia del Castello del Buonconsiglio è stato uno dei risultati salienti della politica di recupero delle emergenze artistiche e architettoniche trentine programmata dalla Provincia Autonoma di Trento, cui sono state trasferite con d.P.R. 1° novembre 1973 n. 690 le attribuzioni dello stato in materia di tutela e conservazione del patrimonio storico artistico e popolare. La pulitura ha messo in particolare risalto la grande capacità espressiva dell'artista e indirettamente la figura del suo principale committente, il cardinale B. Cles, di cui è ricorso nel 1985 il 5° centenario della nascita, avvenimento celebrato con la mostra Bernardo Cles e l'arte del Rinascimento in Trentino.

Dell'attività dell'assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento, indirizzata alla conoscenza della storia e delle realtà locali, vanno ricordate la grande manifestazione I Madruzzo e l'Europa 1539-1658. I principi vescovi di Trento tra Papato e Impero (1993), allestita nelle due sedi del Buonconsiglio a Trento e della chiesa dell'Inviolata a Riva del Garda, e le mostre Beni culturali nel Trentino. Interventi dal 1979 al 1983 (1983), Trento delle stampe d'arte (1989) e Dipinti veneti restaurati (1990), che hanno fatto conoscere al pubblico, oltre che l'attività svolta per restauri di opere pittoriche in città e provincia, autori poco noti o dimenticati.

Nel 1987 è stato aperto al pubblico Castel Beseno presso Rovereto. Il complesso venne donato nel 1972 dai conti Trapp alla Provincia Autonoma di Trento con l'auspicio di un recupero anche funzionale dei vasti ruderi rimasti, esigenza in larga parte soddisfatta dal Servizio Beni culturali della provincia di Trento, talché Castel Beseno con il castello di Stenico nelle Giudicarie, acquisito nel 1973, e l'importante complesso di Castel Thun in Val di Non, acquisito nel 1992, costituisce una delle tre sedi periferiche del museo ''Castello del Buonconsiglio. Monumenti e Collezioni Provinciali''. Delle mostre organizzate a Castel Beseno si ricorda Architettura castellana in Trentino (1990). Di particolare rilevanza, tra le testimonianze archeologiche rinvenute in sito, la scoperta di un ripostiglio risalente all'età del Ferro.

La politica di recupero del patrimonio castellare perseguita dalla Provincia Autonoma di Trento ha realizzato, tra l'altro, il restauro dei resti di Castel Pietra di Tonadico, di Castel Drena nelle Giudicarie e del castello di Arco, dove è stato effettuato il ritrovamento più significativo di questi anni in quella che doveva essere l'antica sala dei banchetti. Si tratta di un ciclo d'affreschi ascrivibili alla seconda metà del Trecento di eccezionale interesse per qualità e conservazione, raffiguranti scene di vita cortese. Di non minore importanza il restauro a Trento del cinquecentesco Palazzo delle Albere, destinato a ospitare in parte manifestazioni espositive e in parte le raccolte civiche di pittura, scultura e grafica dalla metà dell'Ottocento a oggi. Merita un cenno, infine, il restauro del Castello di Avio, donato nel 1977 dai Conti di Castelbarco al FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano) e aperto al pubblico nel 1979.

Nel settore museale si ricorda la riapertura nel 1985 del Museo Civico di Riva del Garda. L'istituzione, che ha la fisionomia di museo misto, è destinata a divenire un organico centro di documentazione dell'ambiente e degli sviluppi storico artistici dell'intero comprensorio dell'Alto Garda. Tra le mostre temporanee proposte a conoscenza del patrimonio locale si ricordano L'Ottocento di Andrea Maffei (1987), Giuseppe Craffonara 1790-1837 (1992) e La chiesa di Santa Maria Assunta a Riva del Garda (1990), frutto, tra l'altro, della sistematica inventariazione del patrimonio storico artistico della provincia iniziato nel 1978 dal Centro di catalogazione del Servizio Beni culturali della Provincia di Trento. La sinergia tra il Museo Civico di Riva e il Centro di catalogazione è proseguita con la mostra La chiesa di Santa Maria Assunta ad Arco (1993), seguita all'efficace restauro della Collegiata di Arco. Non sono state trascurate neppure le manifestazioni su figure e movimenti artistici contemporanei come Scipione e il Garda 1931-33 (1988) e L'architetto del lago. Giancarlo Maroni e il Garda (1993).

Dal 1988 è ente autonomo il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, MART, con sede a Trento a Palazzo delle Albere e a Rovereto nel Museo Fortunato Depero, fondato nel 1957 dall'artista roveretano e di cui è stato redatto un progetto di ampliamento dall'architetto ticinese M. Botta, e nel moderno spazio espositivo Archivio del Novecento che conserva tra l'altro vari fondi archivistici di notevole rilevanza per la storia dell'arte del Novecento. Intensa l'attività espositiva temporanea del MART con iniziative rivolte sia al settore storico che a quello contemporaneo. Di notevole interesse si ricordano le manifestazioni Luigi Bonazza 1877-1965 (1985), Segantini (1987), Adalberto Libera. Opera completa (1988), Fortunato Depero (1988-89), La collezione Sonnabend. Dal Pop Art in poi (1989-90), Il Divisionismo italiano (1990), American Art of the 80's (1992), Romanticismo. Il nuovo sentimento della natura (1993), La casa del mago. Le arti applicate nell'opera di Fortunato Depero (1993), Espressionismo tedesco. La collezione del Museum am Ostwall di Dortmund (1994). Nel 1990 la Galleria Civica di arte contemporanea di Trento ha iniziato l'attività con una retrospettiva dedicata a G. Pancheri e la concomitante proposta di un convegno internazionale sul tema Arte, natura e tecnologia con le installazioni di F. Plessi e P. Gilardi. Da ricordare infine il nuovo complesso (1992) del Museo dell'Aereonautica Gianni Caproni a Mattarello, seguito alla donazione alla Provincia Autonoma di Trento nel 1988 da parte degli eredi Caproni della raccolta voluta da Gianni e Timina Caproni di Taliedo.

In Alto Adige il recupero più significativo degli anni Ottanta è stato il restauro della chiesa dei Domenicani di Bolzano, a cura della Soprintendenza per i Beni artistici e storici del Veneto e della Soprintendenza per i Beni ambientali ed architettonici per le province di Verona, Vicenza, Rovigo, che con la Soprintendenza archeologica del Veneto sono competenti, secondo la tipologia, per quei beni siti in T. e in Alto Adige non attribuiti alle competenze delle province autonome.

L'insigne monumento, devastato dai bombardamenti nel 1944-45 e ripristinato nell'immediato dopoguerra dal Genio Civile, aveva subito, tra il resto, la grave compromissione dell'imponente apparato pittorico interno, preziosa summa della cultura locale tra Tre e Quattrocento. Consolidati gli intonaci e demolite e sostituite le malte cementizie, si è proceduto alla rimozione dei ritocchi e alla pulitura delle superfici, restituendo in tal modo alla loro primaria ricchezza cromatica figurazioni di alto livello artistico. Un notevole recupero è stato la ricomposizione della Madonna col Bambino e santi, opera di H. Stocinger, ridotta in frammenti.

Dei numerosi lavori eseguiti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali della Provincia Autonoma di Bolzano/Südtirol, creata con legge provinciale 12 giugno 1975 n. 26 e successive modificazioni, in attuazione del d.P.R. 1° novembre 1973 n. 690 (v. sopra), si ricordano il restauro di Castel Tirolo, destinato in parte a museo per l'archeologia e per la documentazione della storia del Tirolo, il restauro di Castel Velturno, acquisito nel 1979, con il recupero del ciclo pittorico del 16° secolo, e la pulitura degli affreschi della Chiesa di S. Giovanni Battista del Chiostro a Bressanone. L'attività espositiva del Museo Civico di Bolzano ha dato ampio spazio agli artisti formatisi nella ''grande Vienna'' degli anni della Secessione con la manifestazione Klimt Kokoschka Schiele (1984). Da ricordare anche le mostre Acquisti e restauri 1980-1984 (1985) e Acquisti e restauri 1985-1989 (1992), a testimonianza delle attività strettamente inerenti al Museo, e la notevole manifestazione Bolzano nel Seicento. Itinerario di pittura (1994), articolata in varie sedi. Castel Mareccio con il Palazzo delle Albere di Trento e il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck è stato sede di manifestazioni frutto della cooperazione tra le tre province come Grafica 1900-1950. Alto Adige-Tirolo-Trentino (1981-82) e Dall'impressionismo allo Jugendstil. Alto Adige-Tirolo-Trentino (1983).

L'attività svolta dall'assessorato alla Cultura in lingua italiana e da quello in lingua tedesca per la Provincia Autonoma di Bolzano ha avuto un momento di particolare fervore nell'inaugurazione nel 1987 del Museo d'arte moderna di Bolzano ospitato nella restaurata sede dell'ex Ospedale Civile, già caserma militare austroungarica. L'esigenza di tale istituzione era particolarmente sentita al fine di raccogliere e documentare, tra l'altro, l'attività artistica sviluppatasi nell'area del Vecchio Tirolo. Al piano terreno dell'edificio sono stati riservati gli spazi destinati all'attività espositiva temporanea, iniziata nel 1987 con Uomo e paesaggio nella pittura 1900-1950. Da ricordare anche le mostre Gli anni 50 60 70 80 nelle collezioni d'arte locali (1987), Wien Wien-Vienna Vienna 1960-1990 (1989), Franz von Stuck e l'Accademia di Monaco (1990), Il Tirolo visto dall'esterno (1990), Omaggio a Ezra Pound (1991), Arte tedesca degli anni Ottanta (1991), Ungarica (1992), Fluxers (1993), Dimensione Svizzera 1915-1993 (1993), e le personali dedicate a G. De Chirico (1985), A. Warhol (1989), C. Mattioli (1989), N. Franchina (1990), M. Weiler (1993), P. Flora (1993), R. Hess (1994).

Bibl.: N. Rasmo, Storia dell'arte del Trentino, Trento 1982; Beni Culturali nel Trentino. Interventi dal 1979 al 1983: 1 Dipinti su tela a Rovereto: restauri; 2 Guida alle mostre; 3 Sulle tracce delle antiche genti giudicaresi; 4 Contributi all'archeologia; 5 Monumenti; 6 Dipinti su tela: restauri; 7 Affreschi e sculture; 8 Biblioteche e archivi; 9 Guida alla Sezione d'arte contemporanea, ivi 1983; 1973-1983 Dieci anni di Soprintendenza Provinciale di Beni Culturali, Bolzano 1983; Tutela dei Beni Culturali in Alto Adige a cura della Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali 1984, 1985, 1986, ivi 1985, 1986, 1988; N. Rasmo, Pittura del Duecento e del Trecento in Trentino e Alto Adige, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1985; E. Castelnuovo, I Mesi di Trento, Trento 1986; N. Rasmo, La pittura in Valdadige nel Quattrocento, in La Pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1986; AA.VV., Castellum Ava, Trento 1987; E. Chini, La pittura in Trentino e in Alto Adige nel Cinquecento, in La Pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1987; AA.VV., Luoghi della Luna, Trento 1988; E. Chini, La pittura in Trentino e in Alto Adige nel Seicento, in La Pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1988; Id., Il Romanino a Trento. Gli affreschi nella Loggia del Buonconsiglio, ivi 1988; Patrimonio architettonico in Tirolo, Alto Adige e Trentino. Catalogo della mostra, Bolzano 1988; AA.VV., Imago lignea, Trento 1989; R. Bocchi, C. Oradini, Trento, Bari 1989; E. Chini, La pittura del Settecento in Trentino, in La Pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1989; S. Spada Pintarelli, La pittura del Settecento in Alto Adige, ibid.; AA.VV., Gli arazzi del cardinale, Trento 1990; Beni Artistici e Storici del Trentino, Quaderni: 1 Dipinti veneti restaurati della chiesa di Tiarno di Sotto, ivi 1990; 2 Dalle chiese delle Giudicarie Esteriori. Un esempio di catalogazione, ivi 1991; AA.VV., La Pieve e la Collegiata di S. Maria Assunta di Arco, ivi 1991; AA.VV., Ori e argenti dei santi, ivi 1991; G. Belli, La pittura dell'Ottocento nel Trentino e in Alto Adige, in La Pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991; Id., La pittura del primo Novecento in Trentino Alto Adige (1990-1945), in La Pittura in Italia. Il Novecento, 1, ivi 1992; AA.VV., Il Duomo di Trento, i-ii, Trento 1992-93; D. Marangon, Le Venezie, in Le situazioni locali, in La Pittura in Italia. Il Novecento, 2, Milano 1993; F. Cichi, L. De Venuto, Il movimento dei Battuti e le Danze Macabre della Val Rendena, Trento 1993; AA.VV., Il Castello del Buonconsiglio, ivi 1994.

Tutela dei beni architettonici. - Il restauro del patrimonio storico-architettonico ha interessato in T.-A.A., negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto monumenti particolarmente significativi. Nel periodo successivo, oltre al maggior numero di lavori eseguiti, va notato che ci si è rivolti anche verso episodi minori con l'intento di attuare un'opera di conservazione diffusa. Questo è accaduto per essersi ampiamente riflesso, nell'intera regione, l'accresciuto interesse nazionale verso i beni culturali intesi come propulsori di economie locali dipendenti dal turismo. Inoltre, va registrata una generale tendenza − più marcata in Alto Adige che in T. − a eseguire restauri con interventi molto complessi e con inserti contemporanei di grandi dimensioni. Tutto ciò per riportare le architetture antiche a una veste figurativa gotica o tardobarocca idealizzata, in omaggio a referenti culturali tipici dei paesi d'oltralpe di lingua tedesca.

Tra i grandi restauri, sono da ricordare quelli alla chiesa dei Domenicani a Bolzano (1962), al duomo di Trento (1963-77), alla Collegiata romanica di S. Candido (1967-69). Dalla prima metà degli anni Ottanta in poi, gli ampi lavori di manutenzione ai palazzi cinquecenteschi con facciate dipinte e al Palazzo delle Albere di Trento, alle chiese di S. Maria im Moos e S. Gertrude, e al Palazzo della Münzbank von Gries a Bolzano, al monastero benedettino di Muri-Gries, al castello e al borgo di Sonnenburg vicino Brunico. Sono ancora da notare, più di recente, i lavori alle chiese, all'edilizia minore storica e, soprattutto, ai castelli nelle valli, che vengono spesso utilizzati come musei o per manifestazioni pubbliche a livello locale (solo nel 1983, per es., in T. sono stati restaurati la rocca di Riva del Garda, il Castel Beseno di Besenello, il Castello Roccabruna di Fornace, il Castel Romano a Pieve di Bono, il Castel Veneto di Rovereto).

Tutela dei beni ambientali. - Rispetto al resto d'Italia, nel T.-A.A. è stata molto curata la pianificazione del territorio dei due capoluoghi di provincia, Trento e Bolzano, che tra il 1987 e il 1991 sono stati dotati di strumenti urbanistici complessi, frutto di ricerche puntuali. Sono degni di nota, per l'attenzione verso la sicurezza ambientale congruente con l'utilizzazione delle risorse naturali, il Piano Urbanistico generale della provincia di Trento del 1987, successivo al disastro per la tracimazione del bacino idrico in Val di Stava nel 1985, e il Piano di Bacino dell'Adige del 1993. In tutta la regione è stata eseguita anche un'attenta individuazione di ambiti territoriali omogenei di particolare interesse ambientale. Ciò ha permesso, in parte, di regolamentare il fenomeno della realizzazione diffusa di residenze stagionali conseguente al forte incremento del turismo negli anni Settanta e Ottanta, che ha spesso originato vasti insediamenti costruiti con tipologie le più varie, assemblate a formare insiemi anche complessi e autonomi dai centri abitati veri e propri.

Oltre al Parco Nazionale dello Stelvio, in comune con la Lombardia, in T.-A.A. nel 1991 esistevano le seguenti aree protette: nella provincia di Trento, i parchi naturali dell'Adamello-Brenta e di Paneveggio-Pale di S. Martino, le riserve naturali delle Tre cime del Monte Bondone, di Campobrun e di Corna Piana di Brentonico, la zona umida del lago di Tovel e 18 biotopi provinciali; nella provincia di Bolzano, i parchi naturali di Sciliar, del Gruppo di Tessa, di Puez-Odle, di Fanes-Sennes-Braies, di Monte Corno, delle Dolomiti di Sesto, di Vedrette di Ries e, addirittura, 117 biotopi provinciali. Va comunque registrato che non sempre quest'attività di tutela ha avuto esiti pienamente soddisfacenti, a causa del difficile connubio tra i concetti di massimo sfruttamento turistico e industriale, e di salvaguardia dei luoghi alla base degli interventi di pianificazione. Vale per tutti il caso del perimetro del parco dell'Adamello-Brenta, che esclude una parte del territorio dei comuni al suo interno, col permettere, di fatto, la saturazione edilizia del fondo della Val Rendena tra Madonna di Campiglio e Pinzolo. Vedi tav. f.t.

Bibl.: Sulla tutela dei beni architettonici: G. Gerola, Il castello del Buonconsiglio e il Museo Nazionale di Trento, Roma 1934; E. Arslan, Il museo dell'Alto Adige a Bolzano, ivi 1942; M. Sandonà, Il Castello del Buon Consiglio in Trento. A proposito del suo restauro, 1920-1930. Notizie storico-artistiche, Trento 1954; M. Guiotto, Precisazioni sul ripristino della cinta clesiana del Buonconsiglio, in Studi Trentini di Scienze Storiche, 37 (1958), pp. 350-56; I. Rogger, Scavi e ricerche sotto la cattedrale di Trento, s.l. (Trento) 1968; B. Passamani, Il Palazzo o Villa delle Albere, Trento 1969; N. Rasmo, Das Palais Menz in Bozen, Bolzano 1972; Id., La collegiata di S. Candido, Trento 19722; E. Theil, Das Franziskanerkloster in Bozen, Bolzano 1972; Id., St. Johannes-kapelle, Dominikanerkirche Bozen, ivi 1972; N. Rasmo, Runkelstein, ivi 1975; I. Rogger, Il duomo di Trento, Trento 1978; G. Marchegiani, Interventi di restauro e di sistemazione nei sotterranei della cattedrale di Trento, in Arte Cristiana, 68 (1980), pp. 69-80; Restauro e cemento in architettura, a cura di G. Carbonara, Roma 1981; M. Lupo, Villa Margone a Trento e il ciclo affrescato delle vittorie di Carlo V, Trento 1983; C. Oradini, Trento, Roma-Bari 1983; A. Tempestini, Mostre del restauro a Trento, in Antichità Viva, 22 (1983), pp. 41-43; H. Mackowitz, Schloss Maretsch und seine Wandmalerei, in Von österreichischer Kunst, 1984, pp. 79-88; R. Festi, I palazzi rinascimentali di Trento al tempo del cardinale Bernardo Cles (1485-1539), Trento 1985; Trento, Provincia Autonoma. Servizio dei Beni Culturali, Gli affreschi del Romanino nella loggia del Castello del Buon Consiglio in Trento. Documentazione grafica del restauro (1985-1986), ivi s.d. (ma 1987); annate dei periodici Cultura Atesina, Der Schlern, Studi Trentini di Scienze Storiche (sez. 1ª e 2ª), Trentino.

Sulla tutela dei beni ambientali: N. Rasmo, Bolzano. Centro storico e commenti, s.l. (Rovereto) 1958; Provincia Autonoma di Trento, Piano urbanistico del Trentino, Venezia 1968; F. Laitenbergher, Bolzano. Storia urbanistica dal 1100, Calliano 1975; S. Bassetti, A. Biotti, O. Zöggler, Bolzano: storia urbana e progetti di ristrutturazione, in Casabella, 428 (1977), pp. 24-35; Bolzano: complessità tipologica e ordine insediativo, ibid., 459 (1980), pp. 46-51; I centri storici del Trentino, Cinisello Balsamo 1981; R. Bocchi, Un piano per il Centro Storico di Trento: rapporto sul lavoro di consulenza urbanistica per la redazione del Piano Generale del Centro storico del Comune di Trento, Venezia 1984; F. Guerrieri, Cortina, piani e problemi, Roma 1984; Comune di Rovereto, Variante generale al PRG del Comune di Rovereto (Trento), a cura di A. Cecchetto e F. Mancuso, Rovereto 1985; G. Barra, E. Gervasini, G. Volpi, Il Piano Urbanistico Provinciale del Trentino, in Edilizia Popolare, 199 (1987), pp. 42-64; Trento, Assessorato all'Urbanistica, Documento programmatico contenente finalità, indirizzi di impostazione, tempi e modalità operative per la revisione del PRG del Comune di Trento, a cura di M. Vittorini, Trento 1987; Id., Variante specifica di tutela e salvaguardia al piano regolatore, a cura di M. Vittorini, ivi 1987; Id., Variante 1989 del P.R.G. Progetto preliminare. Relazione, a cura di M. Vittorini, ivi 1988; Parchi e riserve naturali del Trentino, a cura di S. Boato, ivi 1988; Bolzano, Assessorato all'Urbanistica, Documento programmatico contenente finalità, indirizzi e criteri di impostazione e modalità operative per la redazione della variante generale del piano urbanistico comunale, a cura di M. Vittorini, Bolzano 1988; Trento, Assessorato all'Urbanistica, Variante 1989 del PRG. Sintesi delle ricerche, a cura di M. Vittorini, Trento 1989; Bolzano, Assessorato all'Urbanistica, Progetto preliminare - Variante maggio 1990 - Sintesi delle ricerche, a cura di M. Vittorini, Bolzano 1990; Trento, Assessorato all'Urbanistica, Variante 1989 del PRG - Sintesi del rapporto di ricerca, a cura di M. Vittorini, Trento 1990; L'urbanistica del Trentino. Il piano urbanistico provinciale del Trentino, a cura di I. Novelli, Venezia 1991; Ministero dell'Ambiente, Servizio valutazione impatto ambientale, Relazione sullo stato dell'ambiente. Carta delle aree protette in Italia, a cura di C. Cattena, Roma 1991; Trento, Assessorato all'Urbanistica, PRG 1989. Piano regolatore generale: relazione, tavole di piano, norme di attuazione, a cura di M. Vittorini, Trento 1992; Autorità di Bacino dell'Adige, Segreteria tecnico-operativa, La formazione del Piano di Bacino dell'Adige: quadro legislativo, criteri di impostazione, contenuti progettuali, a cura di M. Vittorini, ivi 1993; B. Zanon, Pianificazione territoriale e gestione dell'ambiente in Trentino, Milano 1993.

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