TODI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

Vedi TODI dell'anno: 1966 - 1997

TODI

U. Ciotti

Città dell'Umbria, derivò il nome dalla sua posizione presso la linea di confine tra il territorio occupato dagli Umbri e quello in possesso degli Etruschi, non lontano dal corso del Tevere.

È difficile dire- politicamente parlando- sino a che punto il centro e il territorio, abitato sin dal Neolitico, abbiano costituito un avamposto etrusco nel paese degli Umbri ovvero un baluardo umbro contro gli Etruschi: certo è che T. proprio per la sua posizione e per la facilità dei rapporti e degli scambi tra le due rive del Tevere, non si sottrasse ad influssi culturali etruschi, documentati per il periodo tra il V e il III sec. a. C. dai reperti provenienti dalla città e dal territorio, in specie dai materiali delle necropoli rinvenute nelle pendici meridionali del colle. Nell'89 a. C., T. ebbe la cittadinanza romana (tribù Clustumina), ma nel territorio il processo di romanizzazione era già iniziato da tempo, facilitato nel suo diffondersi dalla vicinanza della via Flaminia e dalla via Amerina, che attraversava la città e la collegava direttamente con Bettona e Amelia. In età triumvirale, divenne la colonia Iulia fida Tuder; nell'ordinamento augusteo fece parte della VI Regione, in quello dioclezianeo della Tuscia et Umbria.

La persistenza nello stesso luogo della città romana, di quella medievale e moderna con la conseguente sovrapposizione di edifici di età diverse, ha nascosto o distrutto le tracce degli abitati più antichi, ma molti indizî fanno pensare che anche il centro preromano fosse sulla cima del colle. Dal III sec. a. C. agli inizî del Medioevo, lo sviluppo urbanistico della città potrebbe essere distinto in due fasi in base alla estensione delle mura e alla dislocazione delle sostruzioni e degli edifici. Nella prima fase l'abitato sarebbe stato ristretto entro il circuito più ridotto delle mura quadrangolari, nella seconda- posteriore alla colonia romana- esso avrebbe occupato anche i lati meridionale e orientale del colle.

Gli edifici, di cui avanzano strutture evidenti- oltre quelle appartenenti alle mura di cinta e di sostruzione (di incerta datazione III-II sec.)- sono tutti di periodo romano. Il Foro corrispondeva all'attuale piazza del Duomo, nella parte alta della città, e resti del lastricato antico si trovano ad un livello di poco inferiore a quello del pavimento attuale della piazza: al di sotto di questa si conservano anche alcuni cisternoni che, insieme ad altri serbatoi minori distribuiti in diverse zone della città, ne assicuravano il rifornimento idrico. Più in basso, in una terrazza del colle sistemata probabilmente dopo la istituzione della colonia, si trovano il teatro e il monumento meglio conservato, i cosiddetti "Nicchioni". Del primo oggi è visibile soltanto un vomitorio lungo 20 m, con vòlte in opera cementizia e archi in conci di travertino, mentre le altre strutture restano nascoste nelle case moderne. Con il nome "Nicchioni" viene comunemente indicato un muraglione sostruttivo lungo m 48 e reso monumentale dalla perfetta esecuzione dell'opera quadrata, dalle ampie nicchie semicircolari, che si aprono nelle murature, scompartite da lesene, dal fregio di coronamento con metope e triglifi (metà del I sec. a. C.). L'anfiteatro, di cui resta qualche struttura presso la odierna Porta Romana, si trovava fuori le mura, e nella sua arena agli inizî del Medioevo sorse la chiesa di S. Niccolò de cryptis, denominazione derivata dai ruderi del monumento romano.

Nell'area della città sono stati rinvenuti varî materiali, ora conservati nel locale museo civico insieme ad altri oggetti scoperti nel territorio e nella necropoli. Dalla località Montesanto, poco lontano dal centro urbano, a N-O, proviene la statua del cosiddetto Marte (Musei Vaticani). Fu trovata nel 1835 tra quattro lastre di travertino, forse intenzionalmente sepolta per evitarne la distruzione. La statua è alta m 1,42 ed è stata fusa in sei parti; la figura poggia sulla gamba destra e protende la mano destra, probabilmente porgendo la patera, mentre il braccio sinistro ripiegato impugnava la lancia (v. vol. iv, fig. 1053). La corazza del tipo a lamelle snodate è sovrapposta ad una breve tunica. Il capo manca della calotta che doveva sopportare l'elmo (quello di restauro è stato recentemente rimosso). La statua, di fabbrica verisimilmente umbra con influsso etrusco, è databile alla prima metà del IV sec. a. C. (In tal senso va corretta la datazione indicata al vol. iv, p. 886, s. v. marte). Su una lamina della corazza porta una iscrizione dedicatoria, incisa in dialetto umbro, che ne accerta il carattere votivo: ahal truttitis dunom dedit (Truttidius donum dedit; l'iscrizione sembra però più tarda, circa del III sec. a. C.). Corredi della ricca necropoli scavata in località Peschiera, a S della città, si trovano nel Museo di Villa Giulia a Roma e nel Museo Archeologico di Firenze.

Bibl.: C.I.L., XI, p. 675; G. Becatti, Tuder, Carsulae, in Forma Italiae, 1938 (ivi bibl. prec.); G. Becatti, Corpus Vasorum Ant., Italia, fasc. XVI, 1940; A. Andrén, Archit. Terracottas, Lund 1940, p. 318; Fasti Arch., 1953, n. 2292; M. Pallottino, L'Umbria nella storia, nella letteratura, ecc., 1954, p. 50. Per l'iscrizione del Marte: E. Vetter, Handb. der italischen Dialkete, I, 1953, p. 166, n. 20; G. Devoto, in St. Etr., XXVIII, 1960, p. 273; G. Alessio, ibid., XXIX, 1961, p. 196; M. Moretti, Museo Villa Giulia, Roma 1962, p. 320; E. Speier, in Helbig, Fuhrer4, 1963, p. 551; Atti del I Convegno di Studi Umbri, 1964, pp. 191, 202.