TREBISONDA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

TREBISONDA

T.A. Sinclair

(turco Trabzon; gr. ΤϱαπεζοῦϚ, Τϱαπεζούντα; lat. Trapezus)

Città della Turchia, sulla costa meridionale del mar Nero, ai piedi della catena dei monti Pontici e presso la foce del fiume Deǧirmen.

La città venne fondata da coloni greci nel sec. 6° a.C. e all'inizio del 2° d.C., sotto l'imperatore Adriano, il suo porto ebbe un grande sviluppo: a partire da quest'epoca T. divenne punto di arrivo delle vie provenienti dall'Asia Minore e dall'Armenia che si raccordavano ai grandi assi commerciali verso la Persia e la via della seta nell'Asia centrale.I Romani fortificarono l'estremità superiore e la parte centrale della dorsale rocciosa - che dalle ultime propaggini dei monti Pontici scende in direzione N verso la breve pianura costiera - racchiudendole forse all'interno di un unico circuito. Nella Tarda Antichità e in epoca protobizantina le fortificazioni della città non vennero probabilmente modificate e ciò conferma come questo sia stato un periodo di scarsa importanza per la storia architettonica di Trebisonda. Nel tardo sec. 9° venne comunque edificata la basilica di S. Anna ed è inoltre noto che l'imperatore Basilio II, all'inizio del sec. 11°, costruì alcune chiese.Il piccolo impero di T. venne fondato nel 1205 da alcuni membri della famiglia imperiale dei Comneni, che avevano lasciato Costantinopoli dopo il sacco latino del 1204. Il suo territorio comprendeva la catena montuosa costiera fino a Sinope, anche se verso O l'impero perse progressivamente terreno, specialmente a partire dalla metà del sec. 14° e fino alla sua definitiva conquista a opera degli Ottomani, avvenuta nel 1461. L'impero di T. si sottomise subito ai Mongoli, che avevano conquistato il regno selgiuqide di Anatolia nel 1243, risparmiandosi quindi la distruzione e beneficiando dei floridi commerci che si svilupparono tra la metà del Duecento e la metà del secolo successivo. T. divenne così il porto principale sulla via che dalla Persia conduceva a Costantinopoli e quindi al Mediterraneo.Gli imperatori comneni sfruttarono queste favorevoli condizioni economiche per dar vita a un'intensa attività architettonica, fondando ex novo monasteri e chiese e ampliando quelle dei monasteri già esistenti. Essi modificarono inoltre l'aspetto complessivo di T., facendo della cittadella superiore un'area residenziale e amministrativa murata: tra le opere realizzate in questo nucleo vanno annoverate una sala a due piani del sec. 13° e una sala per banchetti del tardo Trecento, della quale si conservano tre eleganti bifore; entrambi gli edifici facevano parte della cinta della cittadella. All'inizio del sec. 14° venne racchiusa entro una cinta anche la restante parte del costone roccioso, nonché una parte del terreno a O, creando una zona residenziale murata.Il più notevole degli edifici costruiti dai Comneni, la chiesa del monastero di Santa Sofia, che si trova a km 4 ca. a O della città medievale, fu edificato da Manuele I (1238-1263). Si tratta di un edificio con pianta a croce greca inscritta in un quadrato: la cupola poggia su quattro pilastri, dai quali si dipartono quattro volte disposte lungo i bracci; il coro termina in un'abside che, secondo la consuetudine della regione, è semicircolare all'interno e poligonale all'esterno; nella parte occidentale si trova un nartece. All'esterno della chiesa, sui lati nord, sud e ovest, si trovano profondi portici: sono strutture piuttosto insolite nell'edilizia ecclesiastica bizantina, influenzate, se non anche edificate, da architetti georgiani.L'edificio è arricchito da un ciclo di pitture, vivaci ed espressive, che ricoprono sia le pareti interne sia le parti esterne coperte dai portici: nel naós si trovano un ciclo della Passione, uno relativo alla Nascita e alla Presentazione al Tempio della Vergine e inoltre scene che raffigurano gli ultimi giorni di Cristo; di questi ultimi affreschi fa parte una notevole rappresentazione della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, nella quale i colori e le espressioni dei visi contribuiscono a creare un forte sentimento di umanità. Sulla faccia interna del tamburo della cupola è raffigurato un coro di angeli, di grande efficacia, con una varietà di figure inginocchiate, nell'atto di alzarsi o già in piedi. Nel portico settentrionale e probabilmente in quello meridionale si trovavano scene dell'Antico Testamento, mentre nel portico occidentale era collocato un Giudizio universale. Sulla fronte esterna del portico meridionale è conservata una serie di sculture in bassorilievo che rappresentano la Tentazione e la Caduta di Adamo ed Eva.Rimane anche una torre libera, probabilmente un campanile, la cui costruzione fu iniziata nel 1426: una cappella dipinta al primo piano contiene, tra l'altro, un ciclo di pitture con scene della Vita di Cristo.La chiesa della Panaghia Chrisokephalos, nella città media, venne edificata all'inizio del sec. 13° sul sito di un preesistente edificio religioso, come chiesa per le cerimonie di incoronazione imperiale. Si trattava in origine di una lunga basilica, le cui volte poggiavano su massicci pilastri cruciformi: nel corso di una ricostruzione, avvenuta in un momento non meglio precisabile tra il 1339 e il 1351, vennero aggiunte l'attuale cupola davanti al coro e le brevi volte che partono dai pilastri che la sostengono. La chiesa fu trasformata in moschea (Orta Hisar Cami) in un'epoca immediatamente successiva alla conquista ottomana.La chiesa del monastero di S. Eugenio si trova a E della cittadella superiore. Il monastero esisteva già dal tardo sec. 9°, ma la sua chiesa originaria si trovava a S di quella attuale, edificata nel tardo Duecento. La chiesa venne costruita in una prima fase in forme basilicali, ma, dopo l'incendio del 1340, furono ricostruite le volte e cambiata la disposizione dei pilastri, in modo tale da inserirvi una cupola, trasformando quindi l'edificio grosso modo in un impianto a croce greca inscritta in un quadrato. Dopo la trasformazione in moschea (Yeni Cuma Cami), nel sec. 16°, l'interno venne intonacato; la rimozione di alcuni strati di intonaco ha rivelato che gli affreschi sottostanti sono probabilmente ancora intatti.Sopra un'altura a S-E della città medievale si trova il monastero armeno di Kaymaklı, del quale si conservano la chiesa principale (1424), una cappella più piccola (1421), un campanile e una serie di edifici su un lato della corte. La chiesa principale ha la forma di una semplice navata absidata e voltata: se ne conservano gli affreschi, nonostante la chiesa sia stata utilizzata come granaio e per un certo periodo sia rimasta senza tetto. Tra le pitture c'è un grande Giudizio universale che occupa l'intero muro settentrionale, con una vigorosa rappresentazione della Lapidazione di s. Stefano all'estremità occidentale: i persecutori del santo, al centro della scena, sono rappresentati in movimento e rivolti verso destra; s. Stefano si inginocchia in fondo all'angolo destro, mentre guarda verso l'esterno e leva le mani in segno di preghiera. Si può forse individuare in questa raffigurazione un influsso della contemporanea pittura europea. È inoltre possibile che alla fine del sec. 14° e all'inizio del 15° alcuni armeni siano giunti a T. per sfuggire alle invasioni e alle guerre in atto nel loro paese, ma va anche ricordato come la città abbia sempre esercitato una forte attrazione in virtù del suo ruolo di centro commerciale.

Bibl.: G. Millet, D. Talbot Rice, Byzantine Painting at Trebizond, London 1936; D. Talbot Rice, The Church of Haghia Sophia at Trebizond, Edinburgh [1968]; A.A.M. Bryer, D. Winfield, The Byzantine Monuments and Topography of the Pontos, 2 voll., Washington 1985: I, pp. 178-250; T.A. Sinclair, Eastern Turkey: an Architectural and Archaeological Survey, II, London 1989, pp. 48-80.T.A. Sinclair

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