Tosinghi

Enciclopedia Dantesca (1970)

Tosinghi (della Tosa)

Arnaldo D'addario

I T. e i della Tosa furono - assieme ai Cortigiani e agli Aliotti - ramificazioni dell'antichissima consorteria fiorentina dei Visdomini; le origini comuni risalgono a un Guido di messer Davizzo Visdomini (sec. XII) e la cognazione deriva dalla moglie di quest'ultimo, Tosa di Migliorello (Villani IV 10), citata in due carte - 1126, 1132 - dell'Archivio Capitolare fiorentino; donna non solo ricca, per essere l'erede di buona parte del patrimonio avito, ma anche celebrata per le sue virtù, ritenute esemplari nella Firenze del suo tempo. Gli esponenti dei due rami della casata, sebbene più tardi si distinguessero per diversa scelta politica nel corso della lotta tra le fazioni cittadine, furono, ai primordi della storia comunale, personaggi rappresentativi del ceto consolare. Un Davizzo fu console nel 1199, un messer Catalano ricoprì la stessa carica nel 1194 e nel 1210.

Gli uni e gli altri membri dei due rami della casata (che il Davidsohn non distingue) militarono tra le file dei Guelfi. Maffeo di messer Odaldo della Tosa è citato fra i capi delle milizie fiorentine a Montaperti; nel 1280, Bindo di Baschiera e messer Rosso sono elencati tra i fideiussori della pace detta del cardinal Latino: Rosso si trova sempre al fianco di Corso Donati nella lotta politica cittadina e ne trae grandi vantaggi per sé e per i suoi. Tuttavia, morto il Donati, egli non accettò di cedere il passo a Pazzino de' Pazzi e ne divenne nemico. Ai T. Neri altri se ne contrapposero, seguaci della Parte bianca, il più noto dei quali fu il vescovo Lottieri; né la passione politica si arrestò dinanzi alla comunanza del sangue o agl'interessi della casata. Particolarmente significative di queste divisioni furono le rivalità fra messer Piero e messer Simone, ambedue cavalieri, ambedue coinvolti nelle vicende militari e nell'attività diplomatica del comune. Contemporaneo a D. fu Giovanni di messer Rosso, combattente ad Altopascio, capo delle milizie fiorentine inviate a Bologna nel 1329 per dar man forte al legato papale contro quel comune, prigioniero dei Pisani durante la guerra del 1241, partecipe della congiura ordita contro il duca d'Atene, e legato agl'interessi antimagnatizi tanto da meritarsi, dopo la morte, solenni onoranze funebri a spese del comune.

Dell'altro ramo della casata, anch'esso guelfo, un Ubaldo fu crociato e prese parte alla presa di Damietta; Obaldo, Baschiera, Ciampi di Napoleone, Arrigo, Rossellino e Marzuppino figurano nel ruolo di Montaperti; nel 1289, un Bindo di messer Baschiera cadde nello scontro di Campaldino. Più tardi, i T. parteggiarono per i Bianchi, osteggiando con particolare avversione, sanguinosamente, gli Adimari. Ma non passarono, come altri loro amici, nel campo di Enrico VII; se ne trovano, anzi, di quelli che s'impegnarono apertamente contro le forze ghibelline di Toscana. Un messer Goffredo morì a Montecatini, altri sono presenti in armi contro Castruccio. La vicenda genealogica dei T. continua oltre l'età di D.; se ne trovano nelle file della diplomazia e della burocrazia fiorentina in età repubblicana, e, negli anni della crisi finale della libertà, tra i difensori di Firenze contro le milizie di Carlo V e di Clemente VII.

Oltre alla citazione diretta di Cianghella (v.) e di Baschiera T. (v.), D. si riferisce indirettamente a questa famiglia, come ai Visdomini, in Pd XVI 112-114 coloro / che, sempre che la vostra chiesa vaca, / si fanno grassi stando a consistoro, riferendosi alla loro funzione di amministratori della sede vescovile fiorentina in periodo di vacanza (cfr. Villani IV 10 " padroni e difenditori del vescovado ").

Bibl. - I dati offerti dai cronisti (Malispini, Villani, Compagni, Velluti, Pitti, Cerretani) circa le origini e i primi secoli della storia genealogica dei T. vennero ripresi e rielaborati ampiamente, con il sussidio di ricerche documentarie, già da S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615; ID., Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, ibid. 1640; ID., Vescovi di Fiesole, di Volterra e di Arezzo, ibid. 1637; e da V. Borghini, Discorsi, a c. di D. M. Manni, I-II, ibid. 1755. Si vedano anche, come esempi delle tesi sostenute circa queste famiglie dagli eruditi e araldisti fiorentini del Cinque e Seicento, le opere di B. de' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1593; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini, ecc., Lione, 1577; U. Verini, De illustrazione urbis Florentiae libri III, Parigi 1583; M. Salvi, Delle bistorie di Pistoia e fazioni d'Italia, Roma-Pistoia-Venezia 1656-1662.

I dati desumibili dalle fonti edite a cura degli eruditi del sec. XVIII e da nuove, originali ricerche archivistiche, costituiscono la fonte delle più recenti sintesi di storia genealogica sui T., dovute a L. Passerini, del quale si consultino le Carte, conservate nella Bibl. Naz. di Firenze, e pubblicate in vario modo, come, ad es., a commento del romanzo di A. Ademollo, Marietta de' Ricci, III, Firenze 1845², 1051-1052. Altri profili della storia genealogica dei T. sono in G. G. Warren Lord Vernon, L'Inferno, II, Documenti, Londra 1862, e in Scartazzini, Enciclopedia 1990-1991. Sulla partecipazione dei T. alla storia del comune, cfr. Davidsohn, Storia, ad indicem.

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