Tosto

Enciclopedia Dantesca (1970)

tosto (avverbio)

Ugo Vignuzzi

È presente in tutto il D. canonico e nel Fiore, con una frequenza abbastanza elevata: una decina di occorrenze nella Vita Nuova e nelle Rime, una ventina nel Convivio, quasi 80 nella Commedia, e altre 30 nel Fiore.

Per la lettura tantosto, adottata dal Petrocchi in Pg XXIV 77 (contro tanto tosto delle edizioni precedenti), si rinvia alla voce relativa; per Pd III 15, la '21 legge per vetri trasparenti e tersi / ... tornan di nostri visi le postille / debili sì, che perla in bianca fronte / non vien men tosto a le nostre pupille, mentre il Petrocchi preferisce forte, pur riconoscendo ambedue le varianti come soddisfacenti: con quest'ultima, " la simmetria tra i due membri della proposizione appare più perfetta, segnandosi lo stesso grado di ‛ debolezza ', di ‛ tenuità ' tra i lineamenti di chi si specchia e la perla in bianca fronte ", quando " con la variante men tosto il poeta verrebbe a rilevare due differenti forme di difficoltà di percezione "; comunque " una scelta si potrà fare soltanto in una ulteriore fase di accertamento della tradizione manoscritta " (Introduzione 226).

L'avverbio si presenta non poche volte in rima, in Cv IV Le dolci rime 99, If II 134, X 17, XIX 61, Pg V 37, XIX 80, XXIII 7 e XXXIII 19 (in posizione iniziale, ‛ assoluta ', in If VIII 28, XX 76, Pg XV 31, XVIII 97, XXV 88, XXVI 37, XXVIII 61, XXX 40, Pd XII 1, o con enjambement, in Rime CIV 42, CXVII 11, If XXVI 33, Pg XI 38, XXVI 62, Pd XI 128, e anche If XVI 123, Pg XVII 44, XXXI 36, Fiore XXXV 14).

L'avverbio, nel suo impiego più generale, indica la rapidità (con riferimento implicito) ovvero, più spesso, l'immediatezza con cui un'azione si svolge rispetto a un'altra, senza che vi si frapponga un lasso considerabile di tempo (sia in senso oggettivo che dal punto di vista del parlante), con un valore che si approssima a quello di avverbi quali ‛ rapidamente ', ‛ immediatamente ', e simili.

Esempi di questo uso si hanno in Cv III II 3 Amore... non è altro che unimento spirituale de l'anima e de la cosa amata; nel quale unimento... l'anima corre tosto e tardi, secondo che è libera o impedita; If II 134 Oh pietosa colei che mi soccorse! / e te cortese ch'ubidisti tosto; Pg XXIII 7 Io volsi 'l viso, e 'l passo non men tosto (qui un impiego aggettivale pare da escludere; da notare che si tratta sempre di casi in rima); XXVI 72 stupore... / lo qual ne li alti cuor tosto s'attuta (in un contesto sentenzioso come quello di Pd XII 87 la vigna / ... tosto imbianca, se 'l vignaio è reo, e cfr. XVI 7 e Fiore XCI 5): inoltre Rime CIII 61, Cv IV XXIV 14 (prima occorrenza), If XIX 61 (in rima), Pg XIII 64, XIV 138, XV 79, Pd IX 19, Fiore XX 8 (a principio di frase), XXIV 9, XCI 5, CXCVI 9 (tosto san dimora), e CCXIII 9 (dove a tosto fa da pendant lo 'mmantenente del verso successivo).

Qui andrà Pg XVIII 97 Tosto fur sovr' a noi (e cfr. XXII 130), mentre potrebbe anche avere un valore durativo (ma meno probabilmente) If XXVI 136 Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto.

Un uso un po' particolare, ma sostanzialmente analogo ai precedenti, è quello di Cv I IV 5 Questi cotali tosto sono vaghi e tosto sono sazii: la conoscenza degli uomini che vivono secondo senso e non secondo ragione è tutta basata sulla semplice veduta immediata, restando sempre all'esterno delle cose (tosto veggiono tutto ciò che ponno, e giudicano secondo la loro veduta, § 3; la Cordati Martinelli glossa appropriatamente " alla prima occhiata "); se poi avviene che alcuna oppinione fanno ne l'altrui fama per udita, quando ne sono in presenza il loro imperfetto giudicio li porta a reputare quasi menzogna... ciò che prima udito hanno e a dispregiare la persona prima pregiata, per cui tosto sono vaghi e tosto sono sazi, spesso... lieti e spesso tristi, tosto amici e tosto nemici (con un impiego che riprende sostanzialmente quello del § 3; Busnelli-Vandelli pongono fra le possibili fonti di questo passo un luogo della Retorica aristotelica che reca " cito ", per cui cfr. ad. l.).

Pure alquanto particolare anche se diverso è Pd XXVI 96 tu vedi mia voglia, / e per udirti tosto [" il desiderio non soffre gli indugi ", Tommaseo] non la dico.

Più comunemente, con t. si vuole indicare il verificarsi di un fatto entro breve spazio di tempo nel futuro, a partire dal momento in cui si fa riferimento (valore ‛ durativo '); tale impiego, in cui l'avverbio si accompagna in genere con un verbo al futuro o al presente di tipo aoristico, è proprio di contesti anticipatori, e particolarmente di profezie, vaticini, preannunci, quali Pg XVIII 122, e XXXIII 49 tosto Pier li fatti le Naiade; Pd IX 46, e 142 Vaticano e l'altre parti elette / di Roma... / tosto libere fien de l'avoltero; XII 118 (con un ‛ e ' di ripresa, che ritorna ancora in casi del genere, come XVII 50; cfr. alcuni degli esempi surriportati introdotti da ‛ ma ', e VII 22); XVI 96, XIX 116, XXI 120 Render solea quel chiostro a questi cieli / fertilemente; e ora è fatto vano, / sì che tosto convien che si riveli (cfr. If XVI 123; il presente anche in Fiore XCVIII 10); XXVII 63 l'alta provedenza ... / soccorrà tosto; e ancora (come anticipazioni più generiche): If X 17 a la dimanda che mi faci / quinc'entro satisfatto sarà tosto (da rilevare la posposizione di t. al verbo, legata alla collocazione in rima, per fini di rilievo stilistico-ritmico); Pg XV 31 (in posizione ‛ forte ', a principio di verso e di periodo; anche in If XVI 121, e cfr. il v. 123); Fiore XI 13 con umiltà tosto l'avra' maturo; LIX 4 (cfr. inoltre X 6), e CLXXXV 7 (" In breve tempo ", Petronio).

Qui pure Pg XX 47, nell'apodosi di un periodo ipotetico, come Fiore XXXV 14 se vuogli abbandonar il Die d'amore, / tosto t'avrò co llei [Fortuna] pacificato; LXXI 10, e XCVIII 10 (e anche If XXVIII 57 di a fra Dolcin... che s'armi / ... s'ello non vuol qui tosto seguitarmi).

Va con l'impiego qui esaminato anche la presenza dell'avverbio in frasi augurali, introdotte per lo più dal ‛ se ' desiderativo-ottativo: Pg XI 38 Deh, se giustizia e pietà vi disgrievi / tosto... / mostrate, ecc. (notevole l'enjambement, che si ritrova in XXVI 62, di tipo analogo al precedente); XIII 88 e XXI 72 (più generico).

Questo impiego può aversi talora anche con il verbo al passato: Fiore CC 2 La Vecchia a tanto da me si diparte, / e 'l cammin ebbe tosto passeggiato (si noti la forma resultativa).

Nel passo di Vn XII 13 28 Madonna, lo suo core è stato / con sì fermata fede, / che 'n voi servir l'ha 'mpronto onne pensero: / tosto fu vostro, e mai non s'è smagato (parafrasato nella ‛ razo ': certe parole per rima, ne le quali tu comprendi... come tu fosti suo tostamente da la tua puerizia [§ 7], e riecheggiato, come annotano Foster-Boyde, da Pg XXX 41-42 l'alta virtù che già m'avea trafitto / prima ch'io fuor di püerizia fosse), si ha lo spostamento della direzione della prospettiva temporale dal futuro al passato (sempre con aspetto ‛ durativo '), con un valore equivalente a locuzioni quali " (assai) per tempo ", " molto presto ", ecc.; v. pure Vn II 7 e Fiore CLI 11 al mi' mal non ha altra cagione, / se non ched i' fu' troppo tosto nata (cfr. CLXII 7).

L'avverbio può comparire preceduto da ‛ sì ', che ne sottolinea e rafforza il valore (per lo più di ‛ immediatezza ' non ulteriormente determinata); alcuni interessanti esempi sono quelli di Vn II 7 (già citato), Rime CVI 84 da sera e da mane / hai raunato e stretto ad ambo mano / ciò che sì tosto si rifà lontano (" in un attimo ", Barbi-Pernicone); If XVIII 41, XIX 55 Se' tu sì tosto di quell'aver sazio...?; Pg V 37 Vapori accesi non vid'io sì tosto / ... mai fender sereno, e XXIII 85 (all'inizio di un discorso); Fiore XVII 11 (correlato alla temporale precedente introdotta da ‛ quando '), CXLI I 6, CLXX 11 (in un passo dal sapore proverbiale), CLXXI 13 (ma non sì tosto), CCXV 13; per I 5 vedi più sotto; inoltre Vn XV 2 (di ripresa del ‛ sì tosto come ' precedente); If XXIII 46 (in cui ‛ sì ' è correlato al ‛ come ' del v. 49; e cfr. anche XXIV 100); a parte va considerato invece XXIV 18 Così mi fece sbigottir lo mastro / … e così tosto al mal giunse lo 'mpiastro.

Talora l'avverbio è preceduto da altri elementi rafforzativi, come ‛ ben ' (Fiore XXII 4), ‛ molto ' (Fiore XLIX 4, CXCII 12, CCXVI 11 Venusso... disse ben che la fortezza fia / molto tosto per lei tutta 'mbraciata), ‛ troppo ' (Fiore CLI 11 i' fu' troppo tosto nata, da confrontare con CLXII 7; e CLXXII 2).

In qualche luogo t., preceduto da ‛ più ', tende a perdere il proprio valore semantico specifico e a formare un nesso sintagmatico avverbiale: oltre agli esempi già citati sotto ‛ più tosto ' (Cv IV Le dolci rime 99, ripreso e commentato in XVIII 3 e in XIX 3), si potrà citare il passo di Fiore LXXII 12 tu terresti più tosto un'anguilla / ben viva per la coda... / che non faresti femina che ghilla (" inganna ", Parodi), come risulta anche dal passo corrispondente del Roman de la Rose 9876-9879, ediz. Lecoy, mentre è meno sicuro Fiore XCVII 6 (traduzione puntuale di Rose 11100, con " plus tost ").

Il valore è intermedio (non ben specificato) in Vn VII 2 se de la sua partita io non parlasse alquanto dolorosamente, le persone sarebbero accorte più tosto de lo mio nascondere, e in Cv IV XIV 8 (tre volte).

L'avverbio conserva invece appieno il suo valore temporale in altri passi (più numerosi): Vn XXXV 3 quando li miseri veggiono di loro compassione altrui, più tosto si muovono a lagrimare; Cv III II 8, If IX 3, XXIII 27 S'i' fossi di piombato vetro, / l'imagine di fuor tua non trarrei / più tosto a me, che quella dentro 'mpetro (cfr. Pd XXX 55); Pg VII 38, XIII 6, XIX 80, XXIII 19 più tosto mota (" con passo più rapido del nostro ", Sapegno); XXXIII 19 Vien più tosto, Pd X 33, XXVIII 27 quel moto che più tosto il mondo cigne, Fiore LXXX 8 (e anche Rime L 39).

L'avverbio (preceduto talora da ‛ sì ', ‛ così '), accompagnandosi a ‛ come ', ‛ che ' (con valore comparativo), viene a fornare una locuzione congiuntiva temporale esprimente una relazione di successione immediata.

Fra le diverse realizzazioni della locuzione, il tipo ‛ t. come ' " che conserva valore comparativo (così - come), è piuttosto scarso e antiquato " (Mäder, p. 109), e s'incontra in D., con il verbo al presente, solo in Cv IV XXIV 14 sì come, nato, tosto lo figlio a la letta de la madre s'apprende, così, tosto come in esso alcuno lume d'animo appare, si dee volgere a la correzione del padre (secondo la '21 e la Simonelli, ma Busnelli-Vandelli leggono così tosto, come, per cui cfr. la nota ad l.); più frequente è invece ‛ sì t. come ', tipo parimenti antiquato: col presente ‛ storico ' (Brambilla Ageno, p. 96) in Vn XV 2, Rime LXIII 2 (‛ così t. ', anche in XCI 40 e in Fiore XLVIII 11); If V 79 Sì tosto come il vento a noi li piega, / mossi la voce; Pg XXV 68 sì tosto come al feto / l'articular del cerebro è perfetto, / lo molar primo a lui si volge lieto; col perfetto invece in Pg XXX 124, Pd XII 1, XXVIII 134 Gregorio... sì tosto come li occhi aperse / in questo ciel, di sé medesmo rise (diverso XXIX 50, in cui il come non forma nesso); inoltre If XVI 89 Un amen non saria possuto dirsi / tosto così com'e' fuoro spariti. La " soluzione più moderna " che si presenta in D. è rappresentata da ‛ t. che ' (Herczeg, Sintassi, p. 62): col presente storico, in Cv III VII 3 certi corpi... tosto che 'l sole li vede diventano… luminosi; IV VI 11 (la temporale è ellittica del verbo), If XX 76, XXXIII 129 tosto che l'anima trade / come fec'io, il corpo suo l'è tolto; Pg V 111 (con prolessi della reggente), XXV 88 (qui il presente è piuttosto di tipo gnomico, come nell'esempio di If XXX 129, citato, e in Pg XVIII 21), XXVI 37, XXXIII 132, e Pd XXIV 150; inoltre, col passato prossimo nella dipendente (a indicarne l'aspetto resultativo), in Pd IV 128 Posasi in esso, come fera in lustra, / tosto che giunto l'ha.

Il perfetto si presenta invece, nella temporale, in Rime CIV 42, CXVII 11, Cv II V 12 (l'ordine reggente-subordinata appare normale nella prosa), If XVI 55, XVII 95, XXVI 33, Pg I 17 Dolce color d'orïental zaffiro / ... a li occhi miei ricominciò diletto, / tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta; XVII 44 e 66, XXVIII 61 (in posizione ‛ forte ' a inizio di verso e di periodo, come in XXX 40 e Pd VI 22); XXXI 36 Le presenti cose / col falso lor piacer volser miei passi, / tosto che 'l vostro viso si nascose. Al perfetto della temporale corrisponde un presente ‛ narrativo ' della reggente, in If VIII 28 Tosto che 'l duca e io nel legno fui, / segando se ne va l'antica prora.

La correlazione temporale è al futuro in Rime LXVII 84 la bella figura /… sarà donna sopra tutte noi, / tosto che fia piacer de li occhi suoi.

‛ Sì tosto che ' s'incontra solo in Fiore XLVII 11 Sì tosto che mi vide, a me si trasse (mentre in I 5 il ‛ che ' è consecutivo di ‛ sì ', e quindi si tratta di un caso diverso da quelli precedenti).

Bibl. - Per l'alternanza dei vari tipi della locuzione congiuntiva e per il loro impiego sintattico nei testi toscani del Due e del Trecento, si vedano: G. Herczeg, Appunti per una sintassi delle proposizioni temporali nel Trecento, in " Lingua Nostra " XXII (1961) 103-110 (in partic., p. 107); R. C. Mäder, Le proposizioni temporali in antico toscano, Berna 1968, 109-110, e, per l'uso dantesco, p. 137; F. Brambilla Ageno, Osservazioni sull'aspetto e il tempo nella " Commedia ", in " Studi di Grammatica Ital. " I (1971) 61-100 (in partic., pp. 95-96); G. Herczeg, Sintassi delle proposizioni subordinate temporali nel Due e Trecento, in Saggi linguistici e stilistici, Firenze 1972, 27-105 (in partic., pp. 39 e 61-62).