TOURNAI

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

TOURNAI

J. Dumoulin
D. Vanwijnsberghe

(lat. Turnacum, Tornacum; Tournay nei docc. medievali)

Città del Belgio sudoccidentale, nella prov. di Hainaut, attraversata dal fiume Schelda.

Fondata nel sec. 1° nel punto d'incontro tra la strada Boulogne-Bavai-Colonia e la Schelda, la città di T. divenne durante il Basso Impero capoluogo della Civitas Turnacensium. Il cristianesimo vi fu introdotto grazie alla predicazione di s. Piato alla fine del sec. 3° e la città divenne sede vescovile prima della fine del 5°, nel momento in cui i Franchi la elessero a residenza regale. Quando re Clodoveo (481-511) lasciò T. per trasferirsi prima a Soissons e poi a Parigi, la città conservò la propria importanza, come testimonia Gregorio di Tours nella Historia Francorum (MGH. SS rer. Mer., I, 1, 19512, pp. 229-230). Nel sec. 7° la diocesi di T. venne unita a quella di Noyon, il cui vescovo, s. Eligio (641-660), avrebbe fatto costruire attorno alla sua cattedrale chiese dedicate a s. Piato e a s. Brizio; recenti scavi ne hanno portato alla luce i resti, al di sotto delle chiese attualmente esistenti intitolate agli stessi santi.In epoca carolingia T. continuò ad avere un ruolo significativo, grazie alla sua funzione di centro religioso e allo sviluppo economico, ma subì i danni causati dalle invasioni normanne e dal vuoto politico creatosi alla fine del 9° e nel corso del 10° secolo. La fine del secolo successivo fu caratterizzata da una ripresa economica e commerciale che portò T. a essere una delle più importanti città dell'Occidente; essa divenne una repubblica comunale sul tipo delle città italiane e anseatiche. Il commercio della pietra tagliata, della lana, delle stoffe, del grano e del cuoio arricchì la città consentendo la costruzione o la ricostruzione di molteplici edifici.Della cinta muraria fortificata che proteggeva l'abitato si conservano alcune testimonianze, tra le quali in particolare un accesso che valica la Schelda, costituito da due torrioni uniti da un ponte militare (1329). Quando nel 1146 la diocesi di T. recuperò la propria indipendenza i diede avvio alla ricostruzione della cattedrale.

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Il cantiere della cattedrale di Notre-Dame ebbe inizio nel corso del primo quarto del sec. 12°, mentre era vescovo Stefano, quando probabilmente era ormai certo che T. sarebbe diventata la sede di una potente diocesi. I lavori si protrassero nel corso di tutto il sec. 12°, per terminare solo al principio del 13°; la fine del cantiere romanico è databile intorno al 1220, sulla base di alcune testimonianze scritte: il Chronicon di Gilles li Muisis (m. nel 1352) segnala nel 1213-1214 una seconda dedicazione (forse quella definitiva) e un documento del 1218 afferma che la chiesa di T. era terminata, per lo meno nella sua maggior parte.Impressionante, se non altro per le dimensioni (lunghezza esterna m 134), l'edificio - il cui coro romanico, mai terminato, venne abbattuto per essere sostituito intorno alla metà del Duecento da un coro in stile gotico - costituisce senza dubbio uno dei migliori esempi dell'architettura romanica dell'Europa nordoccidentale. È stato supposto che la pianta di questo edificio, caratteristica per la terminazione dei due bracci del transetto a emiciclo, in origine probabilmente trilobato, potesse aver tratto ispirazione dalla chiesa distrutta di Saint-Lucien a Beauvais, della quale doveva costituire una sorta di amplificazione monumentale. L'esempio di T. non fu senza sviluppi, poiché lo stesso tipo di impianto venne ripreso a partire dal 1135 nella cattedrale di Notre-Dame a Noyon, sede per alcuni anni ancora della diocesi bicefala di Noyon-T., e più tardi, nel corso dell'ultimo terzo del sec. 12°, nella cattedrale di Cambrai, quest'ultima interamente distrutta durante la Rivoluzione francese. Un'origine più remota di questa pianta può essere ricercata nell'architettura religiosa della Normandia: il celebre esempio dell'abbaziale di Saint-Vigor a Cérisy-la-Forêt (fine del sec. 11°), con i bracci del transetto terminanti a emiciclo con tre registri sovrapposti di finestre, sembra per più di una ragione mostrare analogie con Tournai.Le influenze normanne, o anglonormanne, sono ancora riscontrabili in altre soluzioni architettoniche, come l'alzato in quattro registri della navata, con tribune, o la presenza di una galleria che corre all'esterno delle finestre del registro superiore della navate. L'impianto a cinque torri all'incrocio del transetto, detto a croce potenziata perché le torri sono staccate dalla lanterna, non trova invece antecedenti in senso stretto nell'architettura europea, cosa che ha indotto a considerare l'ipotesi di un'invenzione autonoma. Sembra che originariamente fossero previste, inoltre, due possenti torri di facciata, per un totale di sette; questo tipo di pianta si ritrova, con qualche variante, in due grandi cattedrali gotiche del domaine royal, quella di Notre-Dame a Laon, nella quale furono costruite solo la lanterna e le due torri all'estremità dei bracci del transetto meridionale, e quella di Notre-Dame a Reims, nella quale le torri dell'incrocio del transetto non superarono il livello delle parti inferiori dell'edificio.I rapporti con la Normandia e, più in generale, con i territori anglonormanni, trovano ancora eco nei superbi affreschi nel braccio settentrionale del transetto della cattedrale, che narrano gli episodi della Leggenda di s. Margherita d'Antiochia. Questi affreschi, i più importanti di epoca romanica conservati in Belgio, possono essere datati in base all'analisi stilistica all'ultimo terzo del sec. 12°, quando la costruzione del transetto era, se non terminata, almeno in via di completamento, come sembrerebbe attestare una prima consacrazione dell'edificio nel 1171 da parte dell'arcivescovo metropolitano di Reims. È interessante a questo proposito segnalare che nel 1170, poco prima della sua morte, Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury (1162-1170), aveva fatto una visita ufficiale a T. e che nel 1174 furono fatte importanti donazioni a favore di alcune cappelle, tra le quali quella dedicata a s. Margherita, nel transetto settentrionale; pertanto si può ipotizzare che a quell'epoca le pitture murali fossero già state eseguite.Anche la scultura svolse un ruolo di primaria importanza nella fase romanica dell'edificio. La serie di superbi capitelli realizzati con la pietra calcarea nera della zona, un tempo policromi, dalla decorazione fitomorfa, zoomorfa e antropomorfa, offre una testimonianza eccezionale dell'alto livello raggiunto dagli scultori di T., che lavoravano nel cantiere o, più verosimilmente, nelle cave di estrazione. Lo stile dei racemi a basso rilievo e di alcune figure del repertorio zoomorfo trae elementi anche dalla miniatura. Appare evidente che la vicinanza dello scriptorium e della biblioteca monastica della potente abbazia di Saint-Martin - che possedeva del resto alcune delle cave dalle quali furono estratti i vari tipi di pietra utilizzati per le sculture - non sia stata certamente estranea all'emergere di un'arte di tale qualità, che attinge a forme e a modelli grafici così vari.Lo stesso rapporto tra scultura e miniatura si osserva nei tre portali della cattedrale, in origine anch'essi policromi. Del doppio portale occidentale (interamente rimaneggiato alla fine del sec. 13°), sul quale erano illustrati i Mesi dell'anno sotto la duplice forma dello Zodiaco e dei Lavori relativi a ciascuno di essi, restano quattro rilievi - uno dei quali rappresenta un ariete, un altro l'acquario - e un frammento nel quale si identifica un personaggio intento alla vendemmia. Il portale laterale nord, detto Porte Mantile, rappresenta una delle testimonianze più ambiziose e meglio conservate della scultura di età romanica in Belgio: nei piedritti è illustrato il tema, ripreso dalla Psychomachia di Prudenzio, che vede qui opporsi, sovrapposte e inserite tra le colonne d'angolo del portale, la Superbia e l'Umiltà da una parte e la Lussuria e la Castità dall'altra; sulla cornice che inquadra il portale, sotto l'archivolto, si trova un ciclo istoriato tradizionalmente identificato con la lotta tra i due sovrani merovingi Sigeberto I re d'Austrasia (561-575) e Chilperico I re dei Franchi (561-584), con le loro rispettive spose Brunilde (m. nel 613) e Fredegonda (m. nel 597). Si tratterebbe piuttosto, in base a una recente interpretazione, di un tema improntato all'Antico Testamento, ovvero dell'episodio di Giuditta e Oloferne, in relazione con la dedicazione della cattedrale, costituendo Giuditta una prefigurazione della Vergine Maria.La chiesa di Saint-Jacques costituisce uno dei monumenti più interessanti di T., esempio tipico di architettura locale, caratterizzata da una significativa insistenza sull'orizzontalità; della chiesa originaria rimane solo parte della torre di crociera. La navata, risalente al 1215 ca., è articolata in tre ordini: il primo, costituito da grandi arcate acute su sostegni cilindrici con capitelli a crochets, il secondo da un triforio e il terzo dalle finestre alte. Di notevole eleganza è il coro attuale, risalente al 1368, dotato di un'abside a sette lati di sorprendente luminosità.Anche il Saint-Nicolas conserva un coro medievale, risalente alla fine del sec. 12°, e un corpo longitudinale del 1213, che appartiene stilisticamente all'età gotica: esso è caratterizzato da un alzato a tre livelli, con grandi archi acuti poggianti su sostegni cilindrici dotati di notevoli capitelli a crochets; l'impianto presenta un transetto non sporgente e prevedeva due torri (di cui solo una venne compiuta, nel 1366) e un coro poligonale a sette lati.Della chiesa di Saint-Brice, gravemente danneggiata nel 1940, gli scavi hanno restituito - sul sito dell'edificio attuale - una basilica preromanica, alla quale venne aggiunta in età romanica una cripta a due navate su sostegni cilindrici; alla medesima epoca risale anche la navata, sostanzialmente conservata nell'od. edificio, articolata in altezza su tre livelli, con grandi arcate, triforio e finestre alte; il coro 'a sala' a tre navate, coperto da volte ogivali, risale a un ampliamento di età gotica, avviato nel 1200 ca. e completato nel 1405.Il Saint-Piat, fortemente rimaneggiato nei secc. 16°-17°, era una costruzione romanica della quale rimangono il campanile e la navata, mentre il coro poligonale a cinque lati venne riedificato nel 1370 circa. Della fine del sec. 12° è la navata di Saint-Quentin (accuratamente restaurata), con transetto e coro duecentesco: l'impianto a croce latina è caratterizzato da grande semplicità decorativa. Si è conservata sostanzialmente nello stato originale la chiesa di Sainte-Marie-Madeleine, fondata nel 1252 dal vescovo Walter de Marvis; essa presenta un corpo longitudinale, scandito da grandi arcate a sesto acuto su sostegni cilindrici con capitelli a crochets, che si apre su di un coro rettangolare allungato; il falso transetto è adorno di trifore.Se il cantiere della cattedrale giocò indiscutibilmente un ruolo determinante nell'avvio dello sviluppo della scultura a T., la produzione plastica, realizzata in cava, non è tuttavia limitata alla sola scultura monumentale, poiché le botteghe di T. produssero, a partire dall'inizio del sec. 12°, una serie di sculture ornamentali che si diffusero in una zona piuttosto vasta dell'Europa nordoccidentale. Si tratta, in particolare, di numerosi fonti battesimali in pietra, di forma quadrangolare, sostenuti da un pilastro cilindrico poggiante su base quadrata e affiancato da quattro colonnine, con le facce laterali della vasca ornate da motivi vegetali e, più raramente, da scene istoriate. Scolpite sul luogo stesso dell'estrazione, queste opere venivano trasportate, attraverso la Schelda o via terra, nelle Fiandre (Zedelgem, Lichtervelde, Dendermonde), nel Nord della Francia (Saint-Venant, Vermand) e fino in Inghilterra (cattedrale di Winchester, cattedrale di Lincoln). La produzione di opere di scultura funeraria nella zona di T. risale anch'essa al sec. 12°; le due più belle statue di giacenti risalenti a quest'epoca sono conservate in Inghilterra, ma sia il materiale utilizzato sia la fattura non consentono di mettere in dubbio la loro provenienza da T.: si tratta della figura giacente del vescovo Roger (m. nel 1139) nella cattedrale di Salisbury (Wiltshire), e di quella del vescovo Nigel (m. nel 1169), di poco posteriore, nella cattedrale di Ely (Cambridgeshire), due opere eccezionali per le loro qualità plastiche che, alla metà del sec. 12°, preannunciavano già a T. la grande produzione funeraria del secolo successivo, esportata nello Hainaut, nel Brabante, nel Nord della Francia, nelle Fiandre e nell'Ile-de-France.Alla fine del sec. 12° il vescovo di T., Stefano d'Orléans, di origine francese, fece costruire un piccolo oratorio privato, dedicato a s. Vincenzo. Questa cappella episcopale, collegata con il palazzo del vescovo attraverso la navata occidentale, fu consacrata nel 1198; gli storici sono concordi nell'affermare che si tratta della prima realizzazione pienamente gotica, per struttura e concezione, dell'intera valle della Schelda. La tipologia della volta esapartita, con ogive a doppio toro e colonnine in controvena, scandite da anelli in rilievo, la avvicina alle migliori realizzazioni del primo Gotico francese; si possono infatti notare affinità stringenti con la copertura a crociera del braccio meridionale del transetto di Saint-Gervais-et-Saint-Protais a Soissons. Questo edificio, preannuncia inoltre alcuni tratti specifici dell'architettura di T. nel sec. 13°; così, il motivo della trifora a sesto acuto e apertura centrale leggermente più alta in facciata, di origine francese o normanna, rimase una soluzione ricorrente nell'architettura di Tournai. Questa infatti si ritrova, in una forma che sembra perfettamente definita già a partire dalla metà del sec. 13°, in due delle più belle chiese di T., Saint-Jacques e Sainte-Marie-Madeleine, come anche in molti altri edifici delle Fiandre (Oudenaarde, chiesa della Vergine di Pamele).L'architettura religiosa del sec. 13° nella valle della Schelda sviluppò un idioma regionale che ha potuto giustificare il ricorso da parte di alcuni storici alla nozione di 'scuola di T.' o anche, in senso più ampio, di 'scuola della valle della Schelda'; il concetto andrebbe tuttavia ridefinito. Infatti, osservando alcune somiglianze, a volte stringenti, tra un gran numero di edifici di questa regione, da Bruges a Gand e a T., bisogna constatare che nella maggior parte dei casi emergono affinità formali che non riguardano la singola costruzione nella sua globalità, né la concezione architettonica. La produzione direttamente sul posto, nella cava di estrazione a S di T., di elementi sagomati per l'incorniciamento di portali e finestre, di colonne, capitelli, basi di colonne e di pilastri e la loro esportazione verso le Fiandre dovettero costituire un fattore determinante dell'uniformità stilistica, la cui origine sembra essere pertanto legata a Tournai. Numerosi contratti sottoposti agli scabini di T. alla fine del sec. 13° e al principio del 14°, riguardanti l'esecuzione e l'esportazione di questi elementi architettonici verso Bruges, Deinze, Courtrai, e la loro messa in opera da parte di maestri della cava di T., confermano le osservazioni compiute sui dati architettonici.Nel panorama dell'architettura duecentesca di T. fa eccezione, tuttavia, un'opera considerata uno degli esempi più puri dello stile rayonnant nelle regioni situate a N di Amiens e di Reims: il coro gotico della cattedrale di Notre-Dame. Probabilmente terminato nel 1255, anno della consacrazione da parte del vescovo Walter de Marvis, se ne colloca l'inizio del cantiere intorno al 1243. Di un'audacia comparabile a quella del Saint-Pierre di Beauvais, la costruzione dovette crollare a causa dell'eccessiva snellezza dei supporti. Il pericolo impose ai responsabili del cantiere, probabilmente già verso la fine del sec. 13°, di raddoppiare i pilastri verso le navatelle; solo i sostegni del capocroce non vennero modificati e mantennero il diametro originale. Nel Settecento, per fermare lo scostamento sempre più allarmante della parte superiore dei muri di gronda, vennero collocati potenti tiranti di ferro all'attacco delle volte del coro. Sono stati proposti confronti con diversi edifici del domaine royal, sia per quanto riguarda la soluzione dei gâbles che coronano le finestre delle cappelle del deambulatorio e quelle del registro superiore (Amiens, cattedrale di Notre-Dame; Reims, abbaziale di Saint-Nicaise), sia relativamente al tipo di copertura a botte spezzata delle cappelle dell'avancoro (Soisson, cattedrale), sia infine per la tipologia dei pilastri polistili (Parigi, cattedrale di Notre-Dame; Saint-Denis, abbaziale), ma le affinità più stringenti, che concernono in maniera più generale l'insieme dei rapporti volumetrici e le proporzioni dell'alzato, vanno stabilite con una costruzione anch'essa geograficamente decentrata rispetto al domaine royal: il coro della cattedrale di Notre-Dame a Clermont-Ferrand. I due edifici sono pressoché contemporanei, dal momento che il cantiere di Clermont-Ferrand, come si apprende dall'epitaffio del capocantiere Jean Deschamps, anticamente nel pavimento della cattedrale, dovette cominciare nel 1248.A partire dalla fine del Duecento, anche la scultura a T. vide il suo stile e la sua sensibilità piegarsi all'influenza del Gotico francese. Una testimonianza interessante è fornita dalla serie di profeti a bassorilievo del portico occidentale della cattedrale: queste figure, che occupano il registro inferiore di un insieme che ne comprendeva originariamente tre (le statue e i rilievi dei due registri superiori vennero distrutti nel 1566 dai calvinisti), furono realizzate con lastre di calcare di T., ricollocate verticalmente in controvena, e testimoniano l'assimilazione, caratteristica dell'esordio del Gotico nelle regioni del Nord, del nuovo gusto francese assorbito all'interno dello stile locale.La produzione statuaria a T., a partire dalla metà del sec. 14°, raggiunse un alto livello di qualità e poteva sostenere senza dubbio il confronto con le più belle realizzazioni della scultura francese contemporanea. Gli esecutori delle immagini di T., che lavoravano la pietra bianca importata dalle cave situate a S di Valenciennes (pietra di Avesnes-le-Sec), operarono in alcuni dei grandi cantieri di scultura decorativa che, intorno al 1350, si moltiplicarono nell'antica regione dei Paesi Bassi, nelle Fiandre, nello Hainaut e in Brabante. Il complesso meglio conservato è quello della basilica di Notre-Dame a Halle nel Brabante (anticamente situata nella contea di Hainaut, alle porte di Bruxelles), vero capolavoro del Gotico maturo: una parte di questa decorazione è probabilmente opera di équipes di scultori di T. o strettamente legati alla città. Sul timpano del celebre portale meridionale, eretto intorno al 1370, spiccava ancora fino a quache anno fa una superba statua della Vergine stante con il Bambino, attualmente ricollocata nella cripta della chiesa. La proposta di attribuzione a un atelier di T. è fondata essenzialmente su argomenti stilistici, in base a confronti in particolare con la bella Vergine della chiesa di Saint-Just ad Arbois (dip. Jura), probabilmente dono del vescovo di T., Filippo d'Arbois (m. nel 1378). Un altro argomento a sostegno dell'attribuzione a T. è fornito dalla Vergine degli Infermi (1350 ca.), del portico occidentale della cattedrale di T., che costituirebbe un antecedente diretto, se non un prototipo, delle due Vergini con il Bambino di Halle e di Arbois. Vanno inoltre citati numerosi pannelli votivi in pietra di T., dov'è raffigurata, tra i gruppi dei donatori e i loro protettori, sopra l'iscrizione, l'immagine votiva: si tratta più frequentemente della Vergine con il Bambino assisa su una semplice cassapanca, meno sovente compare il trono di grazia (Trinità) o il Giudizio finale. Da alcuni dati cronologici sembra che questo nuovo tipo di rilievo, al tempo stesso votivo e commemorativo, ispirato probabilmente a modelli francesi della fine del Duecento o del principio del secolo successivo, sia apparso all'interno dei Paesi Bassi proprio a T. a partire dall'ultimo terzo del 14° secolo.Di grande importanza fu anche la lavorazione per fusione dell'ottone, secondo un procedimento artigianale che per l'epoca era di alta tecnologia e che apparve a T. in seguito all'immigrazione sulle rive della Schelda di artigiani provenienti dalla regione della Mosa (Dinant, Bouvignes-sur-Meuse); a partire dalla fine del sec. 14°, i prodotti di T. (aquile-leggio, fonti battesimali, candelabri per il coro) raggiunsero un tale livello di qualità che conquistarono la maggior parte del mercato delle Fiandre, dello Hainaut e del Nord della Francia.

Bibl.:

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NysNel Trésor de la Cathédrale Notre-Dame si conservano: un piccolo cofanetto in avorio, di epoca merovingia; un dittico in avorio carolingio, che originariamente costituiva la legatura di un cantatorium (libro dei canti), utilizzato dal primo cantore; una croce bizantina, usata come croce da benedizione secondo l'uso della Chiesa d'Oriente; una grande cassareliquiario (1205), detta della Vergine, opera dell'orafo mosano Nicola di Verdun; un'altra cassa reliquiario, detta di s. Eleuterio, realizzata nel 1247.Nella Bibl. du Chapitre cathédral si conserva la Messa di T. (A27), composta nell'ambito dell'attività liturgica della cattedrale nel secondo quarto del sec. 14°: è la più antica messa polifonica conosciuta, che precede di poco le messe della Sorbona, di Tolosa, di Barcellona e quella polifonica di Guillaume de Machaut (ca. 1300-1377), poeta e musicista, canonico di Reims e segretario di Giovanni di Boemia.A T. ancora oggi esistono altre chiese romaniche e gotiche: Saint-Quentin, Sainte Marie-Madeleine, Sainte-Marguerite e Saint-Jean, in mezzo alle quali si innalza la torre (secc. 12°-13°) simbolo delle libertà comunali; si conservano, inoltre, alcune case romaniche e gotiche, nonché le vestigia dell'abbazia di Saint-Martin, fondata nel 1092, con l'ampia cantina.

Bibl.: La croix byzantine du Trésor de la Cathédrale de Tournai, a cura di F. de Cuyper (Publications d'histoire de l'art et d'archéologie de l'Université catholique de Louvain, 52), Tournai-Louvain-la-Neuve 1987; La messe de Tournai, Tournai-Louvain-la-Neuve 1988.J. Dumoulin

Miniatura

Le conoscenze sulla miniatura a T. prima della metà del sec. 14° sono ancora piuttosto scarse.È provato che lo scriptorium dell'abbazia benedettina di Saint-Martin fu nel sec. 12° - cioè nella sua fase di maggior splendore - un centro assai attivo nella trascrizione dei testi. Le opere di miniatura che ornano i volumi sono però, a eccezione di alcuni rari esemplari, estremamente modeste e derivano da modelli creati nei fiorenti centri monastici della valle dello Scarpe, Saint-Amand e Sainte-Rictrude di Marchiennes.L'esistenza a T., nel sec. 13°, di centri di produzione di opere miniate è in larga misura solo ipotetica e necessiterebbe di studi approfonditi. Diversi manoscritti miniati, provenienti da Saint-Martin e dalla biblioteca della cattedrale di T. (Bibl. du Chapitre cathédral, A17), appartengono a uno stesso gruppo e per stile sono collegabili a un vasto insieme, finora sfuggito a ogni tentativo di localizzazione. Questo gruppo, che, in mancanza di una più precisa denominazione, è stato chiamato dalla critica 'gruppo Arras-Lille', comporta ramificazioni che segnalano un vasto raggio di diffusione, corrispondente grosso modo a tutto l'attuale Nord della Francia. Alcuni specialisti hanno suggerito di considerare gli artisti di questo gruppo come artisti itineranti. Resta da determinare la parte avuta da eventuali miniatori di T. all'interno di questo complesso di opere.I punti di riferimento si precisano per la prima metà del Trecento: alla bottega del Maestro dal Mento sfuggente (primo quarto sec. 14°) può essere collegato il Salterio di Louis le Hutin (Tournai, Bibl. du Chapitre cathédral, A17). D'altra parte, alcuni degli autori di uno dei capolavori della miniatura fiamminga del secondo quarto del sec. 14°, il codice illustrante il Roman d'Alexandre (Oxford, Bodl. Lib., Bodley 264), mostrano evidenti affinità stilistiche con la produzione incisa su ottone di T., come pure con alcuni manoscritti la cui origine locale è unanimemente accolta, come il Roman de la Rose (Tournai, Bibl. de la ville, 19). Con questo codice la miniatura di T. entra nella storiografia; realizzato verso il 1330 per la famiglia dei Pourres, il codice è miniato in parte da Piérart dou Tielt, il primo miniatore documentato di Tournai. Piérart lavorò in seguito, verso la metà del secolo, alla miniatura delle opere di Gilles li Muisis, abate di Saint-Martin, dopo essere entrato a servizio dell'abbazia per sovraintendere alla conservazione della biblioteca.Studi recenti hanno permesso di stabilire che botteghe probabilmente abbastanza fiorenti furono attive a T. al passaggio tra i secc. 14° e 15°, epoca in cui cominciano ad apparire nelle fonti alcuni nomi di artigiani del libro. Un gruppo di una decina di manoscritti ha potuto essere radunato intorno alla figura di Jean Semont, autore di un messale destinato all'uso dell'abbazia di Saint-Amand (Valenciennes, Bibl. Mun., 118). La produzione di Jean Semont e del suo atelier attesta l'influenza della bottega quanto meno nel Nord della Francia e mostra anche tangibili indizi di collaborazione con i miniatori di Gand, gravitanti attorno al Maestro di Daniel Rym (Baltimora, Walters Art Gall., Walters 166).

Bibl.:

Fonti. - A. Pinchart, Archives des arts, sciences et lettres. Documents inédits publiés et annotés, III, Gand 1881, pp. 71-76; A. de La Grange, L. Cloquet, Etudes sur l'art à Tournai et sur les anciens artistes de cette ville, Mémoires de la Société historique et littéraire de Tournai 21, 1888, pp. 1-38.

Letteratura critica. - G. Caullet, Les manuscrits de Gilles li Muisit et l'art de la miniature au XIVe siècle. Le relieur tournaisien Janvier, Bulletin du cercle historique et archéologique de Courtrai 5, 1907-1908, pp. 200-225; H. Martin, Un caricaturiste du temps du roi Jean: Piérart dou Tielt, GBA, s. II, 51, 1909, pp. 89-102; A. Boinet, Les manuscrits ornés de Saint-Martin de Tournai et leur décoration, "Actes du XXIVe Congres, Tournai 1921", Annales de la Fédération archéologique et historique de Belgique, 1927, pp. 249-250, 323-340; A. Boutemy, Les miniatures de la ''Vita Anselmi'' de Saint-Martin de Tournai et leurs origines, RBAHA 13, 1943, pp. 117-122; L. Fourez, Le psautier de Louis le Hutin, 1315, ivi, 15, 1945, pp. 101-115; id., Le Roman de la Rose de la Bibliothèque de la ville de Tournai, Scriptorium 1, 1946, pp. 213-239; H. Bober, Flemish Miniatures from the Atelier of Jean de Grise, MS 11142 of the Bibliothèque Royale de Belgique, RBAHA 17, 1947-1948, pp. 15-21; E. Panofsky, Early Netherlandish Painting: its Origins and Character, 2 voll., Cambridge (MA) 1953, p. 109; E.J. Beer, Zum Problem der ''Biblia Porta'', in Festschrift Hans R. Hahnloser zum 60. Geburtstag, Basel-Stuttgart 1961, pp. 271-288; R. Kay, The Twelfth-Century Tournai Pontifical, Scriptorium 16, 1962, pp. 239-245; H. Platelle, Un missel du XVe siècle à l'usage de l'abbaye de Saint-Amand (ms. Valenciennes n° 118): le donateur, l'enlumineur, le contenu, in Littérature et religion. Mélanges offerts à Monsieur le Chanoine Joseph Coppin à l'occasion de son quatre-vingtième anniversaire, Lille 1966, pp. 119-155; E.J. Beer, Das Scriptorium des Johannes Phylomena und seine Illuminatoren. Zur Buchmalerei in der Region Arras-Cambrai, 1250 bis 1274, Scriptorium 23, 1969, pp. 24-38; A. d'Haenens, Piérart dou Tielt, enlumineur des oeuvres de Gilles li Muisis. Note sur son activité à Tournai vers 1350, ivi, pp. 88-93; A. Stones, Missel de la cathédrale de Tournai, in Trésors sacrés, cat., Tournai 1971, pp. 51-53; E.J. Beer, Liller Bibelcodices, Tournai und die Scriptorien der Stadt Arras, Aachener Kunstblätter 43, 1972, pp. 190-226; W.B. Clark, A Re-United Bible and Thirteenth-Century Illumination in Bruges and Ghent, Speculum 50, 1975, pp. 33-47; F. Avril, in Les fastes du Gothique. Le siècle de Charles V, cat., Paris 1981, pp. 301-303 nrr. 249-250; L. Dennison, The Artistic Context of Fourteenth-Century Flemish Brasses, Transactions of the Monumental Brass Society 14, 1986, pp. 1-38; D. Vanwijnsberghe, Contribution à l'étude de l'enluminure à Tournai à la fin du Moyen Age (tesi), Louvain-la-Neuve 1996.D. Vanwijnsberghe

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